CHIUSI SI CONFERMA UNA CAPITALE DEL ROCK INDIE E ALTERNATIVO E IL LARS COME UN GRANDE EVENTO

CHIUSI – Come sempre, da 11 edizioni, la musica che propongono può piacere o meno. E’ facile che ai più, se si parla di pubblico locale, non piaccia, perché è musica particolare, nella maggior parte dei casi punk, post punk con influssi elettrnici e undergro.und. Roba che va forte nelle metropoli del nord Europa e negli States, ma che da queste parti, dove il senso della vita si aggrappa alla sinuosità delle colline ei vialetti di cipressi, può risultare un po’ ostica. Detto questo però, gli organizzatori del Lars Rock Fest di Chiusi hanno messo su un evemto di grande rilievo. Per la proposta musicale inusuale certamente, ma anche per tutto il resto: per i numeri delle presenze di pubblico, per l’invasione – unico caso per Chiusi – di giovani, ma non solo giovani provenienti da tutte le regioni d’Italia e anche dall’estero. Gente che ci viene apposta, non per caso, e che riempie alberghi, agriturismi, campeggi. Qualcuno si arrangia piantando una candese di quelle che si montano e si smontano in 3 minuti netti in qualche prato o area dismessa. Ma anche per la qualità della proposta mangereccia, per gli “effetti collaterali” (stand e presentazione di libri, graphic novels, murales, dibattiti su temi non banali, commenti altrettanto non banali alle partite dell’Europeo, mostre, mercatini, perfino un giusto richiamo al genocidio del popolo palestinese), per la logistica e la macchina organizzativa pressoché perfetta. E per il clima generale molto tranquillo e gioioso, cosa che di questi tempi non guasta.
Il rock insomma anche quello più rumoroso e ostico all’ascolto per orechie normali e di campagna, unisce, aggrega. Fa riscoprire il senso di comunità, la voglia di stare insieme e stare fuori, di fare delle cose insieme e di farle bene. Ormai il Lars Rock Fest può considerarsi un evento nazionale (e anche internazionale), seguito dalle migliori radio e da riviste di settore. Porta pure tanta gente, come a Chiusi non si vede per nessun altro appuntamento.
Cosa non secondaria, perfino tra i volontari che lavorano nei vari stand, molti vengono da fuori, anche da Roma o da Perugia, da Cortona o Montepulciano…
Certo i ragazzi e le ragazze del GEC, il soggetto promotore e organizzatore (che poi tanto ragazzi e ragazze non sono più, perché viaggano quasi tutti sopra alla trentina e alcuni anche vicino ai 50…), ricevono contributi e sostegni piuttosto sonstanziosi (25 mila euro più o meno dal Comune di Chiusi, 10 mila dal Comune di Castiglione del Lago, per l’anteprima alla Rocca del Leone, più altri contributi ancora più cospicui ottenuti attraverso bandi regionali e statali che sono stati bravi ad intercettare), ma il risultato è di anno in anno una conferma che il progetto funziona e cresce edizione dopo edizione.
I “suoni dal labirinto” con i concerti nei luoghi dell’archeologia, l’anteprima castiglionese, il matinée all’orto vescovile di Chiusi, tutti tasselli che hanno allargato i confini e portato il faccione demoniaco di Lars in luoghi insoliti per suoni rock, allargando anche un po’ la prospettiva e mischiando le carte tra vecchio (e antico) e nuovo, tra sacro e profano…
Quanto all’edizione che si è chiusa ieri sera con Fantastic Negrito, energia rock-blues californiana allo stato puro, il pubblico – stando ai commenti raccolti sul posto tra i presenti – ha apprezzato alcune band più di altre. Tra queste gli americani Crocodiles la prima serata, i britannici Ditz la seconda serata e gli italianissimi Pshyche (da Montevarchi) domenica 7. Ci sarà naturalmente chi avrà apprezzato gli altri. Perché al Lars la musica non è contorno. E’ il piatto forte. Il motivo per cui uno decide di andarci.
Il fatto che sia gratuito – cosa apprezzatissima dalle stesse band americane e britanniche che vengono volenteri a Chiusi per questo – ne aumenta e non di poco il valore culturale e… politico. La musica intesa come diritto delle persone. Guardate che non è poco. E se una birra a Lars costa 6 euro pazienza. Quell’euro in più è il costo del biglietto. E tre concerti in una serata per un euro ci si può stare. E per chi non vuole spendere neanche quello o è astemio, c’è l’acqua gratuita alla spina… Lunga vita al Lars Rock Fest, onore a gloria a Lars dio del Rock. Una cortesia, amici del Gec: non chiamate più Chiusi “paesello rock”. Perché Chiusi è sì un po’ in disarmo, ma un paesello non è mai stata e il vostro festival ne è la conferma.
m.l.
Nelle foto di Emiliano Migliorucci alcuni momentoi del Lars 2024.