LE RADICI LONTANE DELL’ASSASSINIO DELL’AMBASCIATORE E DEL CARABINIERE ITALIANI IN CONGO
“Pochi minuti alla mezzanotte. Il segnale radio del Dc 6 Albertina si perde nella giungla. Lo schianto del quadrimotore avviene a qualche chilometro dalla pista dell’aeroporto di Ndola, una città nell’allora Rhodesia Settentrionale (oggi Zambia). È il 18 settembre 1961. A bordo, insieme ad altre 15 persone, c’è il segretario generale delle Nazioni Unite, lo svedese Dag Hammarskjöld. Ancora oggi ci chiediamo se sia stata una fatalità o un attentato, in piena guerra fredda, mentre il diplomatico svedese era impegnato a trovare una via di pace tra il nuovo Congo indipendente e il Katanga secessionista sostenuto dalla compagnia mineraria belga Union minière du Haut Katanga e dai suoi mercenari”. Così scriveva la rivista Internazionale il 29 settembre 2020. Ravi Somaiva, ex corrispondente del New York Times e autore di un libro sulla morte di Hammarskjold, non ha dubbi: “Adesso non abbiamo solo le prove di un crimine, ma anche la dimostrazione sorprendente degli sforzi enormi che continuano a essere fatti perché quel crimine resti sepolto nella storia”.
Pochi mesi prima, nel gennaio 1961, in Katanga era stato assassinato Patrice Lumumba, primo presidente della Repubblica Democratica del Congo, appena affrancata dalla colonizzaziuone Belga..
Fu proprio Lumumba a tenere lo storico discorso sull’Indipendenza del Congo sfidando l’ex potenza coloniale con la decisione di africanizzare l’esercito. Il Belgio rispose inviando truppe in Katanga (la regione mineraria) e sostenendo la secessione di questa regione guidata da Moise Tschombe… La politica di Lumumba era antisecessionista, anticolonialista, antimperialista, filocomunista e mirava a diminuire il potere e l’influenza delle tribù e a una maggiore giustizia sociale e autonomia del paese. Insieme a Kwame Nkrumah in Ghana, Leopoold Sedàr Sengor in Senegal, Julius Nyerere in Tanzania, fu uno dei padri della decolonizzazione, ma durò poco. Dopo il colpo di Stato del colonnello Mobutu, nel dicembre del ’60, sei mesi dopo l’indipendenza venne arrestato insieme a ad un ministro e al presidente del senato e poi trasferito ad Elisabethville (oggi Lumumbashi). Lì i tre furono giustiziati il 17 gennaio del 1961 alla presenza di Tschombe e altri dirigenti secessionisti. I resti furono fatti a pezzi e distrutti nell’acido. Lumumba aveva chiesto l’intervento dell’Onu per fermare a secessione del Katanga, ma l’Onu non rispose, limitandosi a missioni di supporto per il recupero di civili…
Otto mesi dopo l’indipendenza, l’11 novembre novembre 1961, in una di queste missioni, 13 paracadutisti dell’Areonautica militare Italiana furono attaccati e uccisi a Kindu, da miliziani congolesi ammutinati
Oggi si sa che la Cia aiutò finanziariamente gli avversari di Lumumba e fornì armi a Mobutu, come i belgi ai secessionisti di Tschombe. Anche il governo belga riconobbe nel 2002 la propria responsabilità nella morte di Lumumba: “Alla luce dei criteri applicati oggi, alcuni membri del Governo di allora ed alcuni personaggi belgi dell’epoca portano una indiscutibile responsabilità nella morte di Patrice Lumumba. Il Governo considera perciò appropriato porgere alla famiglia di Patrice Lumumba e al popolo congolese il proprio profondo e sincero rincrescimento e le proprie scuse per il dolore che è stato loro inflitto da quell’apatia e da quella fredda neutralità”.
