SICCITA’ ANCHE IL TRASIMENO IN SOFFERENZA. ISTITUZIONI E ASSOCIAZIONI CHIEDONO UNA LEGGE SPECIALE PER IL LAGO UMBRO

SICCITA’ ANCHE IL TRASIMENO IN SOFFERENZA. ISTITUZIONI E ASSOCIAZIONI CHIEDONO UNA LEGGE SPECIALE PER IL LAGO UMBRO
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CASTIGLIONE DEL LAGO – In un articolo di tre giorni fa, 16 giugno, pubblicato su queste colonne si parlava della siccità e della crisi idrica che sta mettendo a durissima prova i due laghi di Chiusi e Montepulciano, due “vasi comunicanti” già scesi come livello sotto la soglia considerata limite dei 248,5 metri s.l.m. Tanto che il Comune di Chiusi, dato che dal lago attinge anche l’acquedotto cittadini ha emesso una ordinanza (obbligata quando il livello scende sotto la soglia di sicurezza citata) che vieta ogni tipo di attingimento sia dal lago, che dagli affluenti e dai pozzi situati nella fascia attigua al bacino, oltre a vietare l’uso dell’acqua pubblica per riempire le piscine, lavare le auto, innaffiare orti e giardini… Un problema serio, non solo per la prospettiva di rimanere senza acqua potabile e quindi dover ricorrere alle autobotti della Protezione civile, come accaduto più volte negli ani ’80-90, a anche per l’agricoltura, la vivaistica, gli allevamenti di animali, ma anche per l’economia familiare spicciola di tante persone, alla quale gli orti, per esempio, danno una mano…

Il Trasimeno, più grande dei laghi di Chiusi e Montepulciano, non sta meglio, scrivevamo in quell’articolo. E infatti ieri, a Castiglione del Lago si è svolto un convegno proprio sulle problematiche del lago umbro.

A Palazzo della Corgna, si sono ritrovati in molti tra tecnici, amministratori, politici e associazioni a discutere e a provare a proporre soluzioni alle Istituzioni, che quelle problematiche le possano risolvere.

Dilemmi che ogni anno, visto l’andamento delle stagioni, si fanno più cupi. Il titolo del convegno: “Il lago Trasimeno ieri, oggi e domani”, ha fatto subito però capire, che non c’è nessuna volontà di rinunciare, ma anzi quella di guardare al futuro con razionale speranza, visto che opere idrauliche e tecnologie, oggi possono dare risposte. Basta solamente metterle in opera. Dunque un messaggio chiaro ai parlamentari di tutte le famiglie politiche, così come ai consiglieri regionali, senza alibi e distinguo: “devono svolgere il loro compito con intraprendenza e fermezza, per trovare soluzioni finanziarie, che non possono essere lasciate sulle spalle delle Amministrazioni comunali rivierasche”. Così si è espresso nella sua introduzione Pietro Fiorentini, a nome di tutte le associazioni, che ha avanzato quella che può essere considerata a tutti gli effetti una proposta relativa alla necessità: “di un intervento dello Stato, con una legge ad hoc, che riconosca l’importanza, la peculiarità del lago Trasimeno e della sua unicità, svincolandolo dalla Legge cui sono soggetti gli altri laghi”. Una vera e propria “Vertenza Trasimeno”, in questo caso inteso come lago, che si aggiunge alle altre rivendicazioni del territorio lacustre su sanità, infrastrutture stradali e ferroviarie, crisi aziendali e progetti di sviluppo…

A tutto ciò (che non è poco) Si aggiunge ora con forza, anche il problema dell’acqua da immettere dentro al lago, per evitarne l’atrofia.  Ad organizzare l’assise Archedeo Trasimeno, CAT (club amanti del Trasimeno), Faro Italia, dell’Unitre di G. Vezza.

Si è partiti da una consapevolezza di fondo: quella data dal fatto che per tenere il livello di sfioro del lago e riportarlo così allo zero idrometrico, c’è bisogno di aggiungere acqua al bacino per circa 15milioni di metri cubi all’anno, che potrebbero giungere dalla diga del Chiascio e/o da quella del Montedoglio, per permettere al lago, di recuperare almeno 10 centimetri di acqua, all’anno.

