ELLY SCHLEIN PRONTA A PRENDERSI IL PD. MA ALLORA POSSO CANDIDARMI ANCH’IO? CARO VALENTI FAMMI SAPERE CHE MODULI SERVONO
“Siccome la partita elettorale sembra persa (e non perché il destino è cinico e baro, ma perché tra Letta e Conte non sono sati capaci di trovare n minimo accordo, unica chance concreta per arginare le destre, e si sono suicidati), c’è da augurarsi che dopo il voto, che oltre al Pd potrebbe travolgere anche ciò che resta della sinistra a sinistra del Pd, si apra una riflessione seria. E che magari il Pd decida di cambiare strada e facce, affidandosi a persone in grado di riportare passione, prospettiva… A persone come Elli Schlein o come Ilaria Cucchi che è candidata con Sinistra Italiana”. Così scrivevamo su Primapagina il 12 settembre scorso, dopo il comizio elettorale di Elly Schlein in piazza Garibaldi a Chiusi Scalo. Titolo: “Scalda le piazze e ha idee chiare sul che fare: e se il Pd dopo il voto si affidasse ad Elli Schlein?” Adesso è sicuro: Elly Schlein la giovane e battagliera deputata neoletta, correrà per la segreteria nazionale del Pd. Ce lo eravamo augurati, tre mesi fa, come giornale. Però c’è un problemino. Secondo noi non da poco.
Nel 202o-21 durante la fase pre-elettorale per le comunali di Chiusi, un paesotto di 8.000 abitanti, il Pd con la segretaria locale Simona Cardaioli e con il segretario provinciale senese Andrea Valenti sostenevano che il sindaco uscente Bettollini non doveva essere ricandidato. E tra le ragioni addotte da entrambi c’era anche quella che Bettollini non aveva rinnovato la tessera del partito e si era messo da solo fuori gioco. A noi questa sembrò una forzatura, perché Bettollini sarebbe stato comunque il candidato di una coalizione, non del solo Pd. Come Gianluca Sonnini che poi è stato candidato al suo posto e come qualunque candidato fosse sostenuto da due o più partiti.
Ora scopriamo che una persona non iscritta al Pd non può fare il candidato di coalizione in un comunello toscano sotto ai 10 mila abitanti, ma può concorrere per fare il segretario nazionale del Partito. Sì, perché Elly Schlein sarà pure brava a scaldare le piazze, ma la tessera del Pd non ce l’ha. E se la prenderà adesso, prima delle primarie e del congresso, sarà comunque una mossa tardiva e sospetta. La ragazza è sveglia, ha un eloquio fluente e accattivante. Ma sembra che nella vita abbia come scopo principale quello di candidarsi. Ovunque. Prima alle Europee ne 2014, poi alle regionali dell’Emilia Romagna nel 2020 (diventando anche vicepresidente), infine al Parlamento italiano nel 2022… Dal Pd uscì nel 2015 in polemica con il segretario Renzi. Anche alle politiche di tre mesi fa era candidata come indipendente. Non come esponente Pd.
Si può naturalmente discutere di tutto, del curriculum, dei salti da un seggio all’altro, anche delle posizioni politiche, del fatto che può apparire singolare che a correre per la guida del Pd siano il Governatore dell’Emilia e la giovane che è stata la sua vice fino a due mesi fa, ci mancherebbe altro… Ma la cosa più singolare di tutti è che un partito politico possa pensare di eleggere come proprio segretario una persona che non ha nemmeno la tessera. Ma che partito è un partito così? Forse anche Le Giovani Marmotte, quando si tratta di eleggere il loro capo, farebbero attenzione a chi ha il distintivo e chi no…
Detto questo, vengo a qualche considerazione personale. Non da giornalista-osservatore, ma da cittadino ed elettore di sinistra.
Personalmente sono sempre stato di sinistra, da quando da ragazzino giocavo coi soldatini: facevo sempre il tifo per gli indiani. Ho fatto anche qualche esperienza nel Pci 45 anni fa, ho partecipato alla gestazione di liste elettorali (la Primavera e i Podemos a Chiusi), non ho mai votato Pd, massimo sforzo il voto disgiunto Giani-Toscana a Sinistra alle regionali toscane del 2020. Ma visto l’andazzo, la mutazione genetica e la crisi di identità della sinistra in genere, crisi conclamata e certificata dal risultato elettorale delle ultime Politiche, vista la autocandidatura di Elly Schlein che non è neanche iscritta, ma ha già fatto una convention di presentazione, mi verrebbe da chiedere al segretario senese del Pd, Valenti, cosa serve per autocandidarsi per fare il segretario nazionale del Partito Democratico. Di scrivergli una lettera aperta per sapere quali moduli bisogna compilare e dove si trovano. Cosa serve come “supporto”: firme, qualcuno che ti presenti oppure basta organizzare una convention chiamando qualche giornalista e qualche Tv?
