LO SCIOPERO GENERALE SILENZIATO DAI MEDIA E L’IMPORTANZA DEL “CONFLITTO SOCIALE”
Quasi come se non ci fosse stato. Lo sciopero generale di ieri, 16 dicembre, indetto da Cgil e Uil, ha registrato una adesione molto alta, ma una audience bassa. I grandi giornali e i più importanti Tg e talk show hanno fatto a gara a chi ne parlava di meno. Come se fosse una notizia da terza fascia… Molti hanno dato più risalto alla notizia che il Financial Times ha indicato l’Italia come un modello sia per come ha gestito la pandemia che a ripresa… Ma le migliaia di persone in piazza a Roma e in molte altre piazze d’Italia sono state oscurate dai media mainstream. Il che vuol dire probabilmente che lo sciopero ha colto nel segno ed è riuscito. E’ vero che degli scioperi generali indetti dai sindacati si erano perse le tracce e la memoria, che non c’era più abitudine a parlarne. E’ vero che i sindacati – compresi Cgil e Uil – non sono senza peccato, che si sono assuefatti anche loro ad un andazzo che ha penalizzato i lavoratori e soprattutto i lavoratori di fascia bassa e precari. E’ vero che i sindacati si sono piegati ad una logica di tutela di certe categorie e molto meno di altre. Che i sindacati si sono dimostrati spesso sordi e distratti rispetto ai problemi dei precari a partita iva, dei lavoratori con contratti a termine e di quelli con contratti capestro che sono contratti da schiavi… Ma quando scendono in piazza migliaia e migliaia di persone è comunque un fatto rilevante. Fare finta di niente è non solo irrispettoso, è anche segno di cattiva coscienza. “La mobilitazione dei lavoratori, sebbene parziale e disunita e lacerata da questi tempi malandati, è sempre la cosa più sana che possa succedere a una democrazia” ha scritto sul suo profilo facebook Alessio Biancucci. Ha perfettamente ragione. Le piazze piene di gente, con le bandiere rosse, sono un fatto ineludibile. E sono al di là di tutto – anche dei dubbi sulla validità dello sciopero generale – una bella e luminosa notizia. La stampa, le Tv che non ne hanno dato riscontro in maniera consona sono in mala fede. E sono – evidentemente – al soldo di chi ha in mano il timone della barca. E che non vuole essere disturbato nelle manovre. In Italia c’è un governo con una maggioranza senza precedenti, e intorno a tale governo e al suo premier si è creata una sorta di cortina di ferro. Tutti con Draghi, Draghi per tutti. Tanto che si discute (nei media mainstream) sulla possibilità che lo stesso Draghi possa continuare a fare il presidente del consiglio e magari anche il Presidente della Repubblica, dato che Mattarella è in scadenza. Ma al di là del giudizio dell’operato del Governo Draghi, il silenzio stampa sullo sciopero di ieri, ci racconta un’altra cosa: ci racconta che in Italia si è smarrito il senso e la ragione del conflitto sociale. Si è persa l’abitudine al conflitto, che è sale, pane e companatico della democrazia. Ed è il contrario del pensiero unico, dell’assuefazione al pensiero e alle direttive del più forte. Questo è il dramma attuale dell’Italia. Ma non è solo un problema nazionale. L’assenza e la disabitudine al “conflitto” (anche solo dialettico) è un tratto distintivo della politica anche a livello locale. Opposizioni praticamente scomparse, assessori regionali che snobbano e disertano incontri con i sindaci, assessori comunali che non si sa che voce abbiano e rifuggono qualsiasi confronto, giornali e siti web che pubblicano solo veline e comunicati stampa…
Lo sciopero di ieri ha dato una “sveglia”, ha fatto capire che la gente ha voglia di tornare a dire la propria, ma il rischio è che resti una iniziativa isolata, che tra qualche settimana nessuno se ne ricorderà più. Invece il conflitto sociale esiste. C’è chi sta bene e chi sta male, chi sbarca il lunario con facilità e chi invece, pur lavorando, fa fatica anche a pagare le bollette. Poi ci sono quelli che non lavorano, che lavorano poco o saltuariamente, quelli che vivono con pensioni da 600 euro, quelli che dormono nelle stazioni o nei centri accoglienza della Caritas… Ma ci sono anche quelli che evadono le tasse per milioni di euro, quelli che la fattura non te la fanno nemmeno se li preghi in ginocchio, quelli che vanno in giro con il Suv ultimo modello ma denunciano meno dei loro dipendenti. Il “conflitto sociale” è riconoscere e combattere i privilegi e riconoscere e combattere i soprusi, le disuguaglianze, le diversità di trattamento. Senza giustizia sociale anche la democrazia diventa fasulla. E questo a qualunque latitudine. In Brasile o negli Usa, in Francia o in Germania, ma anche a Chiusi, Città della Pieve o Sarteano.
