I CURDI VENDUTI ALLA TURCHIA IN CAMBIO DELL’ENTRATA DI SVEZIA E FINLANDIA NELLA NATO, IL “VERGOGNOSO BARATTO” DELL’OCCIDENTE. MA NON E’ IL PRIMO

giovedì 30th, giugno 2022 / 16:07
I CURDI VENDUTI ALLA TURCHIA IN CAMBIO DELL’ENTRATA DI SVEZIA E FINLANDIA NELLA NATO, IL “VERGOGNOSO BARATTO” DELL’OCCIDENTE. MA NON E’ IL PRIMO
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Quello che è successo ieri al vertice Nato di Madrid è un “baratto vergognoso”. In cambio del ritiro del veto all’ingresso  nell’Alleanza Atlantica di Svezia e Finlandia, da parte della Turchia, la Svezia ha ritirato l’embargo alla fornitura di armi alla Turchia e ha venduto al governo di Erdogan la libertà di 33 rifugiati curdi che si trovano legalmente nel suo territorio. Adesso Erdogan avrà indietro i “ricercati curdi” e con le armi sbloccate da Stoccolma potrà portare a termine la pulizia etnica nei confronti dei curdi nel nord della Siria. Questo aveva chiesto il rais turco e questo Svezia e Finlandia hanno concesso, ovviamente con il placet e gli applausi della Nato. E i silenzio assenso del governo italiano.  Sono state accolte dunque tutte le pretese del presidente turco, il quale oltre ai 33 rifugiati curdi che egli chiama terroristi, e che rivuole indietro per consegnarli alle patrie galere, reclama anche la consegna di Amineh Kakabaveh, deputata del parlamento svedese, eletta in una lista di sinistra che nel novembre scorso aveva salvato Magdalena Andersson con il suo voto permettendole di diventare capo del governo.  Per ottenere il suo voto l’aspirante premier, presidente del partito socialdemocratico senza una maggioranza certa, si era impegnata per iscritto a garantire libertà e diritti di tutti gli oltre centomila curdi che vivono come esiliati politici in Svezia. Una garanzia superflua, aveva commentato più d’uno allora, giacché lassù i diritti degli emigrati politici sono (erano) sacrosanti e a nessuno sarebbe mai venuto in mente di considerarli revocabili… Adesso la stessa Andersson, di fronte alle proteste per la decisione assunta ieri ha cercato di metterci una toppa affermando che “il governo svedese no consegnerà ai turchi nessuno che sia cittadino svedese, se non è coinvolto in attività terroristiche”.  Ma anche questa precisazione appare abbastanza ipocrita, in quanto quasi nessuno degli esiliati ha la nazionalità svedese (molti sono in attesa del riconoscimento della domanda) , Quanto all’estradizione dei 33 curdi chiesta da Ankara,  la premier svedese non l’ha comunque esclusa, dicendo “Prenderemo in esame la richiesta”.

Nei giorni scorsi, di fronte alla richiesta della Turchia per ritirare il veto all’entrata di Svezia e Finlandia nella Nato, la deputata Kakabaveh aveva detto che era scandaloso che il governo turco chiedesse la sua deportazione, oltretutto in un paese di cui non è cittadina, essendo lei siriana.

“Forse, almeno per lei il trasferimento nelle carceri di Erdoğan verrà bloccato perché, in Svezia se non al governo almeno nei tribunali esiste ancora un po’ di pudore. Ma i suoi connazionali, aderenti al PKK o al partito che sostiene l’YPG, l’esercito di volontari che haliberato la Siria dall’ISIS e dal loro terrorismo (vero) questa fortuna potrebbero non averla: anche per la Svezia ora sono quanto meno sospetti di “terrorismo” e potrebbero essere i turchi ad occuparsi di loro. Con i metodi che sono tristemente noti” scrive Paolo Soldini sulla rivista on line Strisciarossa, aggiungendo che “quello che è accaduto ieri rappresenta un tristissimo inedito nella giurisdizione degli stati dell’Unione europea in fatto di diritto di asilo e di garanzie agli esiliati. Un frutto, anche questo, della aggressione di Putin all’Ucraina, di quella violazione del diritto internazionale perpetrata con crudele determinazione e cinismo, che non poteva non innescare un imbarbarimento del clima politico e democratico, risvegliando gli umori nazionalisti e gli egoismi sovranisti. Ma i timori che il nazionalismo neoimperiale di Vladimir Putin può avere provocato nei suoi vicini del Baltico non spiegano e tanto meno giustificano la regressione in materia di tutela dei diritti e di civiltà di due paesi che la storia, quella più antica per la Svezia e quella più recente per la Finlandia, ci aveva consegnato con una immagine positiva e persino allettante”.

