CHIUSI, IL TURISMO E L’UOVO DI COLOMBO: TORNARE A VIVERE LA CITTA’
CHIUSI – Se prendiamo come termine di paragone il doppio “ponte” del 25 aprile e del 1 maggio il confronto, dal punto di vista turistico, tra Chiusi e alcuni paesi dei dintorni risulta addirittura impietoso: Montepulciano, Castiglione del Lago, Città della Pieve, San Quirico d’Orcia, Pienza stracolmi di gente, la città di Porsenna desolatamente vuota. O quasi. I due week end successivi idem.
Eppure basta soffermarsi un po’ in un bar del centro storico o anche fare un paio di “vasche” (come si diceva una volta) nel triangolo di Chiusi Scalo per rendersi conto che mai, negli anni passati, si era visto un via vai di turisti in arrivo o in partenza come quest’anno. Tutti con il trolley in mano. Sono decine e decine ogni giorno. Arrivano per lo più in treno, sbarcano alla stazione (che nonostante i tagli continui evidentemente ancora funziona), poi si dirigono spesso in fila indiana alle varie agenzie di noleggio auto, dove hanno prenotato un mezzo per raggiungere qualche agriturismo o casa vacanze e per girare nella zona: Montepulciano, Pienza, San Casciano Bagni, la Valdorcia ecc… Qualcuno si ferma a fare colazione o pranzo nel primo bar, pizzeria o ristorante che trova. Poi via. E sono decine ogni giorno anche i turisti che arrivano a Chiusi Scalo in bicicletta dal Sentiero della Bonifica o in treno con la bici appresso per farse il tour del sud senese o del Trasimeno pedalando. Però tutto ciò non è neanche turismo mordi e fuggi. E’ semplicente arrivo-partenza, passaggio.
A Chiusi in senso turistico a parte qualche “presenza” (intesa come qualche pasto consumato in tutta fretta) non rimane niente. O molto poco. E’ tutto turismo destinato altrove. Non lontano, ma comuque altrove. E Chiusi questo problema se lo deve porre.
Qualcosa si sta facendo: davanti alla stazione sono stati installati pannelli multuimediali informativi, mappe con l’indicazione delle cose da vedere e visitare, ce n’è anche uno che ricorda le origini erusche della città. E uno che segnala il 43esimo parallelo (una curiosità). Tutto fa brodo. Ed è giusto – lo abbiamo scritto tate volte – che chi scende dal treno a Chiusi sappia subito, appena sceso, in che città è capitato e che Chiusi non è un paesotto qualsiasi, ma un luogo che ha segnato la storia d’Italia e nel quale la Storia, quella con la S maiuscola, si è fermata tante volte, lasciando segni indelibili. Dagli etruschi ai romani, dai primi cristiani ai longobardi, passando poi per il medioevo e il Rinascimento, fino al ‘900 (non tutte le città delle dimensioni di Chiusi possono vantare una citazione nela divina Commedia o fatti e battaglie clamorose come quella per la difesa della Repubblica di Siena nel 1554 o quella del giugno 1944 tra tedeschi occupanti e le truppe sudafricane dell’esercito britannico…)
Il problema di Chiusi è che non riesce a intercettare neanche il flusso dei turisti che a Chiusi arrivano o partono… E’ come se la città fosse un colabrodo in cui tutto passa e finisce in altre pentole… Ma di problemi, Chiusi ne ha anche un’altro che prima – in passato – non aveva e che ora sta diventando una emergenza: la città appare anche alla prima occhiata di chi arriva come un luogo pressoche desertico. Una sorta di ghost town. Una decina di anni fa, su uno degli ultimi numeri di pripamagina cartaceo la paragonammo alle mining town americane che finché la vena mineraria tirava si svilupavano con banche, empori, saloon, bordelli, stazioni ferroviarie, alberghi… poi quando la vena si esauriva o la miniera non era più remunerativa venivano abbandonate a se stesse. Empori chiusi, strade vuote, stazione senza più viaggiatori…
Chiusi – sia il centro storico che lo Scalo – appare un po’ così. Una cittadina che ha avuto un passato glorioso anche dal punto di vista commerciale (e si vede) ma che adesso stenta e fa fatica a tenere aperte le saracinesche, perché di gente ne circola sempre meno.
