ANCHE LA RAI ACCENDE I RIFLETTORI SU SALCI, LA GHOST TOWN PIEVESE
CITTA’ DELLA PIEVE- Il TgR Rai martedì 21 febbraio ha trasmesso un servizio sulla frazione pievese di Salci, borgo medievale fortificato ormai disabitato e a rischio abbandono. Da 50 anni circa non ci abita praticamente più nessuno, uno degli ultimi residenti è stato il prete, rimasto lì fino agli anni ’90.
Gran parte degli edifici furono acquistati a fine anni ’70 da una società agricolo-immobiliare, la Raut Srl, facente capo alla famiglia italo-francese Perrini che aveva altri interessi e attività nella zona e che avviò a metà degli anni ’80 anche un restauro del borgo, con finanziamenti della Comunità Europea. Recupero però mai portato a termine che lasciò sul campo reti di cantiere, facciate ripristinate a metà, finestre aperte, facile rifugio per uccelli e altri animali… E tutto ciò rende ancora di più l’immagine triste di una ghost town. Bella e suggestiva, con quei merli, quegli stemmi, la torre, il campanile, il pozzo e la macina…ma spettrale.
Ovviamente, essendo frazione del Comune di Città della Pieve le strade interne e le due piazze erano servite da illuminazione pubblica e servizi e il Comune stesso ha rivendicato per vie legali l’uso pubblico delle piazze, interdetto invece dalla proprietà. Un contenzioso annoso, che però non è il primo: nel 1975, il Pci di Città della Pieve e di Roma, insieme ad alcune associazioni, organizzò proprio a Salci una due giorni musicale, un mega concerto su due serate cui parteciparono artisti di grido come Lucio Dalla, Gabriella Ferri, Rino Gaetano, Eugenio Finardi e due jazzisti come Antonello Salis e Mario Schiano…
L’evento fu fatto per fermare il progetto di una società svizzero-americana che avrebbe trasformato il borgo in un resort turistico d’elite con cementificazione abbondante nei pressi… Il “popolo” del Pci, sia quello locale che quello romano e perugino, non era per niente convinto di quel progetto e quindi metteva in guardia gli amministratori locali dall’imbarcarsi in una operazione che veniva vista come una svendita del patrimonio storico, architettonico e culturale a favore del capitale privato, peraltro straniero, e di una speculazione… Non se ne fece niente, un po’per l’opposizione politico-cuturale, un po’ per divergenze tra i proprietari del borgo (i Perrini) e i potenziali acquirenti-investitori.
Da allora ciclicamente a Città della Pieve si è tornati a parlare di Salci, sia sotto le amministrazioni targate Pds-Ds-Pd, sia più recentemente sotto la giunta Risini, appoggiata dal centro destra, senza mai però trovare il bandolo della matassa. Qualcuno oggi addossa al Pci e a certe rigidità ideologiche dell’epoca la colpa del mancato recupero, altri al contrario la responsabilità dell’abbandono la individuano nella proprietà (Perrini) e nelle mai troppo convinte iniziative delle amministrazioni locali e regionali. Dipende tutto dai punti di vista e dalle rispettive appartenenze.
Il borgo fortificato di Salci ha una storia importante. Era un feudo della famiglia Bonelli, una casata di alti prelati molto influente nello Stato Pontificio, nel 1849 ospitò Garibaldi e le sue camicie rosse in fuga da Roma dopo la caduta della Repubblica Romana, prima che il generale si dirigesse a Cetona… Intorno al 1880 fu acquistato da Vittoria Guerrieri di Mirafiori, figlia del Re Vittorio Emanuele II che poi, insieme al marito Paolo De Simone diede vita ad una serie di investimenti anche di carattere agricolo e industriale a Città della Pieve. Fino agli anni ’60 del’900 era abitato da centinaia di persone, tra borgo propriamente detto e campagna circostante, aveva una sezione elettorale, all’interno c’era una bottega alimentare, con telefono pubblico, la parrocchia, e pure l’ufficio postale.
E’ anche posto in una posizione suggestiva, proprio al confine tra i comuni di Città della Pieve, Fabro e San Casciano Bagni, in Toscana, cosa, questa, che lo rese strategico ai tempi dello Stato Pontificio e del Granducato.
Essendo un borgo storico è anche sottoposto a vincoli da parte della Soprintendenza.
