CLIMA CALDO E TONI ACCESI ALL’INCONTRO INDETTO DAL COMUNE DI CITTÀ DELLA PIEVE SULLA CENTRALE BIOMASSE
CITTA’ DELLA PIEVE – Clima rovente nella sala grande di Palazzo Corgna a Città della Pieve, dove giovedì 16 novembre si è svolto l’incontro indetto dal Comune per chiarire i punti oscuri dell’impianto a biomasse che sta sorgendo in località San Donnino.
Palpabili da un lato la preoccupazione per le possibili ripercussioni del biomasse sulla salute, dall’altro l’insofferenza dei cittadini che sempre più spesso si vedono calare dall’alto delle Istituzioni decisioni e azioni che hanno un effetto sul territorio e i suoi abitanti senza previa consultazione. Il moderno decisore pubblico sembra aver acquisito il costume dell'”avviso a cose fatte”, venendo tuttavia meno, volente o nolente, al principio di sussidiarietà regolato dall’articolo 118 della Costituzione secondo cui il cittadino, sia come singolo sia attraverso i corpi intermedi, deve avere la possibilità di cooperare con le istituzioni nel definire gli interventi che incidano sulle realtà sociali a lui più vicine.
Una platea tutto sommato disciplinata, attenta e piuttosto preparata ma non avulsa da toni accesi soprattutto in merito alla evidente difficoltà del Prof. Franco Cotana, uno degli esperti in cattedra, di affrontare il contraddittorio con un briciolo di pacatezza e un pizzico di bon ton.
In sala, gli esperti invitati dal sindaco Fausto Scricciolo: Ing.Irene Costarelli, dirigente Arpa Umbria; Prof.Franco Cotana, Ordinario di Fisica Industriale all’Università di Perugia, Dr. Giorgio Miscetti – Direttore del Dipartimento di Prevenzione della U.S.L. Umbria 1, Dr.ssa Sara Passeri – Dirigente Responsabile Area Dipartimentale Umbria Nord ARPA, l‘Arch. Fausto Fadighenti – Responsabile dell’Area Tecnica del Comune di Città della Pieve, l’archeologa Silvia de Fabrizio e Daniela Riganelli, segreteria nazionale Legambiente. L’esposizione si è concentrata soprattutto sull’aspetto burocratico e sul tema della salute.
Il sindaco ha ribadito che, a norma di legge, il suo intervento nel processo decisionale inerente l’approvazione (o meno) della costruzione dell’impianto, non è previsto. Replica che ha trovato conferma nella dichiarazione dell‘ingegnere Irene Costarelli. Per impianti piccoli come quello di San Donnino (199kw), ha spiegato la dirigente di Arpa Umbria, l’analisi della valutazione dell’impatto ambientale non è richiesta e il compito tanto di Arpa quanto dell’ufficio tecnico del Comune interessato si limita alla verifica della compatibilità con i criteri previsti dalla legge.
Sul tema della salute poco è stato aggiunto a quanto già appreso e discusso durante l’assemblea del 12 novembre nella sala Sant’Agostino di Città della Pieve, indetta dall’associazione ecologista Il Riccio e dal Comitato No Centrali Biomasse di Fabro. Incontro a cui, nonostante l’invito formale, il sindaco di Città della Pieve, così come altri rappresentanti istituzionali di altri Comuni, non era presente.
Dopo una lunga dissertazione sui danni causati da smog, camini e stufe, il dott. Giorgio Miscetti ha confermato il tasso di emissione di particolato atmosferico (PM) che però non avrebbe ripercussioni degne di nota sulla salute degli abitanti. L’emissione sarebbe pari a quella di dieci camini in funzione, ha aggiunto il Prof. Franco Cotana.
Poche rassicurazioni, dunque, sul fronte della salute. Ma anche su quello della regolarità dei controlli. L’ingegnere Costarella ha precisato che date le misure contenute dell’impianto, il controllo obbligatorio da parte di Arpa -che scatta invece con impianti che vanno dai 500 Kw in su – non rientra nella normativa di legge. Ma è possibile su richiesta del proprietario, dei cittadini o dell’amministrazione.