Allora, siccome una delle “chiavi di volta” dello sviluppo turistico, ma anche del commercio è l’assunto che “gente chiama gente”, ovvero la gente va dove vanno in molti (15 anni fa a Montepulciano non andava nessuno e ci si chiedeva come mai non avesse il richiamo di Cortona, per esempio. Adesso Montepulciano ha il poprblema inverso: non regge più l’urto del turismo di massa, i residenti sono “stremati”, nei week end non si cammina… Nel 1990 nel centro storico c’erano 4-5 tra ristoranti e osterie, adesso tra ristoranti, osterie, vinerie, bistrot ce ne sono più di 80), Chiusi deve per prima cosa farsi trovare più vivace. Deve insomma ritrovare il modo di avere gente per strada, così che anche i turisti di passaggio abbiano un’immagine della città che non sia quella di una ghost town.
Come si fa? intanto curando il decoro urbano e l’offerta di primo impatto (bar, ristoranti, bistrot aperti e ben forniti), poi creando occasioni di richiamo, eventi grandi e piccoli o curiosità (noi da anni proponiamo opere di street art sulle facciate ingrigite dal tempo)… Poi tornando a fare quello che in passato era la normalità: uscire di casa, vivere la città e fare i turisti a casa nostra. Negli anni ’60 e ’70 era normale per le famiglie di Chiusi Scalo andare la domenica a prendere il gelato nel centro storico. Era quello il salotto buono. Ora i chiusini della Stazione vanno preferibilmente a Cetona o a Città della Pieve, o a Castiglione del Lago. Ci si andava anche allora. Come si andava a Chianciano, che era una specie di Las Vegas de noantri. Ma tre domeniche su quattro si andava a Chiusi Città, al bar centrale o al chiosco del teatro. Dove naturalmente c’erano anche i “chiusini-chiusini”, quelli cioè del centro storico che sentendosi i depositari della storia non si muovevano da lì nemmeno con le cannonate. Se riprendessimo tutti questa abitudine il centro storico tornerebbe ad essere il salotto buono della città. Dove ci si incontra, si fanno due chiacchiere, si gusta un gelato o si fa un aperitivo, come va di moda oggi. E ne guadegnerebbe anche lo Scalo, perché il flusso crea flusso. E curiosità. Tutto ciò dovrebbe diventare un’abitudine consolidata, naturale, non un fatto sporadico che si verifica solo quando c’è qualcosa di rilevante.
A giudicare dalla gente che si vede in giro, soprattutto il sabato e la domenica, sembra che Chiusi abbia meno abitanti di Cetona o di Città dela Pieve. Invece, anche se ha perso quota, ne ha ancora di più. Chiusi non può rassegnarsi al ruolo di città dormitorio. Deve ritrovare un po’ di orgoglio e i primi ad invertire la tendenza dovrebbero essere i chiusini. E’ una cosa banale. E’ in pratica il classico “uovo di Colombo”. Certo anche i luoghi di ritrovo dovrebbero essere accoglienti, non fatti solo per un certo tipo di clientela, dovrebbero “invogliare” la gente ad andarci. Qualche bar chiuso dovrebbe riaprire. E su questo sia la pubblica amministrazione che la classe imprenditoriale qualche domanda se la dovrebbero fare e magari pensare anche a soluzioni elastiche e incentivi che possano agevolare le aperture o riaperture. Allo stesso modo va incoraggiato il turismo lento, quello che consente di visitare i luoghi e apprezzarne le bellezze e la storia e non solo il cibo. Il Sentiero della Bonifica e la linea ferroviaria Chiusi-Siena sono due grandi risorse in questo senso. Ma il primo è spesso impercorribile causa erba alta (non è infrequente per chi abita allo Scalo sentire i cicloturisti di passaggio che si lamentano di questo fatto), la linea è la stessa che fu inaugurata a metà ‘800 e meriterebbne interventi di ammodernamento, come richiesto dagli stessi sindaci della Valdichiana, ma questi interventi non si vedono…
La stagione estiva non è ancora cominciata. Sta cominciando adesso. Proviamo ad invertirla ‘sta tendenza da quest’anno. Mugugnare e basta e poi scappare altrove serve a poco.
m.l.
il primo passo è parlarne. Mi piacerebbe leggere che il partito di maggioranza smentisse , ma si sa loro preferiscono il silenzio e trovare le strategie per farsi montare le strutture della festa da parte dei volontari della pubblica assistenza. Hanno cambiato il senso del volontariato ed io disgustato credo di cambiare associazione con cui fare volontariato.
