25 APRILE SUGGESTIVO AL TEATRO DI CITTA’ DELLA PIEVE

venerdì 26th, aprile 2024 / 11:36
25 APRILE SUGGESTIVO AL TEATRO DI CITTA’ DELLA PIEVE
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CITTA’ DELLA PIEVE – Ieri a Città della Pieve il 25 Aprile è stato ricordato e celebrato in maniera insolita. In teatro. Con un concerto della Banda Musicale pievese diretta da Angela Ciampani (e da alcuni dei giovani musicisti) accompagnato da un racconto. Il racconto dei giorni del giugno 1944, quando tra il 15 e il 19 giugno Città della Pieve visse “il passaggio del fronte”: 5 giorni di battaglia dentro e intorno alla città, con morti e feriti tra i soldati tedeschi e britannici e anche tra i civili, fino alla liberazione avvenuta appunto il 19 giugno, giorno dei Santi patroni Gervasio e Protasio. Coincidenza questa che molti vissero come una sorta di miracolo, quantomeno un segno di giustizia divina. Musica e parole, con voci fuori campo, come la lettura di un diario di quelle ore terribili, ma alla fine esaltanti. Testo di Maria Luisa Meo conoscitrice profonda della storia pievese, della stessa Angela Ciampani che ha partecipato a ricerche sul campo, anche di materiali bellici lasciati sul terreno in quel fatidico 1944, voci narranti Patrizia Vecchi, David Petri e Alessio Stollo che, in divisa militare ha anche cantato la famosa canzone tedesca Lili Marlene… A fare da cornice al concerto e alla narrazione un bel numero di figuranti dell’Associazione Panther Club di Cortona, vestiti con le divise di entrambi gli schieramenti militari, da crocerossine e da partigiani…  Fuori del teatro alcuni mezzi militari d’epoca.

Tra i brani eseguiti anche Smile di Nicola Piovani, colonna sonora del film La vita è bella di Benigni e Bella Ciao in una versione piuttosto struggente e molto applaudita.

Presenti in sala il sindaco Risini con la fascia tricolore e anche i suoi due sfidanti alle prossime amministrative Lucia Fatichenti che 5 anni fa era la sua numero due e Marco Cannoni, candidato del centro sinistra. Presente anche Franco Chianelli, presidente dell’Associazione Daniele  Chianelli di Perugia che si occupa di assistenza e sostegno alle famiglie dei malati e ricoverati, anche fornendo alloggio in una apposita struttura con più di 50 appartamenti. Associazione alla quale è stato devoluto l’incasso a offerta del concerto. 

Toccante la testimonianza finale del prof. Massimo Martelli, luminare della medicina, il primo a proporre e a fare il trapianto di midollo osseo tra familiari facendo dell’Ospedale di Perugia un centro famoso in tutto il mondo per questo, che quei giorni del ’44 li visse, da bambino di 5 anni, proprio a Città della Pieve dove era nato e dove abitava con la famiglia nella villa in Borgo di Giano, dietro alla Rocca. Il prof. Martelli (nella foto insieme ai figuranti del Panther Club) ha ricordato, leggendo un documento autentico, ciò che capitò a suo padre, che era un militare dell’esercito regio italiano e dopo l’8 settembre ’43 fu catturato dai tedeschi in Grecia e rinchiuso in un campo di concentramento. Non come prigioniero di guerra, ma come “internato”, in quanto ritenuto non un militare nemico, ma un “traditore”. Il documento letto alla platea era la dichiarazione che il padre avrebbe potuto firmare per poter esser  rimesso in libertà: una dichiarazione di adesione convinta e di arruolamento nell’esercito della Repubblica Sociale Italiana, agli ordine del Duce e del grande Reich di Germania… Suo padre quella dichiarazione non la firmò, lo fecero in pochissimi e – ha raccontato il professor Martelli – rimase internato in quel campo finché non fu liberato dagli alleati. Tornò a casa nel 1945, con la barba lunga mezzo metro, una divisa lacera e poca carne addosso… Questo per dire che ci fu chi seppe stare dalla parte giusta a costo di sacrifici enormi e spesso della vita e chi invece stava dalla parte sbagliata. Compresi molti italiani. 

Anche i figuranti a fine spettacolo si sono tolti la divisa mostrando una maglietta con la scritta “voglio tornare a casa”. Certo, i soldati, mandati a combattere in Russia, in Grecia, nei Balcani, in Africa avevano tutti quella speranza e la volontà di tornare a casa. I militari italiani che scelsero di continuare a combattere, ma a fianco degli alleati, non più a fianco dei nazisti e dei fascisti, i partigiani e renitenti alla leva di Salò, che decisero di “andare in montagna” o di combattere da clandestini nelle città e nei paesi fino all’insurrezione, anche loro volevano tornare a casa, ma in un’Italia migliore, senza camicie nere, senza dittatura, senza olio di ricino, leggi razziali, confino e fucilazioni…

In Italia non c’è mai stata una vera pacificazione nazionale (nonostante l’amnistia concessa nel ’47 ai gerarchi e miliziani fascisti dal Ministro della Giustizia Togliatti, capo dei comunisti) e le polemiche che tornano ogni 25 aprile lo dimostrano, perché l’Italia non ha avuto la sua Norimberga. Molti non hanno pagato per i crimini che avevano commesso. Anzi alcuni sonoanche diventati parlamentari, prefetti, magistrati, direttori di giornale… E ciò è avvenuto perchè nel ’44 e nel ’45 vinsero quelli che stavano dalla parte giusta. Questo dobbiamo ricordarcelo sempre. Non solo il 25 aprile.

 

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