OLTRE IL PD: MA E’ DAVVERO IMPOSSIBILE COSTRUIRE QUALCOSA DI SINISTRA?

sabato 18th, novembre 2017 / 17:46
OLTRE IL PD: MA E’ DAVVERO IMPOSSIBILE COSTRUIRE QUALCOSA DI SINISTRA?
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Madonna che desolazione. Confesso di aver sperato che stavolta, magari come estrema mossa di disperazione, la sinistra ce la poteva anche fare a mettere insieme non solo una lista unitaria per le elezioni politiche, ma anche un minimo di “progetto”.  Avevo sperato nel colpo di coda. Nell’ultima possibilità di raccattare i cocci e ricacciare indietro la tentazione di mandare tutto e tutti a quel paese e di rifugiarsi nella palude del non voto. Una palude affollata, ultimamente, ma come tutte le paludi fatta di acque ferme. Un rifugio estremo, come la foresta di Sherwood per Robin Hood e i suoi seguaci. Luogo di resistenza, si estraniazione, non certo un luogo di elaborazione di un pensiero comune diverso dal pensiero unico dominante.

Ci avevo sperato. Dico di più, avevo sperato anche che i vari Bersani, D’Alema, Veltroni, Pisapia, Civati, Speranza, Landini, Cofferati e magari anche Pietro Grasso, Gad Lerner, potessero essere utili alla causa, senza proporsi in prima fila sgomitando come forsennati… Non che mi stessero particolarmente simpatici o mi fidassi ciecamente di loro, per carità, dopo i disastri che hanno fatto da 20 ani a questa parte, la mia fiducia nei loro confronti o la loro credibilità per quanto mi riguarda era prossima allo zero virgola. Anzi è prossima allo zero virgola. Speravo però che la situazione consigliasse a tutti un bagno di umiltà. Un approccio al problema (la ricostruzione di qualcosa di sinistra) diverso dalla somma algebrica di sigle per lo più vuote come le zucche di Halloween,  dai veti incrociati e dalle comparsate in Tv, dalle battute sui giaguari e le mucche nei corridoi….

Avevo sperato, che – se non altro per disperazione, appunto – i vecchi leaders e personaggi vari, dessero una mano alla ricostruzione di cui sopra come fanno i nonni coi nipoti che vogliono mettere su casa, perché si sa un po’ di esperienza serve. E si è visto con Renzi e il renzismo (ma anche con Salvini, la Meloni, Di Maio e Di Battista) che non basta avere meno di 45 anni per essere dei genii, politicamente parlando.

E invece ecco che Rifondazione (che avrà ormai l’1 per cento non di più) cerca di dettare l’agenda, il duo Montanari-Falcone (la novità più rilevante dell’arcipelago) che ha paura di essere fagocitato da Rifondazione. Sinistra Italiana di Fratoianni e Possibile di Civati che annaspano e cercano il proprio spazio nella partita, poi Pisapia che non rappresenta nessuno (forse nemmeno la moglie, dicono a Milano, dove ha fatto il sindaco) che è lì a cercare di tessere la tela dell’accordo con Renzi, con Fassino da una parte e Speranza dall’altra che lavorano alla stessa conclusone… Bersani e D’Alema che con Renzi non ci vogliono tornare, ma…

Beh, certo non sarebbe facile spiegare agli elettori e al “proprio popolo” come lo chiama Bersani, un accordo con Renzi e col Pd dopo soli 9 mesi dalla rottura e dall’uscita dal partito…

Ma sennò vince la destra, dicono in tanti. O addirittura vincono i populisti…

L’argomento in effetti non è banale. Ma Renzi è “alternativo alla destra”?  E quello che serve è solo una stampella per evitare che Renzi e il Pd tracollino e torni al governo Berlusconi?

Serve un rinnovato centro sinistra (rinnovato nel senso di riattaccato insieme con lo scotch) per fare argine ai 5 Stelle e alla Lega, conquistando qualche collegio uninominale, che altrimenti il Pd potrebbe perdere ovunque?

A mio avviso no. Questa è roba già vista e sperimentata. E non è che sia andata tanto bene.  Può servire al Pd per  limitare i danni. Non a molto altro…

Non serve – non serve più – una lista di sinistra che sia l’ennesima riproposizione di gruppi parlamentari comandati da personaggi che in una vita precedente sono stati generali e avevano un esercito, ma ora non sono più nemmeno colonnelli, neanche caporalmaggiori e l’esercito non ce l’hanno più. Hanno solo qualche manipolo di fedelissimi che a forza di stare seduti negli uffici, hanno perso l’abitudine all’assalto, alla battaglia di trincea, hanno perso il contato coi luoghi della vita quotdiana e non riconoscono nemmeno più l’odore dell’olio da macchine che fa girare un tornio…

Servirebbe un disegno diverso, che al momento però non si vede, neanche in lontananza. Una lista unitaria certo, e unica, a sinistra del Pd, ma costruita dal basso e non dall’alto. Costruita nei territori e non tra gruppi parlamentari (con parlamentari che difficilmente ce lo rimetteranno il culo in Parlamento e per questo magari cercano una nuova sponda).

Una lista che metta insieme esperienze politiche consolidate e intellettuali come Montanari, per dire, ma che collegio per collegio presenti un programma chiaro e candidati immediatamente riconoscibili, per storia personale, per esperienze fatte. Nelle fabbriche o nei teatri. Nei comitati o nei comuni, nell’associazionismo. Gente insomma che si sa come la pensa.

Quelli di un centro sociale napoletano che si chiama con il titolo di una canzone di Pino Daniele (“Je so’ pazz”) scrivono: “Dobbiamo organizzarci e usare questi mesi di campagna elettorale per parlare fra di noi, per parlare di noi, per gridare tutti insieme, per far esistere un messaggio di riscossa agli occhi di milioni di persone, perché noi esistiamo già, nei territori, nei quartieri popolari, nelle università e quotidianamente mettiamo a disposizione tempo ed energia per provare a costruire qualcosa di nuovo dal basso. E magari anche per divertirci, perché la situazione è tragica, ma lottare è bello, ti fa progettare, ti ridà un futuro, ti regala momenti di gioia“. Gioia e rivoluzione era anche una canzone degli Area. Anni ’70. Altri tempi….

Ma un approccio così, a me piace di più delle ‘parabole’ di Bersani e delle battute acidule di D’Alema.

Certamente è più difficile costruire una cosa del genere, che provare a mettere d’accordo Speranza e Pisapia. Ma la speranza ormai è poca e Pisapia è niente.

Marco Lorenzoni

 

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