OLTRE IL PD: MA E’ DAVVERO IMPOSSIBILE COSTRUIRE QUALCOSA DI SINISTRA?
Madonna che desolazione. Confesso di aver sperato che stavolta, magari come estrema mossa di disperazione, la sinistra ce la poteva anche fare a mettere insieme non solo una lista unitaria per le elezioni politiche, ma anche un minimo di “progetto”. Avevo sperato nel colpo di coda. Nell’ultima possibilità di raccattare i cocci e ricacciare indietro la tentazione di mandare tutto e tutti a quel paese e di rifugiarsi nella palude del non voto. Una palude affollata, ultimamente, ma come tutte le paludi fatta di acque ferme. Un rifugio estremo, come la foresta di Sherwood per Robin Hood e i suoi seguaci. Luogo di resistenza, si estraniazione, non certo un luogo di elaborazione di un pensiero comune diverso dal pensiero unico dominante.
Ci avevo sperato. Dico di più, avevo sperato anche che i vari Bersani, D’Alema, Veltroni, Pisapia, Civati, Speranza, Landini, Cofferati e magari anche Pietro Grasso, Gad Lerner, potessero essere utili alla causa, senza proporsi in prima fila sgomitando come forsennati… Non che mi stessero particolarmente simpatici o mi fidassi ciecamente di loro, per carità, dopo i disastri che hanno fatto da 20 ani a questa parte, la mia fiducia nei loro confronti o la loro credibilità per quanto mi riguarda era prossima allo zero virgola. Anzi è prossima allo zero virgola. Speravo però che la situazione consigliasse a tutti un bagno di umiltà. Un approccio al problema (la ricostruzione di qualcosa di sinistra) diverso dalla somma algebrica di sigle per lo più vuote come le zucche di Halloween, dai veti incrociati e dalle comparsate in Tv, dalle battute sui giaguari e le mucche nei corridoi….
Avevo sperato, che – se non altro per disperazione, appunto – i vecchi leaders e personaggi vari, dessero una mano alla ricostruzione di cui sopra come fanno i nonni coi nipoti che vogliono mettere su casa, perché si sa un po’ di esperienza serve. E si è visto con Renzi e il renzismo (ma anche con Salvini, la Meloni, Di Maio e Di Battista) che non basta avere meno di 45 anni per essere dei genii, politicamente parlando.
E invece ecco che Rifondazione (che avrà ormai l’1 per cento non di più) cerca di dettare l’agenda, il duo Montanari-Falcone (la novità più rilevante dell’arcipelago) che ha paura di essere fagocitato da Rifondazione. Sinistra Italiana di Fratoianni e Possibile di Civati che annaspano e cercano il proprio spazio nella partita, poi Pisapia che non rappresenta nessuno (forse nemmeno la moglie, dicono a Milano, dove ha fatto il sindaco) che è lì a cercare di tessere la tela dell’accordo con Renzi, con Fassino da una parte e Speranza dall’altra che lavorano alla stessa conclusone… Bersani e D’Alema che con Renzi non ci vogliono tornare, ma…
Beh, certo non sarebbe facile spiegare agli elettori e al “proprio popolo” come lo chiama Bersani, un accordo con Renzi e col Pd dopo soli 9 mesi dalla rottura e dall’uscita dal partito…
Ma sennò vince la destra, dicono in tanti. O addirittura vincono i populisti…
L’argomento in effetti non è banale. Ma Renzi è “alternativo alla destra”? E quello che serve è solo una stampella per evitare che Renzi e il Pd tracollino e torni al governo Berlusconi?
Serve un rinnovato centro sinistra (rinnovato nel senso di riattaccato insieme con lo scotch) per fare argine ai 5 Stelle e alla Lega, conquistando qualche collegio uninominale, che altrimenti il Pd potrebbe perdere ovunque?