Oltre che a Montepulciano, il fine settimana nemmeno a Castiglione si cammina. Io là ho una barca e tutte le volte che vado al porto trovo file interminabili ed enormi difficoltà a parcheggiare. Su Chiusi, la prima domanda da porsi è: “Che ci vado a fare là?”. Specie se le tombe e (non ne sono certo) le catacombe sono chiuse.
A C. Lago la gente ci va per il lago. A Montepulciano per il vino. Quelli che ci vanno per i musei e la pinacoteca sono pochissimi, come a Cortona… Le tombe chiuse dal 2020, il Museo chiuso la domenica sono uno scandalo a cui bisognerebbe porre rimedio (e lo abbiamo scritto tante volte), ma non sono museo e tombe che possono far decollare il turismo e la rinascita della città come luogo di vita e non come dormitorio… Musei e tombe sono importantissimi per la storia, per un certo turismo culturale, anche. Ma la “vivacità” e il richiamo di cui godono alcuni paesi dei dintorni derivano e si trovano con altre cose… E se i cittadini stessi non sono i primi turisti della propria città, i primi a farla vivere non si va da nessuna parte…O meglio, si va altrove.
Le tombe e il museo non potranno da soli assicurare i numeri per invertite la tendenza, ma intanto apriamoli e poi vediamo. Ad essi poi si può associare un percorso enogastronomico per proporre un adeguato turismo di prossimità. Limitatamente allo Scalo, al momento non vedo alcuna peculiarità in grado di attrare sia forestieri che autoctoni, non può certo essere qualche bar in più a cambiare l’ inerzia.
Marco, con tutta la correttezza possibile, ma sono anni che dici le stesse cose su questo argomento, giuste di certo perchè le vedono e le constatano tutti, ma parlando di proverbi-visto che ormai è difficile cambiare la realtà che è avanzata e che stà avanzando – ma perchè non metti in evidenza quel famoso proverbio napoletano che recita che ”O’ PESCE FIETA DA A’ CAPA ? ”.Io a Chiusi ci sono ritornato a vivere perchè è quasi la mia terra d’origine e come tutti le sono attaccato, ma se avessi saputo che la realtà fosse stata questa probabilmente me ne sarei stato ad impostare la mia vita dove ero, ed allora dal momento che diversi chiusini,soprattutto di Chiusi Città,non amino tanto i flussi turistici che sembrano disturbare la bella dormiente e recitano sempre dalle panchine di fronte al Museo quel mantra famoso nei confronti dei pochi che vengono a visitare Chiusi che ogni tanto risuona ”accidenti a voi e a chi vi ci porta !”, tutto questo-anche se è una condizione molto parziale del problema- contrasta molto con il concetto di come sia
” l’ l’humus ” del popolo chiusino,che spesso si rivela proprio degno del participio passato del verbo chiudere.Sembra che il sottoscritto stia dicendo ed evocando tutte negatività ricercate appositamente con il lanternino come diciamo noi, ma credimi che forse in passato la nostra fascia generazionale si era illusa su come dovesse essere la Chiusi degli anni futuri e quel proverbio napoletano che ho detto sopra forse ha una spiegazione materiale,che in parte è politica certamente ma in massima parte anche culturale,perchè in questo concetto di sviluppo mancato che ha avuto la nostra cittadina le responsabilità non sono state mai da una parte sola-ed io ho sempre insistito se ben ti ricordi su questo concetto-e cioè che la componente politica del partito guida delle maggioranze è stata nel tempo principalmente non di estrazione operaia ma di estrazione contadina,ed ha marcato tute le caratteristiche e peculiarità di tale cultura e cioè di essere chiusa e conservatrice anche se si ispirava a dei modelli di cultura politica più generali e senz’altro più progressisti di altri, e cioè quelli che hanno portato l’Italia in vetta dello sviluppo degli anni ’60 e ’70,ma che aveva nel suo grembo allo stesso tempo il timbro di una società con l’impronta della conservazione tipica delle nostre campagne, molto diversa da quella delle classi anche popolari che sono nelle aree industriali di altre parti della stesa Toscana