Se da un lato il discorso inerente le centrali a biomasse è di per sè controverso, dall’altro l’impianto di San Donnino ha una caratteristica piuttosto inquietante , emersa alla fine dell’incontro e rimasta aperta per mancanza di risposte soddisfacenti.
Come abbiamo già scritto, Maurizio Succi, presidente della Tecnologie Ambientali , la ditta che ha richiesto l’autorizzazione alla costruzione della centrale, risulta indagato per ipotesi di truffa ai danni del Comune di Grosseto per la gestione dell’impianto di trattamento dei rifiuti della città.
Su questa ambiguità il sindaco di Città della Pieve non si è espresso, limitandosi a commentare che avrebbe conosciuto Maurizio Succi proprio il 16 novembre, giorno dell’incontro pubblico, poco prima dell’inizio. Fermo restando che “indagato” non significa “imputato” e che il sig. Succi (che non è intervenuto all’incontro) è semplicemente sotto indagine (cosiddetta preliminare), è legittimo chiedersi come mai l’amministrazione di Città della Pieve e/o chiunque abbia visionato la documentazione, non si sia posta il problema di approfondire la faccenda e, ove possibile, di applicare il principio di precauzione. Cosa che avrebbe potuto fare dopo aver appreso dell’indagine, che si configura come fatto nuovo rispetto all’autorizzazione e getta qualche ombra sull’affidabilità del soggetto proponente.
L’altro dato emerso ma poco esplorato durante l’incontro pubblico è che in fondo questa centrale è un’iniziativa privata. E non legata ad azienda agricola. Come tale, giustamente, l’obiettivo è quello di fare profitto con la produzione di energia. Che benefici ne trarrebbero i cittadini, l’agricoltura e il territorio? Soprattutto in vista del fatto che la centrale sorge non molto distante dal luogo in cui è stata ritrovata la tomba di Laris che ha fatto il giro del mondo?
Come detto, molti interrogativi sono rimasti senza risposta ma Scricciolo ha promesso un consiglio comunale a porte aperte da tenersi a breve, in cui farà richiesta di maggiori poteri di intervento nella questione.
Elda Cannarsa
ambiente, centrali biomasse, Comitato cittadino
L’ingegnere è Costarelli, cortesemente fate una correzione al cognome.
Grazie della notifica ingegnere. è un errore di battitura in quanto nel paragrafo precedente il cognome è scritto correttamente
Ho avuto modo di esporre le mie considerazioni su questa vicenda (e su altre simili) nell’assemblea tenutasi nella sala S.Agostino.
E’ in queste circostanze che emerge prepotentemente l’analfabetismo politico e, diciamolo pure, lo scarso senso civico delle nostre popolazioni.
Risultato? L’incapacità di gestire queste situazioni.
Il punto del discorso si ferma sempre a: inquina? è un impianto pericoloso? Al che le risposte di rito sono: è a norma, le emissioni sono trascurabili…
Ma la questione cardine è un’altra. Come popolazioni di queste terre che idea abbiamo del nostro territorio? In che cosa vogliamo trasformare il posto in cui viviamo?
E’ su queste domande che dovremmo chiarirci ma le istituzioni non ci aiutano. Come viene ricordato nell’articolo quasi sempre ci troviamo a discutere a cose fatte.
Secondo me, ma non solo secondo me visto che in posti più civili dei nostri un confronto avviene prima di prendere una decisione, i cittadini hanno tutto il diritto di pronunciarsi venendo messi a conoscenza dei pro e dei contro di un progetto. Si chiama, partecipazione.
Poi, ovviamente, la decisione spetta all’Amministrazione che però se ne deve assumere le responsabilità: Nel bene e nel male.
Se non riusciamo ad attivare questo meccanismo ogni volta ci troveremo a fare Comitati, a sentire esperti, ma non faremo altro che ripartire sempre dal via.
Ci sono città che hanno deciso di non consumare più suolo agricolo, altre che non vogliono impianti insalubri nel proprio territorio, altre che propongono incentivi per murare, altre ancora che antepongono i posti di lavoro all’inquinamento del suolo e dell’aria.
