CITTA’ DELLA PIEVE, BACH SPIEGATO AL POPOLO

giovedì 02nd, settembre 2021 / 11:32
CITTA’ DELLA PIEVE, BACH SPIEGATO AL POPOLO
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CITTA’ DELLA PIEVE – Johann Sebastian Bach è senza dubbio uno dei più grandi genii della musica, il più grande dell’epoca barocca, un capostipite da cui tutti hanno attinto… E però la sua è anche musica non semplicissima da ascoltare, anche se è in gran parte musica da chiesa…  Ancora più ostiche possono risultare certe partiture per uno strumento solo che Bach compose in situazione di difficoltà, in galera per esempio. Ma se il musicista che si appresta a suonare tre suites per violoncello solo, prima di imbracciare lo strumento e far correre l’archetto sulle corde, ti spiega, con parole semplici e modi da affabulatore consumato, non solo ciò che suonerà, ma anche il contesto in cui quella musica è nata, insieme ad episodi della vita dell’autore, in questo caso, appunto Bach, allora tutto diventa più semplice anche per chi non ha un orecchio allenatissimo alle suites di Bach… Più piacevole, più comprensibile. Bach spiegato al popolo, in una sorta di concerto narrato… Una intuizione rivoluzionaria.

E’ quanto è successo ieri sera al teatro degli Avvaloranti di Città della Pieve, gioiello baroccheggiante adattissimo a questo tipo di concerti, perché ha una acustica straordinaria ed è una bomboniera… Sul palco un musicista solo, con il suo strumento: Luca Franzetti e il suo violoncello. Programma del concerto: le suites 1-2-3 per violoncello solo di Johann Sebastian Bach. E Franzetti ha suonato (magistralmente) e ha anche raccontato, spiegato, introdotto le tre suonate con aneddoti, storie, riferimenti legati alla vita e all’opera di Bach e al contesto in cui viveva, la Germania dell’inizio del ‘700… 

Bella serata. Luca Franzetti non è un violoncellista qualunque. Ha lavorato con Abbado, ma anche con Ezio Bosso, Natalia Gutman, Daniel Harding, Lucio Dalla, Herbie Hancock, Enzo Jannacci. E’ anche un musicista che accompagna il virtuosismo all’impegno civile, sociale e politico: lo ha fatto in Venezuela, insegnando musica nei campi profughi palestinesi, a Betlemme ha fondato una Accademia di Musica Antica nell’ambito di un progetto triennale per combattere gli orrori della guerra attraverso la diffusione della cultura e dell’educazione. Cioè attraverso quelle che egli stesso chiama “armi di costruzione di massa”.

Il concerto parlato di ieri sera nel teatro pievese  era promosso dallo “Spazio Kossuth”, in ricordo del maestro Wolfgang Alexander Kossuth, violinista, direttore d’orchesra, scultore, pittore e artista poliedrico scomparso prematuramente e sepolto a Città della Pieve, dove la moglie Giuliana Alzati Kossuth cura anche uno spazio espositivo che propone mostre, installazioni (anche esterne, in tutta la città), eventi musicali e performance varie, ed è dunque “motore culturale” non solo un contenitore.

La modalità scelta da Luca Franzetti (raccontare ciò che sta per suonare) è un “format” che ci piacerebbe veder riproposto anche in altre occasioni. Anche un concerto rock può essere più piacevole, più digeribile, più apprezzabile, se chi suona spiega e racconta ciò che suona e magari anche come è nato quel brano e perché… Sarebbero due spettacoli al prezzo di uno.

m.l. 

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