e dell’italia centro settentrionale.In pratica, il tuo discorso Marco, dice delle verità incontestabili sull’ esistenza delle possibili risorse della nostra Chiusi ma quando ad amministrare tali risorse c’è stata da anni ed anni gente che ha dilapidato milioni di euro per opere inutili non riversandole a beneficio pubblico, non riversandole sull’ambiente,facendo invecchiare le strutture che vengono abbandonate,pensando di perseguire politiche solo rivolte all’accaparramento dei voti per mantenersi in sella e nello stesso tempo per circondarsi di stampelle politiche che poi si sono rilevate gonfie di ignoranza amministrativa anche perchè i fondi sono mancati dando origine ad una lacunosa ed inconcludente progettualità (vedi anche i tentativi su tematiche come quella del carbonizzzatore, viabilità, rivalutazioni fin’ora mancate di stazioni ferroviarie, verde pubblico ecc ecc ) dimmi tu quale argomento a favore di chi ci ha amministrato vorresti evidenziare ? Io non ne vedo uno,ma accanto vedo anche tutta una serie di cose che per fortuna di pochi che da cittadini più coscenti si sono rimboccate le maniche per quanto hanno potuto, sono state ostacolate nel loro percorso che sarebbe stato ancorpiù disastroso per Chiusi se fossero passate lisce senza destare sussulti e opposizioni e che ancora purtroppo non lo mettono al sicuro dall’ulteriore degrado.Pensa che tutto questo tema della Stazione in Linea tanto per citare un esempio,ancora non si è risolto in maniera sicura per l’ambiguità di diversi sindaci che guidano i comuni del territorio e che sono quelli che aspettano che passi loro un cavallo di fronte per salirci sopra e che nello stesso tempo non se la sentono di dire allo stalliere che il cavallo programato dai vertici non sia un cavallo ma un ronzino. E allora i discorsi stanno da poche parti….soprattutto per la nostra generazione di quasi settantenni ed ottantenni-parlo per me ma anche per altri- che hanno vissuto il periodo d’oro di Chiusi che non ritornerà di certo più in quel modo come è stato.I tempi giustamente cambiano e occorre capire che per tanti aspetti occorra anche adeguarsi perchè la verità non stà mai da una parte sola,ma di fronte al degrado occorre capire che non c’è la sinistra che vince e la destra che perde o viceversa, perchè perdono tutti.E questo non entra nelle capocce della gente che continua imperterritamente a lamentarsi ma nello stesso tempo a sperare che in un ambito di scarsità di risorse vi sia un occhio benevolo e rassicurante che abbia promesso un posto, un impiego ad un figlio oppure ad un parente e allora giù la croce dove l’hanno sempre fatta pensando in cuor loro di votare con la sinistra del cuore ma non accorgendosi che quella sinistra che è stata scalata consapevolmente e progettualmente dall’esterno da quel centro non esiste più.Renzi infatti alla fine ha potuto dire:operazione compiuta,avendone ragione.E allora vorrei una risposta da te che è quella alla domanda di chi abbia organizzato politicamente e scientemente la progettualità per rompere le ossa alla sinistra facendo mettere alla guida dei nostri comuni una genia mancante di cultura politica ben sapendo che pazientando nel tempo quei risultati che si proponeva fossero alla fine arrivati ? Eccoli qua,nelle facce dei nostri governanti,quegli stessi che quando vedono un tavolo di raccolta firme dicono siamo con voi ma che nello stesso tempo attendono il via dei loro vertici collusi con gli altri vertici politici avversi e che si guardano bene dal mettere nero su bianco di ciò che hanno detto a parole,nero su bianco che non arriva e che non arriverà…e allora è la gente che deve alzare la testa e di certo non a loro favore,anche perchè ritornando ai detti che in quanto tali sono vecchi ma che si capiscono bene,come quello di Edmumd Burke che racconta : ”Tutto ciò che è necessario al trionfo del male è che gli uomini – ” supposti di bene”- non facciano nulla ”,che detto fra noi avvalora quello del pesce napoletano….
