LA RISCOPERTA DELL’ECONOMIA CIVILE. SI PUO’ RINUNCIARE A PARTE DEL PROFITTO PER GUADAGNARE IN QUALITA’ DELLA VITA?
FIRENZE – Si è chiuso ieri a Firenze il Festival dell’Economia civile. L’economia civile è una robusta corrente di pensiero economico che nasce in Italia, precisamente a Napoli, per merito di Antonio Genovesi, titolare della prima cattedra di Economia in Europa. Stiamo parlando del 1754. E’ un’economia che mette al centro il benessere dell’uomo e della società. Che intende coniugare prosperità economica delle nazioni e bene comune, da intendersi come bene di tutti gli uomini, e non solo in senso materiale.
Più o meno nello stesso periodo però, in un’altra parte d’Europa, precisamente in Scozia, un filosofo morale stava elaborando un’altra concezione dell’economia, che vedeva come unico motore dell’agire economico la ricerca del massimo utile individuale, noncurante degli effetti sulla collettività, anche se una “mano invisibile” provvedeva, secondo le sue teorie, a trasformare la ricerca egoistica del proprio interesse in un benessere complessivo per l’intera società.
E’ la concezione dello scozzese Adam Smith, padre della teoria del libero mercato su cui si è sviluppato l’impianto delle società capitalistiche occidentali. Questo modello economico ha consentito una crescita esponenziale della produzione di ricchezza e, pur tra mille contraddizioni, un miglioramento notevole delle condizioni di vita delle popolazioni occidentali.
Ma ora sta mostrando anche dei limiti oggettivi che impongono cambiamenti radicali. A partire dalla limitatezza delle risorse e dall’inquinamento del pianeta Terra, così come dalle crescenti e ingiustificate diseguaglianze sociali che minano la tenuta dei sistemi democratici. L’economia civile può rappresentare una risposta concreta che, pur rimanendo all’interno di una concezione positiva del mercato, ne cambia i connotati e la funzione sociale. Da luogo in cui ciascun individuo è mosso esclusivamente dalla massimizzazione dell’interesse personale, il mercato può diventare il luogo dove lo scambio tra persone ha un valore equivalente, dove la redistribuzione della ricchezza tra le parti è equa, che si fonda sulla reciprocità ed è orientato da un sentimento di fraternità. Perché l’uomo non è una “monade” isolata, ma ha bisogno di relazioni sociali per il suo benessere spirituale. Può quindi rinunciare a un maggior profitto economico per guadagnare in qualità della vita, in benessere complessivo della persona e della società.
In un’intervista concessa durante il Festival, il Prof. Stefano Zamagni, che può essere considerato il padre della recente riscoperta dell’economia civile, si è rifatto ad una concezione della felicità propria di Aristotele: “L’uomo può raggiungere la felicità a due condizioni: l’una è che persegua la virtù e l’altra è che la condivida almeno con un’altra persona”. Abituati come siamo al pensiero economico dominante, può sembrare strano sentire in un consesso di economisti l’uso frequente di termini come benevolenza, fraternità, reciprocità, felicità o la preoccupazione costante per l’impatto che le scelte economiche hanno sull’ambiente.
Ma dopo aver ascoltato i vari oratori, questo approccio diverso e originale ai vari aspetti della vita economica appare più come una speranza percorribile, che non l’illustrazione di un inutile libro dei sogni. Anche perché nel mondo ci sono già esperienze di “imprese responsabili”, indici borsistici che comprendono solo imprese con i requisiti della sostenibilità ambientale e sociale, tante esperienze di microcredito – a partire dalla più famosa Grameen Bank del Premio Nobel per la pace Muhammad Yunus –, esperienze positive e redditizie di finanza etica, come la prima Banca Etica d’Europa, nata a Padova nel 1999. E forse non è un caso che abbiano partecipato economisti del calibro di Jeffrey Sachs (economista della Columbia University inserito da Time fra i 100 personaggi più influenti al mondo), o i Ministri italiani dell’Economia e dell’Ambiente, Tria e Costa, moderati dal Direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana.
A proposito del Ministro dell’Economia: ritrovandosi in un consesso a lui più congeniale rispetto ai luoghi della politica, si è forse dimenticato per un attimo il suo ruolo ed ha affermato quello che da tante parti veniva previsto da tempo per l’economia italiana: per il 2019 la crescita sarà vicina allo zero. Alla faccia dei gufi.