Il “conflitto” è un fattore di crescita democratica e civile. E politica. Con il “volemose bene” (o se vogliamo: non facciamoci del male) si va poco lontano e i problemi difficilmente si risolvono.
m.l.
Contessa han fatto uno sciopero.
Concordo in larga parte con quello che hai scritto. In genere quando ci sono gli scioperi, si tende a sottostimare il numero delle adesioni, adesso si crea il silenzio, il Tg1 è stato scandaloso. Nel frattempo qualcuno loda Renzi perchè ha fatto cascare il Conte bis! Lo stesso Renzi che ha affossato la proposta di Legge Zan.
Ieri a Propaganda live, Zoro a parlato degli operai Caterpillar di Jesi, licenziati per delocalizzare in Messico ed in Cina. Una legge cintro le delocalizzazioni si farà?
E’ stato passato sotto silenzio perché prima hanno cercato di screditarlo (non era il momento; era uno sciopero a favore dei ricchi – falso,si legga la tabella https://binaries.cgil.it/pdf/2021/12/08/121522386-f5f3bfcd-b1a3-4849-8aa9-8bd5e22972b1.pdf ) e poi perché è riuscito. Oggi il sindacato ha il problema di dare gambe a strategie che combattano la sperequazione salariale e di uscire dalla sola logica di rivendicazione. La «lotta alla precarietà» se non viene declinata in obiettivi concreti rischia di rimanere uno slogan inoffensivo. Inoltre altre questioni rimangono drammaticamente fuori dal perimetro di discussione, ad esempio il salario minimo, lo stop agli appalti privati e all’esternalizzazione dei servizi pubblici, l’espansione del welfare universale, l’abolizione di forme anticostituzionali di lavoro come i tirocini. Questa pax draghiana in salsa filoleghista deve finire.
Mi sembra che si giri intorno alle questioni tenendo conto solo di qualche elemento che se pur importante non delinea da solo lo status per il quale siamo giunti a tal punto.Il primo è il fatto dell’addebito solo al renzismo di aver fatto arretrare le questioni,che se pur vero da solo non risolve il problema e le domande che devono essere poste,poichè è proprio nel chiedersi e nell’analisi di cosa sia diventato il PD che hanno sede-secondo me- le discrasie e l’impotenza che di tale partito ne è derivata nel compito di sanare le questioni sul tavolo e che come si vede ci si dibatte in litanie insanabili che non portano a nulla mentre la crisi globale fa sentire il suo peso.Ciò che dice Sorbera è giusto e dovrebbe esistere ed essere messa in pratica una riforma strutturale del PD ma credo che lo ”status del malato” sin’ora non permetta di giungere a soluzione per il fatto che ”pesanti elementi” di non partecipazione e di presenza di fondamentalità proprio di natura politica ”democristiana” siano talmente presenti nel corpo dirigente ma anche e soprattutto nella larga base dei suoi elettori.Ad arrivare a tutto questo ha concorso e segnato il campo principalmente l’uso mediatico velenoso della politica presentata rifuggendo totalmente da visioni globali e presentando le questioni agli occhi ed alle orecchie del popolo italiano in maniera che esso stesso assumesse un veleno a rate che piano piano si è insinuato nel corpo impedendo che questo avesse una visione globale delle forze in campo che dominano il mondo, e soprattutto che rischiano di far trovare sprovvisti i cittadini di fronte all’acuirsi degli scontri globali su scala mondiale(Stati Uniti, Europa, Russia, Cina).Un po’ come la teoria della ”rana bollita”insomma.Per avvalorare tale tesi basta sentire la politica che sfornano i nostri canali nazionali nessuno escluso TG1,TG2,TG3 e scusate se è poco ma quando li ascolto giornalmente mi sembra di essere ritornato all’ascolto di ”The Voice of America” sia in versione Tedesca sia in versione Americana che facevano sentire la loro voce ai tempi della guerra del Vietnam.Io me le ricordo bene come se fosse adesso cosa sciorinavano e cosa producevano nella cultura della gente comune sia nei luoghi interessati dai conflitti sia in Europa ed in America.Oggi l’avversione si rivela in maniera precisa verso la Russia con una politica tesa a circondare i suoi confini da nord e da sud negli stati baltici(Lituania,Estonia,Lettonia) con il largo dispiegamento di truppe e carri armati( 35000 militari di truppa), sia a sud con l’Ucraina con le provocazioni di far entrare nella Nato tale regione che come tutti sanno è governata da forze fascistoidi che con un colpo di stato e sorrette dai dollari americani sono arrivati al potere.Tutto questo non è affatto smentibile mentre nello stesso tempo Biden