LA MORTE DI PADRE ERNESTO CARDENAL, PRETE RIVOLUZIONARIO E MINISTRO SANDINISTA
Chi ha una certa età e una certa abitudine ad interessarsi delle questioni del mondo ricorderà la “Rivoluzione sandinista” del Nicaragua, alla fine degli anni ’70. La sollevazione popolare, guidata dal “Fronte Sandinista di Liberazione nazionale” di Daniel Ortega che rovesciò il regime di Anastasio Somoza sostenuto dagli Stati Uniti. Era lo stesso periodo della rivoluzione komeinista in Iran. Ma in Nicaragua tirava tutt’altra aria. I sandinisti si ispiravano a Cuba e a Fidel castro, non all’integralismo religioso. Uno dei principali artefici e protagonisti di quella rivoluzione, però, era un religioso. Un prete. Lo chiamavano il “prete con la pistola”, perché entrò a Managua insieme ai combattenti sandinisti con la pistola alla fondina e il basco alla Che Guevara…
Nel primo governo Ortega fu ministro della cultura e della pubblica istruzione. Non era solo un prete, era anche un poeta, un intellettuale, diventato sacerdote in età matura, a 40 anni…
Quel prete si chiamava Ernesto Cardenal. E’ morto ieri all’età di 95 anni a Managua.
Il 4 marzo del 1983, in qualità di ministro accolse a Managua Papa Giovanni Paolo II, il quale però lo redarguì, ne censurò la partecipazione al governo Ortega (ritenuto un governo comunista) e lo invitò pubblicamente a dimettersi. Cardenal si rifiutò di farlo e fu sospeso a divinis. Papa Wojtyla non amava i comunisti né i preti della “teologia ella liberazione” movimento religioso latinoamericano di cui Cardenal faceva parte. Corpi estranei ala Chiesa di Roma che in quegli anni, con il papa polacco diede un contributo decisivo alla caduta dei regimi comunisti nell’Europa dell’Est.
Durante il governo sandinista, prima di essere ministro dell’istruzione tra il 1984 e il 1990, Cardenal promosse e coordinò una grande campagna di alfabetizzazione, che gli valse un riconoscimento mondiale da parte dell’Unesco. Grazie a quella campagna, almeno 500.000 nicaraguensi impararono a leggere e a scrivere.
Nel 1994, in polemica con quella che lui interpretò come deriva autoritarista nella gestione del partito da parte di Daniel Ortega, padre Ernesto Cardenal abbandonò il Frente Sandinista e cominciò a collaborare con Hugo Chavez in Venezuela, sempre sul terreno dell’alfabetizzazione.
Contribuì a creare le “scuole bolivariane” che sono scuole pubbliche, in cui non si paga nulla. “Sono per i bambini che prima non potevano pagare l’iscrizione a una scuola. Si tratta di scuole di educazione integrale, con pranzo e merenda, e con cultura e sport oltre agli insegnamenti dell’educazione di base. E soprattutto non si tratta di scuole separate dalla comunità” disse in una intervista.
E se papa Wojtyla che ne 1987 si fece fotografare a fianco del dittatore cileno Pinochet, lo sospese a divinis, nel 2014 papa Francesco, che è latinoamericano, gli revocò la sospensione riammettendolo all’esercizio delle funzioni sacerdotali. Di fatto riabilitando anche agli occhi della Chiesa il suo straordinario lavoro a fianco del popolo.
Anche tra papi le differenze a volte sono enormi…
Inutile dire che noi, in tutta franchezza, pur non avendo grande dimestichezza con preti e sacrestie, preferiamo – e di di gran lunga – il papa attuale e quanto ai preti, quelli che non disdegnano di sporcarsi le mani per difendere i diritti e la dignità degli ultimi della fila, come Don Milani, don Andrea Gallo, Camilo Torres o Padre Ernesto Cardenal.
Ha vissuto a lungo padre Ernesto, 95 anni sono un bel traguardo. E’ sopravvissuto a Fidel e a Chavez e anche all’utopia sandinista degli anni ’70… Se ne va ala vigilia dell’anniversario di quell’incontro con il Papa polacco e mentre negli Usa, il Washington Post pubblica un’indagine che conferma che non ci sono prove di brogli nelle elezioni del 20 ottobre 2019 in Bolivia quando il socialista Evo Morales fu eletto presidente, ma poi costretto a dimettersi e a rifugiarsi all’estero… Quello contro Morales fu un golpe, attuato in forza di una fake new (i brogli, appunto). Tra papi c’è differenza, ma l’America latina resta immutabile.
m.l.