A Città della Pieve è sorto e si è attivato, alcuni anni fa, un comitato composto da ex salcesi e da altri cittadini con l’intento di sollecitare interventi di tutela e salvaguardia di un importante tassello del patrimonio storico, architettonico e culturale pievese. Il Comitato ha organizzato via via incontri, escursioni e passeggiate ecologiche, ma di risultati ne ha ottenuti pochi.
L’idea del resort turistico è anche quella riemersa ciclicamente, perché il borgo, oltre alle citate caratteristiche e alla storia che può vantare, è anche posto in posizione vantaggiosa, facilmente raggiungibile, essendo a pochissimi km dal casello autostradale di Fabro, il che lo rende appetibile: sostanzialmente è a meno di un’ora di macchina da Roma. Al momento il borgo risulta “in vendita” sul sito dell’Immobiliare Coldwellbanker.it. Il prezzo, non è specificato. Secondo indiscrezioni sarebbe sui 10 milioni di euro… Sono circolate anche voci di possibili interessi di magnati russi, prima della guerra in Ucraina e delle sanzioni… ma solo voci senza riscontri reali.
Intanto però gli ex salcesi intervistati anche dal Tgr Rai e molti pievesi chiedono che almeno venga rimesso in sicurezza e reso accessibile, sia nelle pertinenze pubbliche (strade e piazze) sia per quanto riguardagli edifici, tra i quali la chiesa di San Leonardo.
Cinque anni fa, anche da queste colonne accendemmo i riflettori sulla situazione incresciosa in cui versava una statua del Cristo, custodita proprio in quella cappella. Titolo dell’articolo:”Il Cristo di Salci chiede aiuto (e Salci pure)”. Era il 10 aprile 2018.
Un appello a Regione e Soprintendenza per salvare Salci è stato lanciato nel luglio 2022. Per la chiesa pare siano state stanziate delle risorse, mai però pervenute. Vediamo se il servizio di Rai 3 avrà più ascolto e più fortuna di noi…
m.l.
Si potrebbe dire -quasi a farne un aneddoto- che circa sessanta anni prima che la Rai ”accendesse i riflettori” , le luci su Salci furono accese una sera d’estate intorno al 1966-1967 (la data non la ricordo con precisione) che buontemponi chiusini imbastirono una sceneggiata come se dovesse essere girato un film all’interno del borgo.Allora ci divertivamo in quel modo ed erano di certo ” giuochi sociali” per tutte le generazioni, giuochi innocenti ma poi poi mica tanto…. Un pomeriggio durante una calura estiva quattro amici fra i quali il sottoscritto- e degli altri non farò i nomi per questioni di riservatezza- ma assicuro che quanto dico è la sacrosanta verità- si munirono di spolverini(alias grembiuli) con scritto RAI-TV e con la fettuccia metrica si recarono a Salci prendendo fra le mura del borgo e fra le case la misura e la distanza fra gli angoli delle case. La cosa non poteva non essere notata dalla poca popolazione ivi residente e diverse persone uscirono dalle loro abitazioni domandando a noi cosa stessimo facendo.L’avrebbero fatta tutti tale domanda.Rispondemmo che eravamo di una troupe della TV che s’incaricava di girare un film e che avevamo bisogno di qualche attacco alla corrente elettrica fra le case e qualcuno si offrì per l’indomani per far attaccare i riflettori. La notizia si sparse subito nel piccolo borgo ed anche a Chiusi. Furono preparati da parte del fotografo e riflettori per l’illuminazione e dopo cena nella completa oscurita senza alcuna esagerazione qualche centinaio di persone si mossero da Chiusi a Salci per vedere come sarebbe stata messa in scena la ripresa del film, ma tutti sapevano a Chusi che era in atto una sceneggiata e difatti a Chiusi Stazione non c’era rimasto più nessuno,più nessuna macchina… erano tutti a Salci a vedere la possible scena.Ma era un film senza alcuna trama e tutto sotto l’occhio della cinepresa veniva improvvisato, con la popolazione che stupita di quell’andirivieni di uomini nella notte che davano ordini ad alta voce, che urlavano col megafono,si era radunata sulla piazzetta centrale.Tanti a quell’ora erano già a dormire e la tensione fra quel pubblico cresceva poichè non comprendevano cosa stesse passando in quel momento. Gente che si metteva alla finestra a guardare, gente che scendeva fuori casa.Gli attori diretti da un improvvisato regista con tanto