Raffaello Battilana
Questo articolo, ma in generale la teoria dell’economia civile mi ricorda molto il discorso di Bob Kennedy sul Pil, pronunciato nel marzo del ’68 all’Università del Kansas, tre mesi prima di essere ammazzato…
X Battilana.Inviteresti la lepre a correre ma la percezione della mia noiosa prolissità anche da parte di me stesso me lo impedisce.Prendo atto di cio’ che dici e cercando un riscontro pur tenendo conto di quanto dici sulla banca etica,sulle esperienze del microcredito in India ed in altri luoghi,della Grameen Bank,mi resta difficile collocare tali iniziative come centrali o comunque che possano dare un credibile e globale apporto alla delimitazione della crudezza della legge del profitto.Mi appare-ma è solo un problema mio- che in certe fasi dell ‘economia ciclica possa prendere piede da parte di una schiera anche autorevolissima di osservatori e studiosi,la necessità di far passare nella società globale un messaggio di rasserenamento e di snellimento di quelle contraddizioni evocate sia da te nel Post al riguardo del sistema economico dominante ma anche e soprattutto dai circoli democratici di Stati Uniti ed Europa nei quali sembra sempre essere perorato l’interesse guida delle Corporations..Della permanente presenza di tale fattore per esempio nessuno ne parla e tantomeno le stesse organizzazioni partitiche sia di destra sia democratiche sia in Italia sia negli USA.Eppure anche questo ma non solo,è una presenza finalizzata a far pendere l’ago della bilancia verso una parte.In pratica sussistendo tali non smentibili presenze e molto reali, il concetto di “humanitas “ che si vorrebbe far marciare quasi parallelo nel tempo e nello spazio accanto ai binari dell’economia capitalistica e più spiccatamente di capitalismo monopolistico,assume la funzione non secondaria dello spargimento della nebbia nella pianura immensa e devastata dello sviluppo che produce sottosviluppo,convincendo gli abitanti, i lettori ed i cittadini del villaggio globale che in fondo una applicazione diversa delle leggi del profitto possano portare a perorare condizioni e situazioni dalle quali potrebbero scaturire economie più umane e più a misura delle persone.Codesta sarebbe a mio avviso una possibile situazione percorribile se non esistessero almeno tre elementi di contrasto e che fanno si che le condizioni nuove positive auspicate si riducano ad una mera speranza nella ricerca dell’elevazione della dignità umana tramite l’accesso alle risorse mondiali.Tali tre elementi limitanti secondo me sono: lo spazio di attuazione temporale dei programmi che chiaramente investono un agglomerato umano crescente in relazione alla dinamica di crescita della popolazione,l’assoggettamento e la lotta impari che il sistema del profitto conduce contro tali iniziative che lo stesso sistema possa considerare come veleno e sottrazione di spazi ad una parte della programmazione e realizzzione del proprio profitto, e l’altro fattore permanente che è la limitatezza di risorse contro la crescente domanda di fruizione delle fonti di energia e quindi di ricchezza,in pratica il vecchio dilemma del crollo del saggio di profitto di fronte alla limitatezza di risorse.Ecco,secondo me tutto questo si risolve solo in un messaggio che dice così “ non è vero che il sistema del profitto sia in fondo un sistema proprio
iniquo che produca povertà da un lato e ricchezza nello stesso tempo dall’altro,in quanto la rinuncia ad una fetta di profitto regolata da leggi delle istituzioni e dei soggetti operanti sul mercato con certe logiche umanizzanti,possano portare sicuramente a sollevare più uomini dal sottosviluppo”.Peccato che tutta la storia del mondo dica il contrario, anzi proprio quella moderna di storia del mondo,anche perché ormai la tecnologia e le modalità di sfruttamento del lavoro espellono milioni di uomini dai processi produttivi.Ti sembrerebbe che nel sistema vi siano le possibilità di invertire questa tendenza dopo che qualche generazione di lavoratori dei paesi in via di sviluppo insieme a quelli dei paesi sviluppati saranno la carne da macello sacrificata sull ‘altare delle promesse del benessere che emette il sistema? Purtroppo almeno per il momento non credo vi siano alternative a tale