IL FESTIVAL DI SANREMO, PAOLA EGONU E… L’EUROPA CHE MANDAVA AL ROGO ERETICI E BESTEMMIATORI

venerdì 10th, febbraio 2023 / 14:50
IL FESTIVAL DI SANREMO, PAOLA EGONU E… L’EUROPA CHE MANDAVA AL ROGO ERETICI E BESTEMMIATORI
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C”è voluto il Festival di Sanremo per accendere i riflettori sulla tragedia della repressione delle donne in Iran e anche per parlare della nostra  Costituzione (la più bella del mondo, dice qualcuno), per demolire il razzismo latente di molti italiani e i luoghi comuni sui ragazzi belli e vincenti (lo ha fatto la pallavolista Paola Egonu, nera, ma italianissima). Per il resto, sulle canzoni per esempio, si può anche sorvolare. Per lo più paccottiglia con qualche guizzo come quella frase “io preferisco il rumore dei cantieri per non sentire il peso delle aspettative” nella canzone di Colapesce e Dimartino, che ricorda altri sanremi, di tanti anni fa. Magari pure il Ragazzo della via Gluk

Ecco dicevamo che c’è voluto Sanremo, che è un elogio del trash e del nazionalpopolare, per parlare di certe cose e pure del femminismo, della libertà sessuale e della guerra…

Mentre Paola Egonu faceva il suo monologo da ragazza normale, bellissima, altissima, nerissima, auspicando nient’altro che la normalità, mi è tornato in mente un fatto avvenuto proprio un 9 febbraio (stesso giorno cioè), ma di 4 secoli fa. In Europa. Nella civilissima Francia, non ancora “rivoluzionaria”. Nella Francia dei “Tre moschettieri” e del cardinale Richelieu…

Quello era un romanzo, la storia cui mi riferisco invece è vera. Ed è la storia di una condanna a morte e di un rogo. Il condannato era un italiano, precisamente un filosofo, medico, naturalista e libero pensatore, che come molti pensatori e intellettuali dell’epoca era anche uomo di chiesa. Frate Carmelitano. Mezzo pugliese e mezzo toscano per nascita e origini familiari. Si chiamava Giulio Cesare Vanini e il 9 febbraio 1619, dopo un processo piuttosto sommario, e dopo anni vissuti da “fuggiasco” in Inghilterra, in Italia e in Francia, sempre per conventi, il Parlamento di Tolosa lo riconobbe colpevole del reato di ateismo e di bestemmie contro il nome di Dio e  e lo condannò a morte. Secondo le leggi e l’usanza di Santa Romana Chiesa gli fu tagliata la lingua, poi fu strangolato e arso sulla pubblica piazza. Tutto ciò diciannove anni dopo Giordano Bruno messo al rogo (vivo) il 17 febbraio 1600, in piazza Campo de’ Fiori a Roma, per gli stessi identici motivi… 

Ecco, il 9 febbraio, oltre al bel monologo di Paola Egonu ci rimanda anche a questo. Anche al tempo in cui la Chiesa Cattolica Apostolica Romana condannava a morte e mandava al rogo frati filosofi considerati eretici e blasfemi e pure donne normali considerate streghe. Un po’ come nell’Iran di oggi.

L’Europa con le sue radici cristiane è stata anche l’Europa della santa inquisizione, delle torture e delle condanne a morte (con morte atroce) in nome del Signore… E questo è bene tenerlo a mente. Perché l’integralismo religioso che diventa legge dello Stato non l’hanno inventato i talebani, né gli Ayatollah. Loro continuano a praticarlo ed è un dramma, ma anche la nostra cultura occidentale non è senza peccato e di scheletri nell’armadio ne ha parecchi da smaltire…

A ripensarci vengono i brividi, viene da pensare che per fortuna da noi oggi la bestemmia non è più un reato punito dal codice penale, ma solo una “manifestazione di volgarità” che è sempre bene evitare.  Se fossimo ancora nel 1600, in Toscana, in Umbria e in Veneto, ogni sera sarebbe una “notte dei fuochi”…

Marco Lorenzoni

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