A mio avviso no. Questa è roba già vista e sperimentata. E non è che sia andata tanto bene. Può servire al Pd per limitare i danni. Non a molto altro…
Non serve – non serve più – una lista di sinistra che sia l’ennesima riproposizione di gruppi parlamentari comandati da personaggi che in una vita precedente sono stati generali e avevano un esercito, ma ora non sono più nemmeno colonnelli, neanche caporalmaggiori e l’esercito non ce l’hanno più. Hanno solo qualche manipolo di fedelissimi che a forza di stare seduti negli uffici, hanno perso l’abitudine all’assalto, alla battaglia di trincea, hanno perso il contato coi luoghi della vita quotdiana e non riconoscono nemmeno più l’odore dell’olio da macchine che fa girare un tornio…
Servirebbe un disegno diverso, che al momento però non si vede, neanche in lontananza. Una lista unitaria certo, e unica, a sinistra del Pd, ma costruita dal basso e non dall’alto. Costruita nei territori e non tra gruppi parlamentari (con parlamentari che difficilmente ce lo rimetteranno il culo in Parlamento e per questo magari cercano una nuova sponda).
Una lista che metta insieme esperienze politiche consolidate e intellettuali come Montanari, per dire, ma che collegio per collegio presenti un programma chiaro e candidati immediatamente riconoscibili, per storia personale, per esperienze fatte. Nelle fabbriche o nei teatri. Nei comitati o nei comuni, nell’associazionismo. Gente insomma che si sa come la pensa.
Quelli di un centro sociale napoletano che si chiama con il titolo di una canzone di Pino Daniele (“Je so’ pazz”) scrivono: “Dobbiamo organizzarci e usare questi mesi di campagna elettorale per parlare fra di noi, per parlare di noi, per gridare tutti insieme, per far esistere un messaggio di riscossa agli occhi di milioni di persone, perché noi esistiamo già, nei territori, nei quartieri popolari, nelle università e quotidianamente mettiamo a disposizione tempo ed energia per provare a costruire qualcosa di nuovo dal basso. E magari anche per divertirci, perché la situazione è tragica, ma lottare è bello, ti fa progettare, ti ridà un futuro, ti regala momenti di gioia“. Gioia e rivoluzione era anche una canzone degli Area. Anni ’70. Altri tempi….
Ma un approccio così, a me piace di più delle ‘parabole’ di Bersani e delle battute acidule di D’Alema.
Certamente è più difficile costruire una cosa del genere, che provare a mettere d’accordo Speranza e Pisapia. Ma la speranza ormai è poca e Pisapia è niente.
Marco Lorenzoni
ANNA FALCONE, Giuliano Pisapia, Roberto Speranza, Sinistra Italiana, TOMASO MONTANARI
Ci sono persone come me che, complice l’età,hanno cominciato nel 67 con un Collettivo operaio parlare di autorganizzazone ma che qualche anno dopo aderirono a il manifesto e poi al pdup per il Comunismo di Lucio Magri perchè l’autirganizzazione non organizzava niente..Ecco il Brancaccio era una specie di autorganizzazione..È stato sostanzialmente un incontro che per la grande maggioranza dei presenti era composto dalle tante anime della sinistra già organizzate in proprio che un movimento di base autonomo.. poi, come abbiamo visto a Torino, ognuno ha ripreso le proprie sembianze occupando e piegando le assemblee dei brancaccini.. Ora quel processo si è dovuto autisospendere ma non si è fermato quello verso la lista unitaria della sinistra fra Sinistra Italiana, possibile e mdp aperto a tutti quelli che si riconoscono nel documento politico unitario e nella prospettiva politica del quarto polo.. Quindi non c’è un ritorno a casa ma un percorso unitario in corso..e dovremo svilupparlo guardando avanti più che al passato che ci ha visti in tanti dentro e in tanti fuori dal pd.. la nostra prospettiva non è il centrosinistra col pd.. Poi se prc e altri hanno la nostalgia del suicidio e pensano ad una riedizione della lista Ingroia possiamo farci poco oltre quello che ha fatto Fratoianni con l’appello unitario dell’altro ieri.. Ora bisogna proseguire senza ritorni nostalgici ma pensando ai ceti popolari impoveriti dalla politiche neoliberiste..