perché quel proverbio non la racconta tutta. A Chiusi il governo locale ha certamente le sue responsabilità (quello di adesso e parecchi di quelli precedenti), ma gli operatori economici, la politica intesa nel suo complesso, le associazioni di categoria e quelle socio-culturali e pure i cittadini non sono senza peccato. Io sto solo cercando di far riflettere su questo… Poi se la gente preferisce stare chiusa in casa e il gelato va a comprarlo alla Coop invece che andare a mangiarselo in un bar, ne prenderemo atto, ma che nessuno si lamenti…
Mi associo a Marco nel sostenere che è troppo facile dare tutta la colpa agli amministratori. Primo, perché ce li abbiamo messi noi, non è che sono andati lì “dal nulla” come in Cina o in Argentina. Secondo, è giustamente la collettività a doversi impegnare per migliorare la situazione. Io non faccio testo perché vado sempre a Castiglione, ma perché lì tengo la barca, però quando ci sono i Ruzzi, Lars Rock Festival, o altri eventi Orizzonti che mi interessano, ci sono sempre, e consumo. A tale riguardo, rimarco come sia estremamente grave il fatto che non ci sia più un pub. Per me e la mia compagna, come per molti, la chiusura del Silvo fu un vero shock.
Una riflessione infra mezzo si porrebbe ed è quella che da che mondo è mondo la ”gente”, quella che decide da chi essere amministrata,spesso se non ci sono grossi sconvolgimenti non è che non conti perchè col voto si decide chi mandare a governarci e quindi è la cittadinanza nel suo complesso che è caricata di tale responsabilità, vuoi che sia chi ci amministra efficiene o non efficiente.Io questo alla fine dei miei lunghi discorsi l’ho sempre detto ed ho aggiunto che è quasi inutile che la gente poi si lamenti se credeva che gli amministratori non avessero governato la città come avrebbero voluto fosse governata. Punto. Certamente che anche altre organizzazioni parallele e che sono emanazione della vita civile come l’associazionismo hanno anche loro le responsabilità e non ne sono esenti,soprattutto perchè guarda caso sono tuitte state create da organizzazioni politiche per rispondere colpo su colpo alle altre organizzazioni delle controparti e questo porta all’immobilismo, alla non soddisfazione di bisogni reali,al fatto che possano rappresentare specialmente nelle aree che chiamerei improduttive od a bassa produttività come quella della bassa Toscana per esempio, dei serbatoi di voti,poichè eseguono servizi che in una società civica e laica come lo Stato della Repubblica Italiana dovrebbero essere svolte appunto dallo stato e dai suoi governi tali servizi e non demandati all’associazionismo che di certo può esistere ma non come diretto fornitore di servizi e vissuto come integrazione del settore pubblico.Su tale punto c’è da fare anche altre distinzioni soprattutto riguardanti l’associazionismo diretto su campi specializzati di attività come l’assistenza ai profughi, nelle zone di guerra ed altro ancora, ma nell’ambito del paese secondo me la forbice si è allargata moltissimo, oltre ogni misura ed è stata permessa -diciamolo pure- per supplire alle deficienza di uno stato che non aveva le risorse tali da provvedere all’amministrazione diretta e soprattutto medica dei cittadini.Da qui il motore si è talmente viziato che oggi il fenomeno ha assunto forme incredibili come quello di spingersi verso l’amministrazione di una serie di servizi che non riguardano più l’amministrazione delle materie che portava avanti il sindacato fino a qualche anno fà nel campo della tutela del lavoro delle classi subalterne. Oggi tali strutture sono ridotte al calcolo delle buste paga ed alla informativa legale nel redigere contratti di lavoro ed alle dichiarazioni reddituali degli associati, ma la cosa più evidente dal punto di vista politico-non nascondiamocelo- sono diventate dei serbatoi di voti da poter attrarre ed utilizzare a scopo di conferme politiche per l’utilità diretta ed indiretta del personale politico dei partiti.Tutti e nessuno escluso. Un ultima aggiunta,non per la mania di voler correggere quanto detto da Giangiacomo Rossi ma per amore della verità oggettiva,riguardo a quando ha portato il paragone concernente gli amministratori che sarebbero andati ” lì dal