CRISI IN VENEZUELA: I 16 PASSI DI UNA RIVOLUZIONE DI CUI SI PARLA TROPPO POCO

Dall’inizio delle proteste in Venezuela è scattato il black-out dei media locali, già sotto stretto controllo del governo venezuelano. Attraverso le notizie riportate dalla stampa europea, ma soprattutto dalle comunicazioni e le immagini via twitter, facebook, whattsapp e email che ci arrivano dal Venezuela, abbiamo ricostruito le ragioni, i sentimenti e la storia di un Febbraio Venezuelano di cui si parla troppo poco. 16 passi per capire “Come si è arrivati a questo punto”
1. All’alba del 2013, Hugo Chávez, presidente del Venezuela dal 1999, gravato dalla malattia che lo porterà alla morte, cede il potere al suo vicepresidente, Nicolás Maduro.
2. Il 5 marzo dello stesso anno, il governo annuncia il decesso di Hugo Chávez.
3. Negli anni di presidenza, l’anti-imperialista Chávez , si concentra sulle fasce meno abbienti con l’implementazione della riforma socialista, detta anche Missione Bolivariana: assistenza medica gratis,sussidi per cibo e alloggi, alfabetizzazione di circa un milione di adulti.
4. Ma tra il 1999 e il 2012 accade anche altro. I dati (2012) del World Factbook
riportano che:
• più di tre milioni di Venezuelani di classe media e alta emigrano all’estero
• tra il 2002 e il 2003, in seguito al licenziamento di oltre 20mila dipendenti della compagnia petrolifera dello Stato, migliaia di ingegneri petroliferi emigrano in Canada, Colombia e Stati Uniti.
• molti Venezuelani di origine europea si trasferiscono nelle terre dei loro ascendenti
La grande emigrazione viene attribuita ad un sistema di politica repressiva, all’assenza di opportunità di sviluppo economico , all’inflazione galoppante, alla corruzione e all’alto grado di violenza.
• Nel 2013,l’Osservatorio di Violenza del Venezuela registra il tasso di omicidi più alto di tutta l’America Latina: 24.763 omicidi. Il 90% impunito.
Mentre scrivo, il sito dell’Osservatorio risulta non disponibile.
• il governo ha il controllo assoluto sul cambio di valuta, import, export e prezzi.
• secondo le statistiche di Transparency International,quello venezuelano è uno dei 15 governi più corrotti al mondo.
• il tasso di inflazione è al 50% circa
5. Aprile 2013. Elezioni presidenziali. Nicolás Maduro viene eletto con il 50,66% dei voti. La spaccatura tra chavisti e opposizione si accentua. Henrique Capriles, leader dell’opposizione, non riconosce la legittimità delle elezioni, chiede il riconteggio dei voti. Durante una seduta in Parlamento, il presidente dell’Assemblea Diosdato Cabello dichiara: “In questa Assemblea Nazionale, da me presieduta, non avrà diritto di parola nessun deputato che non riconosca la presidenza di Nicolás Maduro”
6. Cominciano i disordini nelle strade. Seguono incarcerazioni dei leader dell’opposizione, la chiusura di canali televisivi locali. Il governo controlla la stampa locale. L’11 febbraio, la Polizia Nazionale Venezuelana impedisce la manifestazione dei lavoratori della stampa. (Foto @ArturoProsperi)
7. A novembre, Maduro ottiene dal Parlamento il conferimento dei poteri straordinari per decreto (durata 12 mesi), ovvero la facoltà di creare leggi senza l’approvazione del parlamento stesso.
8. La prima mossa è la guerra all’inflazione,che ha superato il 50%, e ai prezzi troppo alti. Di fatto, iniziano le occupazioni militari dei grandi magazzini in tutta la nazione e la svendita dei prodotti di ogni tipo. Dal Parlamento, Maduro urlerà: “che non resti niente nei magazzini!”
9. E infatti resta poco o nulla. Migliaia di Venezuelani sono costretti a file interminabili per comprare il comprabile. Alla manovra “costi, guadagni e prezzi giusti”, Maduro affianca le disposizioni di un tetto massimo dei guadagni dei commercianti al 30%. L’ irreperibilità dei beni, anche di prima necessità aumenta. Il 2013 si chiude con un tasso di inflazione del 56,2%, 35,6% in più rispetto al 2012.