Mi verrebbe di scrivere “Caro Valenti, fammi sapere”. Perché… un minimo di curriculum in 40 anni di onorato servizio nell’informazione, fatto di battaglie politiche e ambientali che la Schlein molto più giovane (fortunatamente per lei) neanche si sogna, ce l’ho. Non sono iscritto al Pd, mai stato. Ma questo mi par di capire non è un problema. Né un ostacolo. Anche io, come Elli Schlein sono (e lo sono sempre stato) a favore dell’accoglienza e dell’integrazione, sono per la difesa dell’ambiente e per i diritti di chi lavora, ma anche di chi un lavoro non ce l’ha. O ce l’ha precario. Sono per la scuola e la sanità pubblica, per la tutela dei territori, delle periferie, della provincia profonda rispetto a politiche che privilegiano invece solo le metropoli e i centri maggiori. Sono a favore dei diritti delle minoranze (tutte), per la libertà sessuale e contro l’integralismo religioso (qualunque integralismo). Sono per l’autodeterminazione dei popoli e per la pace sempre e comunque, per i negoziati e non per l’invio di armi come soluzione dei conflitti, sono per il rispetto della Costituzione repubblicana e antifascista. Nel mio Pantehon ideale ci sono Gramsci e Berlinguer, certo, ma anche John Lennon, Don Milani, Tommy Smith, Gimondi, Pasolini e Luciano Bianciardi… Non c’è Steve Jobs né Brunello Cucinelli e mi scuso. Sono stato comunista, ma questo è un dettaglio. Oggi i comunisti non ci sono più. Il fascismo invece c’è ancora, più di qualche tempo fa. Magari è meno evidente e più strisciante, e credo che si debba fare il possibile per non fargli rialzare la testa (e i manganelli). Per quanto riguarda il tipo di società che vorrei, mi accontenterei di una sana socialdemocrazia dove la solidarietà e l’equità siano valori non negoziabili. Mi fermo qui. Pensi che possa bastare? Per maggior precisione non sono ricco di famiglia, non sono figlio di un politologo statunitense e di una docente universitaria, sono figlio di operai che abitavano nelle case popolari. Non so se questo sia invece un problema. Comunque dirigo un giornale dal 1990 e quattro parole in fila credo di saperle mettere. Aspetto risposta. Mi basta anche sapere cosa ha fatto per presentare la sua candidatura Elly Schlein. Prenderò nota accuratamente e mi regolerò di conseguenza. Poi, nel caso ce la giocheremo. Grazie, segretario. A buon rendere.
Marco Lorenzoni
ma è un congresso o una parata di stelle (più o meno brillanti, mi sembra)? Che differenza fa scegliere Patata invece che Ciliegia? Come vede il futuro del partito e dell’Italia Cipolla? E invece Mela, che ne pensa dei problemi aperti dalla divaricazione sempre più spinta tra ricchi e poveri? E la sanità? e la scuola? e .. e.. e.. Tutte domande che trovano solo generiche formulette di risposta, in attesa di affidare ai soliti think-tank il subappalto a pagamento di quel che dovranno/potranno pensare. Una serie di figurine senza spessore.
Per completare le informazioni….quanti passaporti hai?
la tessera forse no, ma il passaporto si può fare all’occorenza.
Il segretario provinciale senese del Pd Andrea Valenti fa sapere cosa serve per candidarsi a segretario nazionale. Scrive: “Dunque, serve un documento politico, che deve essere sottoscritto da almeno il 30% della Direzione Nazionale, o dal 15% dell’ Assemblea Nazionale, oppure da 4000 iscritti in almeno 12 Regioni. Poi passi al voto. Prima degli iscritti, poi primarie. In bocca al lupo”.Ringrazio il segretario per le info. E’ stato gentilissimo. E rapido. Vedrò che si può fare. Detto questo deduco che
quindi Elly Schlein ha (o è sicura di avere) l’appoggio del 30% della direzione nazionale (o 15% dell’Assemblea Nazionale), oppure di 4000 iscritti in almeno 12 regioni. E’ forte sta ragazza (ma questo lo scrissi a settembre). Per essere una non iscritta ha anche un grande appeal dentro il partito a quanto pare. Resta il fatto che candidarsi a fare il segretario nazionale, senza essere neanche iscritto al partito, mi suona strano. Non da partito serio. E mi suona strano anche che finora siano emerse solo autocandidature. Altra cosa non da partito serio, a mio modestissimo parere. Ma così funziona il Pd. Qualcuno mi scrive: meglio la Schlein che Bonaccini. Forse sì, ma che c’entra con il ragionamento fatto in questo articolo?