catastrofe umana,non perché gli uomini non abbiano le volontà di far cambiare il sistema, ma purtroppo perché nella storia dell umanità nessun sistema ha cambiato di per se stesso il proprio fine ne’ mai nessun sistema lo farà.A fargli produrre questo forse dovranno pensare le sue vittime non senz’altro i beneficiati dei paesi occidentali che magari vieppiu’ che il tempo passa sono sempre più assimilabili a quelli del terzo e quarto mondo.Il dramma è che chi è alla guida di tale sistema evoca mille ragioni ed attua mille idee per lenire,scoraggiare,disperdere tali iniziative che potrebbero essere anche positive ma che al confronto con un sistema che non intende le mezze misure e declina il profitto come molla che muove gli uomini ed alla cui logica sono sottoposti,mi sembra alquanto inverosimile il processo.Purtroppo, – e sarò pessimista e catastrofico- sarà un termometro a regolare la temperatura sociale fra gli uomini e che come la storia del mondo insegna tranne che in pochi casi,si possa chiamare con una sola parola:la guerra! Ma codesta non è che il prodotto di un sistema economico e sociale e culturale che per la propria sopravvivenza e continuità non indietreggia di fronte a nulla.Nemmeno davanti al rischio di estinzione globale di ogni forma di vita per la propria supremazia
Se non ho capito male, Carlo Sacco sostiene che la concezione di un’economia civile, così come tutte le concezioni che cercano di migliorare il sistema produttivo attuale, è inutile in quanto si scontra con la ruvidezza di un sistema incentrato esclusivamente sul profitto, per difendere il quale è disposto alla guerra senza escludere la possibilità di provocare “l’estinzione globale di ogni forma di vita”. E’ un’impostazione che deriva da una visione marxista della realtà. Ma quella marxista, come tutte le altre visioni del mondo, è un’interpretazione. Alla quale viene riconosciuta, anche da non marxisti, una profondità di analisi, forse senza pari, dei meccanismi di produzione capitalistici, ma alla quale molti, anche marxisti, riconoscono una minore capacità predittiva sul destino dell’economia capitalista, il cui crollo non si è ancora verificato. Nel frattempo gli uomini, e le donne, hanno bisogno di beni e servizi e di qualcuno che li produca. L’alternativa al modo di produzione capitalistico storicamente verificatasi è stata la socializzazione comunista dei mezzi di produzione. Altre correnti di pensiero, come quello socialdemocratico, hanno ritenuto che il sistema capitalistico fosse correggibile attraverso l’intervento dello Stato e delle organizzazioni dei lavoratori. L’economia civile parte da presupposti diversi, contigui alla dottrina sociale della Chiesa, che ritengono possibile il cambiamento sia degli individui, sia delle comunità. Per favorire il quale c’è bisogno di agire anche sul versante delle idee. E di pratiche concrete che consentano di vedere all’opera una concezione diversa dell’agire economico. Che tenga conto anche dell’impatto sociale e ambientale. Di fronte ai limiti crescenti dell’attuale sistema economico, la teoria e le esperienze dell’economia civile potrebbero rivelarsi una risorsa importante per una correzione di rotta, da molti ritenuta irrimandabile. Tutto qui.
Personalmente, pur non essendo un esperto in materia, credo che l’economia civile, oltre che sulla “dottrina sociale della Chiesa” trovi riferimenti anche nell’aggiornamento e nell’incontro tra la dottrina e cultura marxista con quella ambientalista e anche con posizioni diciamo “terzomondiste” (un po’ alla Mujica per intenderci)… IL che non vuol dire pauperismo o teorizzazione di un ritorno al medioevo o a situazioni preindustriali, ma solo ad condotte più etiche ed egualitarie
Che sui concetti propri dell’economia civile possano ritrovarsi i sostenitori di un umanesimo socialista e i difensori della causa ambientale non credo, personalmente, possano esserci dubbi. La matrice culturale di origine è però quella cattolica. Antonio Genovesi era un sacerdote, ancorché titolare della prima cattedra di Economia in Europa; Stefano Zamagni è l’attuale Presidente dell’ Accademia Pontificia delle Scienze Sociali; l’unica Scuola di Economia Civile è a Incisa, all’interno della comunità dei Focolarini.