Caro Michele Logi, con tutta l’onestà di questo mondo non credo- dentro di me- che in italia e nel mondo oggi siamo ai punti che occora ricostruire una alleanza fra le visioni parallele del Brancaccio. Saremmo perdenti comunque credo,non tanto guardando agli scopi che ci potremmo prefiggere, quanto ai numeri che usciranno dalle urne.Gli scopi che ci vorremmo prefiggere avrebbero necessitano da parecchio tempo ormai di prove credibili che dovevano già essere state date nel panorama italiano.Inoltre non va dimenticata la situazione internazionale dell’Europa che nel contesto traccia una linea netta di separazione e che ci riporta alla cruda realtà: in quali mano siano gli scettri del comando, cioè detto brutalmente chi sia che decida sui soldi.
Io credo-e lo ipotizzo strategicamente-che occorra disperdere i voti il meno possibile e concentrarli su coloro che sono cresciuti sull’onda della protesta e cioè di quel ”populismo” di cui parlano i partiti del sistema e che proprio loro hanno prodotto con le loro magagne. Certo, nessuno è esente da sbagli e da rischi ma con il panorama che abbiamo davanti dobbiamo intenderci bene che prima di mollare l’osso il cane si allea anche col direttore del canile e che tutti e due si stanno costruendo le leggi per governare alternativamente ed in falsa contrapposizione l’uno all’altro per il loro innato desiderio di autoprotezione che consente loro di continuare la solfa che ormai da 20 anni hanno assunto.La reattività a questo non manca in italia, perchè se fosse già stato conclamato ed anche avvenuto quello che ho detto sopra,oggi aspetteremmo tutti di fare la fine degli Stati Uniti d’America dove democratici e repubblicani sono le due facce della stessa medaglia e che nelllo stesso tempo si spartiscono il potere tutti e due parlando di democrazia che l’uno nega all’altro.Ed è per questo che diventa utile in questa fase e credo anche doveroso avere anche uno scatto di umiltà che non sia il fatto di passare sopra alle proprie idee ed alla propria etica di vita ma di concentrare gli sforzi e soprattutto i numeri sul fatto che più impensierisce il sistema: quello della terza forza antitetica a tutti e due i regnanti,che già da parecchio tempo sconvolge i loro sonni e che avrà come fine se non altro il rifondare nuove regole dell’amministrazione dello stato ed una nuova politica.La gente non ne può più di questi fantasmi che si presentano in un modo e che dopo eletti trasmigrano in altri lidi affondando quel poco di progresso democratico che ancora rimane all’italia.Occorre dare spazio enorme alla critica della politica e non assuefarsi come richiedono palesemente i secondi fini che le trasmissioni che ci fanno vedere in TV con i conduttori al libro paga dei partiti.Le grandi alleanze prospettate questo stanno richiedendo agli italiani che entrano in cabina e che votano e che dopo ne riparlano 5 anni dopo e lasciano tutto inalterato affidando la cosa pubblica ai gestori dei partiti che l’Italia hanno condotto ai lidi di dove la vediamo. Questo vuole e desidera che venga fatto il sistema, ma è un sistema che giorno dopo giorno ci conduce davvero al precipizio.Per questo a tale meccanismo occorre rompere le ossa, e le ossa secondo me non si rompono stando nella sinistra che purtroppo non rappresenta più nessuno e che non ha la forza di opporsi a tutto questo, ma lo si fa almeno per il momento dando la forza ed avvicinandosi cercando di aumentare i consensi ad un partito che ha bisogno di crescere e di misurarsi con la realtà, di essere aiutato perchè è nato ricercando la buona politica.Non si è mai assistito nella storia d’Italia alla crescita di una opposizione in così poco tempo e questo lo affermo guardando alla storia e guardando anche alla gente che ci milita, gente il cui bisogno è un bisogno di pulizia,soprattutto morale. Quella pulizia morale che manca anche in periferia perchè ormai i partiti hanno reso marcio tutto il campo che hanno seminato ed i loro uomini anche e soprattutto in periferia hanno dimostrato di essere proni al volere dei capi bastone delle loro segreterie.Il discorso non può non essere chè politico ed investire le necessità improrogabili di rimanere se stessi ma osservare che assieme a questo esiste la necessità di cambiare e di cambiare davvero, contrapposta a quella gattopardesca ormai visibile che il sistema si sforza a produrre per dare l’illusione che gli serve per rimanere alle briglie.
