PERUGIA, I GIORNALISTI IN PIAZZA PER DIFENDERE LIBERTA’ DI STAMPA E COSTITUZIONE

domenica 18th, febbraio 2024 / 11:39
PERUGIA, I GIORNALISTI IN PIAZZA PER DIFENDERE LIBERTA’ DI STAMPA E COSTITUZIONE
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“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. E’ in difesa di questo articolo costituzionale che sabato mattina nell’ambito delle iniziative Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) a Perugia si sono dati appuntamento i giornalisti per protestare contro i rischi crescenti di censura di quella legge bavaglio che il Senato ha appena approvato, quindi di limitazioni nella libertà di cronaca. Con loro l’Ordine dei Giornalisti, l’ASU (Associazione stampa umbra), i sindacati della CGIL, CISL, UIL, l’associazione Libera e i parlamentari Walter Verini (PD) ed Emma Pavanelli (M5s). Sì in difesa, perché nelle Costituzioni dove non è contemplato un Art. 21, di solito a governare quei Paesi ci sono dittatori, cricche criminali, regimi sanguinari e dispotici e i cittadini sono privi di qualsiasi altro diritto, tenuti all’oscuro di quanto si sta facendo e decidendo sopra di loro. L’omicidio di Navalny in Russia, non è che l’ultimo atto criminale in ordine di tempo, messo in pratica da un dittatore come ve ne sono molti in giro per il mondo. Anzi, possiamo dire con l’animo inquieto, che i Paesi governati da dittature politiche e religiose, sono la maggioranza sul pianeta terra. «La legge passata pochi giorni fa in Senato – ha sottolineato il presidente Asu Massimiliano Cinque – impedisce di pubblicare le notizie di reato in maniera tempestiva perché vieta di pubblicare gli atti giudiziari. È l’emendamento Costa – ha aggiunto – che fa seguito alla legge Cartabia sulla presunzione di innocenza, la quale di fatto limita la possibilità per i giornalisti di venire a conoscenza dei reati. È un problema che riguarda anche il diritto dei cittadini a essere correttamente informati”. Ed è stato proprio il Sen. Verini a ricordare quanto sta avvenendo in Anas, la stazione appaltante più grande d’Italia, ora attenzionata dalla Procura di Roma per presunta corruzione: i dirigenti avrebbero fornito informazioni riservate sulle gare in cambio di promozioni. Iinchiesta “Do ut des”. Tutto ruota sembrerebbe intorno alla Inver, la società di consulenza della famiglia Verdini, fondata tra gli altri dal figlio dell’ex senatore Denis, Tommaso Verdini, e dalla figlia Francesca, compagna del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. In merito alla questione Ponte sullo stretto. Di tutto questo una volta approvata la Legge bavaglio, non si potrà più scrivere nulla. Solo il Magistrato avrà la facoltà se lo riterrà opportuno, far filtrare alcune notizie. Ma questo ha sottolineato Verini è caricare di un compito che non spetta costituzionalmente al Magistrato. Per questo i giornalisti attraverso il loro sindacato, chiedono al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di non firmare la legge. I due parlamentari presenti all’iniziativa, hanno fortemente marcato l’importanza della manifestazione e hanno dichiarato di condividerne lo spirito e l’obiettivo. Forte la denuncia due parlamentari nei confronti di quella pratica che va appunto sotto il nome di “Querela intimidatoria”. Una pratica giudiziaria che sempre più spesso viene messa in atto da personaggi attenzionati dalla stampa, i quali pur sapendo che negli articoli non sono stati commessi reati, usano lo strumento giudiziario come una spada di Damocle. Certo dei passi avanti in questa direzione sono stati fatti, la UE ha approvato nel giugno scorso un testo di legge, ma ancora resta molto da fare. E’ passato infatti con voto positivo nel giugno scorso, in Commissione giuridica Europarlamento per la proposta di direttiva europea. Per il presidente dell’Ordine l’Italia non deve aspettare le direttive europee per tutela della libertà di stampa dalle azioni giudiziarie intimidatorie contro la libertà di espressione che riguardano molto da vicino i giornalisti, fenomeno che cresce in tutta Europa, e l’Associazione dei giornalisti Fnsi ha scritto al Ministro Nordio. Sarebbe il momento che il Parlamento italiano, senza aspettare le direttive della UE, invertisse la rotta per la riforma della diffamazione a mezzo stampa introducendo finalmente dei forti elementi di dissuasione come già ci sono negli USA, contro chi utilizza lo strumento delle azioni giudiziarie al solo fine di limitare la libertà dei giornalisti. Chi sbaglia sostengono i giornalisti, è giusto che paghi, e questo vale anche per l’informazione professionale se si lede l’onorabilità di una persona; ma in Italia il novanta per cento dei procedimenti viene archiviato, e di quelli che vanno a giudizio l’85% finiscono in assoluzioni. «Queste leggi – ha detto la vicepresidente dell’Ordine Donatella Binaglia – mettono in discussione il diritto di cronaca e l’articolo 21 della Costituzione e inoltre impediscono ai cittadini di accedere a informazioni corrette e complete. Grazie al sindacato che ha organizzato questa iniziativa che ci vede pienamente partecipi e d’accordo». E l’attacco alla libera informazione in Italia viene da lontano. Il “Piano rinascita”, del venerabile Licio Gelli P2, ne parlava in modo ampio e esaustivo oltre quaranta anni fa. A fine manifestazione i giornalisti si sono simbolicamente chiusi la bocca con del nastro adesivo o delle mascherine.

Renato Casaioli 

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