Come dargli torto? Non solo l’accordo-baratto tra la Turchia e i due paesi scandinavi è un colpo duro al principio del diritto d’asilo che è sempre stato uno dei punti di forza delle democrazie del nord Europa, a tal punto da farne un modello, ma anche la Nato, avallandolo e, anzi sollecitandolo, viene meno ad uno dei principi fondanti dell’alleanza, che è quello del “promuovere i valori democratici”, piegandosi per opportunità, alle richieste di uno stato membro che è per molti versi dittatoriale in patria e imperialista fuori.

La Nato dice si comprendere le aspirazioni turche alla sua sicurezza, ma queste consistono da anni nel reprimere nel sangue le aspirazioni all’indipendenza o anche solo all’autonomia del popolo curdo. Un popolo che – come gli ucraini per Putin – per Erdoğan “non esiste”, essendo i curdi nient’altro per lui che “turchi di montagna”.  E – diciamolo chiaramente –  se la Turchia non fosse già nella NATO e chiedesse di entrarci, a norma di statuto verrebbe respinta perché nell’alleanza atlantica non possono entrare stati che reprimono le minoranze e hanno conflitti con altri paesi.

Ma su questo tutti tacciono. A dire il vero lo scandaloso baratto di ieri non è il primo, nella storia stessa della Nato che per almeno per quanto riguarda l’Europa meridionale e mediterranea ha molte zone oscure e parecchi scheletri nell’armadio, come l’appoggio ai colonnelli greci nel ’67, alla dittatura di Salazar in Portogallo, la copertura a trame e operazioni come quelle della Gladio-Stay Behind in Italia durante la stagione della guerra fredda e del terrorismo…

E anche il governo italiano, che ieri con Draghi si è limitato a rispondere a chi gli chiedeva quale fosse la sua posizione “siccome si tratta di un punto molto importante, è bene che questa domanda la facciate alla Svezia e alla Finlandia”, non è nuovo a baratti del genere. Nel 1998 il governo D’Alema, derogando agli articoli 10 e 26 della Costituzione che regolano il diritto di asilo e vietano l’estradizione passiva in relazione a reati politici, tergiversò e non concesse asilo politico al leader del Pkk curdo Ocalan, che era arrivato in Italia, da Mosca, per iniziativa di un deputato di Rifondazione Comunista, proprio con la promessa che avrebbe ottenuto asilo politico in pochi giorni. Tra il diritto d’asilo per un “ricercato politico” e la minaccia di ritorsioni da parte del governo turco verso le decine di imprese italiane impegnate in Turchia, il governo fece prevalere queste ultime vendendo di fatto il povero Ocalan al governo turco… Che infatti il 15 febbraio del ’99 lo arrestò in Kenia. Da ora sconta l’ergastolo nelle carceri turche. 

I curdi non hanno amici se non le montagne, dice un loro proverbio. E anche le donne curde di Kobane, “le più belle del mondo”, e le più combattive, quelle che cantavano Bella Ciao nella loro lingua col mitra in mano, nel nord della Siria,  dopo essere state identificate come eroine moderne, progressiste, laiche, nella lotta culturale e armata contro l’Isis, sono state abbandonate dall’occidente, dopo la caduta della cittadina di Afrin, nel marzo del 2018… Abbandonate, insieme ai loro compagni uomini delle milizie curdo-siriane nelle mani dei turchi che al grido di “Allah è grande” proteggono anche i Jihadisti di Tahir Al Sham, già Al Nusra, branca siriana di Al Quaeda, i più fanatici e violenti dei gruppi islamisti che predicano la sharia e che la Turchia utilizza per le proprie mire espansionistiche nel nord della Siria…

La Svezia e la Finlandia e quindi l’Europa, la Nato, l’Occidente hanno venduto 33 curdi alla Turchia che fa parte della Nato, hanno promesso armi all’eserito turco per combattere i curdi, che combattevano (e combattono l’Isis), mentre la Turchia i jihadisti li protegge e li utilizza… La guerra non riguarda solo l’Ucraina. E l’Italia sull’altare dell’Ucraina sta sacrificando molte cose, compresa la Costituzione. E la faccia. Davvero viene da rimpiangere Craxi e Andreotti.

m.l. 

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