LA RESISTENZA DEGLI UCRAINI E IL RISCHIO MASSACRO IN DIRETTA TV

sabato 26th, febbraio 2022 / 15:37
LA RESISTENZA DEGLI UCRAINI E IL RISCHIO MASSACRO IN DIRETTA TV
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La foto di due giovanissimi ucraini, lei 21 anni lui 24 che si sono sposati poche ore prima dell’attacco russo e poi si sono fatti consegnare un kalashnikov a testa e si sono arruolati nelle milizie volontarie per la difesa del loro Paese, ha fatto il giro del mondo. Stamattina era su tutti i giornali, anche quelli italiani.

Il patriottismo e la volontà di non chinare la testa dei due ragazzi è sicuramente encomiabile e la dice lunga sull’indole degli ucraini. Il loro è già così, prima di sparare il primo colpo, un gesto eroico. Così come si possono considerare eroi i cittadini ucraini che in queste ore si stanno armando per fare resistenza all’avanzata russa a Kiev e nelle altre città.

Ma, diceva Bertolt Brecht: “beato quel Paese che non ha bisogno di eroi”. La chiamata alle armi del presidente ucraino Zelensky, e soprattutto la distribuzione di Kalashnikov, fucili e bottiglie molotov a cittadini che a malapena sanno di che si tratta e di sicuro non sapranno usare quegli attrezzi (chi di noi, cari lettori, saprebbe usare un Kalashnikov mai visto prima se non in fotografia, con qualche probabilità di successo? ), espone quegli stessi cittadini e tutto il resto della popolazione ad un rischio immane. Il rischio di una massacro in diretta Tv. Perché trasforma chiunque abbia in mano un fucile non in un cecchino infallibile, ma in un bersaglio mobile, piuttosto facile, per i soldati russi, che “il mestiere delle armi” lo fanno per professione, sono addestrati a farlo, sanno come si fa… Zelensky, lo possiamo comprendere, lui è il capo della nazione Ucraina, deve stare al suo posto. Lo fece anche Allende quando i golpisti di Pinochet assaltarono a mano armata e con copertura aerea il Palazzo della Moneda a Santiago del Cile nel ’73. E Allende morì con il mitra in mano…

Ma adesso a Kiev e nel resto dell’Ucraina la sproporzione delle forze in campo è tale che per quanto la popolazione possa sacrificarsi nella resistenza armata, l’esito della partita sembra scontato. Serve davvero vendere cara la pelle, difendersi fino alla morte, come sembrano voler fare i cittadini ucraini?

Zelensky pensa davvero di poter resistere o cerca solo di poter mettere sul tavolo di eventuali trattative qualche migliaio di morti? E’ vero che anche lui rischia, che ha rifiutato l’offerta americana di una evacuazione controllata per rimanere al suo posto alla guida del suo popolo e della resistenza. Ma per dirla ancora con Brecht: servono eroi e martiri o sarebbe meglio pensare a far rimanere gli ucraini vivi?

Questo non è un discorso per dire che bisogna piegare la testa di fronte alle pretese degli oligarchi russi, di uno Stato che non ha la democrazia nel Dna e che cerca di imporre la sua legge, basata sulla supremazia militare. E’ un discorso semplicemente “umano”.

Che l’Ucraina doveva e dovrebbe essere uno stato cuscinetto tra est e ovest, possibilmente smilitarizzato, e non un nuovo stato membro della Nato, lo dicono anche i generali dell’Esercito italiano con mansioni direttive nella Nato, lo dice l’ex ambasciatore Sergio Romano, che di sicuro non è un pericoloso comunista. Chi ha fatto pensare a Zelensky di poter entrare nella Nato ha fatto un errore madornale. Così come hanno fatto un errore madornale tutti quelli che in Italia e in Europa, negli ultimi 20 anni, hanno inneggiato a Putin come a un modello politico da seguire. Come il politico più lucido e affidabile del nuovo millennio… L’elenco è lungo e annovera Berlusconi, amico intimo del leader russo, Salvini e diversi altri esponenti della Lega, Giorgia Meloni e forse anche qualche nostalgico dell’Unione Sovietica accampato nella sinistra radicale italiana. Quelli che… Putin uno di noi, adesso cosa dicono?