di sedia e cappellino e muniti di pistole scacciacani sparavano l’uno contro l’altro, appostandosi dietro gli angoli delle case mentre nella notte gli spari delle pistole da cow boys facevano uscire fiammate di fuoco dalle loro canne.I colpiti si rotolavano in terra urlando mentre il dottore correva a curarli munito con la tipica borsa da medico ed urlando in francese(lingua che andava di moda in quel momento per la parola pronunciata di un celeberrimo film di corse automobilistiche sulla 24 ore di Le Mans quando un fuoristrada di una macchina travolse ed uccise una famiglia):ASSASSIN !!! In questa furibondo accavallarsi di scene ci fu gente che entrò dentro una casa(allora la gente dormiva anche a porta di casa aperta) e con i mortaretti sotto il letto fece sobbalzare due anziani coniugi che dalle urla fecero rintronare tutta la casa e che scapparono fuori in pigiama. Se oggi si facesse una cosa del genere qualcuno che avesse un arma in casa la userebbe di certo contro gli intrusi ma allora quando si creavano tutte queste circostanze passava dentro la gente una carica che andava sempre crescendo fra ilarità, scherzo e messe in scena che facevano ridere tutti i presenti. Alla fine ad ora tarda per ringraziamento la poca popolazione fu messa al centro e ci fu qualcuno che chiese che dovessero cantare.Sembra questa una descrizione da film di ”Amici miei” ma vi assicuro che questa è la sacrosanta verità. Solo una persona si rese conto perfettamente di quanto stava avvenendo e questa fu il sagrestano che abitava lì e che da parte guardava la scena e scuoteva il capo.Furono fatte anche delle fotografie che furono esposte nella bacheca di un negozio di fotografia ed giorni dopo casualmente qualcuno passò davanti alla bacheca e disse che i chiusini rischiarono molto per tutta quella messa in scena poichè se gli abitanti del borgo avessero fatto ”capannello” davanti al passaggio obbligato della porta del borgo, pochi di quegli sconsiderati sarebbero potuti uscire senza che toccasse loro qualche bastonatura.Questo è in breve ciò che successe ed a raccontarlo sò bene che non sembra vero ma sembri invece il frutto di una fantasia sfrenata ma proprio così, quasi quasi oggi non sembra possibile che sia avvenuta una cosa del genere, soprattutto portata avanti in maniera spontanea e non programmata dove ogni azione ne precedeva un altra che sorgeva di conseguenza e gli eventi messi in scenna si svolgevano come un film.Tutto questo l’ho voluto raccontare per far comprendere come ci si divertiva all’epoca e come nessuno dei giovani avesse le auto di proprietà e quindi era obbligato a ritrovarsi al bar dove insieme venivano concertate e messe in pratica le cose che avete letto e come questa ce ne sono state per anni tantissime altre.Dirlo oggi ad una platea di giovani in una socetà globalizzata per concetti ed educazione sembrerebbe una presa per i fondelli invece nel raffronto di quelli che possono essere stati quei momenti e quelli che possono essere quelli di oggi si evidenza veramente che ”tutto sia relativo” e che le relazioni umane le costruisce e le producono prima di ogni altra cosa sia l’ambiente sia le persone. Quindi- tanto per dire – i riflettori su Salci non hanno inventato nulla, anche se di quelli di oggi fanno luce su ben altre cose e questioni.Ma il clima dove si svolge la costruzione di un fatto culturale odierno come quello delle vicissitudini che il Post descrive, di certo è più greve e cupo di quelli che andavano in onda in quegli anni.Forse quelli della mia generazione non si rendono perfettamente conto ma sicuramente hanno vissuto un periodo lungo di pace sociale e di esperienze piccole o grandi divertenti o meno,che hanno potuto vivere guardando al domani,in quell’Italia degli anni ’60 carichi di novità e soprattutto di speranza per il futuro. L’oggi ed il domani mi appaiono diversi non poco.
Carocarlo ,ne parlavo qualche settimana fa !
Mi ricordo quando ” Enzo ” ,il regista, lo raccontò al bar ,dalla Nunziatina ! Che tempi ! Che buontemponi! Ci si divertiva con poco !
Ti ripeto, parliamone tutti insieme e buttiamo ” giù du’ righe ” ! NON lasciamo che il tempo cancelli quei tempi,quei luoghi e quelle persone !