Anch’io come credo la maggioranza di quelli che ritengono sentirsi di Sinistra nell’animo e nella mente, non riesco ad appassionarmi a questo dibattito che ruoto tutto intorno a dei personaggi. Degnissime persone intendiamoci, ma in un partito, specie se in crisi d’identità come il PD, la discussione, il confronto, dovrebbe accendersi attorno ai valori, ai programmi, ai progetti da proporre alla società. Insomma tornare a produrre pensiero critico, pensieri lunghi come si faceva nell’ultima fase di vita del PCI. “Cosa produrre, per chi produrre, come produrre”, interessanti e profonde le riflessioni di Berlinguer, sbagliata la sua proposta: l’Eurocomunismo.
Sarebbe urgente tutto questo, soprattutto alla luce della crisi del liberismo e di questo modello di globalizzazione, a cui purtroppo il PD (non avendo mai voluto chiarire per quale modello economico intendeva battersi), ha aderito oramai da anni. Si è scambiata la liberal democrazia con il liberismo. Sì il PD, è stato subalterno al pensiero dominante, che negli ultimi 40 anni, ha governato l’intero pianeta, con i risultati certamente articolati, ma che io personalmente ritengo nel complesso più negativi che positivi. Penso a tutte le gravi questioni sociali, economiche, di ritorno allo schiavismo, che hanno caratterizzato la presenza delle multinazionali occidentali, ma anche la presenza cinese, in Africa. La parola operazione è praticamente scomparsa dall’orizzonte politico, il risultato la fuga in massa di milioni di disperati. I Occidente, in Europa, alla fine di questo quarantennio, sta tirando forte un vento conservatore. Io ritengo che la sinistra tutta, abbia le sue responsabilità. I processi che si sono attivati nel nord del pianeta, complice anche il nostro silenzio, vanno dalla deregolamentazione dell’economia, all’ideologia dell’individualismo competitivo, a seguire tutto il processo delle privatizzazioni, che hanno ridotto lo stato e la politica a dei semplici notai. I leder della destra populista, devono in un primo momento il loro successo alla promessa di difendere il ceto medio che al contrario è pressoché scomparso. Oggi pur non mettendo in discussione questo liberismo, le sue dinamiche sociali, abilmente stanno portando su una altro terreno lo scontro, quello identitario nazionalistico, sessuale, religioso. Nativi contro stranieri, famiglia tradizionale contro altre forme di affettività. Ovviamente nemmeno si pongono il problema di offrire proposte ridistributive, puntando invece ad un neo corporativismo, all’interno del quale ognuno classe sociale o individuo, può ritrovarvi un qualche interesse, un qualche privilegio.
La sinistra, le forze progressiste, potranno tornare a parlare alla società solamente attraverso una rinnovata lotta contro ogni forma di diseguaglianza. Ecco perché ritengo che aprire una discussione sui temi a partire da quale modello economico intendiamo indicare alla società, sia di vitale importanza. Solo così potremmo affrancarci da una subalternità al pensiero neo liberista. Insomma una economia certamente di mercato, ma che al contrario di quella liberista basata sulla rapina, torni a pensare a valori solidaristici e cooperativistici come fondamentali. Imprenditori che spontaneamente mettono in atto una redistribuzione della ricchezza prodotta, alle proprie maestranze, ce ne sono già molti. Non è forse un segno questo di cambiamento?
Ripresentarsi a parlare del bene pubblico come valore irrinunciabile, di un ritorno al primato della politica, della cultura, di Istituzioni forti che tornano a governare le dinamiche sociali ed economiche, avendo come parametro di riferimento la società tutta intera. Come dire, che le scorribande delle multinazionali, che hanno imposto le delocalizzazioni, un modo tutto loro di intendere l’economia devono cessare. Ecco di tutto questo non sento parlare all’interno del PD. Assisto solo con animo sgomento, all’affacciarsi sul palcoscenico di una moltitudini di personaggi, che non riescono ad esprimere, una sola idea sul che fare, su cosa dovrà essere il PD. Con quali argomenti tornare a parlare alle periferie delle città, alle maestranze, agli artigiani soffocati da una burocrazia non più tollerabile. Agli imprenditori che ancora intendono fare impresa tenendo conto degli interessi dei territori che ospitano le loro aziende. Tornare a pensare a figure come Olivetti e Mattei, ricordati persino recentemente dalla premier Meloni, è così fuori luogo?
SPERIAMO venga eletta SEGRETARIO del PD !
Sarà il funerale definitivo del PD !
Una sconosciuta,con nessuna idea che riguardi i problemi degli italiani ! UN curriculum da perfetta sconosciuta, ha partecipato ,come volontaria, alle elezioni americane in quota Obama, é un ex Renziana, è un altra CAZZATA voluta da Franceschini …..e poi ?
SPERIAMO la eleggano !
È nelle speranze di Calenda e di Conte !
Come è ridotto male il PD !