PER LA SCUOLA UNA INFINITA PARTITA A DAD…
Premessa: Detesto la Dad per la gran quantità di motivi che tutti abbiamo avuto modo di analizzare nel già troppo lungo periodo in cui siamo stati costretti a farvi ricorso.
Soffro personalmente la Dad che mi manda in depressione (a proposito, a me il bonus psicologo! enorme errore quello di abolirlo).
Ho bisogno di vivere in modo concreto la mia vita di lavoratrice in tutti i suoi aspetti, ivi compresi il cazzeggio, e lo scambio, coi colleghi, le chiacchiere coi collaboratori, il quotidiano che ti offre mille diverse e sempre nuove situazioni da affrontare.
In definitiva, aborro la Dad e guardo come a uno spauracchio la possibilità di tornare a stare seduta dietro lo schermo di casa mia e ripetere “mi vedete? mi sentite? aspe’ ora condivido lo schermo, si vede?”.
Ma tanto non c’è niente da fare, noi in Dad ci torneremo. Tempo una, due settimane al massimo, e tutte le classi di Italia saranno comunque in Dad se il contagio viaggia a questi ritmi.
Però c’è un però, noi in Dad ci dobbiamo andare SOLO DOPO aver sofferto indicibilmente, le scuole devono prima affrontare la quotidiana battaglia del conteggio dei caduti (quanti sono? contatto diretto o indiretto? parente di contatto? quante ore ciascun docente è stato nella/e classe/i? tampone self made o molecolare? quanti studenti con una, due o tre dosi? ah, no, già, questo è illegale saperlo, viola la privacy…).
Per disperazione i Dirigenti scolastici, magari di concerto con i Sindaci, saranno costretti a disporre la Dad, quei cattivoni, mentre il bravo Ministro non voleva assolutamente privare gli studenti del loro sacrosanto diritto, perché hanno già tanto sofferto, poverini, e noi comprendiamo le loro esigenze e via di bla bla.
Quindi, in Dad ci finiremo lo stesso, ma prima dobbiamo schiattare perché il nostro piangere fa bene al re, evidentemente.
Lucia Annunziata*
* docente di lettere Liceo Italo Calvino, Città della Pieve