assume le sembianze di difensore verginella della libertà contro gli ”stati canaglia”,che poi in definitiva sono quelli con cui gli USA non possono commerciare, poichè del rispetto dei diritti umani interessa proprio poco, ed anzi sono proprio questi a fornire la leva per altre opzioni di altra natura.Un esempio solo è quello del far piegare il collo alla ragion di stato della Gran Bretagna sulla decisione dell’estradizione di Assange.Non è questo un segnale che parla al mondo sul richiamo di chi sia che comandi le questioni anche in casa d’altri ? Allora tornando a noi ed al tema della posizione dell’italia e della sua politica e nel rispetto dei suoi patti militari,mi sembra che non sia un segreto per nessuno che ben più di mezzo secolo(70 anni) non siano bastati a sganciarsi dalle politiche più servili e più costose economicamente messe in atto per seguimento dei fini di dominio degli Stati Uniti d’America, salvo notare e criticare in diversi momenti i fallimenti delle strategie di esportazione della libertà sulle canne dei fucili come in Afghanistan, Siria, Iraq.Tutto questo ”ciarpame mediatico” che ci viene mostrato riesce a soggiogare anche il nostro pensiero sia di cittadini sia di osservatori ed indirizzarlo alla conclusione di dover per forza abbracciare le teorie di governi come l’attuale che si pongono come i salvatori delle situazioni ed ai quali sono soggetti tutti considerate le esche odorose dei soldi in arrivo dei piani di assistenzialismo a nostro debito organizzate dalle forze politiche che ne fanno parte, tutti e nessuno escluso. Ed allora un partito che ama far notare che abbia racchiusi in sè stesso contenuti valoriali di sinistra non può mascherarsi e barcamenarsi inseguendo risultati elettorali che oggi non sono alla portata come invece sembra che faccia fatica a comprendere, e la fatica la fà per la semplice ragione che tutto questo è un vero e proprio ” modus pensandi” imperneato su visioni valoriali democristianizzate, verso le quali poi come avete scritto ci si meraviglia se lo sciopero generale nazionale non sia stato evidenziato.Ma cosa credevate che facessero che avessero preso parte alle ragioni profonde di tale sciopero le forze di centro destra e quelle acquiescenti del PD che da parte del suo segretario vorrebbe risanare qualche ”questioncina strutturale”? Ma dico a voi che siete intervenuti prima di me su tale questione cosa pensate alla fine che venga data ragione alle classi subalterne e povere da parte di forze che hanno fatto della conservazione la loro etica fino al punto di lanciare l’opzione Berlusconi per il Quirinale (Tajani) in barba all’etica del popolo italiano ed alla Costituzione ?.A tal richiamo ho sempre presente come è stata diffusa da tutta la stampa all’epoca il cavaliere che dagli scranni di Montecitorio fà un gesto esplicito toccandosi gli attributi,cosa che mi pare che se qualcuno avesse idea di insistere a porlo come primo cittadino anche di una Italia sull’orlo dello scatafascio,non mi sembra che in esso si rispecchino le doti di compostezza, di osservanza del bon ton e soprattutto del rispetto istituzionale. Un centro destra che si rispetti non farebbe mai la proposta per istanze del genere, ma qui siamo alla conta dell’inverosimile che rischia di diventare vero, ed a tale inverosimiglianza si accodano nella normalità tutti i partiti,non sollevando nulla di contrasto e questo è il segno della decadenza di un etica politica che manca e che è frutto di chi ha seminato in questi ultimi 30 anni e seminato in modo tale che qualche ” carciofara romana” rischi di essere l’esponente del primo partito italiano.Queste sono le ragioni per le quali parecchi anche all’interno del PD oggi se interrogati sul valore di tutto questo se la cavano con frasi banali e sorrisetti sarcastici. Da quando esiste la lotta politica gli avversari fanno il loro mestiere;spetterebbe a chi li contrasta solo a parole abbracciare politiche e dare segnali alla collettività che veramente ci si ponga alla difesa dei più deboli,anzichè usare la manfrina della meraviglia a cui nessuno crede che si rimanga sorpresi di uno sciopero generale. E questo nella testa degli italiani non entra ma purtroppo non entrando in testa entra da qualche altra parte……e chi sostiene tale politica evidente a tutti è in palese malafede ed è destinato a procurare ulteriori danni alla collettività.Ma si sà, la misericordia divina si libra su tutto ed agli italiani basta ed avanza.