Noi, qui, cosa vogliamo?
E quando ci pronunciamo su questi aspetti facciamo politica; dobbiamo dirlo a testa alta e in modo forte e chiaro.
Non possiamo più lasciare il monopolio della politica ai partiti perché abbiamo visto che hanno altre logiche rispetto alle nostre: sugli ospedali, sulle scuole, sulle strade, sui servizi che ci servono e sulle attività nocive.
Infatti, l’intervento di Fiorani è apprezzabile non solo perchè dice papale papale che sono proprio i partiti e le istituzioni ad estendere la conseguenza della non partecipazione poichè mettono davanti alla popolazione le cose ormai fatte e decise al loro interno; e dal suo intervento si evince che tutto questo sia proprio una ”logica” ed è la logica di chi ha sposato il fine di una società che si basa solo ed esclusivamente sul profitto fino ad arrivare a far passare questo dalle maglie del pubblico.Qualcuno scuoterà il capo ma mi dispiace per lui perchè ogni conclusione di queste storie porta a tali considerazioni che non sono considerazioni campate in aria, proprio perchè le realizzazioni e gli effetti di tale modo di comportarsi le si vedono tutti i giorni e le logiche con le quali si affermano sono queste che vediamo intorno a noi.Ciò che Fiorani auspica è la partecipazione della gente che non può solo essere quella che vede nascere i comitati come ultima speranza all’impauperamento od all’avvelenamento del territorio, ma una costante e ferma partecipazione che sia lontana da logiche che affidino al vertice piramidale ciò che il vertice possa decidere.Tutti dicono che occorra riprendersi la politica,- è solo una frase comune questa-ma guardate che vi sono partiti che nel nostro territorio nel passato bene o male vedevano una partecipazione anche spontanea ed interessata quasi esclusivamente al bene pubblico ( il quasi è sempre doveroso….), oggi queste caratteristiche fanno parte del passato sociale.Decidono solo i vertici investiti da un potere delegato che i cittadini hanno dato dentro l’urna a cui segue il completo disinteresse degli stessi che hanno votato.Questo è il contrario della politica perchè invalida completamente ciò che può essere e rappresentare il passato e la storia di un Comune come quello di Città della Pieve e porta l’acqua ad una logica subdola che non risiede nell’interesse dei preposti ad espletare e coordinare l’interesse pubblico ma li fa automaticamente ed anche incoscientemente talvolta i servi e gli esecutori di quello che i mandanti al di sopra di loro decidono.Ed i mandanti sono i vertici dei partiti che ormai da tempo immemorabile hanno capito che per far funzionare quella macchina hanno bisogno che non si discutano le direttive di una logica imprenditoriale che affianca la politica, e spesso tale logica è una logica anche corruttiva.Gli esempi intorno a noi li vediamo in tutto il paese Italia. E’ un connubio che senza romperlo non si va da nessuna parte e certamente non si rompe con i comitati. A quelli basta che l’niziativa non riguardi il proprio territorio ma riguardi altri chè la loro voce cessa di far rumore. Quello che più spaventa l’organizzazione perchè proprio di ”logica organizzativa e funzionale si tratta”- dove nulla è lasciato al caso-è la partecipazione; per impedirla tirano fuori anche il concetto di democrazia perchè sanno che oggi la gente ormai non reagisce più alle violenze sociali poichè ha perso la fiducia che qualcosa possa cambiare. Il massimo della protesta sono i Comitati, quelli non impauriscono la loro logica, perchè se hanno in pasto la soddisfazione che abbiano prodotto l’alt alle loro iniziative, ce ne