Si…è impossibile costruire un nuovo soggetto politico di Sinistra. Perché la politica ha il suo modo di essere e di leader capaci di fare sintesi non ci sono più (soprattutto a Sinistra). Tuttavia anche questo “Leitmotiv” di “partire dal basso” è molto fumoso nella sua narrazione. Ci sono decine di cittadini che tramite l’associazionismo s’impegnano giornalmente a fare “cose di Sinistra”…se non altro per offrire spunti di dibattito e confronto su temi generali. Tutto questo ha una importanza relativa nei confronti della Politica che abbisogna di una sua strutturazione per poter agire nell’ambito del compromesso. Per questo che intellettuali/magistrati che si dedicano alla vita politica falliscono nei loro intenti…perché in loro prevale l’idea pura di partenza non lo spazio per una mediazione che la trasformi.
Condivido il pensiero di Massimo Mercanti e credo però che l’associazionismo serva se non altro per confrontare realtà al di fuori di noi e per arricchire moralmente chi lo compie.Detto questo però è altrettanto vero che il sistema mediatico di cui si serve la politica per mediare, produce stereotipi e non cose reali.La stessa politica quando apriamo i media e ce ne serviamo per informarci, risente totalmente di tale impostazione e diventa più difficile allora far compiere all’azione degli uomini una attività che possa servire da pungolo e trascinare altre coscenze per uno scopo comune.E questo avviene perchè è la politica la struttura operativa dominante che traccia le regole,stabilisce le alleanze e le relazioni. All’associazionismo è delegata una quota il cui uso può servire alla politica ma rimane una esperienza comunque subordinata a questa, ed ecco perchè la politica se ne serve nella materialità delle situazioni,soprattutto votate all’acquisto di consenso.Nell’italia di oggi l’associazionismo serve alla politica per stabilire i confini di intervento sia nel sociale sia come fattore di trascinamento anche educativo ma il limite etico e le sue finalità prendono la forma che gli dà la politica.Non so immaginare un associazionismo distaccato e non usato dalla politica al giorno d’oggi, non lo vedo perchè forse non c’è. E quanto ai magistrati e/o intellettuali dove con loro prevalga l’idea pura di partenza credo che la definizione di intellettuale sia una attualità- se consideriamo quella gramsciana- che unisce conoscenza, che parte dalle cose esistenti, che elabora gli avvenimenti e la storia, ma che si sappia calare anche nella realtà materiale del lavoro e di una vita normale.Solo se si realizza tale equilibrio in maniera completa si vivono dal dentro le cose e gli avvenimenti. Questo è l’intellettuale tipo ,professore od operaio che sia.dico sempre a tutti che 30-40 anni fa con un operaio di cultura media ci potevi parlare di tutto, oggi al massimo ci parli della Juventus o della Ferrari o poco più.Ecco le differenze fra ieri ed oggi, e sinceramente forse era meglio ieri. Quando ce ne distacchiamo da tale concetto si va incontro alle favole di oggi e si diventa un ricettacolo di istanze sfornate dai media perdendo credibilità e valore di fronte agli altri mentre la politica si riduce ad atti ed aspetti di piccolo cabotaggio anche quando ci parla di cose grandi.Ed oggi questo avviene e non ci vuole nulla per far diventare un grande avvenimento un piccolo avvenimento.E’ il percorso fatto anche dalla sinistra che non è più capace di scaldare gli animi e mobilitare le coscenze.E questo avviene perchè è stata preda di elementi dissuasivi che hanno puntato solo ed esclusivamente a delineare un etica dove la parola ”interesse” non è più apparsa al centro di un qualsiasi ragionamento.Cancellando questa si cancella una gran parte delle pulsioni umane che sono state il motore della storia.Ed eccoci arrivati ai giorni nostri dove si vedono i poveri che votano per Berlusconi perchè promette pensioni di 1000 euro al mese a tutti.Ma Berlusconi chiaramente” fà il suo” come si dice, è la sinistra che non fà il suo, e non credo che tale situazione possa essere recuperabile in breve e medio tempo.Ecco perchè -ripeto- ho detto che occorrerebbe non perdere il senso critico ma essere realisti e poter considerare un cambiamento materiale della politica fatto e prodotto da gente che con la scopa in mano spazzi via le croste.E di croste ce ne sono tante ma qualche volta occorre pur cominciare credo……