10. Febbraio 2014: inizia il Febbraio Venezuelano con proteste pacifiche di studenti, alle quali si uniscono cittadini, prevelentemente della classe media.Le forze dell’ordine reprimono le manifestazioni con pallottole e aggressioni. La Guardia Nazionale Venezuelana è armata, per le strade appaiono i carri armati.
11. Nei giorni a seguire, secondo le informazioni inviateci dal Venezuela, si registrano 15 morti (saliti a 17 nelle ultime ore),389 feriti, 700 detenuti.
12. 18 febbraio. Leopoldo López, leader della protesta e dell’opposizione al governo di Chávez nel 2006, si consegna alle forze dell’ordine. López è ricercato dal 12 febbraio, accusato di omicidio, vandalismo e complotto “fascista” contro il governo.
Il 21 febbraio, attraverso i Social network, i Venezuelani denunciano la repressione da parte della polizia, gli arresti arbitrari dei leader dell’opposizione, le torture, i giovani caduti. (Foto @ArturoProsperi)
13. 26 febbraio. Sempre attraverso i Social network, gli ucraini manifestano la loro solidarietà. (Foto Maduradas)
Migliaia di donne sfilano a Caracas e a Montalbán (Foto @ArturoProsperi, Corteo Montalbán)
14. 27 febbraio. Con 463 voti a favore, 43 contrari, 37 astenuti, il Parlamento Europeo approva la risoluzione sulla Situazione del Venezuela. Formalmente: “chiede alle autorità venezuelane di procedere a un disarmo immediato e sciogliere i gruppi armati filogovernativi incontrollati nonché di porre fine alla loro impunità; chiede di far luce sui decessi verificatisi in modo che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni” (Punto 6)
Dall’inizio del Febbraio Venezuelano, è il segnale più forte di attenzione alla crisi del Venezuela.
15. 28 febbraio. Viene arrestata Francesca Commissari, fotografa italiana, residente in Venezuela. Lo comunica lei stessa con un twit, attraverso il profilo di un’amica: “Sono Francesca la Guardia mi ha arrestato. Mi hanno tolto tutto. Mi portano a Fuerte Tiuna (complesso militare,n.d.a.) Chiama Dalila”
@Angelicalugob soy francesca me agarro la guardia, me quitaron todo y me llevan al fuerte tiuna, llama a dalila
— Caridad (@Mrlz_Crdv) March 1, 2014
La notizia viene confermata da Marcos Ruiz, del Sindacato Nazionale dei lavoratori della Stampa. Sequestrata la macchina fotografica. Francesca stava scattando immagini degli incidenti di Caracas per “El Nacional”, giornale con cui collabora. Di oggi la notizia che la fotografa è stata rilasciata.
16. 1 marzo: in marcia verso Ramo Verde, dove c’è il carcere in cui è detenuto Leopoldo López. #ElQueseCansaPierde, Chi Si Stanca, Perde.(Foto @ArturoProsperi)
Elda Cannarsa
Francesca Commissari, Hugo Chávez, Nicolás Maduro, proteste, Venezuela
Non ho sufficienti elementi per poter esprimere un giudizio serio sull’attuale situazione venezuelana però nella ricostruzione che qui viene fatta non mi limiterei ai 16 punti ma ne aggiungerei come minimo altri due che a mio parere non possono essere taciuti:
-il ruolo degli stati uniti
-la voce dei senza voce
@Luciano: Probabilmente anche più di 2 passi aggiuntivi:) La ricostruzione è avvenuta attraverso le testimonianze e le notizie che sono arrivate dal Venezuela , che potrebbero essere considerate una delle voci senza voce. In nessuna di quelle cronache, testimonianze, testi e notizie si nominano gli Stati Uniti. Quello lo fanno i giornali esteri, compresi i nostri. La mia intenzione è quella semplicemente di riportare il Venezuela dal Venezuela: cosa sta accadendo, come ci si è arrivati, perchè. Tutto il resto, cioè le ideologie, le costruzioni politiche, le teorie dei complotti e delle alleanze, lo lascio ai giornalisti politici. Questa è la ricostruzione di una ribellione, giusta o sbagliata che sia, non sta a me giudicare. Non è la mia storia. è la storia del Venezuela, con i suoi morti, detenuti, repressioni di libertà di stampa e di espressione, enormi spaccature interne. L’idea è comunque quella di riportare altre testimonianze. Il Guardian, se non sbaglio, ha dedicato un servizio alla voce dei chavisti. è un articolo che intedevo rivedere in modo da riportare anche la voce dei sostenitori della politica di Chavez e Maduro. Ma, ripeto, a me interessa raccontare cosa e come vivono i Venezuelani questo pezzo della loro storia.