Le soluzioni? Spettano alla politica, alle Istituzioni. Intanto c’è il presente che vede il lago in secca. Un problema non da poco, visto che oramai sono anni caratterizzati da inverni poco freddi e poco piovosi, a cui fanno seguito estati roventi e fortemente anticipate. Un combinato disposto davvero inquietante. Tre gli studiosi che hanno svolto approfondite relazioni, ricche di dati storici, geografici e geologici. In ordine il geologo Mario Scorpioni, che ha ricostruito la “genesi del bacino lacustre”; Franco Boschi ricercatore CIRTER, che ha illustrato un possibile “Progetto per un nuovo lago Trasimeno”; ed Ermanno Gambini, che ha spiegato approfonditamente un piano specifico che risale al 2003, quello della “Caina Trasimeno”. La Caina appunto, un grosso torrente, che alla fine del suo percorso incontra il Nestore e poi via giù fino al Tevere. Il suo un bacino imbrifero molto più grande del Trasmeno, che se dotato delle giuste infrastrutture per adduzione dell’acqua, potrebbe consentire addirittura una capacità di recupero di circa 30 milioni di metri cubi annui. I costi per l’infrastruttura e per la gestione dell’impianto di risalita dell’acqua, se messi in relazione all’importanza dell’opera, sembrerebbero abbastanza modesti e darebbe una prospettiva di futuro al lago davvero definitiva.

Ad un appuntamento politico istituzionale per il mese di luglio, che dovrebbe dare una svolta a tutta la questione, sta lavorando la consigliera regionale Simona Meloni. L’obbiettivo è quello di far approvare una Legge nazionale sul Trasimeno. Le crisi idriche cicliche del lago oggi vengono vissute con particolare preoccupazione, perché al contrario di un passato oramai lontano, intorno al lago si è sviluppata una economia fiorente del turismo, che non si può permettere crisi prolungate dei livelli del lago. In riferimento al Parco Trasimeno, “vincoli vanno bene – ha detto Mateo Burico sindaco di Castiglione del Lago – ma questi non possono trasformarsi in un NO a prescindere”. C’è tutto il problema della rimozione delle alghe, che con le pastoie burocratiche, i vincoli del Parco, i conflitti di competenze, diventa una corsa ad ostacoli, pare di capire, dalle parole del sindaco castiglionese.

“Ora con i fondi messi a disposizione dalla nostra amministrazione – ha detto Burico – 50mila euro, finalmente dal primo luglio potranno partire i lavori di rimozione delle alghe”. Poi sconsolato, ha aggiunto: “Dovremo spiegare ai cittadini, perché le buche, la manutenzione del verde urbano e altri lavori pubblici, non potranno essere eseguiti. La coperta si è fatta corta”.

Intanto la vicepresidente della Regione Toscana Stefania Saccardi, durante la visita alla diga di Montedoglio, ha avanzato un’ipotesi: “Quest’opera – ha sottolineato la Saccardi – oltre ad essere una risorsa idrica preziosa, è bella e ci potremo pertanto impegnare a renderla anche un’attrazione turistica. Dove richiamare persone che possono godere delle sue qualità e della straordinaria bellezza del paesaggio che la circonda”. Certo si può anche pensare di far diventare la diga di Montedoglio (comune di Anghiari), una attrazione turistica, ma prima di tutto bisognerebbe fare in modo che funzioni e che l’acqua promessa ormai da decenni, alla Valdichiana e al Trasimeno arrivi finalmente a destinazione completando le opere necessarie, il famoso £”ultimo miglio” di conduttura. Nel gennaio scorso è stato “sbandierato” lo sbocco del finanziamento di 3 milioni e 800 mila euro (fondi Pnrr) per realizzare i circa 7 km di conduttura tra Gioiella (comune di Castiglione del Lago) e il Potabilizzatore di Chiusi, nei pressi del lago chiusino.  Ancora però ruspe in azione non si sono viste.

Renato Casaioli 

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