LA TORRE DEL BUTERONE, QUANDO PER ANDARE DA CHIUSI A CASTEL DELLA PIEVE CI VOLEVA IL PASSAPORTO

mercoledì 15th, novembre 2023 / 14:55
LA TORRE DEL BUTERONE, QUANDO PER ANDARE DA CHIUSI A CASTEL DELLA PIEVE CI VOLEVA IL PASSAPORTO
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CITTA DELLA PIEVE – “Alla metà del ‘500 l’Italia è uno spezzatino di regni, repubbliche, ducatii che si alleano e si combattono tra loro… per andare da Chiusi a Castiglione del Lago o a Castel dela Pieve ci vuole il passaporto. Ci sono le dogane: dove andate? quanti siete? cosa portate? Un fiorino!!”  Così dice, ad un certo punto, l’attore-naratore nello spettaclo teatrale “Tradire! La notte prima dell’assedio” andato in scena quest’estate, ebbene è vero, c’erano le dogane. Una di queste era la Torre del Buterone, tra Chiusi Scalo e Ponticelli. Solo a vederla o a passarci sotto evoca la famosa scena del film con Benigni e Troisi…

Ieri, su Fb Gianfranco Torroni, ex vicesindaco di Cetona, ha postato una foto della torre con un appello: “Prima che vada in malora del tutto ristrutturiamola”. Appello rivolto al Consorzio di Bonifica e al Comune di Città della Pieve. La torre si trova infatti su terreno demaniale pubblico ed è sotto la gestione del Consorzio.

Oggi quella torre, con ponte sulla chianetta, risulta, a prima vista non a rischio crollo, ma purtroppo anche un po’ sacrificata da strada e ferrovia, quasi fagocitata dalla modernità. E assediata da edera e vegetazione varia che alla lunga potrebbe comprometterne anche la stabilità. 

Ma in ogni caso è ancora lì a ricordare un passato in cui davvero per passare la “Chiana” ci voleva il passaporto.  Nel sito del Consorzio di Bonifica che ha già ristrutturato l’edificio poco lontano de “La Fabbrica”, quello che ra il 1780 e il 1820 ospitò la direzione dei lavori della Grande Bonifica della Chiana Romana “concordata” tra Granducato di Toscana e Stato Pontificio si legge: “La Torre del Buterone è un bene archeologico di epoca medioevale. Le principali fonti bibliografiche fanno risalire la sua edificazione alla
seconda metà del XV secolo. La sua prima funzione è stata quella di mulino per il grano. Negli anni poi essa ha cambiato funzione, tanto che nel XVII secolo, fu trasformata, diventando un fortino.
Nello specifico con la Convenzione del 1607 fu adattata a fortilizio durante la Guerra Barberina. Nel 1675, Clemente X, infine, ne ordinò la ristrutturazione per adibirla a posto di dogana, dandogli la che fisionomia che ancora oggi conserva. Nei pressi della torre è presente un ponte, che è raffigurato anche nella cartografia storica e rappresenta uno degli attraversamenti più importanti della Val di Chiana meridionale, infatti, consentiva di collegare Città della Pieve a Chiusi. La torre sovrasta il canale Chianetta. Le prime raffigurazioni ritraggono la torre con il torre spiovente , che poi fu rimossa per lasciare spazio alla merlatura attuale, utilizzata per controllare la valle, durante il XVII secolo, in occasione dei feroci combattimenti che caratterizzarono l’area. La torre è realizzato con muratura di mattoni, a forma planimetrica rettangolare. È costituita da un piano terra, con un unico vano in cui è localizzata la scala, un primo piano, con due vani ed infine il tetto terrazzato. Le mura perimetrali in sommità sono ornate da merli di stile ghibellino (a coda di rondine).
I solai sono caratterizzati da volte a botte e da volte a padiglione a sesto ribassato in muratura di mattoni.
Le scale erano inizialmente in struttura a legno.
Le quattro facciate della torre sono a due a due simmetriche e molto simili nei dettagli; le facciate ad est ed ovest presentano un’apertura con arco a sesto ribassato per il passaggio carrabile all’interno del manufatto e per
l’accesso all’attiguo ponte sul canale Chianetta”. 

Insomma anche da questi cenni storici si capisce che si tratta di un “manufatto storico” di una certa importanza. E che il Cnsorzio di Bonifica lo tiene ben presente. Tra l’altro si trova lungo il “Sentiero della Bonifica”, lato sud, quello che da Chiusi Scalo porta verso Ponticelli, Fabro e poi seguendo il Chiani, fino ad Orvieto. Insieme all’edificio della Fabbrica o Callone Pontificio, rappresenta una testimonianza importante della storia di quello “spezzatino” che era l’Italia e in particolare la Terra di mezzo, fra il  Medioevo e il Rinascimento, ma anche dopo, tra il 1600 e il 1860.

Secondo noi val bene una pedalata per andarla a vedere. Riteniamo giusto anche l’appello dell’amico Torroni. La memoria del territorio si salvaguarda anche tutelando e mantenendo intatti edifici e strutture che la tramandano. La Torre del Buterone è una di queste.

m.l.

 

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