HO VISTO UN FILM: “LA ZONA DI INTERESSE”, OVVERO LA BANALITA’ DEL MALE. MA OGGI RISPETTO A GAZA COSA C’E’ DI DIVERSO?

domenica 25th, febbraio 2024 / 16:04
HO VISTO UN FILM: “LA ZONA DI INTERESSE”, OVVERO LA BANALITA’ DEL MALE. MA OGGI RISPETTO A GAZA COSA C’E’ DI DIVERSO?
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CHIUSI – Ho visto un  film. Ieri al Clev Village di Querce al Pino. Titolo “La zona di interesse”. Regia Jonathan Glazer.

La pellicola è un adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 2014 scritto da Martin Amis ed è stata presentata in concorso al Festival di Cannes del 2023. E’ un film in cui tutto quello che succede non si vede. Si sente. Perché tutto ciò che succede, succede di là da un muro. Con il filo spinato sopra. Di qua dal muro, dove si svolge quasi tutto il film, una villetta con giardino e orto botanico, una piccola piscina. Un fiume con sponde rigogliose. E’ la villetta di un gerarca nazista, che ama andare a cavallo, fare picnic e bagni al fiume, vogare in canoa con i figli ancora piccoli. La moglie è felice di quella sistemazione. Ha dei giardinieri e servitù in casa che comunque fa vivere bene. E’ lei che ha progettato e pensa al giardino. Conosce le piante. Ospita amici e anche la madre… 

Di là dal muro camini che fumano in continuzione. E urla, latrati di cani, spari. E lamenti e altre urla, altri latrati, altri spari. E ordini perentori. E spari. E fumo dai camini. E cenere da spargere nell’orto. E i giardinieri che portano alla signora scatolette e vestiti, e sottovesti. Gioielli. E una pelliccia di visone, che però è scucita in un angolo e va riparata…

E’ normale che quella roba arrivi. E che diventi parte del guardaroba di famiglia. Ma non si tratta di regali.

Di là di quel muro c’è il Campo di Sterminio di Auschwitz. Il protagonista, padre di famiglia, è Rudolf Hoss, comandante del Campo. La villetta con il giardino ben curato in cui la famigliola vive la sua quotidianità normale e spensierata è lì, appena fuori del muro, nella cosidetta “zona di interesse” di circa 25 miglia dal campo (interessengebiet).

La normalità di quei vestiti strappati a chissà chi, di quelle urla, quegli spari e quei latrati, di quel fumo che esce continuamente dai camini, mentre la vita normale scorre è la “banalità del male”. E anche il finale del film con il comandante Hoss, trasferito nei pressi di Berlino, che in riunioni, lettere e fonogrammi pianifica, con altri gerarchi lo sterminio sistematico degli ebrei e di altri oppositori, parla dei progetti dei crematori cpacaci di lavorare a ciclo continuo, senza che si veda scorrere una goccia di sangue o un cadavere,  amplifica lo sgomento.  La freddezza nelle comunicazioni telefoniche della moglie di Hoss; la fuga dell’anziana madre di lei, che forse ha capito;  i conati di vomito dello stesso Hoss non redimono nessuno. Nessuno spettatore può uscire dalla sala senza domandarsi come sia stato possibile che tutto ciò sia avvenuto, con quel “contorno” di banalità, normalità e indifferenza. 

Per capire la Shoa, “Zona di interesse” di Jonathan Glazer è più efficace de La vita è bella di Benigni. Perché racconta l’indifferenza degli aguzzini e di chi stava di qua del muro.

Ma siccome oggi, a distanza di 80 anni, una cosa del genere sta avvenendo in Palestina, dove si sta consumando un olocausto del popolo palestinese (già privato di una patria, delle proprie case, dei propri diritti civili, costretto a vivere in un immenso campo di concentramento lungo 40 km e largo 15 con oltre 2 milioni di persone dentro), e ciò avviene per mano dell’esercito del Paese nato in seguito a quella tragedia di 80 anni fa, vuol dire che la lezione non è stata studiata, né imparata. E vuol dire anche che chi ha sofferto una terribile ingiustizia o persecuzione non per questo è immune per sempre da comportamenti persecutori. E non può avere la patente d “giusto” per sempre. Chi oggi chiude gli occhi o cerca dei distinguo o giustificazioni a ciò che il Governo e l’esercito di sraele stanno facendo a Gaza, fa esattamente ciò che la famiglia Hoss fa nel film di Glazer. E oggi siamo tutti nella “zona di interesse” del Campo di Gaza.

m.l.

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