UNA DI TROPPO

lunedì 15th, marzo 2021 / 10:06
UNA DI TROPPO
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In onda lunedì scorso, 8 marzo, l’ultimo Montalbano, cinquantino ormai avanzato, resta folgorato da una collega più giovane, una tipa della Scientifica. Fanno sesso a casa del morto, non proprio il massimo della libidine ma de gustibus. Lavoricchiano insieme, bevono calici di vino.

Lei è carina, occhi verdi, molto adesso devo raggiungere i miei uomini, sono qui di passaggio, in amore sono sciolta. Una Jessica Fletcher poco brillante -l’unico fatto che scopre il commissario lo sapeva già-  ma indipendente e libera, dice.

Al commissario folgorato e inscemito da Cupido gli fa pure un pistolotto sul fatto che lei è single per scelta e le piace così. Poi capitola, sconfessando libertà ed emancipazione, ma questo succede alla fine. Per il resto sono tutti sguardi suadenti, calici di vino, e sesso a casa del morto.

E va bene, ci sta. Può succedere di innamorarsi di un’altra persona. In questo caso salta un po’ all’occhio come lo stereotipo dell’uomo che nel mezzo del cammin si invaghisce di una più giovane, ma ci può stare.

Poi però c’è Livia, con cui il Commissario  ha una relazione da 50 episodi e altrettanti romanzi. A Livia Montalbano se l’è dimenticata dovunque, dall’aeroporto al ristorante; le ha rotto i maroni per gelosia non si sa quante volte, l’ha cornificata in un bel po’ di occasioni, ha glissato sui figli che lei voleva mentre lui no. Ma lei non ce lo ha mai mandato. Una santa pazienza tutte le sante volte.

Malriposta, evidentemente. Affinale, Montalbano lascia Livia senza uno straccio di spiegazione. Prima le dice al telefono di non andare a Vigata che lui poi la chiamerà per spiegarle. Ma non chiama per spiegarle perchè sta con la tipa a casa del morto, quindi, tanto per cambiare, è Livia a chiamare. E lui muto come un pesce, si fa lasciare, poi attacca e va a mangiare i cornetti con Jessica Fletcher. Punto. Fine di una relazione di 50 episodi e altrettanti romanzi.

Ora.Io adoro Camilleri, amo Montalbano, apprezzo l’interpretazione di Zingaretti, insomma sono obiettiva come una dell’Opus Dei, però il primo pensiero è stato: all’anima dello stronzo (e l’ho trattato). Che si lascia così l’amica, compagna, amante, di una vita. Mille volte peggio della Isoardi che lascia coso con la frasetta del Prevert de noantri e una foto cretina. Ma almeno.

Così mi aspetto che le donne della Rete a Salvo Montalbano lo crocifiggano, che si schierino dalla parte di Livia senza se e senza ma. È lunedì 8 marzo, sai come lo massacrano al Commissario che non ha avuto nemmeno il coraggio di alzare la cornetta e lasciare la compagna di una vita con decenza. E sì, un poco lo condannano, per quanto con una gentilezza e un afflato empatico che l’ignobile azione non meriterebbe.

Un altro poco però, dopo una giornata all’insegna di metoo, non una di meno, una per tutte, tutte per una, e 8 marzo tutti i giorni, dice madonna quanto è antipatica Livia , buono ha fatto Salvo che finalmente l’ha mollata.

oppure:

  • Non è stata Livia , lei ha solo capito che non poteva fare nulla , che lui non era più innamorato di lei , e si è arresa . È strano però che in tanti anni non avessero ancora deciso di vivere insieme , evidentemente lei non voleva rinunciare alla sua vita in Liguria per lui , una donna innamorata lo fa , segue dovunque il suo uomo.

 

o anche

  • ho visto un Montalbano molto umano, una persona di grande ingegno e professionalità non è detto che non possa fare scivoloni sentimentali o che sappia gestire la propria sfera sentimentale…
  • È stato un colpo di fulmine!! E al colpo di fulmine, non si comanda!! D’altronde la storia con Livia era pallida e sbiadita!!!
  • É la conclusione di un rapporto portato avanti per abitudine, sbiadito e di chi non riesce a prendere una decisione. È stato fatto in chiave moderna ,oggi si fa così per telefono.
  •  le persone sono fatte di carne, sangue, lacrime, istinti, poesia e imprevedibilità. W Montalbano, uomo “normale” per fortuna.

 

A parte la confusione tra innamoramento e modalità di comunicazione scelta  per riferirlo, passando sopra la definizione di modernità nel mollare la gente per telefono, chiudendo un occhio sull’entusiasmo per la fortunata normalità di Montalbano che non ci azzecca niente con la scena muta, è evidente che non tutte le donne si sono indignate alla stessa maniera per il malo modo con cui Livia è stata licenziata.

Hanno prevalso la comprensione per una relazione presunta stanca, l’empatia per il commissario più amato d’Italia, l’antipatia nei confronti di Livia, o l’ultima delle attrici che l’hanno interpretata nel tempo.

Non ha prevalso l’unico atteggiamento che doveva prevalere in modo del tutto spontaneo, senza se e senza ma: la solidarietà femminile.

Lavoriamoci. Senza solidarietà ci sarà sempre Una di Troppo.

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