MOIANO, IL CORAGGIO DI GRIDARE PACE! QUANDO E’ IL PD A FARE LE BUCCE AL PD

sabato 18th, novembre 2023 / 12:19
MOIANO, IL CORAGGIO DI GRIDARE PACE! QUANDO E’ IL PD A FARE LE BUCCE AL PD
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MOIANO – E’ apparso un Pd stordito, imbarazzato, amareggiato dai silenzi, dai balbettii, dalle ambiguità dei vertici nazionali sulla situazione in Palestina e anche sull’Ucraina, sulla difficoltà a pronunciare forte e chiara la parola PACE, quello che ieri sera si è riunito a Moiano, nella storica Casa del Popolo inaugurata da Togliatti, ma anche un Pd che almeno nel Trasimeno, ha voglia di gridarla quella parola, di rilanciare l’iniziativa politica per dire che la guerra non è mai una soluzione, che servono un cessate il fuoco e negoziati subito, che serve il rispetto dellle risoluzioni dell’Onu e il rispetto per la vita delle persone. Al tavolo della presidenza c’erano tre bandire: quella palestinese a sinistra, quella israeliana a destra e quella della Pace al centro: richiamo forte ai valori e alla lezione dell’umbro Aldo Capitini. Una serata coraggiosa, per certi versi, quella di ieri sera. Perché il messaggio lanciato dal segretario comprensoriale Stefano Vinti, dal cooperante attivo da 12 anni in Palestina Moreno Caporalini, dirigente d lungo corso del Pd e prima ancora dei Ds, da Cristina Natoli Carabba, già direttrice della Agenzia italiana della cooperazione allo sviluppo di Gerusalemme è sembrato non solo un grido di dolore per ciò che sta succedendo in Terra Santa, ma anche un richiamo al partito, chiamato ad avere più coraggio nella battaglia per la pace e a ad avere più rispetto per la tradizione e il Dna pacifista del popolo di sinistra. “Se la sinistra si accoda e si appiattisce sulle posizioni della destra e non si distingue fermandosi al mantra aggressore-aggredito, non fa la sinistra e non fa politica” è stato detto dai relatori. Al tavolo c’era anche Walter Verini, senatore di Città di Castello e figura di spicco del Pd nazionale fin dai tempi di Veltroni e Verini ha dovuto incassare le critiche dei suoi stessi compagni dell’area lacustre. Si è detto d’accordo su  molte cose, ma prendendola molto alla larga ha anche sostanzialmente difeso la linea fin qui tenuta da Elly Schlein sia sull’Ucraina che su Gaza, ovvero una linea che una linea non è. Applausi tiepidi e nasi arricciati. E’ sembrato quasi che volesse metterre un tappo all’appello inziale, lasciando intendere che sì è giusto manifestare per la pace, ma bisogna tenere presente il contesto. E, nel caso di Gaza, ciò che rappresenta Hamas (“una banda di terroristi”) e cioè che è invece Israele (“Uno stato democratico”). 

Nel suo intervento Moreno Caporalini ha provato a spiegare che la guerra a Gaza non è una guerra di religione, non è nemmeno una guerra locale, ma un conflitto internazionale, e non è cominciata con l’attacco di Hamas del 7 di ottobre. Ha ricordato – e lo hanno fatto anche Cristina Natoli Carabba e Sawsan Saleh (presidente della associazione di Donne palestinesi Aowa) che era in collegamento da Ramallah- le occupazioni indebite dei territori palestinesi da parte dei coloni israeliani, le violenze, gli arresti e le uccisioni che i coloni e l’esercito di Israele hanno compiuto sistematicamente per decenni, ha spiegato come Israele tenga sotto scacco e sostanzialmente segregata la popolazoioe palestinese a Gaza e in Cisgiordania, come per quelle popolazioni sia stato e sia difficile vivere e lavorare, produrre reddito per sopravivere, in una sorta di campo di concetramento chiuso da muri, garitte e fili spinati da cui non si può uscire, come lo stato democratico di Israele ha armato i coloni in modo che potessero agire da soli come squadre paramilitari. Ha ricordato come l’adesione dei palestinesi ad Hamas è una conseguenza di tutto ciò. E dei silenzi, dell’indifferenza del resto del mondo, Italia ed Europa compresi, che ha lasciato fare. Cristina Natoli Carabba ha ricordato le manifestazioni oceaniche contro Nethanyau in Israele prima del 7 ottobre e ha pronunciato anche il suo “non ci sto”:”Io non ci sto a sentirmi dire che sono antisemita se critico i bombardamenti a tappeto israeliani”.

Quella di ieri sera a Moiano non è stata una manifestazione oceanica. Poche, troppo poche una trentina di persone per una iniziativa comprensoriale sulla Pace. Il Pd non è solo stordito, sembra anche ormai non più capace di mobilitare nemmeno la sua base. Ma Vinti e il gruppo dirigente del Trasimeno hanno avuto coraggio anche ad esprimere i propri mal di pancia nei confronti dei vertici e della linea nazionale del partito. Hanno chiamato a parlare persone che la vicenda palestinmese l’hanno vissuta sul campo. Lì in Palestina. Hanno ribadito la necessità inderogabile per il Pd e per la sinistra di tornare a fare la sinistra e sventolare la bandiera della pace non solo a parole, ma con azioni e pressioni politiche concrete, in parlamento, in Europa e nelle piazze. La risposta di Verini non è stata del tutto confortante, soprattutto laddove ha dato l’impressione di avvertire che i margini di manovra sono pochi, che il Pd non può sganciarsi dal turbo atlantismo di questi ultimi anni, perché poi potrebbe venire anche peggio… La sua più che una messa in guardia è sembrata una dichiarazione di resa. Vinti e i suoi compagni del Trasimeno invece hanno detto che loro non intendono arrendersi a questa deriva. E’ stato un bel segnale. Dal nostro punto di vista molto apprezzabile. Walter Verini è persona per bene e dirigente capace, ha tenuto il punto e quello probabilmente doveva fare, ma che abbia ragione Vinti di sicuro  lo ha capito anche lui. Riferirà.

m.l.

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