Io credo che la tendenza ad essere più completi possibile nella spiegazione dei fatti specialmente in una crisi come è quella del Venezuela debba essere la ricerca delle ragioni per le quali una gran parte di popolo scenda in strada.Non credo che si posssa spiegare un pezzo della storia di un popolo e raccontare una fotografia della situazione senza considerare da dove quel popolo venga, quello che ha prodotto e dove voglia alla fine andare.e soprattutto quali siano le forche caudine sotto le quali quel popolo per liberarsi da un vero e proprio imperialismo economico debba passare. Senza il peso di tali considerazioni si rischia di esaminare quello che avviene senza comprenderne le ragionii.Poi si possono avere opinioni diverse sulle politiche adottate da Chavez, da Maduro, da coloro che non volevano che il petrolio fosse nazionalizzato e sull’influenza degli USa come forza egemone sul Sud America, Mi preme però fare una considerazione di quanto sia difficile affrancarsi dalla miseria una volta allontanata la siringa che convogliava il sangue del Venezuela verso il Nord del continente americano gestito dalle multinazionali. Quasi sempre la ragione dell’interesse è quella che continua a creare ostacoli perchè ormai si conosce che le classi defenestrate e che succhiavano quelle ricchezze fanno e faranno di tutto perchè la situazione ritorni come piaceva a loro.Fare la rivoluzione forse è facile, governare la rivoluzione dopo è molto molto più difficile ma questo c’è chi da sempre lo sà.La riflessione sentendo i media dell’occidente porterebbe alla considerazione che tanto non valga cercare di cambiare poichè il cambiamento provoca un danno a tutti mentre prenderebbe forza l’idea dei cambiamenti graduali tanto cara da sempre alle classi abbienti defenestrate che imporrebbero per questo politiche graduali. E se a tale ultima tesi che tende a mantenere invece che a cambiare si rispondesse che in tal caso sono gli automatismi del sistema economico ad agire nella quotidianità in modo che la ricchezza ritorni nelle mano e nelle disponibilità di chi la deteneva prima di Chavez , come si può replicare ? Che non sia giusto farla attendendo che il sistema ripartisca la ricchezza in maniera tendenzialmente più eugualitaria e democratica ? Non penso che ancora esista gente che creda a Babbo Natale e quelli che dicono di crederlo sono i primi a sapere che babbo natale non esiste.
@carlosacco: come ho detto, io ho solo riportato 16 passi che hanno portato all’insorgere. I passi includono le ragioni. In particolare i passi 3,4,5,6. Le analisi storiche e politiche le lascio agli storici e agli esperti di politica, femo restando che anche quelle sono soggettive e, in ogni caso, esterne al paese. A me interessa “riportare” le vicende dal punto di vista dei Venezuelani che stanno dietro le barricate, che suonano, per protesta, “las cacerolas”, come fanno a Cuba, che devono sapere cosa accade nel mondo attraverso i socila network perchè la stampa è sotto censura,che devono fare le file per reperire beni di prima necessità.
