IL BOOM TURISTICO DI CERTE REALTA’: I COLPI DI CULO DI CITTA’ DELLA PIEVE

IL BOOM TURISTICO DI CERTE REALTA’: I COLPI DI CULO DI CITTA’ DELLA PIEVE
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CITTA’ DELLA PIEVE –  A volte il successo turistico (e mediatico) di un luogo, più che dalle bellezze architettoniche, dalle risorse archeologiche, dai musei e delle pinacoteche dipende da… un colpo di culo. Prendiamo il caso di Città della Pieve, centro storico straordinario, patria di uno dei più grandi pittori del Rinascimento, del quale conserva opere importanti… Ebbene nonostante questo non riusciva a decollare e neanche una grande mostra sul Perugino (il divin pittore di cui sopra) riuscì a smuovere le acque.

Ma laddove non riuscì Pietro Vannucci, riuscirono invece i Carabinieri. No, non quelli veri. Quelli della Fiction di Canale 5… che per anni ha “okkupato” quasi militarmente il centro storico pievese con qualche escursione anche nei paesi limitrofi. D’altra parte nelle varie annate si sono succeduti attori piuttosto famosi: Pino Caruso, Dario Vergassola, Paolo Villaggio, Andrea Roncato, Roberto Farnesi e starlette di richiamo come Martina Colombari, Alessia Marcuzzi, Elisabetta Canalis… A distanza di 20 anni (la prima serie andò in onda nel 2002) c’è ancora gente che cerca il “Bar Pippo” o la “caserma dei Carabinieri”… C’era tutto un turismo, soprattutto domenicale e dei week end, legato alla fiction, indotto dalla notorietà televisiva…

Insomma per Città della Pieve un bel colpo di culo. Un po’ come Don Matteo per Gubbio e poi Spoleto. Sempre in Umbria. Perché il “nazional popolare” sposta le masse, più che le produzioni di nicchia…

Ma la Pieve (come la chiamano i suoi abitanti) deve essere una cittadina fortunata. Perché i colpi di culo non sono finiti con la fine della serie Tv Carabinieri. E per la solita storia che il nazional popolare tira più anche degli Oscar vale la pena segnalare che la presenza e la residenza pievese del premio Oscar Colin Firth ha fatto meno clamore mediatico di un video promozionale della città che circola da qualche settimana. Video girato da Luca Argentero (uno che arrivò con Carabinieri e poi si è innamorato del posto), che non solo alla Pieve ha scelto di viverci, ma la settimana scorsa ci si è pure sposato, arrivando in comune elegantissimo insieme alla sposa Cristina Marino a bordo di una moto con sidecar (foto).

Ovviamente anche il matrimonio di Argentero ha fatto il giro dei social, tutta pubblicità per la città del Perugino…

Così come è tutta pubblicità non prevista e non richiesta quella che i media (anche i grandi media, Ansa in testa) riservano alla cittadina per il fatto che è luogo di residenza, almeno nei week end, del presidente del Consiglio Mario Draghi. Un altro bel colpo di culo, la nomina di Draghi a capo del governo. Perché alla Pieve Draghi ci abitava anche prima, ma a parte noi che lo beccammo alla Conad a comprare gamberoni, nessuno ci aveva fatto mai caso… Adesso ci sono troupe televisive fisse pronte a raccontare ogni movimento del premier, ogni acquisto che fa, ogni pisciatina del suo cane… E intanto la Pieve sta sui media più di Genova, di Palermo, di Bologna o di Bari… Mica poco.

Il Palio (uno dei più belli e suggestivi del centro Italia, con 1.000 figuranti), lo zafferano, i dipinti del Perugino, la struttura architettonica della città, non avevano mai avuto tanta audience, neanche quando è intervenuto uno come Sgarbi… Niente. E’ la Tv la chiave del successo, non c’è niente da fare. La tv, adesso mista ai social, che prima ovviamente non c’erano.

La riprova? dal punto di vista della qualità del prodotto non c’è nemmeno paragone, ma il film dei fratelli Taviani “San Michele aveva un gallo” ambientato a Città della Pieve nell’800 e girato nel 1972, apologo straordinario post sessantottesco, sul conflitto politico-esistenziale tra socialismo utopistico e socialismo scientifico, tra due modi di intendere la rivoluzione, quello anarchico e quello marxista, non ha avuto alcun ritorno mediatico-turistico, a differenza di Carabinieri, fiction di serie B per famiglie nell’era berlusconiana…

Ovviamente, ben vengano i colpi di culo. Giusto anche sfruttarli, per quanto possibile, e Città della Pieve li ha assecondati magistralmente. Ma sarebbe bene discernere, scegliere quantomeno il grano dal loglio, come si suol dire. E avere consapevolezza che la fortuna può anche capitare, ma è una variabile indipendente, un di più… Non fa parte di default della dotazione della casa, come l’argenteria di famiglia o il panorama. Viene e va e non sempre premia il meglio. O rappresenta il meglio che c’è. Il “nazional popolare” non va demonizzato, ci mancherebbe, ce lo ha insegnato Gramsci, ma neanche va preso per oro colato. E al popolo non si possono spacciare fondi di bicchiere per diamanti. Per cui ogni evento, ogni presenza che porti attenzioni va bene, ed è anche bello che qualche “vip” si spenda per favorire o fare promozione al luogo in cui ha scelto di vivere. Argentero per esempio è da encomiare. E da ringraziare. Come lo sono altre presenze rilevanti che però hanno meno esposizione mediatica: penso ai fratelli Mancuso, interpreti eccezionali della musica etnico-popolare.

Perché per esempio, a quasi 50 anni da San Michele aveva un gallo, Città della Pieve non dedica una giornata, una qualche iniziativa a quel film e al regista Paolo Taviani (Vittorio è morto nel 2018)? La domanda la giriamo all’assessore alla cultura.

m.l.

 

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