ANCHE LA RAI ACCENDE I RIFLETTORI SU SALCI, LA GHOST TOWN PIEVESE

mercoledì 22nd, febbraio 2023 / 16:23
ANCHE LA RAI ACCENDE I RIFLETTORI SU SALCI, LA GHOST TOWN PIEVESE
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CITTA’ DELLA PIEVE- Il TgR Rai martedì 21 febbraio ha trasmesso un servizio sulla frazione pievese di Salci, borgo medievale fortificato ormai disabitato e a rischio abbandono. Da 50 anni circa non ci abita praticamente più nessuno, uno degli ultimi residenti è stato il prete, rimasto lì fino agli anni ’90.

Gran parte degli edifici furono acquistati a fine anni ’70 da una società agricolo-immobiliare, la Raut Srl, facente capo alla famiglia italo-francese Perrini che aveva altri interessi e attività  nella zona e che avviò a metà degli anni ’80 anche un restauro del borgo, con finanziamenti della Comunità Europea. Recupero però mai portato a termine che lasciò sul campo reti di cantiere, facciate ripristinate a metà, finestre aperte, facile rifugio per uccelli e altri animali… E tutto ciò rende ancora di più l’immagine triste di una ghost town. Bella e suggestiva, con quei merli, quegli stemmi, la torre, il campanile, il pozzo e la macina…ma spettrale. 

Ovviamente, essendo frazione del Comune di Città della Pieve le strade interne e le due piazze erano servite da illuminazione pubblica e servizi e il Comune stesso ha rivendicato per vie legali l’uso pubblico delle piazze, interdetto invece dalla proprietà. Un contenzioso annoso, che però non è il primo: nel 1975, il Pci di Città della Pieve e di Roma, insieme ad alcune associazioni,  organizzò proprio a Salci una due giorni musicale, un mega concerto su due serate cui parteciparono artisti di grido come Lucio Dalla, Gabriella Ferri, Rino Gaetano, Eugenio Finardi e due jazzisti come Antonello Salis e Mario Schiano

L’evento fu fatto per fermare il progetto di una società svizzero-americana che avrebbe trasformato il borgo in un resort turistico d’elite con cementificazione abbondante nei pressi…  Il “popolo” del Pci, sia quello locale che quello romano e perugino, non era per niente convinto di quel progetto e quindi metteva in guardia gli amministratori locali dall’imbarcarsi in una operazione che veniva vista come una svendita del patrimonio storico, architettonico e culturale a favore del capitale privato, peraltro straniero, e di una speculazione… Non se ne fece niente, un po’per l’opposizione politico-cuturale, un po’ per divergenze tra i proprietari del borgo (i Perrini) e i potenziali acquirenti-investitori.

Da allora ciclicamente a Città della Pieve si è tornati a parlare di Salci, sia sotto le amministrazioni targate Pds-Ds-Pd, sia più  recentemente sotto la giunta Risini, appoggiata dal centro destra, senza mai però trovare il bandolo della matassa. Qualcuno oggi addossa al Pci e a certe rigidità ideologiche dell’epoca la colpa del mancato recupero, altri al contrario la responsabilità dell’abbandono la individuano nella proprietà (Perrini) e nelle mai troppo convinte iniziative delle amministrazioni locali e regionali. Dipende tutto dai punti di vista e dalle rispettive appartenenze.

Il borgo fortificato di Salci ha una storia importante. Era un feudo della famiglia Bonelli, una casata di alti prelati molto influente nello Stato Pontificio, nel 1849 ospitò Garibaldi e le sue camicie rosse in fuga da Roma dopo  la caduta della Repubblica Romana, prima che il generale si dirigesse a Cetona… Intorno al 1880 fu acquistato da Vittoria Guerrieri di Mirafiori, figlia del Re Vittorio Emanuele II che poi, insieme al marito Paolo De Simone diede vita ad una serie di investimenti anche di carattere agricolo e industriale a Città della Pieve. Fino agli anni ’60 del’900 era abitato da centinaia di persone, tra borgo propriamente detto e campagna circostante, aveva una sezione elettorale, all’interno c’era una bottega alimentare, con telefono pubblico, la parrocchia, e pure l’ufficio postale.

E’ anche posto in una posizione suggestiva, proprio al confine tra i comuni di Città della Pieve, Fabro e San Casciano Bagni, in Toscana, cosa, questa, che lo rese strategico ai tempi dello Stato Pontificio e del Granducato.

Essendo un borgo storico è anche sottoposto a vincoli da parte della Soprintendenza.

A Città  della Pieve è sorto e si è attivato, alcuni anni fa, un comitato composto da ex salcesi e da altri cittadini con l’intento di sollecitare interventi di tutela e salvaguardia di un importante tassello del patrimonio storico, architettonico e culturale pievese. Il Comitato ha organizzato via via incontri, escursioni e passeggiate ecologiche, ma di risultati ne ha ottenuti pochi.

L’idea del resort turistico è anche quella riemersa ciclicamente, perché il borgo, oltre alle citate caratteristiche e alla storia che può vantare, è anche posto in posizione vantaggiosa, facilmente raggiungibile, essendo a pochissimi  km dal casello autostradale di Fabro, il che lo rende appetibile: sostanzialmente è a meno  di un’ora di macchina da Roma. Al momento il borgo risulta “in vendita” sul sito dell’Immobiliare Coldwellbanker.it. Il prezzo, non è specificato. Secondo indiscrezioni sarebbe sui 10 milioni di euro… Sono circolate anche voci di possibili interessi di magnati russi, prima della guerra in Ucraina e delle sanzioni… ma solo voci senza riscontri reali.

Intanto però gli ex salcesi intervistati anche dal Tgr Rai e molti pievesi chiedono che almeno venga rimesso in sicurezza e reso accessibile, sia nelle pertinenze pubbliche (strade e piazze) sia per quanto riguardagli edifici, tra i quali la chiesa di San Leonardo.

Cinque anni fa, anche da queste colonne accendemmo i riflettori sulla situazione incresciosa in cui versava una statua del Cristo, custodita proprio in quella cappella. Titolo dell’articolo:”Il Cristo di Salci chiede aiuto (e Salci pure)”. Era  il 10 aprile 2018.

Un appello a Regione e Soprintendenza per salvare Salci è stato lanciato nel luglio 2022. Per la chiesa pare siano state stanziate delle risorse, mai però pervenute. Vediamo se il servizio di Rai 3 avrà più ascolto e più fortuna di noi…

m.l.

 

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