Per Elda Cannarsa. Che vuol dire che a te interessa solo il problema dal punto di vista dell’interno e delle fazioni che protestano? Certo che è anche quello il problema ma se si esamina disgiunto da altri che hanno portato una grande parte del popolo sulle barricate penso che si arrivi poco. Credo appunto che occorra riflettere anche sui punti 3-4-5-6 ma esaminare il perchè per esempio l’inflazione o la mancanza dei generi di prima necessità abbia portato alla protesta la ritengo comunque una causa ed una conseguenza nella rivolta, causata da un problema più ampio che ne stà a monte e che dipende moltissimo dal peso dell’azione delle superpotenze e delle lunghe mano sulle risorse e da come quel governo si sia mosso nei rapporti con gli USA..Senza dubbio la censura sull’informazione è la conseguenza di un sistema brutale ma al sistema brutale gli uomini ci arrivano perchè fra di loro c’è chi parte da un piano superiore di forza e vuole continuare ad appropriarsi delle risorse di tutti e saltare a piè pari questo o come dici tu ” lascio la considerazione ai politologi”, così facendo credo che si concorra a dare una informazione parziale..Questa è una cosa che non può non essere considerata in qualsiasi ragionamento di livello apprezzabile, diversamente si vede solo che la gente ha fame e chiunque ”tifa” per la gente che ha fame ma guarda caso in tali casi non interessa mai sapere perchè la gente non trova cibo.E’ troppo complessa la questione ? Mi sembrerebbe a lume di naso che non lo sia.Guarda caso queste cose succedono sempre nei paesi che sono ricchi o ricchissimi di risorse naturali,mai in Biafra, Sahel,Tanzania, ma sempre in Zaire, Angola, Venezuela, Iraq,,Iran , e in tante altre parti dove c’è qualcuno che in nome o del nazionalismo o di assumere la parte dell’opporsi al depredamento di risorse del neocolonialismo sulle materie prime o sulla finana riesce a fare gli anelli sanitari e far saltare gli equilibri interni di un paese.Spesso così succede, tranne in alcuni casi più unici che rari ma le supertpotenze hanno avuto sempre ragione che poi è quella del più forte.Quanto a Cuba non difendo senzaltro le restrizioni del regime di Raoul Castro ma guarda caso essendo un isola cosa dovevano fare quando hanno buttato a mare il regime di Batista e gli americani ? Il blocco economico condannato a parole anche dall’ONU che subiscono da 50 anni, qualche peso lo avrà sulle condizioni della gente e del suo modo di pensare ? E’ che l’indipendenza in tutti i sensi ha sempre un costo perchè il mondo non parte mai da una condizione del tipo ”volemose bene” purtroppo perchè c’è sempre un pre-esistente da dove si viene che fa sì che ne vengano determinate le condizioni anche dell’attualità.Non devo insegnare nulla a nessuno ma senza tale metro critico non si va lontano,come lontano non vanno parecchi media internazionali che parlano del Venezuela perchè – purtroppo e sottolineo purtroppo- la voce del padrone è quella più organizzata, più forte, che riscuote e raggiunge le massime punte d’ascolto in tutti i lati del mondo. Penso alle guerre ed ai media corrispondenti che ci sono stati in passato.Un piccolo esempio di come riescano a pesare o a non far pesare il giudizio dell’opinione pubblica. Negli anni ’70 gli Stati Uniti persero il Vietnam perchè la guerra fu veicolata dai media in tutto il mondo e di fronte a tutto il mondo fu messa in risalto quella che si chiamò ”la sporca guerra”. Dopo questo. gli USA impararono la lezione e la successiva guerra dell’Iraq fu supercontrollata ed i media emisero solo le notizie che ”dovevano sapientemente emettere”.perchè chiaramente la superpotenza che aveva scottato la bocca prima capì che se voleva vincere quella guerra avrebbe dovuto non dare spazio ad una informazione variegata ma solo alla propria.Questo per dire che le notizie che arrivano dove c’è circolazione di informazione che è il mondo occidentale, anche queste risentono di tale condizionamento.Ecco perchè occorre mettersi in maniera critica al cospetto anche di quelle notizie e del modo di come vengono veicolate.
@CarloSacco: ma io non ho detto che non mi interessa. Ho detto che l’analisi storico-politica non spetta a me. O quantomeno non ho ritenuto opportuno fare la mia. Per chi desidera approfondire e farsi un’opinione su quali possono essere le ragioni storico-politiche, oltre quelle che sono arrivate a me dal Venezuela, ci sono i link nel pezzo, altri siti, giornali e fonti.Non mi sembrava questa la sede per un trattato storico-politico che avrebbe, in ogni caso, rispecchiato una mia posizione. Anche la storia parte da una visione personale. I passi, ripeto, sono gli accadimenti in successione riportati dal Venezuela. Tutte cose accadute e riportate “senza” analisi. Chavez ha passato il comando a Maduro. Maduro è stato eletto con il 50,66 dei voti, Lopez è stato arrestato, i venezuelani hanno denunciato le torture. Queste cose sono accadute. Poi, ognuno le legge secondo il bagaglio culturale che ha.
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