RADICOFANI: E ALLA FINE IL PONTE SUL PAGLIA E’ CROLLATO. ERA CHIUSO DAL 2014…

lunedì 02nd, marzo 2020 / 12:41
RADICOFANI: E ALLA FINE IL PONTE SUL PAGLIA E’ CROLLATO. ERA CHIUSO DAL 2014…
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“Ornai è una questione di settimane o più probabilmente di giorni, il Paglia si trascinerà via tutto e i detriti andranno rimossi, produrranno danni e saranno sempre i cittadini e l’ambiente a pagare la cialtronaggine di chi avrebbe dovuto averne cura”.

Così ieri scriveva Nicoletta Innocenti su Facebook, postando alcune foto inequivocabili del Ponte sul fiume Paglia, chiuso al traffico da anni perché pericolante. E la risposta non si è fatta attendere. Questa notte il Ponte sul Paglia è crollato la carreggiata si è adagiata spezzandosi e frantumandosi sul letto del fiume.

Dopo il ponte a 9 luci sull’Orcia, è il secondo ponte che cade in una delle zone più belle e celebrate della Toscana, laddove calanchi e cipressi, con l’Amiata o la rocca di Radicofani sullo sfondo costituiscono un set naturale tante volte utilizzato per film, fiction tv e spot pubblicitari.

Il ponte, che si trova nel comune di Radicofani, precisamente al bivio “Scaldasole” della Cassia, nei pressi della zona industriale di Abbadia San Salvatore.

Era inagibile dall’autunno 2014, creando non pochi problemi alle popolazioni di quel territorio e alla circolazione sulla SR 2. Dopo qualche anno e lunghi tira e molla, nel 2017 era arrivata finalmente una soluzione alternativa, un bypass provvisorio, che consentisse il flusso da Siena verso Roma e viceversa, senza passare per il paese di Ghino di Tacco. 

Quanto alle cause del crollo, oltre all’alluvione del 2012, si è parlato anche di “subsidenza”, ovvero di un fenomeno di abbassamento del suolo che può avere cause naturali, legate a processi geologici, ma spesso anche cause artificiali o antropiche legate alle azioni dell’uomo negative per i territori, come ad esempio le attività geotermiche. I piloni totalmente scoperti ne sarebbero il segno”.

Nel 2018 la Cassia, come la SR 146 che da Chiusi porta a San Quirico d’Orcia e comprende il viadotto Ribussolaia di Chianciano, anch’esso chiuso per problemi strutturali e rischio crollo, è rientrata sotto la giurisdizione Anas e l’ente stradale ha inserito nei propri piani di finanziamento l’intervento di demolizione e ricostruzione dell’opera. La progettazione delle attività di demolizione è già conclusa ed è in corso di perfezionamento l’iter per il reperimento delle necessarie autorizzazioni da parte degli enti preposti, ad esito del quale saranno avviati i lavori”.

Adesso però i ponte non esiste più, c’è rimasto un troncone, come quello di Genova. Il resto è sul fiume. Ciò può creare problemi dal regolare deflusso delle acque in caso di piena, e di sicuro cemento, bitume, ferro finiti sul greto dell’affluente del Tevere non faranno bene alla salute dell’ecosistema. Nicoletta Innocenti e altri cittadini ed esponenti di vari comitati fanno notare che il ponte era interdetto al traffico solo nella parte superiore, cioè sulla carreggiata stradale, adesso crollata, mente non il pericolo non era segnalato nella parte sottostante e cioè sul letto del fiume. Qualcuno poteva anche rimanerci sotto. Adesso all’interno del mega comitato “Ecosistema Valdorcia” che si batte contro la centrale geotermica che dovrebbe sorgere a pochi passi dal ponte venuto giù,  lancia anche l’idea di un’azione giudiziaria. Perché il crollo di questa notte è un crollo annunciato e l’ennesimo esempio di lungaggini all’italiana, con soluzioni tampone per rispondere all’emergenza, ma scarsa attenzione verso i territori periferici e verso i possibili danni ambientali, che puntualmente si verificano.

m.l.

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