CITTA’ DELLA PIEVE: RISINI SOFFIA SU DRAGHI, MA SCATENA UNO TSUNAMI DI IMPROPERI

CITTA’ DELLA PIEVE –  Povero Risini, da qualche tempo non gliele va bene una. Ha provato a candidarsi al consiglio Provinciale con il centro destra ed è rimasto al palo. La Lega che lo aveva appoggiato, pesantemente, nella vittoriosa campagna elettorale del 2019, lo ha scaricato, il Pd cui ha strizzato l’occhiolino negli ultimi tempi, con iniziative congiunte con gli altri sindaci Dem del Trasimeno, soprattutto sulla sanità, ha ringraziato, ma ha anche detto no grazie ad una sua ricandidatura nel 2024, magari co una coalizione opposta a quella attuale, imperniata sul centro sinistra. “Abbiamo altri progetti” dicono i Dem pievesi che da qualche mese si stanno riorganizzando sotto la guida fresca di Marco Cannoni, che fu il vice di Scricciolo tra il 2014 e il 2019. Domenica sera, alla vigilia del primo voto in parlamento per l’elezione del Presidente della Repubblica, Fausto Risini se ne è uscito con una dichiarazione-endorsement verso il suo concittadino più illustre:

«Ci vorrebbero due Mario Draghi, uno Presidente del Consiglio dei Ministri e l’altro al Quirinale» ha detto il sindaco pievese al cronista dell’agenzia Ansa, che nei week end stazione spesso a Città della Pieve. Non per intervistare Risini, ma più che altro per cogliere qualche “attimo” delle giornate pievesi del premier Mario Draghi, che come è noto ha una casa nella città del Perugino.

Secondo Risini «anche in virtù delle difficoltà legate alla pandemia l’Italia ha bisogno di figure di altissimo profilo e la migliore, non c’è dubbio, è quella di Mario Draghi e una sua salita al Colle contribuirebbe a rafforzare ulteriormente l’immagine e la credibilità dell’Italia agli occhi del mondo».

Insomma non basta un Drago al governo, ce ne vorrebbero due, uno a Palazzo Chigi e uno al Quirinale.

Non l’avesse ai fatto Risini. Su social, sotto la dichiarazione riportata da vari media umbri (vedi Umbria24 per esempio), si è scatenato l’inferno. Più di 200 commenti, con il più benevolo che recita  “Vallo a dire ai greci…”. E via di questo passo: “sì, anche te o quattro”… ” … “mejo me sento”… “Uno è già troppo”… Qualcuno parla di “leccaculismo all’ennesima potenza”, qualcun altro di “Draghi il liquidatore”…

Per la verità, qua e là affiora anche qualche commento a favore del sindaco pievese e dello stesso Draghi, ma sono una esigua minoranza in un mare magno di improperi e sarcasmo.

Per le opposizioni pievesi, Risini ha perso un’occasione per stare nel suo. Ha voluto mandare un messaggio di vicinanza e di stima a Draghi che dà lustro a Città della Pieve, ma ha provocato un effetto boomerang, uno tsunami. Per carità, non è che un po’ di commenti sarcastici sui social a margine di una dichiarazione di un sindaco di provincia, cambino il quadro politico o possano avere effetti dirompenti sulle stesse candidature al Quirinale, che sono al momento il nodo del contendere, però danno il segno del clima che si respira nella pancia del Paese, in Umbria per esempio. E anche a Città della Pieve, una cittadina che nel 2019 ha cambiato bandiera per la prima volta dopo 70 anni e passa…

Anche Draghi, osannato dai media mainstream, come se l’Italia non avesse ormai altro Dio all’infuori di lui, dovrà cominciare a prestare ascolto alle voci di dissenso, agli scricchiolii che si avvertono sulla sua stessa credibilità e autorevolezza… Più d’uno, tra quei commenti all’endorsement di Risini, ci ricorda che Draghi è, è sempre stato e sempre sarà, prima di tutto un banchiere. Un uomo della Finanza. Non un politico espressione del popolo o di un consenso popolare. E questo è bene tenerlo a mente.

E comunque, un consiglio a Fausto Risini noi glielo diamo: la prossima volta invece che sui Draghi punti sugli Unicorni, che come è noto hanno poteri magici. E di questi tempi SuperMario può anche non bastare, meglio qualcuno con i superpoteri e soprattutto con la proprietà di rendere innocui i veleni.

m.l.