X Battilana. No, non hai capito male assolutamente.Provo a rispondere a ciò che dici. Certamente sono d’accordo con te che tutte quelle visioni del mondo che dici siano interpretazioni. Quella Marxista non è che non ne tenga conto delle altre, ne tiene conto eccome e ne fà scaturire anche delle certezze e non solo delle interpretazioni.Certezze perchè esamina i fatti storici soprattutto nelle implicazioni economiche. Anche perchè nell’analisi che fa Marx e che ne fà derivare, sono stati analizzati i sistemi sociali e le rispettive teorie economiche diverse dal suo pensiero ma anche le relative fattualità che ne sono derivate da queste.In pratica anche l’interpretazione relativa a Marx non è che il risultato delle analisi che lo stesso Marx ha preso in considerazione per formulare le sue teorie, partendo perfino dall’analisi delle teorie filosofiche greche,per passare ad Hegel, Smith ed anche Engels ma non solo questi.Nella sua ” critica dell’economia politica” Marx insieme ad Engels esamina come nessun altro ha fatto precedentemente la teoria della moneta e dell’accumulazione capitalistica che confluiranno poi nella redazione del testo classico del ” il Capitale”.Ed in questo si capisce bene l’importanza che attribuisca al capitalismo come fattore di dinamicità e di cambiamento delle relazioni umane.Da questo lato Marx intesse un elogio al capitalismo anche se nella storia dei nostri giorni dopo un secolo e mezzo diciamo non si sono verificate diverse ”veggenze” precognizzate di Marx quali il crollo del capitalismo che soccomba alla rivoluzione violenta dei produttori.Ma il tuo discorso che ”nel frattempo la gente ha bisogno di vivere e produrre”,vorrei capire cosa questo significhi.Certo che la gente ha bisogno di vivere e produrre perchè è sottoposta al capitalismo ed al mercato,ma tale dinamica è quella che ha portato attraverso scossoni- magari più contenuti che le rivoluzioni di piazza e le insorgenze violente- ad una rovinosa caduta del mondo,dove principalmente il modo di produzione capitalistico ha scaricato le proprie tensioni economiche accentuando la rapina verso il terzo mondo con il colonialismo vecchio e poi ancora con quello moderno.Ed anche per sostenere tutto questo ha prodotto anche le guerre e le centinaia di milioni di morti.E’ il sistema di produzione che dà origine e che produce questo e che educa la gente ai comportamenti che ha avuto e che attualmente ha verso tali problemi.La nascita degli stati in altri continenti è stata proprio per costrizione dei poteri ad attuare le resistenze ed a provocare le guerre,sia quelle antiche basate sulla produzione economica antica sia quelle moderne basate sulla produzione tecnologica al seguito dei commerci e degli scambi ineguali.Imperi crollati sotto il peso delle rivoluzioni e rivoluzioni finite sotto il peso di forze che si sono innestate sia nell’ideologia e che l’hanno fatta anche cambiare mettendo gli uomini contro.Basti pensare a crollo del sistema coloniale inglese, il più grande ed esteso del mondo e la sua dipartita materiale dalle sue proprietà imperiali ma contemporaneamente il lasciare lì dentro il segno di continuità dello sfruttamento delle risorse(sistema bancario,finanziario, commercio) che c’era anche prima,imbastendo i sistemi di alleanze che hanno fatto campare gli imperi fino ad oggi e che li fanno tutt’ora campare con la padronanza e la vendita della tecnologia innestando dipendenze.(il fatto del Venezuela è l’ultimo caso) il discorso sarebbe troppo lungo chiaramente e non si può esaurire qui. Personalmente quello a cui tu fai riferimento e che chiami ”moderazione del capitalismo” identificandola come stato sociale e quindi presenza dello stato nell’economia (Keynesianismo) anche guardando l’evoluzione storica di tale fenomeno presente ancora oggi in ogni parte del globo, a me sembra che la sua evoluzione storica più che il segno della moderazione capitalista sia invece il tentativo che momentaneamente è teso a risolvere le contraddizioni più grandi e corpose ed estreme del capitalismo ( la storia moderna di questo ci parla più che altro ) ma che dibattendosi nell’alterco continuo di sanare le contraddizioni e di non farle deflagrare, produca in situazioni ben definite a livello globale, un restringimento e consumo delle risorse umane e planetarie poichè i fattori che entrano in giuoco sono lo sviluppo economico che sottrae risorse, la tecnologia che espelle i produttori e che quindi toglie possibilità di vita,applicate ad una natura che ha dei limiti di sopportabilità,ma che più di ogni altra cosa la teoria dello sviluppo capitalistico si scontri in continua crescita di potere deflagrante con il bisogno di profitto (produrre oggi più di ieri e meno di domani ) con quella che lo