LA MORTE DI PADRE ERNESTO CARDENAL, PRETE RIVOLUZIONARIO E MINISTRO SANDINISTA

lunedì 02nd, marzo 2020 / 17:01
LA MORTE DI PADRE ERNESTO CARDENAL, PRETE RIVOLUZIONARIO E MINISTRO SANDINISTA
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Chi ha una certa età e una certa abitudine ad interessarsi delle questioni del mondo ricorderà la “Rivoluzione sandinista” del Nicaragua, alla fine degli anni ’70. La sollevazione popolare, guidata dal “Fronte Sandinista di Liberazione nazionale” di Daniel Ortega che rovesciò il regime di Anastasio Somoza sostenuto dagli Stati Uniti. Era lo stesso periodo della rivoluzione komeinista in Iran. Ma in Nicaragua tirava tutt’altra aria. I sandinisti si ispiravano a Cuba e a Fidel castro, non all’integralismo religioso. Uno dei principali artefici e protagonisti di quella rivoluzione, però, era un religioso. Un prete. Lo chiamavano il “prete con la pistola”, perché entrò a Managua insieme ai combattenti sandinisti con la pistola alla fondina e il basco alla Che Guevara…

Nel primo governo Ortega fu ministro della cultura e della pubblica istruzione. Non era solo un prete, era anche un poeta, un intellettuale, diventato sacerdote in età matura, a  40 anni…

Quel prete si chiamava Ernesto Cardenal. E’ morto ieri all’età di 95 anni a Managua.

Il 4 marzo del 1983, in qualità di ministro accolse a Managua Papa Giovanni Paolo II, il quale però lo redarguì, ne censurò la partecipazione al governo Ortega (ritenuto un governo comunista) e lo invitò pubblicamente a dimettersi. Cardenal si rifiutò di farlo e fu sospeso a divinis. Papa Wojtyla non amava i comunisti né i preti della “teologia ella liberazione” movimento religioso latinoamericano di cui Cardenal faceva parte. Corpi estranei ala Chiesa di Roma che in quegli anni, con il papa polacco diede un contributo decisivo alla caduta dei regimi comunisti nell’Europa dell’Est.

Durante il governo sandinista, prima di essere ministro dell’istruzione tra il 1984 e il 1990, Cardenal promosse e coordinò una grande campagna di alfabetizzazione, che gli valse un riconoscimento mondiale da parte dell’Unesco. Grazie a quella campagna, almeno 500.000 nicaraguensi impararono a leggere e a scrivere. 

Nel 1994, in polemica con quella che lui interpretò come deriva autoritarista nella gestione del partito da parte di Daniel Ortega, padre Ernesto Cardenal abbandonò il Frente Sandinista e cominciò a collaborare con Hugo Chavez in Venezuela, sempre sul terreno dell’alfabetizzazione.

Contribuì a creare le “scuole bolivariane” che sono scuole pubbliche, in cui non si paga nulla. “Sono per i bambini che prima non potevano pagare l’iscrizione a una scuola. Si tratta di scuole di educazione integrale, con pranzo e merenda, e con cultura e sport oltre agli insegnamenti dell’educazione di base. E soprattutto non si tratta di scuole separate dalla comunità” disse in una intervista.

E se papa Wojtyla che ne 1987 si fece fotografare a fianco del dittatore cileno Pinochet,  lo sospese a divinis, nel 2014 papa Francesco, che è latinoamericano, gli revocò la sospensione riammettendolo all’esercizio delle funzioni sacerdotali. Di fatto riabilitando anche agli occhi della Chiesa il suo straordinario lavoro a fianco del popolo.

Anche tra papi le differenze a volte sono enormi…

Inutile dire che noi, in tutta franchezza, pur non avendo grande dimestichezza con preti e sacrestie, preferiamo – e di di gran lunga – il papa attuale e quanto ai preti, quelli che non disdegnano di sporcarsi le mani per difendere i diritti e la dignità degli ultimi della fila, come Don Milani, don Andrea Gallo, Camilo Torres o Padre Ernesto Cardenal.

Ha vissuto a lungo padre Ernesto, 95 anni sono un bel traguardo. E’ sopravvissuto a Fidel e a Chavez e anche all’utopia sandinista degli anni ’70… Se ne va ala vigilia dell’anniversario di quell’incontro con il Papa polacco e mentre negli Usa, il Washington Post pubblica un’indagine che conferma che non ci sono prove di brogli nelle elezioni del 20 ottobre 2019 in Bolivia quando il socialista Evo Morales fu eletto presidente, ma poi costretto a dimettersi e a rifugiarsi all’estero… Quello contro Morales fu un golpe, attuato in forza di una fake new (i brogli, appunto). Tra papi c’è differenza, ma l’America latina resta immutabile.

m.l.

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