STAZIONE DI CHIUSI: IL GRANDE LAVORO DI BETTOLLINI E LANARI PER AVERE IL FRECCIAROSSA. LA STRANA CONVERSIONE DELL’EX ASSESSORE REGIONALE CECCARELLI

STAZIONE DI CHIUSI: IL GRANDE LAVORO DI BETTOLLINI E LANARI PER AVERE IL FRECCIAROSSA. LA STRANA CONVERSIONE DELL’EX ASSESSORE REGIONALE CECCARELLI
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CHIUSI – Ieri, in altro articolo abbiamo tentato di fare un ripassino di storia sulla vicenda alta velocità-stazione in linea, ricordando il Protocollo d’intesa tra le regioni Umbria e Toscana del 2015, che prevedeva tra le varie opzioni anche l’opzione zero, ovvero l’utilizzo per l’aggancio all’alta velocità delle stazioni esistenti di Arezzo e Chiusi, all’epoca non ancora ammodernate e idonee allo scopo. Poi, l’ammodernamento c’è stato ed entrambe sono state rese fruibili anche per i treni Av, con una spesa di circa 7 milioni di euro ciascuna per l’adeguamento dei marciapiedi e per il restyling complessivo, in uniformità ad un progetto che ha riguardato 500 stazioni in tutta Italia. Abbiamo ricordato il mega convegno promosso dall’allora sindaco di Chiusi Scaramelli nel 2014 con la presentazione del progetto per la stazione in linea in sopraelevata nell’area ex Centro Carni di Chiusi. Che poi è sparita da ogni ragionamento sul tema.

A completamento del ripassino, bisogna ricordare che Stefano Scaramelli, poco dopo il convegno al Mascagni e poco prima dell’uscita del Protocollo d’intesa umbro toscano, lasciò il comune di Chiusi per volare in Regione e il suo successore Juri Bettollini, già da vicesindaco facente funzioni di sindaco, dal luglio 2015 al 2016 e poi da sindaco eletto dopo il 2016 cambiò subito la prospettiva.

Pur avendo appoggiato l’idea di Scaramelli della stazione volante, cominciò a lavorare, da subito, avviando contatti con i vertici Fs, per il rilancio della stazione di Chiusi anche attraverso qualche fermata dei Frecciarossa. La notizia che le Fs intendevano ammodernare 500 stazioni cadde come il cacio nei maccheroni.  La questione fu uno dei motivi per i quali si consumò la rottura tra Bettollini e Scaramelli. Il nuovo sindaco infatti si mosse in tandem con l’assessore ai trasporti della Regione Vincenzo Ceccarelli e una mano la diede pure l’allora viceministro Nencini, che venne a Chiusi per l’inaugurazione della stazione rinnovata nel marzo del 2018 a 5 giorni dalle elezioni politiche…  Scaramelli non gradì che Bettollini si fosse rivolto più a Ceccarelli che a lui. E comunque il consigliere regionale chiusino rimaneva convinto assertore della stazione in linea.

Bettolini invece ha lavorato per 4 anni alacremente e fece “il viottolo” sulla strada di Roma per incontrare i vertici di Trenitalia e Rfi. Decine di viaggi e di incontri che portarono nel giugno 2019 alla fermata della coppia di Frecciarossa: uno al mattino per il sud e uno la sera per il nord. Poi altri viaggi, nei due anni successivi, per avere la conferma.  Sulla questione stazione, la “conversione” di Bettollini a favore del potenziamento dello scalo attuale Chiusi è stata totale.

L’assessore Ceccarelli era presente alla “festa” per l’arrivo del primo treno Av. E all’epoca sembrava molto convinto, lo disse anche all’inaugurazione della stazione ridisegnata nel 2018, insieme a Nencini, che la stazione di Chiusi poteva benissimo essere l’hub di questo territorio a cavallo tra Umbria e Toscana anche per l’alta velocità.

La fermata del frecciarossa a Chiusi non era scontata. Chiusi è l’unica città non capoluogo di provincia ad avere la fermata dei treni Av. Il bacino di utenza non è di milioni di persone, eppure la fermata non solo fu concessa, ma è stata sempre confermata, anche negli anni duri della pandemia che hanno costretto la gente a casa, riducendo viaggi e spostamenti e costringendo l’azienda ferroviaria a tagliare treni e posti a sedere per via del necessario distanziamento.

