“EL FLACO” MENOTTI: IL CALCIO DI SINISTRA IN CASA DEI GENERALI GOLPISTI

mercoledì 15th, maggio 2024 / 16:24
“EL FLACO” MENOTTI: IL CALCIO DI SINISTRA IN CASA DEI GENERALI GOLPISTI
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Esiste un calcio di sinistra e un calcio di destra? César Luis Menotti era convinto di sì. E un po’ lui, Menotti, di calcio (ma non solo) se ne intedeva. Non solo perché aveva origini italiane, e- si sa – qui siano tutti calciofili (la famiglia veniva da Ancona) ma perché nel 1978 allenava l’Argentina che vinse il Mondiale. Se ne è andato 10 giorni fa “el flaco” Menotti, il 5 maggio, come Napoleone. E lui un po’ Napoleone lo è stato. Figura anomala nel calcio di quegli anni, in cui riuscì a battere in finale anche la grande Olanda, l’Arancia Meccanica del football totale… Che era come battere la flotta navale inglese cosa che a Napoleone non riuscì…
“C’è un calcio di sinistra e uno di destra. I più generosi, i più artistici, i più colti sono sempre stati di sinistra. Un calcio aperto, vicino alla gente, l’orgoglio della rappresentatività e dell’appartenenza… Tutto ciò che predico suona più di sinistra che di destra. Poi c’è un altro calcio, a cui non importa della gente ma solo del risultato”. La dichiarazione è sua. Di César Luis Menotti detto “el flaco”. Capelli lunghi e fronte stempiata, sigaretta sempre accesa,  camicia aperta sul collo, Menotti teneva certo al risultato, ma più che altro teneva all’amore della gente. Della sua gente.  Quel giorno – 25 giugno 1978 – allo Estadio Monumental di Buenos Aires la favorita, dal punto di vista meramente calcistico, era l’Olanda anche se non aveva il suo giocatore migliore, Joan Krujiff. Perché l’Olanda era arrivata seconda 4 anni prima contro la Germania e perché era effettivamente uno squadrone fantastico. Ma l’Argentina giocava in casa e in tribuna c’erano Videla e i suoi generali golpisti che volevano a tutti i costi la “copa del Mundo” per suggellare il loro potere sanguinario.
Menotti parlando ai suoi giocatori disse “Vinciamo, ma non per quelle teste di cazzo lassù, vinciamo per alleviare il dolore del popolo”. La partita finì 3-1 per l’Argentina con due gol di Kempes e uno di Bertoni per i padroni di casa e di Nanninga per gli Orange… Ma la seconda rete di Kempes e quella di Bertoni arrivarono solo nei tempi supplementari. Partita durissima. A tratti addirittura violenta. Durante la premiazione, al momento di stringere la mano al generale Videla il goleador Mario Kempes si girò dall’altra parte e fece finta di niente passando oltre. L’episodio non passò inosservato. Poi Kempes ha sempre detto che si trattò di un fatto fortuito, non voluto, una distrazione… Forse ha avuto timore di ripercussioni. I golpisti argentini non scherzavano e gli oppositori, anche quelli presunti,  li arrestavano, li torturavano e poi li gettavano nell’Oceano dagli aerei… Sono stati migliaia i “desaperecidos”.
Il capitano di quell’Argentina, Jorge Carrascosa, prima del Mundial rinunciò alla convocazione in nazionale proprio per non dare una soddisfazione ai generali. Sì, aveva ragione Menotti: c’era un calcio di destra e un calcio di sinistra. E a dirla tutta anche l’Olanda sconfitta da Menotti e dall’Albiceleste era considerata universalmente, un po’ per il modo spregiudicato e rivoluzionario di giocare a calcio, un po’ per il look dei giocatori che sembravano tutti esponenti della Banda  Baader Meinhoff, una formazione “di sinistra”…  O comunque molto amata dai giovani di sinistra.
César Luis Menotti era uno di quegli allenatori filosofi che all’epoca andavano abbastanza di moda. Calcio e politica, ma anche calcio come interpretazione della vita da una certa angolazione: in Italia c’era stato Manlio Scopigno che aveva vinto lo scudetto con il Cagliari nel 1970, poi arrivò Franco Scoglio. Infine Zeman che a Menotti un po’ somigliava, se non  altro per la sigaretta perennemente accesa in mano… Solo che Menotti era latino e non mitteleuropeo. Mezzo italiano e mezzo argentino e si trovò a guidare la nazionale del suo paese quando il suo paese era in mano ad una cricca di generali golpisti e fascisti. Lui vinse ugualmente. Ma non per loro, vinse per alleviare il dolore del popolo.
m.l.
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