nulla come in Cina o in Argentina”.Ma risiamo sempre alla solita diatriba che alla fine rischia di diventare ”tifo” perchè a quanto ne sappia io fra la Cina e l’Argentina ci dovrebbero essere un po’ di differtenze sostanziali, come avviene in tutti i cambi violenti di regime che la storia ci pone di fronte e magari forse sarebbe bene documentarsi un po’ meglio sebbene tutti e due corrispondano od abbiano corrisposto nella loro storia passata e presente a due stati autoritari.Con questo volevo dire che la storia dell’Argentina ha visto un colpo di stato con l’ascesa al potere di generali golpisti di destra pagati e coadiuvati dai servizi segreti statunitensi, storia abbastanza simile a quella del Cile di Pinochet mentre vorrei ricordare che la Cina è stata conquistata da Mao che ha lottato militarmente per anni ed anni dal 1938 al 1949 contro i feudatari ed i mandarini proprietari di grandi latifondi che quando non hanno più potuto sostenere le loro prepotenze verso milioni di contadini sono saltati come ultima chanche verso le file del nazionalismo di Chang Kai Shek sostenuto sempre dai soldi di oltre atlantico e dalle sue strutture militari, poi scappati aTaiwan.La lotta lì l’ha fatta il popolo od almeno una buona parte di detto popolo comprendente nei decenni successivi oltre 1 miliardo di persone, sollevati dalla fame e dalla miseria.Poi tutte le critiche sono possibili a quel regime ed anche giuste perche facciano soprattutto riflettere che dalla miseria e dalla povertà la rivoluzione -diceva lo stesso Mao- non sia un invito a pranzo ed abbia dei costi ma paragonare l’Argentina alla Cina e dire che in quest’ultima gli amministratori ce li abbiano messi altri mi appare anche oggi di fronte a tutte le discrasie che la Cina possa aver prodotto, una cosa che non è un esempio giusto e coerente.Sarebbe stato il contrraio se gli amministratori ce li avessero messi gli occidentali come hanno tentato per tre secoli di farlo nella maniera che hanno distrutto un impero asservendolo alla propria ricerca del profitto ma evidenemente non gli è stato più possibile ed oggi si ritrovano ad avere un concorrente non solo nel commercio mondiale di tutta preminenza se non il primo in certi settori, ma anche un modello – e questo lo considero molto importante- dove lo sviluppo viene programmato in maniera soprattutto pragmatica dove viene dato tempo al tempo programmando anche a lunga scadenza risultando vincenti a differenza dell’occidente che cerca i risultati del tutto e subito e quasi mai li raggiunge poichè gli si frappongono guerre,contrasti, alleanze disastrose che non riesce ad amministrare e per dipiù evocati e provocati da esso stesso con la propria poòlitica.E questo la dice lunga sugli ”straccioni” con le pezze al culo come lei Giangiacomo definisce i BRICS e che secondo lei non arriverano da nessuna parte.Credo che solo in un caso non arriveranno da nessuna parte e che è quello che potrebbero sopportare una guerra atomica che li possa vedere perdenti e far arretrare dalla loro richiesta di influenzare in maniera crescente altre nazioni che all’Occidente piace definire ”libere” ma in realtà sottoposte alla sua colonizzazione economica globale, moderna e compiuta con la finanza globale.Questo caso credo che possa essere possibile, Dio non voglia perchè nella strategia cosiddetta del ”DOMINO” ogni mossa corrisponde ad una necessità reale e se messi di fronte a perdere la propria influenza e dominio sugli altri,prima di diventarne i servi come hanno fatto fare ad altri per secoli, il bottone fatidico posso pensare che lo pigino.Fra l’altro non sarebbe la prima volta….sempre loro.Questa è la civiltà che ha dominato il mondo e che ancora oggi ne dirige per la maggioranza le sorti, altro che la democrazia…. La democrazia credo che sia una invenzione che non esista nè di qua nè di là dal fossato….solo che a noi è dato di crederci perchè abbiamo capito che ci serve a continuare anche con altri mezzi sullo stesso terreno.E proprio tanto condivisibile tutto questo non mi sembra che sia…
Carlo, forse estremizzo un po’, ma che c’entra tutto sto panegirico sulla democrazia con l’orario di apertura del bar Venezia, la chiusura del bar Italia o la mancanza di un pub?