stesso Marx definì ”la caduta tendenziale del saggio di profitto” per la quale più si va avanti e più si applica la dinamica del lavoro che dia profitto e più si chiude il varco attraverso il quale passa l’ossigeno per lo sviluppo umano.Ora, senza fare grandi discorsi queste teorie sono state criticate anche dagli stessi marxisti del dopo Marx ma tutti hanno convenuto , e questo anche e soprattutto i Post-Keneysiani come Harrod -Domar, Frish, Kalesky ed anche altri con le loro modellistiche che si sia in presenza di un andamento ciclico paragonato al Flat-Ceiling-Flat ma con una tendenza ben marcata alla direzione del sinuisoide dello sviluppo verso il basso( Con le crisi dal dopo guerra ad oggi tale tendenza in periodi più o meno lunghi e di misura temporale diversa non è cambiata)Che segno è questo ti chiedo ? E’ un segno che il Profitto contenga in se le ragioni della sua autolimitatezza ? A me sembra il contrario e non è davvero l’idea dell’Economia Civile contigua alle teorie della Chiesa che inverta tale tendenza anzi, il proliferare di tali teorie(vediamo le esperienze nel terzo mondo per esempio come le banche agrarie in India -perchè non stupiamoci che è più di mezzo secolo che hanno iniziato con la fatidica ”Rivoluzione Verde” per continuare poi sul terreno del microcredito ad essere applicate a realtà che pur che siano presenti cospiquamente non fanno la storia economica di una nazione anche se messe tutte le une accanto alle altre per peso economico; l’India in questo senso è un paese guida e da osservare,forse da osservare molto più di altri….)e quindi in tale divenire l’Economia Civile si risolve in un diversivo momentaneo che non faccia mettere attenzione mediatica sulle negatività e che anzi si offra specificatamente come fatto moderatorio-illusorio in fondo della ”non tutta negatività del profitto” o che serva a quest’ultimo come effetto moderatorio. In un mondo come l’odierno, dipendente totalmente dalla presenza mediatica ti ricordo che si possa arrivare a definire ed a colorare ogni aspetto dei problemi a seconda di come si riesca a colpire l’idea della gente.Ma poi la questione che taglia corto è quella della fotografia della situazione, lo stato del mondo insomma.Ti sembra che sia migliorato nell’ultimo mezzo secolo ? Noi-io, tu, altri amici più o meno della nostra generazione- un po’ lo potremmo giudicare perchè a parte le letture e l’informazione, ma abbiamo oggi già vissuto oltre il mezzo secolo ed abbiamo visto che il sistema economico le sue tensioni le ha fatte sfogare non tanto all’interno del sistema occidentale ma soprattutto verso il terzo mondo e quindi quello che storicamente come materie prime e ricchezze ed energia ha preso la direzione dal terzo mondo verso l’occidente è servito a lenire le contraddizioni al nostro interno ed a lenire le tensioni non facendo che la gente si rivoltasse(consumi di massa) ma nel contempo ha distrutto il resto del mondo.Ed oggi siamo 7 miliardi e già sappiamo che come è amministrata la terra una gran parte di questi non potrà nemmeno mangiare, riprodursi, produrre.Allora ti domando: secondo te affrontare come dici tu i cambiamenti di questa natura capitalistica di mondo con quelle che tu chiami ” nuove idee” che potrebbero fornire da una parte la rinuncia al sistema del profitto da parte di un capitalismo nella sua fase suprema di gestione della tecnologia e del know how limitatamente al mondo sviluppato, potrebbe secondo te essere un elemento di una forza tale da riuscire a piegare la tendenza che abbiamo ora detto compartecipe la Chiesa con i suoi valori di umanesimo cristiano ? Secondo me è il nulla evocato sapientemente per cercare di resistere il più possibile all’interno di una guerra che è persa già dal suo nascere come concezione.Guarda caso che qui ci si innesta anche la funzione sociale della Chiesa ed il suo atteggiamento verso il terzo mondo, spesso scardinatore con l’evangelizzazione di fondamentalità millennarie di altre popolazioni che giustamente si ribellano alla distruzione di principi guida non loro,scardinanti non solo il loro sociale ma anche le concezioni della famiglia ed anche la loro cultura. Il pozzo dell’acqua in Sudan per salvare i bambini dalle malattie ha fatto il suo tempo credo, non perchè non sia utile ma perchè rappresenta un veicolo di penetrazione dell’avviluppamento economico e del forzato cambio di etica comportamentale di intere popolazioni. Qui si va sul brutale lo ammetto, ma è una battuta,forse infelice ma che rende l’idea,anche di quello che ha prodotto la storia guardando al colonialismo : c’era un collega di lavoro che mi diceva sempre davanti alla vignetta dei negri che con l’anello al naso e la lancia in mano e vicini al paiolo di acqua bollita