Erano in missione Onu, come i 13 paracadutisti del 1961, l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista congolese, Mustapha Milambo, rimasti stati uccisi tre giorni fa in un agguato mentre viaggiavano a bordo di un’auto Onu in una regione della Repubblica democratica del Congo, il Nord Kivu, da anni teatro di violenti scontri tra decine di milizie che si contendono il controllo del territorio e delle sue risorse naturali. L’autopsia ha dimostrato che i tre sono morti i seguito ad un conflitto a fuoco. Probabilmente hanno cercato di difendersi per evitare il sequestro.
Nel 2002 in quella zona rimase ucciso più o meno con le stesse modalità, anche Don Romano, parroco congolese di Chiusi Scalo che era da poco tornato al suo Paese. Al sacerdote martire è dedicato il parco giochi di Piazza XXVI Giugno di Chiusi Scalo.
La storia si ripete ciclicamente ed ha radici antiche. Quelle radici si chiamano coltan, diamanti, oro, cobalto, petrolio.
Il Congo è uno dei paesi più ricchi del mondo dal punto di vista minerario, ma figura al 190° posto su 193 nella classifica del Pil mondiale e al 175° posto dello Human development index dell’Onu.
Poi certo, ad uccidere sono spesso bande paramilitari e mercenari in perenne guerra tra di loro, ma in Occidente c’è chi non ha mai digerito la decolonizzazione e dal 1960 non ha mai smesso di soffiare sul fuoco delle guerre tribali per continuare a lucrare sulle risorse e sulla povertà dell’Africa. L’assassinio dell’ambasciatore Attanasio, del carabiniere Iacovacci e dell’autista Milambo ce lo ha solo ricordato.
m.l.
Attanasio e l’ agente che lo accompagnava hanno pagato con la vita la loro passione di vivere e raccontare l’ Africa. Una terra che incanta per la fauna, gli ambienti e i colori ma talvolta capace di colpirti alle spalle per spregiudicate logiche di potere. In questa vicenda il buono e il bello degli intenti vengono offuscati dall’ oscurità dell’ evento tragico che purtroppo non è l’ unico nella storia di quel mondo fatto anche di ricchezze nascoste destinate a pochi.
Condivido pienamente la tua ricostruzione storica sui fatti che sono avvenuti in Congo al tempo della decolonizzazione e se molti oggi li conoscessero nella maniera di come noi li abbiamo vissuti nella nostra gioventù,sia dall’immaginario veicolato dai media dell’epoca chè dalla stessa politica, credo che tutto questo potrebbe rappresentare un bel faro che possa illuminare le motivazioni delle forze e la politica di quanto passava nel mondo durante quel periodo.Motivazioni queste che stanno a testimoniare proprio come inevitabilmente che l’oggi non sia altro che la continuazione di ciò che è stato ieri soprattutto ma non solo per quella zona del mondo.Ricordo a tal proposito dell’assassinio appunto di Patrice Lumumba che fu prelevato durante uno spostamento aereo che faceva scalo a Khartum in Sudan ed il Colonnello Nimeiri capo di quel paese tenuto fortemente in mano dagli occidentali, concesse l’estradizione di quell’uomo che aveva lottato per il proprio paese e lo consegnò alle milizie degli assassini.Queste cose oggi non se le ricorda più nessuno e danno il grado di come sia stata devastata la memoria storica degli avvenimenti nella parte occidentale del mondo,quegli avvenimenti guidati per la maggior parte dall’imperialismo occidentale,Stati Uniti, Belgio, Inghilterra,Francia e Portogallo in testa con i loro finanziamenti ai mercenari che rispondevano direttamente a quei governi occidentali che hanno da sempre messo in prima linea gli interessi e la libertà di manovra sulle ricchezze possedute da altri stati fino a far apparire come cose normali la presenza ed il condizionamento delle politiche in terra altrui, corrompendo la maggior parte delle volte chi regnava.Non tutto è andato per il