Chiusi ha ottenuto e ha visto confermare la fermata del Frecciarossa come fermata “turistica”, attiva solo da giugno alla fine dell’anno. Ma anche questo non è avvenuto per caso. C’è stato, soprattutto da parte del Comune di Chiusi, un grande lavoro a monte, con la stesura di relazioni dettagliate e di un vero e proprio “pacchetto turistico”, basato sulle peculiarità della città e del territorio circostante: dalla celebratissima Valdorcia, alle terme di San Casciano Bagni, Chianciano, Bagno Vignoni, San Filippo; dal Rinascimento, di Montepulciano che ha pure l’attrattiva del vino Nobile, così come il Brunello lo è per Montalcino, alle  bellezze del Monte Amiata;  da Città della Pieve patria del Perugino al lago Trasimeno, senza dimenticare i capoluoghi Siena e Perugia che oltre ad essere esempi mirabili di città medievali e scrigni di tesori artistici sono anche le città dei patroni d’Italia Santa Caterina e San Francesco (Assisi e a 25 km e 15 minuti di auto da Perugia). Bettollini e l’ex vicesindaca Chiara Lanari lavorarono molto, insieme agli esporti di Trenitalia, su questo versante.

Adesso la straordinaria scoperta archeologica del Santuario etrusco-romano a San Casciano Bagni accresce enormemente la dote e dunque l’offerta turistica del sud senese e va ad arricchire quel “pacchetto” messo a punto nel 2019 per gli utenti dei Frecciarossa. Nel 2023 ci sarà il cinquecentenario della morte del Perugino che vedrà iniziative, mostre ed eventi vari a Città della Pieve, a Perugia e in altre realtà dell’Umbria. Sarà un’altra occasione per cui la fermata del Frecciarossa a Chiusi sarà un valore aggiunto.

Dicevamo dell’ex assessore regionale toscano Ceccarelli. Oggi sembra anche lui convinto dell’opportunità di realizzare una stazione in linea, ovviamente non a Montallese-Tre Berte, ma ad Arezzo-Rigutino, al massimo a Creti-Farneta. Ora Ceccarelli non è più assessore ai trasporti e infrastrutture, è capogruppo Pd. La sua “conversione” alla stazione volante ci lascia un po’ perplessi.  In una intervista del 22 ottobre scorso, Ceccarelli rivendicava il ruolo suo e del Pd toscano nella riapertura del fascicolo stazione Medio Etruria, richiamando il Protocollo d’Intesa tra le regioni Toscana e Umbria del 2015 dicendo  che “E’ da lì che bisogna ripartire per definire la localizzazione, che emergerà dalle ipotesi già a suo tempo indagate e che dovranno essere aggiornate in riferimento ai potenziali bacini di utenza e ai parametri di migliore accessibilità. Una scelta che non potrà non tenere conto della necessità di privilegiare una soluzione che contempli il cosiddetto scambio ferro-ferro, ovvero il collegamento tra la nuova stazione e la linea lenta, in coerenza con le linee politiche che impongono modelli di mobilità sempre più sostenibile, a tutela del territorio e dell’ambiente”.

E quale sarebbe la soluzione che consente “lo scambio ferro-ferro, ovvero il collegamento tra la nuova stazione e la linea lenta”, se non la famosa opzione zero, cioè l’utilizzo delle stazioni di Chiusi e Arezzo dove la connessione è presente sul posto senza bisogno di costruire nuovi binari, bretelle e bretellline?

La politica in Italia ci ha abituato a capriole e contorsionismi. Ma l’impressione è che su questa storia qualcuno rischia di farsi male.

m.l.

Nelle foto: in alto l’ex assessore regionale (ora capogruppo Pd) Vincenzo Ceccarelli con l’ex sindaco Bettollini alla stazione di Chiusi. E in basso Ceccarelli, Bettollini, Scaramelli e Nencini all’inaugurazione della stazione rinnovata, nel 2018. 

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