dove dentro si trovava il povero religioso missionario apripista degli esploratori e poi delle compagnie di rapina legalizzate, che se quei negri ai quali si contavano le costole nel torace a causa della magrezza,li avessero bolliti qualcuno di più di quei missionari evangelizzatori, forse oggi sarebbero stati meglio.Oggi a noi occidentali sembra brutto ,sconveniente ed infelice fare battute del genere, ma mi domando quanto nei nostri pensieri ci sia presente la condizione di cosa hanno subito centinaia di milioni di persone nell’arco di almeno 2 secoli da parte occidentale e della penetrazione bianca a scopo di sfruttamento coloniale. Ed allora, di fronte a questo e con tulta l’acqua che è passata sotto i ponti tu mi dici le prerogative che potrebbe avere l’Economia Civile nella limitazione del profitto producendo comportamenti più umani perchè di fronte a questa rapina ed a questa distruzione che durano ancora oggi in maniera sempre più sofisticata e pressante, si possa affrontare tali problemi con l’idea che il profitto non sia tutto per il sistema economico e che una parte della vita non possa dipendere da questo perchè l’uomo abbia volontà di introdurre idee nuove che il profitto lo possano limitare e tenere a freno per convincere miliardi di persone che occorra avere una visione moderata delle questioni e deviare una parte della lotta per il profitto verso una concezione della vita più sociale ed umanizzata ? Vallo a dire alle Corporation che voglione rientrare in Venezuela dopo essere state cacciate perchè portavano negli Stati Uniti d’America i profitti dello sfruttamento delle risorse di quel popolo che per sopravvivere ha dovuto serrare le fila e che oggi a forza di dollari pagati dagli USA ai loro stati amici mafiosi confinanti fanno i cordoni sanitari per provocare la caduta dei governi e per poter rientrare neanche tanto in sotterfugio a continuare a rapinare con le leggi fatte dai loro servi moderati che male hanno digerito la ripresa in sovranità della loro nazione, poichè ceto medio con tutte le caratteristiche umane peggiori anche nei confronti del nostro,che non è dei migliori. Secondo te in tale situazione e tanto per essere polemico fino in fondo,quella Chiesa per chi tifa? Sei proprio sicuro che tifi per i poveri di quel paese e per Maduro e non per quelli incazzati che non vedono l’ora di roversciarlo perchè stufi di tirare la cinghia a causa dell’anello sanitario imposto dai loro ex padroni di casa? Vedi come il potente ha la facoltà di farti saltare
anche stando in casa propria ma con i media e con i soldati di altri vicini di casa ? Per i deboli cuilturalmente ed economicamente non c’è possibilità di campare se non a forza di grandi sacrifici, privazioni e lotta.E’ una visione marxista ? Si probabilmente lo è, ma di sicuro non è di compromesso fra coloro che sperano che il padrone deponga loro qualche uovo nel cappello per Pasqua e per Natale a cui alla fine non è estranea a questo neanche la concezione dell’Economia Civile.la convinzione che occorra resistere qualcuno la chiama anche col nome di dignità e la storia ogni tanto nella rilevazione di molte nefandezze ne dà anche atto di questa,se non altro come presenza nelle teorie costitutive dell’etica,della cultura e dell’economia di certe nazioni.Quella ” correzione di rotta da molti ritenuta irrimandabile” come tu dici e parallela al credo ed all’etica religiosa cristiana come lasci intendere,credo purtroppo che dovrai aspettare molto a vederla, se non altro di fronte al fatto che se guardi il globo terrestre nello spazio buio del cosmo e pensi alla condizione di quel genere umano che ci vive,credo che tu possa osservare come dato macro sociale che la maggior parte del genere umano sottosviluppato si trovi e si sviluppi e trascorra la propria vita nei luoghi dove la religione segna il pensiero ed i comportamenti principali della vita degli uomini.Un altro segno da tener presente quando si voglia applicare un complesso oggettivo di giudizio. Perdonami la lunghezza.
Nel lungo intervento di Carlo Sacco viene riproposto uno schema da lui riproposto spesso: validità delle tesi marxiste a prescindere dalle lezioni della storia e critica alla Chiesa. Mi permetto solo di ricordare due cose: la Chiesa esiste da più di duemila anni, il cosiddetto “socialismo reale” è collassato dopo poco più di settanta anni. Concludo con una frase del mio professore di Diritto alle superiori Leo Vagnetti: “Il problema di ogni rivoluzione comincia il giorno dopo aver conquistato il Palazzo d’Inverno”. In conclusione credo che occorra avvicinarsi con meno preconcetti a qualunque tentativo, teorico e pratico, si sforzi di introdurre elementi di miglioramento delle condizioni di produzione e di vita delle persone.