saranno altrettante da mettere in campo dove il contrasto non affiorerà.E’ del meccanismo della partecipazione che hanno paura ed infatti oggi la politica agisce lontano da questa.A loro basta la delega che si dà in cabina, poi provvedono loro ai bisogni dei cittadini.E’ questa la logica che si deve impedire che si realizzi, e si impedisce in una sola maniera: imponendo dal basso la partecipazione entrando dentro a quei partiti di cui si parla e non lasciarli in pasto a quelle logiche di come oggi funzionano.Tanto per farla breve, ma vi sembra cosa normale che prima dell’avvento di Renzi la maggioranza era Bersaniana e per scavalcare questo si sia deciso di far votare tutti ”cani e porci” come si suol dire alla sua elezione alle primarie dove ha partecipato tutta la società civile compreso i fascisti ed altri senza che nessuno abbia alzato la mano ed avesse detto che nemmeno in una bocciofila succedono tali cose? Allora vedete dove arrivano le conseguenze di tali logiche che portano i partiti ad essere scalati dall’esterno senza chre nessuno dica nulla od al massimo faccia dei mugugni ma che non portano a nulla? Personalmente in una città come Firenze conosco molte persone di destra che si sono messe in fila per eleggere il segretario senza essere iscritti a quel partito e che oggi invece si sventola la bandiera di 2 milioni di iscritti partecipi alle primarie: ma in casa mia il vino che ho prodotto me lo bevo io oppure lo lascio adulterare dal sofisticatore senza dire nulla ? Ecco di cosa ha bisogno quella logica velenosa della quale parlavamo prima per imporsi e dare le proprie direttive.E si batte solo con la partecipazione, non con altro.
nel caso della centrale di San Donnino, non ha deciso nessuno. L’autorizzazione data all’azienda proponente è puramente amministrativa,una determina dell’area tecnica (la legge lo prevede), senza passaggio politico in Consiglio Comunale o decisione del sindaco… Solo che dopo il rilascio dell’autorizzazione si è saputo che l’azienda proponente, che non c’entra niente con il territorio, né con l’agricoltura, ma opera nel settore dei rifiuti e dell’energia, è finita sotto inchiesta, per truffa ai danni di un ente pubblico (comune di Grosseto) in relazione alla gestione di un impianto di smaltimento. Questo fatto nuovo getta qualche ombra sull’affidabilità del soggetto proponente e questo a mio avviso dovrebbe essere sufficiente perché, al di là del passaggio solo amministrativo, ci sia anche un passaggio politico e una assunzione di responsabilità della politica, cioè del sindaco, che potrebbe intanto sospendere l’autorizzazione… L’ho già scritto in altro articolo, ma questo secondo me è il nodo qui e oggi da sciogliere rispetto al progetto in questione. La ditta proponente è affidabile? La risposta a questa domanda si porta dietro tutte le altre
Le favole si raccontano ai bambini ma la realtà è un’altra cosa.
Secondo te è credibile che un dirigente, nominato dall’Amministrazione, autorizzi una (piccola) centrale a biomasse, non un capanno per gli attrezzi, in una zona archeologica senza avvisare prima l’Amministrazione comunale che ha in mano la sua poltrona?
E, sempre secondo te, un imprenditore presenta un progetto di costruzione di una (piccola) centrale a biomasse senza parlarne con l’Amministrazione ma rivolgendosi solo agli uffici competenti?
Chi costruisce questi impianti sa che ci sarà comunque qualche rompicoglioni che protesterà, e dove l’hai visto mai un imprenditore che si avventura in un investimento consistente senza una copertura politica in grado di tenere a bada il malcontento?
