LA RISCOPERTA DELL’ECONOMIA CIVILE. SI PUO’ RINUNCIARE A PARTE DEL PROFITTO PER GUADAGNARE IN QUALITA’ DELLA VITA?

lunedì 01st, aprile 2019 / 17:32
LA RISCOPERTA DELL’ECONOMIA CIVILE. SI PUO’ RINUNCIARE A PARTE DEL PROFITTO PER GUADAGNARE IN QUALITA’ DELLA VITA?
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FIRENZE – Si è chiuso ieri a Firenze il Festival dell’Economia civile. L’economia civile è una robusta corrente di pensiero economico che nasce in Italia, precisamente a Napoli, per merito di Antonio Genovesi, titolare della prima cattedra di Economia in Europa. Stiamo parlando del 1754. E’ un’economia che mette al centro il benessere dell’uomo e della società. Che intende coniugare prosperità economica delle nazioni e bene comune, da intendersi come bene di tutti gli uomini, e non solo in senso materiale.

Più o meno nello stesso periodo però, in un’altra parte d’Europa, precisamente in Scozia, un filosofo morale stava elaborando un’altra concezione dell’economia, che vedeva come unico motore dell’agire economico la ricerca del massimo utile individuale, noncurante degli effetti sulla collettività, anche se una “mano invisibile” provvedeva, secondo le sue teorie, a trasformare la ricerca egoistica del proprio interesse in un benessere complessivo per l’intera società.

E’ la concezione dello scozzese Adam Smith, padre della teoria del libero mercato su cui si è sviluppato l’impianto delle società capitalistiche occidentali. Questo modello economico ha consentito una crescita esponenziale della produzione di ricchezza e, pur tra mille contraddizioni, un miglioramento notevole delle condizioni di vita delle popolazioni occidentali.

Ma ora sta mostrando anche dei limiti oggettivi che impongono cambiamenti radicali. A partire dalla limitatezza delle risorse e dall’inquinamento del pianeta Terra, così come dalle crescenti e ingiustificate diseguaglianze sociali che minano la tenuta dei sistemi democratici.  L’economia civile può rappresentare una risposta concreta che, pur rimanendo all’interno di una concezione positiva del mercato, ne cambia i connotati e la funzione sociale. Da luogo in cui ciascun individuo è mosso esclusivamente dalla massimizzazione dell’interesse personale, il mercato può diventare il luogo dove lo scambio tra persone ha un valore equivalente, dove la redistribuzione della ricchezza tra le parti è equa, che si fonda sulla reciprocità ed è orientato da un sentimento di fraternità. Perché l’uomo non è una “monade” isolata, ma ha bisogno di relazioni sociali per il suo benessere spirituale. Può quindi rinunciare a un maggior profitto economico per guadagnare in qualità della vita, in benessere complessivo della persona e della società.

In un’intervista concessa durante il Festival, il Prof. Stefano Zamagni, che può essere considerato il padre della recente riscoperta dell’economia civile, si è rifatto ad una concezione della felicità propria di Aristotele: “L’uomo può raggiungere la felicità a due condizioni: l’una è che persegua la virtù e l’altra è che la condivida almeno con un’altra persona”. Abituati come siamo al pensiero economico dominante, può sembrare strano sentire in un consesso di economisti l’uso frequente di termini come benevolenza, fraternità, reciprocità, felicità o la preoccupazione costante per l’impatto che le scelte economiche hanno sull’ambiente.

Ma dopo aver ascoltato i vari oratori, questo approccio diverso e originale ai vari aspetti della vita economica appare più come una speranza percorribile, che non l’illustrazione di un inutile libro dei sogni. Anche perché nel mondo ci sono già esperienze di “imprese responsabili”, indici borsistici che comprendono solo imprese con i requisiti della sostenibilità ambientale e sociale, tante esperienze di microcredito – a partire dalla più famosa Grameen Bank del Premio Nobel per la pace Muhammad Yunus –, esperienze positive e redditizie di finanza etica, come la prima Banca Etica d’Europa, nata a Padova nel 1999. E forse non è un caso che abbiano partecipato economisti del calibro di Jeffrey Sachs (economista della Columbia University inserito da Time fra i 100 personaggi più influenti al mondo), o i Ministri italiani dell’Economia e dell’Ambiente, Tria e Costa, moderati dal Direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana.

A proposito del Ministro dell’Economia: ritrovandosi in un consesso a lui più congeniale rispetto ai luoghi della politica, si è forse dimenticato per un attimo il suo ruolo ed ha affermato quello che da tante parti veniva previsto da tempo per l’economia italiana: per il 2019 la crescita sarà vicina allo zero. Alla faccia dei gufi.

Raffaello Battilana

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