Grazie per questo articolo e questo ricordo. Quelli di cui parli sono gli anni in cui mi sono avvicinato alla politica, gli anni in cui le vicende del mondo, dell’America latina in particolare, ci appassionavano come se quei posti fossero a un passo da casa nostra, a chi aveva certe idee appassionava la lotta di quei popoli per affrancarsi da sanguinose dittature spesso sostenute dagli stati uniti, dove il terrore era praticato quotidianamente da gruppi paramilitari, a questo proposito tra i “preti” che ci piacciono ricorderei monsignor Oscar Romero assassinato in Salvador nel 1980 proprio dagli squadroni della morte, assassinio che viene ricostruito anche nel bellissimo film del 1986 “Salvador” di Oliver Stone. Quella passione non mi ha mai abbandonato, negli anni le vicende dell’America latina le ha raccontate splendidamente Gianni Minà con la sua rivista “Latinoamerica e tutti i sud del mondo”, ho sempre pensato che anche per far politica a livello locale serva avere una visione generale di come vanno le cose nel mondo.
Adesso la politica è tutt’altro, quelli di una certa parte la fanno sui social magari vantandosi di aver rifatto un marciapiede, o al massimo accalorandosi e dividendosi nelle discussioni tra Renzi e Zingaretti.
Beh Luca, quelli che fanno politica oggi, per lo più sono quarantenni, ovvero sono nati negli anni in cui padre Cardenal entrava a Managua con il basco e la pistola alla fondina… Hanno conosciuto la politica da Berlusconi in poi. Prima erano ragazzini. Certo anche loro potrebbero leggere, studiare, informarsi.. ma il terzomondismo, l’anticolonialismo, le vicende sudamericane degli anni ’70 gli sembreranno preistoria o cose di un mondo lontano o che non esiste. Invece esiste. Come esiste ancora l’imperialismo e la tendenza a risolvere le questioni con i colpi di stato…
Un dispiacere immenso, la scomparsa di una grande figura intellettuale “anomala” come padre Cardenal. Uno di quelli, come si diceva un tempo, che cercava di vivere secondo gli insegnamenti del Vangelo. A tale proposito avrei alcune osservazioni da fare, ma non è questa la circostanza. Certamente era uomo di fede come altri, ma con molti di questi altri, non aveva nulla in comune. Non aveva nessuna vicinanza con il cardinale Marcinkus, con il potere clericale.
Lo fotografai a palazzo vecchio a Firenze in occasione dell’incontro a lui dedicato negli anni ’80 e conservo ancora in archivio gli scatti.Una figura di vero intellettuale che appunto riassommava in sè l’uomo d’azione ed il pensatore, un uomo del popolo e che si era sempre speso per il popolo.Un vero combattente antimperialista che non esitò a lasciare il governo di Ortega quando questo si schierò totalmente aprendo le sorti di quel Nicaragua alla burocrazia del partito sandinista che aveva lottato lunghi anni nella clandestinità.La storia spesso si ripete e quando i rivoluzionari prendono il potere la fame storica ed atavica delle generazioni compresse dal sottosviluppo detta la legge per la quale chi trionfa alla fine è quella parte alla quale i rivoluzionari si opponevano.Una lezione della quale oggi non se ne tiene conto ma che nello stesso tempo purtroppo dà adito e trova le ragioni di spazio appetibili alla conservazione ! La sua figura fu subito nota per il rimprovero che Papa Voytila gli diresse ad alta voce per il suo schierarsi a favore della” teoria della liberazione” ma quell’atto purtroppo fu subito dimenticato dall’establishment della Chiesa Cattolica,un atto che metteva in risalto le differenze di pensiero all’interno della concezione che tutt’oggi la stessa chiesa ha sia verso l’uomo sia verso la sua lotta per l’emancipazione, e molti all’interno della stessa chiesa sorpassarono noncurandosi di quel significato,che per molti a sinistra esprimeva tanto valore.Papa Francesco l’ha intelligentemente riabilitato ma mi chiedo tutt’oggi quanti alll’interno di quella chiesa lo tengano presente tale significato che esprimeva quella bianca figura di combattente.Tutto questo credo che possa bastare anche per definire quell’altra figura che al fondo della scaletta dell’aereo davanti a lui lo redarguì quasi con fare minaccioso: Papa Voytila.Quel dito teso verso Ernesto Cardenal,da parte di un capo della chiesa cattolica giudicatore e sentenziatore di verità di un potere arrogante non avrebbe fatto davvero l’interesse di una Chiesa nè nel mondo occidentale tantomeno nel terzo mondo, eppure pochi oggi all’interno di essa si ricordano di tale fatto, e quella figura vestita di bianco che stava in piedi è stata vissuta come una delle figure ” che ha sconfitto il male che veniva dall’Est.” Padre Ernesto Cardenal sapeva in cuor suo da dove il male arrivava ed era quello che Ernesto Cardenal aveva sempre combattuto,dentro e fuori quella chiesa, eppure è passata nell’opinione pubblica mondiale la ragione di quel dito teso verso di lui.Tutto il resto il tempo l’ha cancellato ed oggi ci si ricorda di questo solo in occasione della sua morte.