Mi dici allora quella legge alla quale tu fai riferimento così com’è fatta di chi faccia gli interessi ? A regola una legge non dovrebbe fare gli interessi di nessuno ma prevedere nella sua essenza quando,dove e come dovrebbe essere applicata e comunque in una cosa del genere è inevitabile che ci siano degli interessi, e quindi la legge li debba perorare o quantomeno non lasciarli in balia solo di una parte che sia questa pubblica oppure privata. E anche quella la ragione per la quale dopo si abbiano tali manifestazioni alle quali si va incontro.Il concetto sul piano dell’affidabilità o meno della ditta è un altro versante di cose, alle quali anche quelle della partecipazione avrebbero potuto dire la loro, ma partecipazione non c’è stata anche se la legge stabilisce che sia solo un fatto amministrativo-tecnico. Ma dietro a questo ci sono inevitabilmente fatti che inficiano la politica ed interessi. Non mi sembra che sia bene che tutto vada risolto fra un Sindaco che possa dire o non dire il proprio no e la gente che si possa trovare davanti al fatto compiuto.Secondo te è una cosa normale questa? Eppure mi dirai che c’è la legge che lo permette. Certo, ma perchè la legge non tiene conto che ci possano essere delle condizioni che contrastino con un supposto interesse pubblico anche se trattasi di porzioni piccole di produzione di rifiuti o scorie di piccole dimensioni? Allora la tanto benedetta partecipazione in antecedenza dovrebbe esserci stata comunque, ma se la legge recita questo, invece secondo me il tutto non può trasformarsi puramente in un fatto tecnico-amministrativo soltanto. In questo senso mi sembra che siamo in presenza che il quibus è lasciato solo ad un Si od ad un No.Dietro al Si od al No ci sono dei diritti che in ogni caso non mi sembra che vengano soddisfatti. La tua risposta mette a fuoco solo la possibile affidabilità o non affidabilità della ditta.Io dico che a questo punto diventa tutto questo il solo modo che segni una decisione. E se fosse stata una ditta ritenuta affidabile allora il comitato non avrebbe avuto ragione di esistere dal momento che ci si appella solo a questo come escamotage? E diciamolo pure che ” escamotage” lo è perchè mi sembra di capire che sia l’unica possibilità che possa fermare il Si del Sindaco.E’ lì limite questo che la politica non si degna di risolvere e che lo si risolve solo tenendo presente se una ditta possa essere affidabile o meno.E non mi sembra molto giusto, anche se come dici tu ci sia la legge.E se la ditta allora fosse stata una normale ditta ritenuta affidabile le cose come sarebbero andate? Avrebbe avuto torto il comitato a mettersi di traverso ? Ecco allora che mi sembra che solo a tale fatto dell’affidabilità o meno ci si debba attaccare in maniera strumentale, e non mi sembra giusto sia da parte della ditta che ha interessi economici da soddisfare sia da parte del pubblico che ritiene che nei propri interessi ci siano quelli di eliminare a possibilità che vengano minacciati.Mi sembra che sia un pastrocchio soprattutto di natura ”etica” dal quale credo che non se ne esca senza inficiare i diritti sia dell’uno sia dell’altro contendente.
Non ho detto che l’amministrazione non sapesse, ma che l’autorizzazione è stata concessa, come ho scritto più volte, con ‘procedura semplificata’, cioè come semplice atto amministrativo. E questo è ciò che ha sempre sostenuto il sindaco stesso. Ora di fronte al fatto nuovo dell’indagine a carico del proponente, secondo me ci sono gli estremi perché il sindaco (cioè la politica) prenda posizione al di là dell’atto amministrativo. Magari sospendendo in via cautelativa l’autorizzazione concessa. Questo tipo di procedure, previsto dalla legge, credo sia stato pensato per agevolare le aziende agricole che hanno necessità di smaltire le biomasse, con impianti di piccole dimensioni a servizio esclusivo dell’azienda. In questo caso però non si tratta di azienda agricola, né di operazione di interesse pubblico. Ma solo di business privato. E questo è un secondo elemento di valutazione, a mo avviso “propedeutico” alle valutazioni sulle caratteristiche tecnico-scientifiche dell’impianto e sulle possibili ricadute ambientali. P.S. di impianti ad uso di aziende agricole di dimensioni simili che ne sono altri nel territorio, anche in quello di Città della Pieve. Il fatto che il sindaco e l’amministrazione si siano anche loro imbarcati nella diatriba scientifico-tecnico-sanitaria e abbiano disertato l’incontro promosso dai comitati, per organizzare una assemblea pubblica in proprio, non depone a favore e fa pensare che siano d’accordo con l’impianto e vogliano andare avanti comunque. Ma anche questo l’ho già scritto in precedenza.
Queste ultime righe delle tue considerazioni esprimono perfettamente lo stato dell’arte.