CITTA’ DELLA PIEVE, ALTRO CASO DI SUICIDIO: TROVATO MORTO UN GIOVANE DI 33 ANNI
QUELLA DEL GESTO ESTREMO PARE L’IPOTESI PIU’ PROBABILE…
CITTA’ DELLA PIEVE – Meno di tre settimane fa il suicidio del ristoratore quarantunenne Manuel Torroni, oggi la notizia di un altro tragico gesto estremo, avvenuto però nella notte tra domenica e lunedì. Il corpo di un giovane di 33 anni è stato rinvenuto all’interno di una autovettura, la sua, quasi completamente bruciata. Il ritrovamento è avvenuto nella mattina di lunedì 6 maggio, in una zona periferica del comune di Piegaro, non lontano da Tavernelle. Il giovane C.R. originario di Montepulciano era residente a Città della Pieve dove viveva con la moglie di un paio di anni più giovane. I due si erano sposati due anni fa. Secondo le prime ricostruzioni pare che il ragazzo fosse uscito di casa la sera precedente, dopo un’accesa discussione, forse una lite, con la consorte, minacciando gesti estremi. Quella del suicidio è al momento l’ipotesi più plausibile e più accreditata. I primi rilievi indurrebbero infatti ad escludere il coinvoilgimento di terze persone.
Nelle modalità, l’accaduto ricorda il suicidio (su cui però qualche dubbio c’era) dell’imprenditore Massimo Dolciami avvenuto più o meno nella stessa zona nel 2012. Ma oltre al gesto individuale che ovviamente è una tragedia, apparentemente inspiegabile (non può bastare una litigata con la moglie per togliersi la vita a 33 anni) questo ennesimo espisodio riaccende in evitabilmente i riflettori sul numero di suicidi tra gli abitanti di Città della Pieve, negli ultimi 10-15 anni, un numero che non trova riscontri e paragoni in nessun altro paese o cittadina dei dintorni di simili dimensioni: una decina di casi. Tra l’altro,tranne uno o due, tutti riguardanti persone giovani o comunque non anziane, sotto i 50. Tutte di sesso maschile.
Il “male di vivere” non fa distinzione di genere, né di status sociale. Ma il dato relativo ai casi di suicidio a Città della Pieve fa pendere la bilancia dalla parte del genere maschile. In nessuno sono emersi, come motivazione del gesto, problemi economici o legati a malattie gravi da cui è difficile uscire.
Gli ultimi due, questo di ieri e quello del giovane ristoratore, gli accertamenti sono ancora in corso. Ma in entrambi i casi parte si sia trattato di scelta individuale per porre fine ad un qualche malessere di fondo. Il male di vivere, appunto.
Il fatto che tutti i casi verificatisi in questi anni, con una sequenza piuttosto impressionante, riguardino uomini può suggerire che il genere maschile, anche nella fascia di età tra i 20 e i 50, sia generalmente più “debole” del genere femminile e meno capace di affrontare situazioni complesse, impreviste, come può essere una separazione, una lite, un cambio di prospettiva…
Perché a Città della Pieve più che altrove non ha spiegazioni plausibili. probabilmente è solo un caso. Ma potrebbe entrarci l’emulazione, che è intrinsecamente una debolezza…
Che in generale c’entri qualcosa la “società liquida”, l’assenza di valori e ideali, quindi la perdita da parte di intere generazioni della “scorza” che altre generazioni avevano perché forgiate nelle lotte operaie e studentesche, nella partecipazioine attiva alla politica e alla vita sociale? Chiedere a Crepet o a Recalcati… magari loro qualche chiave di lettura la potrebbero fornire. Nei panni di chi vincerà le ormai imminenti elezioni amministrative, noi unO dei due lo chiameremmo a fare una chiacchierata… Il fenomeno è tragico e preoccupante.
Una cosa è certa, il fenomeno è tragico e preoccupante. Dal canto mio credo c’entri poco il discorso di società liquida, assenza di valori, mancanza di “scorza” che uno si fa con lotte sindacali e studentesche, per il semplice motivo che tali mancanze interessano entrambi i sessi. Mentre il fenomeno suicidiario interessa quasi esclusivamente il sesso maschile, anzi, qui in zona, senza quasi. Io non faccio il sociologo o lo psicologo, ma la chiave di lettura sta lì.
In sostanza è quello che ho scritto nell’articolo.
più che a interrogare il crepet o il recalcati di turno, forse sarebbe più utilie pensare a spazi di ascolto e supporto psicologico per adulti e di educazione per i più giovani e ricordare che privato è politico e che è compito della società offrire a ciascuno una vita partecipata.