STAZIONE DI CHIUSI, L’IMPORTANZA DEL CONTESTO E DEL… CONTORNO. MA LE FS POSSONO TENERE I LORO IMMOBILI NEL DEGRADO?

STAZIONE DI CHIUSI, L’IMPORTANZA DEL CONTESTO E DEL… CONTORNO. MA LE FS POSSONO TENERE I LORO IMMOBILI NEL DEGRADO?
0 Flares 0 Flares ×

“Ogni volta che il treno si ferma chiede a Eva se questa è Chiusi. Eva sa dov’è Chiusi, perché è la stazione più vicina alla casa di nonna Margherita e sa che ci vuole ancora qualche ora per raggiungerla, quindi ogni volta che il treno rallenta la rassicura. Però ignorava che il treno si sarebbe fermato a Chiusi, se la nonna sapesse che sta passando così vicino verrebbe a prenderla e la costringerebbe a scendere (…), tirandola anche giù per un orecchio… (…). Scendi anche tu a Chiusi? le chiede Suor Celeste che decisamente odia viaggiare da sola. Parlano in inglese perché la suora non capisce una parola di italiano (…) e quando il treno si ferma alla stazione di Chiusi, Eva la accompagna alla porta, e la aiuta a scaricare sul marciapiede l’enorme valigia e i mille pacchetti, e le dispiace non vederla mai più”… 

Il treno in questione è un Intercity, che ancora fermava alla stazione di Chiusi.  Eva è la protagonista del romanzo “Sei come sei” di Melania Mazzucco, Einaudi, 2013. E la Mazzucco non è una scrittrice qualunque: nel 2003 ha vinto il Premio Strega e poi altri premi letterari, ha scritto radiodrammi per la Rai, ha pubblicato articoli e reportage su giornali e riviste come Il Manifesto, Nuovi Argomenti, Il Sole 24 ore, la Repubblica e il New York Times…

C’è stato un tempo in cui la stazione di Chiusi finiva nei romanzi e nei film. Si vede per esempio in “Io ballo da sola” di Bernardo Bertolucci, viene citata da Pietro Germi ne “Il ferroviere”, per citare due pellicole famose. Viene raccontata anche nel libello “La sosta” di Giovanni Ferrara, edizioni Sellerio…

Questo succedeva perché la stazione di Chiusi era una stazione importante, conosciuta da tutti. Un po’ perché portava anche il nome Chianciano Terme, cittadina termale molto celebrata; un po’ perché a metà strada tra Roma e Firenze; un po’ perché aveva anche “servizi collaterali” piuttosto noti, come il Buffet della famiglia Notari e la trattoria Porsenna, appena al di là del Passaggio a Livello, localino ruspante e a conduzione familiare che però per qualche decennio è stato meta frequentata anche da politici, parlamentari, attori, scrittori, che scendevano apposta a Chiusi per andare lì a mangiare i pici, le tagliatelle o le quaglie allo spiedo cotte nel focolare…

Adesso, dopo una ristrutturazione sontuosa fatta nel 2017, dopo che per tre anni ha ospitato pure una fermata del Frecciarossa (dal 2019 al 2022), rischia di ritrovarsi ad essere quasi una stazioncina periferica. Come quelle in cui non scende più nessuno delle ghost town dei film americani. E le Fs che pure hanno voluto e fiunanziato la ristrutturazione con adeguamento dei marciapiedi per far fermare i treni AV, stanno facendo di tutto per sguarnirla di servizi. Non solo delle fermate.

Ieri, in altro articolo, abbiamo segnalato l’assenza di una edicola, della tabaccheria, di un Info Point (che prima c’erano e adesso non ci sono più). Il bar che un tempo era il Buffet dei Notari c’è ancora, quello del Dopolavoro Feroviario, un po’ più pop e frequentato anche dalla clientela del posto, no, non c’è più, chiuso anche quello. Da un anno. Il problema sembra sia nell’affitto troppo alto che le Fs chiedono al gestore. Stessa cosa, pare, per il box che ospitava la ex tabaccheria.