A parte che non ho parlato nè di chiusura del Bar Italia, nè dell’orario del bar Venezia e nè della mancanza di un Pub perchè nè hai parlato tu ed è il corpo del Post, ma se tu non ci vedi la connessione di uno status più grande che involve anche la democrazia io non so cosa farci.Vedo che sono costretto a ripetere sempre le stesse cose per il semplice motivo che la tendenza ad esaminarle prende in considerazione solo esclusivamente quelle e volutamente si dimentica di ciò che è stato prima e di ciò che ne è seguito per poi arrivare alla fotografia dei giorni nostri. Raccontando così la storia-senza beninteso rifarsi e passare dall’uomo delle caverne o da Jurassic Park, credo che non si faccia un buon servizio a chi legge, anche perchè quelle chiusure di cui ti lamenti ed altri tipi di ”chiusure” della politica sono una diretta, anzi direttissima conseguenza del discorso sulla democrazia che ho fatto. Se tu non ce la vedi la connessione e le conseguenze, io non sò cosa farci.Comunque ancora una volta penso che l’epoca nella quale viviamo ci presenta soprattutto da parte mediatica l’insofferenza per la conoscenza per il semplice motivo che le generazioni educate alla ”voce del padrone” è molto più facile addomesticarle quando si abbia loro fornito una spiegazione ed una ragione che parte da venti anni a questa parte per arrivare ad oggi e questo lo dovrebbero capire soprattutto coloro che si pongono in maniera critica contro la politica che li vuole ”ammansire”ed invece mi sembra che vi sia insofferenza che produca la contrarietà. Per concludere la solfa dico sempre più spesso che per spiegare le questioni occorre considerare che l’ultimo passo dipende dal primo ed il primo passo dipende dall’ultimo. Se non è chiaro così, io non sò cosa farci mentre vedo che la reattività a tale discorso aumenta con l’aumentare dei tentativi di spiegare le cose presi settorialmente.Non siamo qui per studiare la storia del mondo beninteso ma almeno un metodo per fornire spiegazioni che tengano presente da dove veniamo ed il loro perchè ritengo che vadano date e non evitate, solo così si può spiegare la realtà di oggi che abbiamo davanti.Diversamente da questo, nella polemica attuale che mi viene in mente adesso che se ne parla per esempio la stessa spiegazione dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia a noi viene raccontata nel modo che Putin quasi quasi una mattina si sia svegliato e si sia rotto le palle dei 15000 morti delle popolazioni del Donbass ed abbia mandato i carri armati.Non funziona cosi, basterebbe leggere un opera di un teorico della filosofia come Paul Sweezy: ”Il Presente come Storia” perchè lo si voglia o no, il passato ci chiarisce le idee e le chiarisce soprattutto a coloro che le idee oggi se le formano come vengono loro raccontate ed allora vedremmo forse più chiaramente che quel mio vecchio collega di nome Flavio Esposito di origini toscano-napoletane diceva sempre : ”chi pensa con quello degli altri il proprio se lo può vendere”.
Infatti ne ho parlato io. Perché quello a Chiusi oggi è il problema. La quantità e qualità dell’offerta…
Aggiungo al precedente Post sulla dizione finale del mio collega Flavio Esposito: ” Ed oggi- caro Marco- è tutto un mercato ”. Ed il tragico è che prima si approva il mercato e la sua etica politica ma dopo ci si lamenta, ma solo a parole,perchè nei fatti si accetta tutto.E allora la vicenda diventa teatro mentre i principali responsabili politici di questo non sono le destre perchè quelle l’etica loro non la cambiano nè l’hanno mai cambiata, ma l’hanno cambiata le indifendibili sedicenti sinistre, perchè se un qualsiasi fatidico locale che tu nomini- tanto per esprimermi in maniera solamente simbolica e localoistica – apre quando vuole il titolare e l’ente pubblico non ha la facoltà di fare osservare un orario che soddisfi un ipotizzato interesse pubblico- come è di tutti gli altri locali-questo vuol dire che la discrasia non è tanto del titolare di quell’esercizio ma di chi gli ha dato il permesso di fare questo.Mi dici perchè nelle città questo non avviene ma avviena solo a Chiusi che io sappia e veda ? Allora questo non c’entra nulla con la democrazia come mezzo per la soddisfazione di un interesse pubblico ? Il degrado di cui ti lamenti inizia anche dalle piccole cose, e di queste sebbene piccole ce ne sono a bizzeffe e come ben sai si potrebbe arrivare anche ad altre ben più grandi al cui confronto queste sono risibili inezie.
