LA MARCIA DELLA PACE PERUGIA-ASSISI IN NOTTURNA: “FERMATE LE ARMI, CESSATE IL FUOCO E TRATTATIVA SUBITO!”
PERUGIA – Ad un anno esatto da quella che Putin chiama “Operazione militare speciale” e altri chiamano invece invasione militare dell’Ucraina da parte della Russia, si è tenuta una edizione particolare della Marcia per la pace Perugia-Assisi. Per la prima volta, simbolicamente in notturna. Perché l’annuncio dell’invasione ci fu di notte.
Alla partenza, davanti ai Giardini del Frontone da cui sono partite sempre tutte le marce della pace, c’erano tante persone: sindaci con la fascia tricolore, preti, frati, suore, giovani e anziani, uomini e donne. Presenti le Acli, l’Anpi, Emergency, i gonfaloni degli enti locali.
In testa al corteo uno striscione nero con la scritta “Fermiamo le guerre”. Molte le bandiere arcobaleno, una è lunga 20 metri… non mancano bandiere e coccarde ucraine.
Forse solo la prima Marcia Perugia-Assisi, quella del 1961 promossa dal Ghandi italiano Aldo Capitini, si svolse in un clima di pericolo nucleare reale come questa volta. E anche stavolta come allora il popolo pacifista chiede a una politica sorda, incosciente o succube rispetto a logiche belliciste e di dominio, di attivare la diplomazia per un cessate il fuoco immediato, che sia propedeutico a una conferenza di pace.
Un migliaio i coraggiosi che hanno percorso al buio i 20 km dal capoluogo umbro alla città di San Francesco, con le fiaccole in mano, in una atmosfera fredda, umida ed evocativa delle sofferenze di chi, nelle zone del conflitto, si trova da un anno al buio, al freddo, sotto la minaccia delle bombe e dei carri armati.
Il popolo della Perugia-Assisi però non è d’accordo sul continuo invio di armi, sulla continuazione della guerra fino alla vittoria dell’aggredito sull’aggressore. O dell’aggressore sull’aggredito.
I “marciatori della pace” che sono partiti poco dopo la mezzanotte dal Frontone di Perugia e sono arrivati nella piazza di Assisi quando era ancora buio, ma era ormai quasi l’alba, alle 6 del mattino, hanno chiesto una sola cosa: che l’Italia e l’Europa abbandonino la scorciatoia pericolosa e a senso unico delle armi e provino a incamminarsi sulla strada del dialogo, della diplomazia.
La Perugia-Assisi della notte scorsa è stata in pratica il culmine delle iniziative che tra ieri e oggi sono previste in 100 città italiane di Europe for peace, il cartello di associazioni, enti locali e sindacati che compongono il movimento per la pace. Iniziative che s concluderanno con una fiaccolata in piazza del Campidoglio a Roma .
All’arrivo della Marcia ad Assisi, il custode del Sacro Convento di San Francesco, padre Marco Moroni, ad accogliere ha accolto i partecipanti che silenziosamente, con le bandiere arrotolate, sono scesi nella cripta per chiedere aiuto al Santo della pace. Padre Moroni ha chiesto al Santo di Assisi, patrono d’Italia, di intercedere “per la pace per ogni popolo che soffre ingiustizia, per le nazioni in conflitto… perché vinca la pace nei pensieri dei governanti di ogni nazione, degli aggressori e degli aggrediti, degli oppressori e degli oppressi, dei potenti e dei sottomessi. E possa ciascuno con saggezza creativa, con geniale intraprendenza, con tenacia costruttiva, con sacrificio infaticabile e con il tuo aiuto intuire e realizzare percorsi nonviolenti di riconciliazione e di pace”.
Il cammino dei costruttori di pace si ferma, ma non è finito. Prossimo appuntamento domenica 21 maggio per l’edizione ordinaria, diurna – e affollata come sempre – della Marcia della pace Perugia Assisi, che stavolta accoglierà anche tanti ragazzi delle scuole. Nella speranza che a maggio qualche passo verso la pace e il cessate il fuoco sia stato fatto.
“FERMATE LE ARMI, CESSATE IL FUOCO E TRATTATIVA SUBITO!”
Si certo, questo è l’obbiettivo da raggiungere quanto prima, solo che c’è un particolare di cui non si può non tenere conto: lì in terra Ucraina, c’è un aggressore e c’è un aggredito. Non solo. Il criminale aggressore un certo Putin, non vuol sentire parlare di trattative. Infatti non si è mai seduto a nessun tavolo. Il suo disegno politico imperiale, è assai più vasto e a mio avviso molto pericoloso per i pochi Paesi, che sulla terra vivono in democrazia. Non è solo, in questa sua volontà di potenza dittatoriale e distruttrice; ha al suo fianco personaggi molto inquietanti come il dittatore cinese, così come in Occidente ha dei punti di riferimento che pensano di fermare il processo di unità europea e sgretolarla. Salvini e Berlusconi, Le Pen, La Turchia di Erdogan, l’Iran, l’ungherese Orban, sono senza dubbio tutte sue pedine.
Non va dimenticato un certo Trump, che non ha fatto mai mistero della sua voglia di isolazionismo, e di poca simpatia verso il vecchio continente.
Insomma, che ci sia una qualche intesa tra dittatori di ogni sfumatura politica e religiosa, che punti a cancellare quella che considerano un’anomalia, appunto l’Europa, con la sua civiltà, la sua democrazia, lo Stato di Diritto, non è un segreto per nessuno. Si la mia preoccupazione come cittadino, è che si stiano preparando le condizioni per un nuovo ordine mondiale guidato da un club di potenze autoritarie che saranno in grado di estorcere conferimenti esosi.
