CITTA’ DELLA PIEVE, L’INCONTRO CON GIACOMO DI GIROLAMO: PARLARE DI MAFIA FA BENE E AIUTA A CAPIRE
CITTA’ DELLA PIEVE – Parlare di mafia e di mafiosi non è inusuale. In Italia se ne parla molto. Ma se ne parla poco volentieri. I problemi di Palermo? “il traffico”… diceva quel personaggio del film Johnny Stecchino di Benigni. E poi parlare di mafia, di infiltrazioni mafiose (cioè di Cosa Nostra e della ‘ndrangheta”) nei nostri territori è da sempre ritenuto sconveniente, perché “squalifica” i nostri territori, ne dà un’immagine che contrasta con quelle della Toscana Felix e dell’Umbria mistica… Eppure di mafia, non solo “infiltrata”, ma presente e radicata in Umbria e in Toscana, si parla dai primi anni 90, da quando il Giudice Piero Luigi Vigna in una relazione della commissione antimafia al Parlamento indicò anche Montecatini, Viareggio e Chianciano come luoghi di interesse per il riciclaggio di denaro e per investimenti da parte delle cosche. Poi successivamente si cominciò a parlare di acquisti non solo di alberghi, ma anche di aziende agricole, vigneti, cantine rinomate…
Ieri pomeriggio a Città della Pieve si è parlato di mafia e di mafiosi con un giornalista e scrittore siciliano, che pur essendo giovane (è del ’77) è già un esperto della materia. Come ci sono gli esperti della fenomenologia di Fausto Coppi o di Eddy Merckx, di Roberto Baggio o Kylian Mbappè, di Madonna o Bruce Springsteen, lui è il maggior esperto della fenomenologia di Matteo Messina Denaro. L’erede e delfino di Totò Riina, latitante per 30 anni, pluriomicida, ultimo padrino di Cosa Nostra, arrestato nel gennaio scorso.
Il giornalista scrittore si chiama Giacomo Di Girolano. A Città della Pieve è venuto a parlare de su libro “L’invisibile” edito da Il Saggiatore. Un libro non nuovissimo, la prima edizione risale al 2009, ma ristampato più volte, quindi riaggiornato. L’ultima volta dopo l’arresto di Messina Denaro, qualche mese fa.
E’ stata una chiacchierata piacevole nella quale Giacomo Di Girolano, con eloquio confidenziale, ha tratteggiate i contorni non solo del personaggio chiave MMD, ma della mafia come fenomeno sociale-politico-economico e criminale e dei cambiamenti che essa ha subito dagli anni della “guerra allo stato” (seguita alla guerra tra le varie cosche) ad oggi.
Ci ha spiegato Di Girolamo le connivenze tra mafia (mafie) e potere politico, tra mafie ed economia, anche tra mafiosi e apparati dello Stato. A volte quest’ultime anche molto banali, ci ha spiegato la “regola del silenzio” che è uno dei cardini su cui la mafia ha fondato e fonda il proprio potere e la propria esistenza. La permeabilità di certi territori ai comportamenti mafiosi… E ci ha spiegato come la mafia, anzi le mafie, hanno via via cambiato strategie, metodi, ma anche obiettivi passando dalla violenza pura fatta di intimidazioni e omicidi, perfino stragi, alla semplice occupazione degli spazi, come la mafia si sia trasformata da contropotere armato a parte integrante del potere (e della politica), come sia passata da business fondati su traffici illeciti (la droga per esempio) a business del mercato legale: quello immobiliare, quello dei rifiuti, fino alla gestione di servizi pubblici (l’acqua) e della green economy (l’eolico, i parchi energetici…).
Ci ha spiegato Di Girolamo come sia errato e fuorviante parlare di “infiltrazioni” delle mafie in territori diversi dal sud Italia, quando invece la presenza delle mafie al nord e in centro Italia è “endemica” da decenni.
Insomma un pomeriggio molto istruttivo quello che l’associazione Arci Note ha proposto a Città della Pieve. Ogni tanto parlare dei “misteri italiani” (e la parola mafia ne evoca tanti…) fa bene. Farlo con persone come Di Girolamo che rischiano ogni giorno di fare una brutta fine aiuta loro e aiuta tutti noi a capire meglio come stanno le cose. Le mafie ne hanno ammazzati tanti di giornalisti scomodi: Pippo Fava, Mauro Rostagno, Mario Francese, Beppe Alfano, Mauro De Mauro, Peppino Impastato, Giancarlo Siani…
Figure come Giacomo Di Girolamo che dai microfoni di una radio (Rmc 101), dalle pagine di un portale on line (Tp24.it) raccontano quotidianamente ciò che succede e danno pure la loro chiave di lettura sono senza dubbio tasselli di democrazia e di cittadinanza attiva e consapevole in una terra difficile. Sì perché se MMD nei trent’anni di latitanza non si è mai mosso dal suo territorio, perché quella è l’unica acqua in cui sapeva e poteva nuotare, anche GDG il suo preziosissimo lavoro lo fa in provincia di Trapani, a Marsala. Da una terra con tanti problemi, ma un po’ meno complicata, i nostri applausi più sinceri.
m.l.