dico solo una cosa: perché un dibattito come questo rimane confinato in questa “sezione commenti”? Pensa se fosse fatto in piazza, con amministratori, politici, commercianti e operatori economici in genere, esponenti del mondo associativo… Ma non c’è pericolo che succeda. E non succede da nessuna parte… E sai perché? Io una mia idea ce l’ho…
Anch’io una mia idea ce l’ho e la dico anche se non pretendo che sia la verità colata in terra ed è la seguente : viviamo in tempi bui di sottocultura dove il sentimento che impera è l’IPOCRISIA che è la condizione per la quale uno conosce la verità ma non è disposto a sforzarsi per cambiarla perchè gliene torna comodo. E guarda caso la fonte di tale condizione è quasi sempre quella di coloro che se parlassero in un modo riconoscendo le discrasie per le quali si rischi l’inciviltà politica sarebbero sicuri di perdere consensi. Io mi posso sbagliare ma quando ammetto il mio errore ed i miei limiti e faccio autocritica davanti ad una cittadinanza che mi comprende e dove si vede chiaramente che non ho nulla da temere ed il mio comportamento non è quello votato a fare soldi o ad accumulare prebende, mi sento pulito, magari lontano anche dalla verità oggettiva delle questioni ma pulito e non ho da ringraziare nessuno e da portargli l’acqua con le orecchie. Invece si verifica spesso il contrario che l’acqua sia portata con le orecchie, con il naso e con la bocca e parecchi si farebbero ricrescere anche altri organi per portarla ai distributori della verità,che spesso non sono nemmeno fra i peggiori ma che per svariati motivi hanno accettato la loro posizione che si pone fra l’incudine ed il martello.Vorrebbero dire la verità che sanno ma si comportano al contrario perchè hanno da perdere, non tanto in soldi od in carriera ma in potere che nelle piccole entità locali dà lustro a sentimenti svariati ma di certo tutti nel campo della negatività e su tali sentimenti non ce n’è uno di numero che possa essere positivo, tantomeno per chi li pratica.Per me poi- può anche darsi che mi sbagli-, ma i peggiori sono quelli che ho sempre cercato di classificare come coloro che vanno con la corrente del fiume,di qualsiasi fiume e che mio zio Solismo Sacco -che purtroppo per me ha cercato di farmene scuola perchè forse da me e solo da me non me ne sarei accorto o accorto tardivamente – mi ha sempre detto le seguenti parole che ripeto. ”Carlo ricordati che la stragrande maggioranza delle persone che oggi sono dalla nostra parte è perchè la vita ce li ha fatti trovare perchè sennò con la stessa indifferenza sarebero stati anche dalla parte opposta”. E questo la dice lunga perchè queste parole vano a pescare in un pozzo dove l’acqua arriva al palato a seconda di quanta sete hai ed a seconda di quanti compromessi sei disposto ad accettare. Ed allora i distinguo non ci sono più, restano solo belle idee mentre la gente nella stragrande totalità si uniforma ed è tutta uguale,con buonapace sia delle idee sia degli ideali. Difatti a dimostrazione di quanto dico quasi sempre nelle elocubrazioni e critiche sentiamo sempre le premesse che tuonano contro le ideologie, di non ideologizzare le questioni, arrivando anche a definire gli ideali roba da stolti che non si rendono conto del mondo nel quale vivono.Caro Marco, quando manca l’idea manca tutto perchè la mancanza di questa e l’adeguamento alle condizioni spinto ed aiutato da una società dove l’unico valore è il denaro a misura di tutte le cose, sono la via attraverso la quale ti convincono che i tuoi bisogni reali possono essere fungibili da altre categorie di bisogni…e allora aveva ragione il Flavio Esposito che ho citato prima…..Altra spiegazione che si potrebbe dare è quella che guardando la situazione dall’esterno su quello che possa ipotizzare il discorso che forse avresti voluto fare,il tutto sarebbe degno di una risposta che potrebbe essere quella che in Sicilia spesso una volta li ritrovavano sotto un ponte con un sasso in bocca ma qui, nella civile Toscana questo non avviene perchè non c’è necessità di ricorrere a questi comportamenti efferati. E allora se questo fosse vero, ma sicuramente in parte lo è come lo è in tutta italia, la ragione di tutto questo è che non è affatto vero che siamo una punta della civiltà. Ma che strano,guarda caso che torna sempre a galla la famosa ”Teoria dei Bisogni” che se non si hanno le energie economiche e morali per soddisfarli – certamente quelli normali di tutti gli uomini- si è propensi a cedere al ricatto. Ed è quello che vogliono, ma spesso è anche questione culturale di entrambe le parti…..