SIAMO TUTTI COLOMBIANI! IL SILENZIO DELL’ITALIA E DELL’EUROPA SULLA MACELLERIA SOCIALE NEL PAESE SUDAMERICANO

mercoledì 05th, maggio 2021 / 17:20
SIAMO TUTTI COLOMBIANI! IL SILENZIO DELL’ITALIA E DELL’EUROPA SULLA MACELLERIA SOCIALE NEL PAESE SUDAMERICANO
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Se parli di Colombia, in Italia uno pensa al caffè, alla serie Tv Narcos, ai giocatori del campionato di serie A: Muriel e Zapata dell’Atalanta, Cuadrado della Juventus, Ospina del Napoli e alle belle ragazze. Dicono le più belle del mondo.

Adesso in Colombia sta succedendo qualcosa di sconvolgente, ma… come mai nessuno, sui social, pubblica post con scritto “Siamo tutti colombiani”? In Colombia è in atto una repressione sociale durissima. Il governo sta soffocando nel sangue – come si diceva un tempo – lo sciopero nazionale in corso dal 28 aprile scorso con manifestazioni di massa nelle principali città del Paese.

Ad oggi di parla di 27 morti, 426 feriti, 6 violenze sessuali, 12 persone che hanno perso la vista, 726 arresti. E… “non si sa quanti sono i desaparecidos” scrive Il Manifesto. Sui media italiani, quelli mainstream e anche gli altri, la Colombia però non fa notizia. La politica italiana tace. Eppure contro Maduro, presentato come il dittatore del Venezuela, si scatenò un’ondata di sdegno internazionale e l’Europa decise sanzioni durissime. E Maduro non ha mai fatto sparare sulla folla.

La Colombia che è lì al confine è stata governata per decenni dai narcos, però è paese socio della Nato e questo evidentemente fa scattare il silenziatore sulle repressioni sanguinarie di questi giorni.

Lo sciopero in corso è contro la riforma fiscale del governo di Iván Duque che cerca di scaricare il peso della crisi  sulle classi popolari per tappare il buco lasciato dalla corruzione e dalla pandemia nelle casse dello Stato. Ma è anche contro le violenze di stato contro gli oppositori e gli attivisti sociali… La protesta ha costretto alle dimissioni il ministro delle Finanze e la riforma tributaria è stata per il momento ritirata, ma la violenza continua e ilo 1 maggio e il giorno seguente a Cali, l’esercito ha attaccato i manifestanti con armi pesanti ed elicotteri da combattimento. E risposta violenta dei militari sembra del tutto fiori controllo, così si legge nei resoconti di agenzia su vari siti di informazione indipendenti.

In Italia solo flebili voci si sono levate in questi giorni e in queste ore per chiedere la cessazione delle repressione in Colombia. Lo ha fatto il Partito della Rifondazione Comunista- Sinistra Europea (PRC-SE): “Il governo colombiano cessi immediatamente la repressione e la militarizzazione del Paese, l’uso di armi da fuoco contro la popolazione civile, rispetti il diritto alla protesta sociale, rilasci tutti i prigionieri politici, indaghi e punisca gli autori degli omicidi dei manifestanti, rispetti gli obblighi derivanti dagli accordi di pace” scrive, chiedendo inoltre alla Commissione Europea, al Consiglio dei Ministri e ai Paesi membri dell’Unione Europea di “smettere di sostenere il governo colombiano, il più repressivo, omicida e antisociale di tutta la regione e di condannare chiaramente l’assassinio dei leader sociali e dei firmatari dell’accordo di pace, e il non rispetto degli accordi di pace da parte del governo”.

In effetti non si capisce come mai la Commissione Europea non ha attivato e non attivi la clausola democratica e dei diritti umani dell’”Accordo di Libero Commercio” UE-Colombia, sospendendo parzialmente o totalmente la sua applicazione fino a quando non finirà la repressione militare e l’impunità degli assassini.

La “macelleria sociale” nei Paesi dell’America Latina non è una novità, diciamo pure che  un “classico” che si verifica spesso, laddove esplodano situazioni d conflitto sociale, i militari sono sempre pronti, in quei Paesi, ad usare la forza contro la popolazione, e sia gli Usa che l’Europa hanno spesso chiuso un occhio o tutti e due quando non hanno foraggiato e simpatizzato con i governi reazionari e repressivi. Ma stride la differenza di atteggiamento e di attenzione tra certe situazioni e certe altre. Un tempo almeno la sinistra solidarizzava e scendeva in piazza contro i golpisti cileni o argentini, contro la militarizzazione della politica, adesso il silenzio regna sovrano anche a sinistra e anche su situazioni che grondano sangue. Come stupirsi poi se tutto tace su una campagna vaccinale piena di falle, sulle crepe di un sistema di potere regionale in cui si insinuano facilmente organizzazioni criminali e pure sui candidati alle elezioni comunali di paesotti come Chiusi?

Il problema è che non si è più abituati a parlare, a discutere, a guardare ciò che succede nel mondo con occhio e pensiero critico. Neanche il sangue fa più impressione. Almeno finché non è il nostro. Siamo messi male amici e compagni!

m.l.

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