Se passa l’invasione dell’Ucraina, questo disegno criminale dei dittatori troverà ancora più energia per la sua realizzazione.
Sì perché sullo sfondo di quell’assalto, si stanno giocando diverse partite, il cui risultato dipenderà molto anche da come finirà la guerra in Ucraina. La Cina, che stia lavorando per l’affermazione di un nuovo equilibrio che veda l’area del Pacifico soppiantare quella dell’Atlantico, finendo per mettere in un ruolo subordinato l’America, non è certo un segreto.
Se le questioni sopra enunciate, hanno una loro validità, io ritengo che sia giunto il momento per noi Occidentali, di dismettere la pratica dell’autoflagellazione.
Sì certo, la nostra storia è contrassegnata da tante tragedie: che però si sia arrivati ad un approdo democratico basato sul Diritto, è un fatto. Sull’altro versante dovremmo batterci affinché i Diritti umani sanciti dalla Carta dell’ONU, debbano essere attuati su tutto il pianeta. La tragedia Afghana, non sarebbe finita così, se agli americani fosse stata a cuore anche la costruzione di una società libera e avanzata. A loro bastava vendicarsi e lo hanno fatto. Quel ventennio trascorso tra quelle montagne, avrebbe potuto essere utilizzato meglio, sotto il profilo della costruzione di una società democratica fondata sul Diritto. Ce ne erano tutte le condizioni e potenzialità, il forte movimento di liberazione della donna in quel Paese ne è una testimonianza. Così come l’Europa ha sbagliato, il suo atteggiamento durante tutto il ventennio, troppo supino alle direttive americane, l’ha resa complice di quel fallimento.
Tornando al tema, certo abbiamo esportato nel mondo il colonialismo, lo schiavismo, la logica della rapina, l’imposizione della religione. Pratiche che ancora oggi le multinazionali mettono in atto in tanti continenti, le piantagioni di cacao in Costa d’Avorio, ne sono una terribile testimonianza.
Anche se bisogna dire, non per cercare attenuanti a quei comportamenti delinquenziali, che dove arrivavano gli europei,non è che trovavamo il paradiso, trovavamo popoli e imperi che usavano le stesse pratiche per sopraffare altri popoli e altre etnie. Mi trovo in queste settimane in terra brasiliana. Qui i conquistadores misero a ferro e fuoco tutto quello che trovarono. Molte delle circa 2000 tribù che esistevano furono sterminate con gli insediamenti degli europei, mentre molte altre furono assimilate al popolo brasiliano. Ma non è che tra le popolazioni pre- colombiane regnasse l’armonia. Questo per dire che appunto sostenere la tesi “dell’abbiamo sbagliato tutto noi”, ci mette in una condizione di inferiorità. Condizione che non sfugge certo al club di prepotenti di cui prima facevo cenno.
Roya Hakakian scrittrice iraniana fuggita dal regime sanguinario dei talebani, in una intervista raccontava il suo primo impatto con la società americana, le sue libertà. “Comincia con le piccole cose: l’ebbrezza di potersi togliere il velo”. Poi a seguire racconta di questioni più importanti: “l’esperienza del corteggiamento in un mondo dove le donne hanno conquistato molti diritti, compreso quello dell’iniziativa. Nel costume, nella vita di tutti i giorni”. Finalmente respirare a pieni polmoni ciò di cui noi occidentali forse non ci rendiamo più conto. La Libertà.
C’è un altro piccolo particolare di cui bisognerebbe tenere conto: Usa, Nato, Ue, GB, Italia, Polonia, e pure Zelensky stanno facendo e supportando una guerra per la libertà, ma con il culo degli ucraini. Che muoiono a centinaia di migliaia… E più armi mandano, più morti ci scappano. Questo è appurato. Sarà il caso di smettere?
“…. facendo e supportando una guerra per la libertà, ma con il culo degli ucraini”.
Se il criminale psicopatico Putin, avesse attaccato l’Italia, si sarebbe adoperato il “culo” degli italiani. E un tempo non molto lontano, abbiamo subito anche noi questo tipo di trattamento, a cui abbiamo risposto con i mitra, molti dei quali erano stati dati dagli americani.
C’è una aggressione alla quale bisogna rispondere con le armi, visto che al momento, non c’è nessuna possibilità di aprire una trattativa diplomatica. Putin non ha alcuna intenzione di aprire tavoli negoziali. Lì aprirà c’è da scommetterci, se le sorti del conflitto dovessero volgere un po’ a suo favore. Non ci vuole molto a comprenderlo. Quello che chiedono i pacifisti “non si spari più”, è una resa incondizionata, quindi una piena occupazione da parte dei russi dell’Ucraina. Questa non si potrebbe chiamare pace, ma conquista e riduzione in schiavitù di un intero popolo. Se si aprirà una trattativa, speriamo prestissimo, questa sarà resa possibile dalla resistenza e dalla capacità degli ucraini a respingere gli invasori. Una possibilità questa, resa possibile solo dall’uso di altre armi altrettanto efficaci e distruttive. Purtroppo ai mig non si può rispondere con l’arco e le frecce, ai carri armati russi con le fionde, si farebbe poco. I romani costruirono un impero, perché a quel tempo la loro macchina militare, era la più avanzata tecnologicamente, la più organizzata militarmente, quindi la più efficace. Come dire, è così da sempre.