IL CASO NAVALNY E ALTRI CASI: NON FACCIAMOCI FREGARE. COME RAGIONA UN GIURISTA?

domenica 18th, febbraio 2024 / 12:14
IL CASO NAVALNY E ALTRI CASI: NON FACCIAMOCI FREGARE. COME RAGIONA UN GIURISTA?
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Sul caso della morte del dissidente russo Navalny in un carcere di massima sicurezza oltre il circolo polare artico e sulle reazioni che il fatto ha suscitato nella politica, nei media anche nel nostro Paese, pubblichiamo di seguito una riflessione di Benedetta Piola Caselli, avvocato romano, impegnata nella difesa dei diritti civili, che offre una chiave di approccio per “non farsi fregare dalla propaganda” e dalle equazioni troppo facili.  Si può essere d’accordo o meno, ma il ragionamento è tutt’altro che banale. Eccola:
Io non lo so come è morto Navalny.
Io non lo so se era colpevole o no di frode e malversazione.
Io non so se è stato vittima di giustizia politica oppure no.
Io non lo so, e però non lo sapete nemmeno voi.
Una cosa, da avvocato, invece la so.
È questa: quando le questioni tecniche vengono banalizzate, è lì che il diritto si fa politica.
Tutti quelli che oggi inorridiscono per una condanna per “estremismo” , considerandola prova di un reato di opinione o sono ignoranti, o sono stupidi, o sono in malafede.
Come si ragiona per non farsi impantanare?
Giuridicamente.
Il diritto impone rigore nel ragionamento.
Innanzitutto occorre sapere quale è la traduzione esatta dell’imputazione, per vedere se esiste anche da noi.
Non la sappiamo.
Senza, è meglio non aprire bocca.
La seconda cosa è conoscere esattamente il fatto contestato e le prove; e neanche di queste noi sappiamo.
Di nuovo: senza, è meglio non aprire la bocca.
Andiamo per step.
1) La condanna per “estremismo” corrisponde ad un reato di opinione?
Attenzione, perché il nostro codice penale contiene eccome imputazioni per “estremismo”: sono i delitti contro la personalità dello Stato, artt. 241 cp e ss.
Bisogna quindi vedere le condotte contestate.
2) Fra le poche cose che sappiamo ci sarebbe che a Navalny è contestato di avere preso soldi occidentali per le sue attività.
Attenzione!
L’art. 246 cp (nostro) dice che:
Il cittadino, che, anche indirettamente, riceve o si fa promettere dallo straniero, per sé o per altri, denaro o qualsiasi utilità, o soltanto ne accetta la promessa, al fine di compiere atti contrari agli interessi nazionali, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con la reclusione da tre a dieci anni (…) La pena è aumentata (…) se il denaro o l’utilità sono dati o promessi per una propaganda col mezzo della stampa.
L’art. 243 cp (nostro) dice che:
Chiunque tiene intelligenze con lo straniero affinché uno Stato estero muova guerra o compia atti di ostilità contro lo Stato italiano, ovvero commette altri fatti diretti allo stesso scopo, è punito con la reclusione non inferiore a dieci anni.
Se la guerra segue o se le ostilità si verificano, si applica l’ergastolo.
Ops!
Sono articoli da tempo di pace; in tempo di guerra il codice ci va giù molto più pesante.
Quindi le accuse per Navalny hanno una corrispondenza nel nostro codice penale: come si fa a dire che sono reati di opinione?
3) Resta da vedere se le accuse sono fondate.
Come si fa?
Conoscendo gli atti processuali.
E quindi direi che nessuno può aprire bocca, perché nessuno li conosce; al contrario, se li avete, mandatemeli.
Questo è l’unico modo giuridico di ragionare.
Punto e a capo, seconda strofa.
La seconda strofa è l’omicidio.
Su questo è logica banale che un nemico politico neutralizzato non si elimina: Putin non è scemo.
Piuttosto bisognerebbe chiedersi perché la morte è avvenuta proprio ora, quando la tensione sale per le prospettive di guerra stellare.
Sono quindi stati i nemici di Putin, per creargli un danno?
Anche questo argomento prova troppo (termine giuridico che si usa per argomentazione eccessiva, ndr) perché, a parte il can can, il fatto non provocherà alcuna reazione effettiva.
E allora?
Probabilmente la morte è naturale.
Aspettiamo di vedere.
Non aspettiamo invece che muoia JULIAN ASSANGE, la cui detenzione per avere svelato crimini di guerra americani mai contestati è la vergogna delle democrazie occidentali.
Prima di parlare delle colpe di Putin, che non possiamo correggere, parliamo delle nostre e correggiamole.
E non scordiamoci nemmeno di GUSTAVO LIRA, onore di tutti i nerd, che senza prendere una lira, fin dall’inizio e con i suoi piccoli mezzi, ha rischiato la sua vita per fare controinformazione.
Questi sono i giornalisti.
Questi sono gli eroi della libertà.
Attenzione, postilla necessaria per chi mi conosce: non si tratta di difendere Putin o la Russia, di cui non deve fregarci niente perché noi siamo ITALIANI e la fedeltà al nostro paese DEVE essere esclusiva ; si tratta di svelare una retorica politica che mette in pericolo gli interessi nazionali.
Non facciamoci fregare dal chiacchiericcio dei tanti prezzolati che infestano i media.
Per la libertà.
Per la democrazia.
Per la Pace.
Per l’Italia.
Benedetta Piola Caselli
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