Sembra una politica volta, scientificamente, a smantellaree tutto ciò che costituisce il “contesto” di una stazione, con l’intento neanche troppo velato di smantellare anche la stazione, che non è solo una fermata dei treni, ma un approdo o punto di partenza dove appena arrivi o apena scenfi da un treno, puoi trovare ciò che ti serve o dentro lastazione stessa o nelle immediate vicinanze: un giornale, un libro, le sigarette, informazioni turistiche, un bar, un taxi, un bus, un albergo, un ristorante, una pizzeria o un Kebab, una banca, un ufficio postale, una agenzia di noleggio auto, un barbiere, una profumeria per fare un regalo, un calzolaio o un negozio di scarpe se ti si rompe un tacco, un supermarket… Quello che serve, all’esterno della stazione a Chiusi c’è ancora, dentro la stazione ci sono ormai solo la biglietteria (più qualche macchinetta per la biglietteria automatica) e il bar. Tutto il resto le Fs lo hanno cancellato.

Ci sono, nei pressi della stazione di Chiusi altre aree e altri edifici di pertinenza Fs che da anni (alcuni da decenni) versano in condizioni di abbandono senza alcun utilizzo: oltre al citato bar del dopolavoro, l’ex dormitorio per esempio, la ex mensa e l’area dell’ex bocciodromo (sempre del dopolavoro ferroviario), le vecchie “torri di controllo” in stile razionalista, quasi cadenti (una vicino all’ex passaggio a livello e una davanti allo Stadio Frullini,) l’edificio anche quello “razionalista” della sottostazione al confine con Città della Pieve; alcuni vecchi hangar che servivano da magazzini e officine.

Se non proprio tutti, alcuni di questi immobili potrebbero trovare una nuova funzione per la comunità. Ma anche in questi casi sembra che il Gruppo Fs sia piuttosto restìo a prendere in considerazione tale ipotesi e tantomeno una cessione al Comune. Eppure si tratta di “contenitori” che potrebbero ospitare servizi importanti: per l’ex dormitorio si era parlato di un ostello per il turismo low cost (considerando che si trova non solo a pochi metri dalla stazione, ma anche all’inizio del Sentiero della Bonifica, molto frequentato da cicloturisti e amanti del trekking) o adirittura di una struttura di co-housing con mini appartamenti per anziani e giovani coppie, con servizi in comune. Per le vecchie torri di controllo di strutture verticali per mostre d’arte o fotografiche… La vecchia mensa potrebbe tornare ad essere una mensa sociale o comunque uno spazio pubblico.

Va detto che oggi, nello stato in cui si trovano, gli edifici menzionati costituiscono un pessimo biglietto da visita per la città, con conseguente danno di immagine, ma siccome sono anche cadenti e in degrado – almeno alcni – costituiscono anche un pericolo per la salute e la sicurezza pubblica perché possono crollare e sono ridotti a rifugio e ricettacolo di ucceli e animali (piccioni, topi, nutrie, gatti e cani randagi) che possono diventare veicoli di malattie…

La prima domanda che ci sentiamo di fare, qui e ora, è: le Fs possono tenere in queste condizioni il loro patrimonio immobiliare nel cuore della città?

La seconda è: il Comune di Chiusi si è mai posto seriamente e convintamente il problema di come obbligare le Fs a intervenire o a cedere tali immobili e si è mai posto il problema di acquisirli (almeno alcuni)?

Terza domanda: la stazione di Chiusi-Chianciano Terme è una infrastruttura che serve non solo la città di Chiusi, ma tutto il territorio circostante. La possibilità di utilizzare edifici dismessi e inutilizzati delle Fs per servizi connessi alla mobilità, al turismo, al vivere sociale, dovrebbe essere un “tema comunitario”, di area, cioè dell’Unione dei Comuni della Valdichiana, ma anche per esempio di Città della Pieve, di Paciano, di Castiglione del Lago. Quindi perché non farne davvero una battaglia comune e unitaria?

Secondo noi  la battaglia per la valorizzazione della stazione di Chiusi, in funzione dell’alta velocità, ma non solo, passa anche da queste questioni che possono sembrare secondarie, ma non lo sono. Perché la forza di Chiusi e di Arezzo, rispetto ad una ipotetica stazione in linea in mezzo al nulla come sarebbe quella di Creti, sta proprio nel “contorno”, in tutto quello che a Chiusi e ad Arezzo c’è e a Creti invece non c’è e non ci sarebbe. Solo che se piano piano si smantella e si lascia andare in malora quello che c’è, alla fine la differenza sarà poca…

m.l.

Nelle foto: due dipinti dell’artista britannico Nigel Van Wieck, che cita Edward Hopper… 

 

 

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Email -- LinkedIn 0 Pin It Share 0 0 Flares ×
Mail YouTube