LA STRAGE CONTINUA: 23ENNE MUORE SUL LAVORO A TRE BERTE DI MONTEPULCIANO

LA STRAGE CONTINUA: 23ENNE MUORE SUL LAVORO A TRE BERTE DI MONTEPULCIANO
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MONTEPULCIANO – La mattanza continua. Quelle delle morti sul lavoro è una guerra senza tregua. Oggi, un giovane operaio è deceduto mentre stava appunto lavorando a Montepulciano, precisamente in loc. Tre Berte sulla SR 326 che porta a Chiusi da un lato e ad Acquaviva, Torrita, Sinalunga dall’altro. Inutili i soccorsi. Sul posto sono intervenuti il 118 della Asl Toscana Sud Est, l’elicottero Pegaso 1, una ambulanza della Pubblica Asistenza di Chianciano Terme e il Personale del servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza nei luoghi di lavoro, oltre alle forze dell’ordine.

Le cause dell’incidente sono ancora da accertare, ma secondo una prima ricostruzione il giovane sarebbe stato colpito da un pesante tubolare caduto da un rimorchio. Il fatto è avvenuto intorno alle 12,45. A nulla è servito il massaggio cardiaco effettuato immediatamente dai soccorritori.

Dopo la recente tragedia alla centrale idroelettrica di Suviana sull’Appennino toscoemiliano molti si sono domandati come si possa morire di lavoro a 70 anni e più, come è successo a due delle 7 vittime di quell’incidente. Due persone esperte, professionalmente preparate e proprio per questo chiamate ad operare come consulenti a partita Iva, nonostante l’età piuttosto avanzata. Oggi a Tre Berte di Montepulciano di lavoro è morto un ragazzo di 23 anni. Questo rende la tragedia ancora più tragica, perché morire a 23 anni di lavoro è una cosa che non si può accettare, nemmeno come fatalità.

A febbraio la “strage” durante la costruzione del nuovo supermercato Esselunga a Firenze, poi l’esplosione alla centrale Enel Green Power nel bolognese, adesso questa ennesima “morte bianca” a Montepulciano. In due mesi tre episodi gravi tra Emilia Romagna e Toscana, due regioni considerate unanimemente “avanzate”, con una sanità e prevenzione pubblica più efficiente che altrove, abbastanza sindacalizzate e con un back ground democratico e civile non ancora ridotto ai minimi termini. Eppure in due mesi più di 10 morti e diversi feriti. Di tutte le età. E’ su questioni come questa che andrebbero alzati i muri, per dire che non se ne può più.

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