DENTRO LA VIOLENZA DI GENERE CONTRO LE DONNE C’E’ ANCHE LA VIOLENZA ECONOMICA
La violenza si esprime sotto diverse forme, oltre quella fisica come sappiamo esiste quella psicologica. Le modalità con cui si può far del male ad una persona sono moltissime, se a comportarsi in un certo modo sono in tanti e se questi comportamenti si ripetono nel tempo, é normale che si cominci a parlare di un vero e proprio fenomeno. É il caso di iniziare a parlare della Violenza economica sulle donne.
Cos’è esattamente la violenza economica? Consiste nella mancata autonomia finanziaria (economica), anche all’interno della famiglia, con la donna che non ha un lavoro e un reddito proprio e neanche l’accesso al conto corrente familiare, per cui diventa dipendente dal marito-compagno-convivente. Una condizione di subalternità obbligata.
Purtroppo abbiamo molti pregiudizi riguardanti la violenza di genere, per esempio pensiamo che riguardi solo le persone in condizioni di marginalità; invece se analizzassimo le statistiche il 74% delle donne che iniziano un percorso per uscire dalla violenza è di nazionalità italiana. La violenza economica non è ben definita, secondo ISTAT per quanto concerne le donne che hanno fatto accesso nei centri antiviolenza del territorio nazionale, 9 su 10 hanno subito violenza psicologica, 7 su 10 violenza fisica e 4 su 10 violenza economica. La violenza economica viene definita per la prima volta nel 2011 dalla convenzione di Istanbul, ricade nella categoria più ampia della violenza domestica e viene definita come qualunque comportamento di controllo di una persona di produrre e gestire il denaro in autonomia.
Continuando con i numeri, secondo l’OCSE ci sono tre macro aree che caratterizzano la violenza economica: impossibilità di acquisire e accumulare risorse finanziarie, la mancanza di consapevolezza sulle risorse finanziarie disponibili e la dipendenza finanziaria. Ciò che precede questa tipologia di violenza è dato dal 22% percento delle donne italiane che si trova in una condizione di dipendenza finanziaria. È tanto quasi una donna su quattro; in Germania il 5%, in Slovenia il 7%, in Polonia 10%.
Dietro questi numeri vi è anche la difficoltà di riprendere il lavoro o il tirocinio dopo una gravidanza. La mancanza di indipendenza economica e questa obbligata subalternità è anche una delle ragioni che spesso costringono le donne a non interrompere una relazione, anche se questa è “tossica”, cioè oppressiva, magari violenta, non paritaria.
Quanto al tema del cointestare i beni, le statistiche dicono che oggi circa il 70% delle coppie sceglie la separazione dei beni, ciò che vorrei chiarire è che se si opta per la comunione dei beni e successivamente si riceve una donazione o eredità, questa non diventa di proprietà di entrambi, in quanto è in comunione ciò che si costruisce nell’arco dell’unione matrimoniale.
Vincenzo Gaudiano
(Foto tratta da ladinomics.it)