X Battilana. Io credo che non si possa prescindere come dici dalle lezioni della storia ed infatti l’analisi marxista non prescinde da queste, ma non credo che perchè la Chiesa esista da 2000 anni questo sia il segno che il modo di rapportarsi dell’uomo con questa entità creata dalla sua mente e solo dala sua mente, possa essere sempre lo stesso.Difatti in tale percorso vengono segnati dei paletti imprescindibili quali l’entità della fede.Mi sembra che 2000 anni molte cose che riguardino la comprensione della Chiesa e della sua azione siano cambiate,sin dagli anni dell’oscurantismo per arrivare ad oggi,quando la chiesa era padrona assoluta delle coscenze degli uomini.Oggi per fortuna qualche cosa è cambiata anche se assistiamo ad un continuo aggiornamento di questa per la propria sopravvivenza.Che le convinzioni dell’uomo-inteso come essere vivente-non debbano essere sottoposte a forzature siamo tutti d’accordo ma la condizione umana attraverso la quale la coscenza si stratifica e si forma è l’esperienza materiale di quando l’uomo vive la propria vita.E’ come una pianta che se cresce e si sviluppa dentro il condizionamento di un tubo, uscirà nella direzione dove il tubo è posto e quindi questo la dice lunga su come pesano i condizionamenti e l’esperienza materiale della vita.sicuramente 2000-3000 anni non sono nulla per superare i condizionamenti della limitatezza dell’uomo davanti al concetto di un essere supremo che ordini la vita e le sue forze.Non è questo il problema, ma che l’organizzazione umana ed in tal caso la Chiesa fatta da uomini si serva del condizionamento delle menti in una determinata direzione questo è fuori discussione ed applichi tale condizionamento nelle vicissitudini normali e quotidiane della vita.Io non denigro la religione ed il bisogno dell’uomo di affidarsi a questa a suo modo per vivere meglio, io critico che altri uomini come noi che fanno parte della chiesa indichino come la si debba pensare rispetto alla formazione delle idee.Per rendersi conto di questo si può pensare che il cosiddetto ” materialismo storico” dice e reciti che uno possa pensare a seconda del modo in cui si procuri da vivere.Nella società massificata questo è il segno dell’importanza con la quale la Chiesa educhi a pensare come le convenga.Detto questo alla risposta che tu dai che ”alle nuove forme di pensiero occorra avvicinarsi senza preconcetti” perchè da questo si possano avere condizioni di vita migliori per gli uomini,a me appare tutto questo-e lo ripeto- un modo che non tenga conto di molti aspetti, quali per primo la facoltà del sistema economico di rimangiarsi quanto ti concede.Insisto col dire che tenendo presente la giustezza di quello che affermi che il marxismo non sia una religione ma una interpretazione della realtà è cosa vera ed ogni altra teoria lo è, ma la teoria deve comprendere le basi di critica quando voglia far penetrare nella realtà stessa delle possibilità innovatrici. Il fatto a cui fai cenno che la chiesa c’è da 2000 anni e che la società socialista in URSS e satelliti sia durata 70 anni nulla dimostra rispetto a quello di cui parliamo e non sono esempi tali secondo me che possono essere portati.Primo perchè il marxismo non è una religione,secondo perchè la critica stessa del marxismo deve o dovrebbe comprendere anche il trarre esperienza e ragionamento dalle discrasie che ne sono nate all’interno di quel sistema che ha cretao e spiegarsi il perchè della fine. Il sistema economico capitalista è radicato nell’uomo da migliaia e migliaia di anni e se si è studiato la storie economica non basta solo il Prof, Vagnetti a dirci che il problema nasca più che altro da quando la gestione del sistema economico-politoico si sia affermata.Il marxismo di tutto questo ne è a conoscenza e la sua critica alla struttura del mondo ha tenuto presente tutto questo prima di formulare sulla carta le teorie che sono nate dall’esperienza storica degli uomini. Naturalmente e chiaramente siamo nel campo delle interpretazioni della realtà, come del resto è quella della Chiesa che recita che alle cose per farle vere basta crederci.