Al di là di tutto questo però, la questione qui e ora è evitare il bagno di sangue. Evitare non solo l’escalation e la possibile guerra nucleare globale, ma anche il massacro dei civili in Ucraina. I civili armati e resistenti e quelli inermi assiepati nei rifugi antiaerei ricavanti nelle stazioni della metropolitana che potrebber pagare a carissimo prezzo bombardamenti a tappeto…

La resistenza, anche quella armata, ad una occupazione militare straniera è sempre un fatto nobile, eroico, encomiabile e da sostenere. Ma se la situazione è tale che la resistenza può solo ritardare l’epilogo, causando per forza di cose, migliaia di morti, serve davvero resistere? E’ quella la strada giusta?

Personalmente sono sempre stato nella mia vita dalla parte dei “partigiani della libertà”. Per i vietnamiti, per gli indiani d’America, per i palestinesi e i siriani, per i Kurdi. Per i mazziniani che nell’800 mettevano le bombe per far saltare in aria i re e i tiranni… Anche Barabba era a suo modo un partigiano del suo popolo ed era stato condannato per un atto di resistenza all’occupazione straniera, quella dei Romani, mentre Gesù di Nazareth era considerato un ciarlatano invasato… al massimo un predicatore del nulla. Non lo era, ma così pensavano i palestinesi di allora…

Quindi figuriamoci: mi sento vicino al popolo ucraino. Sto dalla parte del popolo ucraino. Ma lo preferisco vivo piuttosto che annientato in una battaglia che per le forze in campo appare segnata. E non credo che l’Europa o gli Usa possano concretamente dare una mano, in senso militare, perché sarebbe davvero l’inzio della fine, per tutti e non solo per gli ucraini.

Sono stato comunista (in un certo qual modo lo sono ancora), ma al di là del periodo della Rivoluzione d’ottobre che suscitò speranze di riscatto degli oppressi in tutto il mondo e del grande contributo militare dato dall’Urss nella vittoria sul nazifascismo (non poco) non ho mai considerato la Russia un esempio positivo, meno che mai dopo che quel poco di socialismo che aveva introiettato è stato spazzato via dagli oligarchi che si sono appropriati delle ricchezze e hanno instaurato un regime capitalistico, ma senza economia di mercato, basato su polizia, sistemi mafiosi e privilegi per pochissimi. L’aggressione militare all’Ucraina ne è la riprova.

So perfettamente che il governo Ucraino, in questi anni, dal 2014, è stato sostenuto e si è servito di reparti militari filonazisti, prima irregolari e volontari, poi inglobati nella Guardia Nazionale, per annientare le minoranze russofone del Donbass e questo non depone a favore di Zelensky. Questa è una delle ragioni della guerra. Una delle cause scatenanti. Diciamo pure un pretesto. Ma non di poco conto. Ma anche questa aberrazione non giustifica l’aggressione all’Ucraina da parte della Russia. Se Putin avesse ordinato un intervento armato solo nel Donbass, avrei avuto meno remore, meno da ridire. Così, con l’occupazione di tutta l’Ucraina da nord, da ovest e da sud no…

Non mi piace però, neanche l’atteggiamento di quei paesi come la Polonia che accolgono (giustamente) i profughi ucraini, ma non fanno entrare e tengono al freddo e al gelo i profughi siriani, curdi, afghani ammassati nei boschi al confine con la Bielorussia. I profughi sono tutti uguali.

Credo insomma che anche nel commentare le notizie che arrivano dall’Ucraina si debba avere misura e cognizione di causa, si debbano valutare anche i pro e i contro di ogni iniziativa, senza farsi prendere dall’emotività e dai facili nazionalismi, dalle semplificazioni. Giusto manifestare per dire NO War… Sapendo che ciò significa dire “NON SI SPARA”. E tenendo presente anche una frase di Pablo Neruda: Le guerre sono fatte da persone che uccidono e si uccidono senza conoscersi, per gli interessi di persone che si conoscono, ma non si uccidono”. I poeti vedono sempre più lungo degli altri…

Marco Lorenzoni

Nelle foto: soldato russo a Kiev e, sotto, i giovani sposi ucraini che si sono arruolati nelle milizie volontarie di resistenza (foto Corriere della Sera)

 

 

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