Concordo sul fatto che non tutte le colpe dell’arretramento delle condizioni dei lavoratori siano attribuibili a Renzi e al renzismo. Lo smantellamento dello stato sociale e della forza contrattuale dei lavoratori era cominciato già prima, grazie a Berlusconi e ai governi di centro destra, ma anche a quelli di centro sinistra e – soprattutto – di quelli a guida tecnica: Ciampi, Dini, Monti… Draghi è nel solco della tradizione, diciamo…
X Marco Lorenzoni. Ma di sicuro, e per il fatto che i dirigenti di quel partito facciano ” i sorpresi dalla piena” questo fà capire bene da quale visione siano animati e posseduti.Non si inventa nulla di nuovo e ciò che li domina sostanzialmente è la visione a cui loro stessi attribuiscono le fortune del sistema che alla fine si chiama con una parola che per loro è sacra: ”riformismo”.Una volta-e sembra un estratto da una enciclopedia dell’estremismo,almeno bollata con tale epiteto- che si amava ripetere dando il valore vero alle parole:” riformissmo, ovvero facciamo le riforme basta che non cambi nulla”. Come volgarmente si dice, siamo sempre a ” caro babbo ” , e mentre altre nazioni hanno consolidato il loro benessere sociale od almeno in apparenza tale,noi siamo a combattere ancora con un Sud Italia improduttivo dove ad ogni piè sospinto i governi hanno investito fiumi di denaro,sia sui serbatoi di voti sia per scongiurare le rivolte sociali, vista la non vivibilità delle condizioni di vita in molte aree,ma non hanno per nulla modificato soprattutto la presa delle mafie in quelle società.Ci fanno vedere per TV i guardiani della legalità come i magistrati senza dire che sono proprio dalla politica che partono le istanze perchè nulla cambi.Le cosche hanno coinvolto la politica ed essa stessa si serve e si appoggia sulle mafie e sulle organizzazioni malavitose che mandano i loro esponenti a far parte del Parlamento(basterebbe fare il conto di quanti esponenti di partito e di quali partiti siano coloro che oggi ed anche non tanto tardi ieri, siano a giuocare a scacchi col sole nelle patrie galere). Dalle nostre parti si dice in forma dialettale ma ugualmente intellegibile a chi voglia capire che le cosiddette ”chiappe” intendendo lo scovare da parte della Magistratura delle organizzazioni malavitose,sono apparse solo quelle riferentesi ad una cerchia di partiti, organizzati con i loro uomini a far prevalere i loro interessi,e tali uomini oggi si possono permettere di passare disinvoltamente da un partito all’altro basta che quest’ultimo abbia le mani in pasta per condurre i giuochi nelle politiche locali ed anche più in alto, che vengono fatte. Allora,tutto questo cosa è se non un vizio dei meccanismi e dei gangli del sistema che hanno saputo instaurare tale status anche e spesso sotto lo sguardo benevolo della politca ed anche degli stessi partiti sedicenti di sinistra ?
Vero o falso questo ? Ed allora cosa c’è da recriminare e da difendere e dire in forma dubitativa che le politiche portate avanti dal maggior partito della sedicente sinistra( l’avverbio sedicente è d’obbligo in questi casi ) non siano quelle inquinate e che in gran parte hanno permesso questo innanzitutto facendo sparire e dissolvere gli aspetti più evidenti e valoriali della sinistra,ai quali oggi sembrerebbero appellarsi i loro dirigenti ? Ma basterebbe ricordar loro dove fossero stati quando Prodi pennellava di benevolenza le privatizzazioni e nello stesso tempo elogiava l’insostituibile presenza dell Stato nell’economia? Tutti d’accordo, nessun bastian contrario,anzi chi lo era era additato come un rimasuglio sovietico di ”tutto il potere ai soviet”,vecchiume politico.Poi dopo Monti, Letta, Renzi eccoli tutti d’accordo-perfino i 5 stelle- con la visione di Draghi salvatore dell’Amba Aradan….Troppo comodo signori l’uso che avete fatto del bastone e della carota,poi quando qualcuno dice NO come è successo a Landini che riporta in auge lo sciopero generale,tutti fanno i sorpresi e storcono la bocca. E se la bocca alla fine la storcessero i cittadini credo che qualcuno- anzi parecchi di voi- siano sempre pronti a dire che l’Italia rischi di cadere nelle mano della destra dimenticandovi però stavolta in un caso di cattiva coscenza chi abbia prodotto alla fine tale situazione. Salvini e la Meloni questo l’hanno capito da un pezzo ed hanno anche capito che probabilmente hanno oggi qualche possibilità in più rispetto a prima perchè si avverino i loro programmi.