X Battilana.Rileggendo il tuo ultimo intervento e volendolo giudicare con estrema superficialità e non alla ricerca profonda delle ragioni che sò bene che anche tu conosci, in pratica risulta in due parole che tu dica questo: che nella contrapposizione delle teorie e dei fatti nella storia occorra calare degli elementi di diversità e di possibilità in modo che le teorie applicate possano costituire elementi di innovazione delle teorie stesse ed in definitiva portare a dei miglioramenti della vita. Ti rispondo che la teoria marxista tutto questo già lo contempla e molti degli stessi critici marxisti ed anche antimarxisti a cominciare da Baran, Sweezy, Samuelson,Schumpeter e tanti altri, hanno nelle loro teorie influito nel cambiamento dell’analisi marxiana degli avvenimenti.E’ per questo che ho detto che il marxismo non è una religione, ma una filosofia perfezionabile. Religione è invece il credere dell’uomo che l’Universo creato da una entità suprema possa rispondere sempre alle stesse leggi che non sono fatte per l’uomo ma vengono utilizzate da esso e dalle strutture da lui create che danno poco spazio-anzi quasi nessuno- all’interpretazione umana, ma si riversano in una totale certezza di tutto questo da parte degli uomini che le osservano e le subiscono.Anche un po’ superbo come concetto quello dell’uomo nei confronti del mistero legato alll’entità suprema se mi permetti,poichè anche parto di uomini come noi che indicano che oltre a conoscenza umana non si vada e da quel confini inizi la fede,ma si dà il caso che quella fede venga espletata non solo a livello interiore ma anche a livello materiale nella società e quindi i suoi effetti li produca eccome e ben pronunciati nella materialità delle situazioni. Poi che la fede religiosa a certe persone le aiuti a vivere su questo non ci piove ed ecco perchè la fede religiosa secondo me è e deve essere una misura tutta individuale ma quando travalica l’individuale gli effetti sociali inevitabilmente li produce.Quando esisteva l’assolutismo era il contrario: se credevi o dicevi di credere ed eri assoggettato alle leggi che applicavano le componenti ecclesiali tutto filava liscio,se le mettevi in discussione un po’ di caldo addosso probabilmente ti compariva.Ecco perchè- tagliato con l’accetta- l’autonomia di giudizio su tali temi sia importante averla e più se ne è esenti dalla costrizione più si è autonomi e la fede diventa una libera scelta delle persone.Ma ancora oggi-riguardo a quello che dicevo nell’altro intervento precedente- guardando il mondo e guardando ai miliardi che versano nel sottosviluppo- l’unica valvola di sfogo e che aiuti a vivere è il credere ed obbedire alle leggi delle religioni.Non è mica un delitto, ma segna marcatamente quel principio che ho riportato precedentemente chiamato ”materialismo storico” per il quale ogni individuo riesce a pensare a seconda del modo in cui si procura da vivere.E la Chiesa- non la religione bada bene- tutto questo lo sà bene di come possa funzionare la capoccia delle persone.E personalmente ritengo che ogni aspetto di quell’organizzazione anche nei minimi dettagli ed anche quando sembra essere la più indipendente possibile da questioni materiali e politiche, sia finalizzato alla gestione delle coscenze degli nuomini. Mi dispiace ma tale sostanza non la condivido.La condivida chi ne sente il bisogno, ed il fatto che ” esista da duemila anni”come dici,secondo me è l’indice della natura di una umanità ancora per molti aspetti più vicina alla natura animale ed istintiva degli uomini ,anzichè vicina a quella di un supposta entità suprema semprechè esistesse.In pratica, un prodotto umano.Un motivo ulteriore personalmente per quanto mi riguarda per dire no alle teorie dominanti e che prendono e condizionano la maggior parte dell’umanità.Ma 2000 anni non sono nulla nel divenire della vita di generazioni e generazioni.C’è chi lo sà bene e cerca di sopravvivere adeguandosi, appoggiandosi come tutte le entità politiche a cui prema la propria continuità, all’uso dei media, alla diffusione di quelle idee, ma ritengo che per fortuna una parte di quella guida sia venuta meno anche proprio grazie agli stessi strumenti dei quali si sono serviti nel tempo, vedi per esempio lo stare storicamente sempre dalla parte dei potenti prima ed in parte moderatamente anche oggi, allontanare la formazione delle idee nella mente dei subalterni da qualsiasi ipotesi di rivoluzione.se guardiamo alla storia hanno pianto lacrime e sangue quando i loro emissari evangelizzatori si sono addentrati alla conquista di” nuove anime” nel terzo mondo ma oggi subiscono in qualche modo anche la stessa sorte di quella che loro stessi imposero agli altri in casa propria.Cina e terzo mondo sono lì a confermarlo inequivocabilmente.E questa non è vero che sia un altra storia, ma credo sia il vederne le cause e le continuità e quello che si produca oggi come diretta conseguenza da quello che è stato ieri. ”La storia non si fà con le forbici” diceva qualcuno di mia e tua conoscenza. O no ?