IL CRISTO DI SALCI CHIEDE AIUTO (E SALCI PURE)

martedì 10th, aprile 2018 / 17:06
IL CRISTO DI SALCI CHIEDE AIUTO (E SALCI PURE)
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CITTA’ DELLA PIEVE – A Pasqua Cristo risorge. Ma non tutti i poveri Cristi ce la fanno. Ce n’è uno che… non è più in croce, ma è rimasto lì, insanguinato, deturpato e abbandonato. Visto così, di primo acchitto, ricorda senza dubbio il Cristo morto del Mantegna e anche – senza essere blasfemi – l’immagine di Enesto “Che” Guevara trucidato a sangue freddo ed esposto su un tavolaccio in Bolivia… Si tratta della statua del Cristo che si trova nella cappella di Salci. Un antico borgo fortificato che sta facendo la stessa fine.

La foto l’ha postata su Facebook Massimo Neri, un pievese appassionato di storia locale: “Ecco un altro patrimonio della storia e della memoria che se ne va. Il Cristo di Salci è un’emergenza che non chiede, ma grida aiuto da decenni nella più totale indifferenza. Interveniamo !!!” Questo il suo commento accorato.  In effetti il Cristo di Salci sembra avere davvero una brutta cera. Il valore artistico e storico dell’opera probabilmente è scarso. Il manufatto che sembra essere di cartapesta e gesso poi dipinto,è però un simulacro che era molto venerato finché la frazione di Salci è stata abitata, cioè fino ai primi anni ’70. Anche la cappella al momento è chiusa al pubblico, sebbene sia ancora consacrata, e non versa in condizioni ottimali. Tutt’altro. Dal punto di vista gestionale è stata accorpata alla parrocchia di Moiano-Ponticelli.

Tutto il borgo di Salci è da anni sull’orlo dell’abbandono totale. Dopo un abbozzo di recupero con una serie di interventi su alcuni edifici, finanziati con fondi della Comunità Europea nel 1988 e rimasti incompiuti, adesso la frazione è un borgo fantasma. Il parroco locale, fu uno degli ultimi abitanti e vi rimase fino ai primi anni 2000. Da allora, probabilmente in quella cappella non è entrato più nessuno o quasi. 

Eppure Salci ha una storia importante ed ha avuto con il castello soprastante e le campagne intorno fino a più di 1.000 abitanti. Trovandosi al confine tra lo Stato Pontificio e la Toscana (Palazzone, nel comune di San Casciano Bagni è ad un tiro di schioppo), alla fine del ‘700 quando arrivarono le truppe napoleoniche fu teatro di scorrerie brigantesche con le bande di briganti che sconfinavano continuamente… Nel 1849 ospitò Garibaldi e i suoi in fuga dopo la caduta della Repubblica Romana e proprio da Salci il generale entrò in Toscana, fermandosi poi per tre giorni a Cetona…

Nel 1975, quando, a spopolamento avvenuto, si cominciò a parlare di trasformare il borgo in un resort turistico, ospitò invece un grande concerto, proprio per dire “no alla privatizzazione” e allo sfruttamento commerciale del luogo. Un evento importante tipo il festival della poesia a Castelporziano.  Due giorni di musica con artisti di livello nazionale e internazionale: Rino Gaetano, Eugenio Finardi, Lucio Dalla, Gabriella Ferri e i due jazzisti Antonello Salis e Mario Schiano. Con il senno di poi potremmo dire che forse quel concerto, quel NO cantato alla privatizzazione e alla riconversione fu un errore… Anche perché la privatizzazione è arrivata lo stesso, ma senza risultati né per il borgo di Salci, né per la collettività.

Qualche anno fa è nato un comitato con l’obiettivo di riaccendere i riflettori su Salci e rilanciare l’idea del recupero. L’immagine del suo Cristo abbandonato su quel tavolaccio dice chiaramente e meglio di qualunque altro discorso quale è la situazione. E anche quella, come dice Massimo Neri, grida aiuto! Pare che nella chiesa di San Litardo, sempre in terra pievese e stessa parrocchia, un altro povero Cristo non sia risorto e versi in condizioni assai precarie.

m.l.

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