Se i mass media si sono “dimenticati” dello sciopero, la politica è rimasta senza parole. La destra di governo e di opposizione si è, come naturale schierata contro. La loro avversione
al sindacato e nota.
Il Centrosinistra ha balbettato sorpresa. Alcuni leader sono rimasti
in un silenzio assordante. Un ministro di spicco ha detto: “bisogna
saper ascoltare la piazza”. Bene, ma ascoltare non basta più.
Il Centrosinistra deve trovare il coraggio e la determinazione per
tornare a rappresentare il mondo del lavoro, il disagio e la sete di
giustizia sociale che per troppi anni sono stati disattesi.
Le dichiarazioni scontate, i buoni propositi da soli non bastano a
costruire un paese giusto. Occorrono scelte concrete e politiche
coerenti.
La piazza di giovedì parlava, innanzitutto al PD del sorpreso
segretario Letta, agli esponenti di LEU che sono al governo, alla
cosiddetta sinistra radicale, sempre impegnata a dividersi, al
Movimento 5 Stelle che non è più solo una forza di protesta.
In tanti sono disponibili a lavorare per la costruzione di una
coalizione progressista che si candidi a governare il paese in modo
diverso, smettendo di inseguire le politiche liberiste e senza avere
paura del conflitto.
Occorre una risposta vera, coerente e immediata, altrimenti quando
saremo vicino alle elezioni e cercherete questo popolo è molto
probabile che non lo troverete più.
La pandemia ha fatto pensare che nulla potrà essere come prima.
Invece piano piano sembra che tutto stia tornando esattamente come
prima. La manovra del governo, diversi provvedimenti che stanno per
essere adottati, continuando ad avere il tratto distintivo del liberismo
e della deregulation, delle privatizzazioni dei beni pubblici, a
cominciare dalla sanità. L’evasione fiscale non è più neanche un
tema. Al contrasto all’evasione la manovra ha destinato zero euro.
Con la rimodulazione dell’Irpef, le tasse scendono solo per coloro
che guadagnano di più, per i redditi più bassi solo le briciole. In quel
provvedimento vi è una lettura distorta delle condizioni stesse del
cosiddetto “ceto medio”.
Sulle pensioni vediamo solo una corsa ad innalzare nuovamente l’età
pensionabile. Per i giovani che una pensione non riescono a farsela siamo sempre e ancora alle parole.
Con l’articolo 6 del DDL concorrenza si costringeranno i comuni a
privatizzare ancora. Il governo in sostanza dice ai sindaci che non
sono capaci a gestire i servizi pubblici e quindi devono farlo fare al
privato. Se si ostinano a gestirli in proprio devono riempire una
montagna di carta, documenti, atti per dimostrarne l’efficacia, mentre
i privati non dovranno dimostrare nulla, se non redigere poche carte
sulla qualità del servizio che essi stessi gestiranno. In più, gli
amministratori pubblici avranno anche la beffa perché per il controllo
dei servizi che devono affidare al mercato e di cui devono rispondere
ai cittadini, non avranno né uno strumento, né un euro in più.
Tutto questo sarà un ulteriore modo per trasferire la ricchezza dai
cittadini alle grandi aziende e alle multinazionali perché naturalmente
gestiranno i servizi remunerativi, per quelli dove il guadagno è
inesistente ci dovranno pensare i comuni.
Nei prossimi giorni in molti consigli sarà presentato un odg per
chiedere al governo di stralciare almeno l’articolo 6 del DDL
Concorrenza, vedremo se il Centrosinistra troverà il coraggio per
votarlo.
Insomma ,mi pare che sia giunto il momento di dire al paese se le nuove risorse europee saranno utilizzate per modernizzare l’Italia renderla più giusta, per ridare dignità al lavoro, risanare l’ambiente, migliorare la sanità e la scuola pubblica o se, ancora una volta, finiranno ai soliti potentati e nelle tasche di quella parte di ceto che ha meno bisogno e che in questi anni di crisi economiche e pandemiche si è arricchito, creando le enormi disuguaglianze che tutti vedono nelle statistiche, ma non nella realtà.