verso che volevano perchè in tale terreno di contesa c’erano anche altre forze ed organizzazioni spalleggiati ed aiutati da nazioni sotto l’egida dell’URSS come è stato per esempio la tanto criticata Germania Est ma anche altri come la stessa Cuba che militarmente organizzavano gli stati nazionali che avevano lottato per l’indipendenza dai paesi colonialisti.Difatti Tanzania, Zambia, Guinea Bissau,Mozambico ed Angola hanno avuto leadership politiche che non hanno ceduto alla spartizione ed al fatto che i loro paesi fossero depredati e si sono organizzati prevalendo spesso o quasi sempre mlitarmente con il supporto dei paesi socialisti. Certamente in queste diatribe che convolgevano milioni di uomini nello scontro materiale non tutto è andato liscio e si sono avuti da ambo le parti anche casi rimasti misteriosi ed insoluti di come capi di stato che abbiano subito attentati. Fra questi mi piace ricordare la figura del leader mozambicano del FRELIMO(Fronte di Liberazione del Mozambico) Samora Machel, perito in un incidente aereo dove forse fu piazzata una bomba a bordo durante una sosta oppure deliberatamente manomessi gli strumenti della navigazione aerea.I servizi segreti portoghesi non scherzavano anche dopo la liberazione del Mozambico e le azioni del loro colonialismo venivano classificate per ferocia solo dopo quelle dei belgi, che credo da come si legge siano state quelli più potenti e nefasti nella strategia di contrapposizione dei due blocchi USA-URSS in Africa.Anche l’URSS comunque non ci andava tanto di scartina come suol dirsi, ma la sua azione era stata quella prima ancora della cosiddetta guerra di decolonizzazione, di ospitare elementi leaderistici che potevano indirizzare guerriglia e lotta politica clandestina in seno agli Stati.Posso personalmente testimoniare delle storie di famiglia di persone imparentate ”alla lontana” come si dice con la mia di famiglie, che sono stati figli di funzionari italiani che hanno operato per esempio in Congo per conto di società minerarie belghe e che nei loro ricordi comparivano spesso le descrizioni delle atrocità che venivano compiute come sempre succedeva da chi delegava ma che rimaneva nell’ombra.Ed i deleganti erano tutti appartenenti al mondo occidentale legati allo sfruttamento di risorse che con mano senza risparmio pagavano chi si incaricava del servizio sporco.A tal proposito mi preme annunciare che fra qualche tempo ma sicuramente entro l’anno in corso, sull’argomento che riguarda il razzismo italiano espresso negli anni ’30 dal regime fascista, uscirà un documentario che vede come comparsa un mio zio che molti a Chiusi hanno conosciuto, il secondo marito della sorella di mia madre, ovvero l’Ing. Lodovico Longo deceduto nel 1997.Una persona di colore e di grande valore ed intelligenza che in vita ha subito molte discriminazioni a causa del colore della sua pelle (figlio di un funzionario italiano appunto delle miniere del Congo e di una nativa, nato nel 1912).Fu una comparsa essenziale in un film dove lavoravano Amedeo Nazzari, Massimo Girotti e Primo Carnera, in una storia di razzismo all’interno della società americana che ospitava italiani in cerca di sviluppo e che si contrapponeva-il film- eticamente e politicamentealle alle persone di colore all’interno della società civile americana.Tale film realizzato da Carmine Gallone negli anni ’40 s’intitola ”Harlem” dove mi zio chiamato nell’ambiente pugilistico col nome di ”Lamb” combatte con Massimo Girotti ed è chiaramente perdente sul Ring del Madison Square Garden.Presto ne uscirà pure una pubblicazione che mi piacerebbe portare a conoscenza del pubblico sia a Chiusi chè a Città della Pieve chè nel circondario per chi ne fosse interessato, e presentare il libro che sarà pronto a meta del 2021 assieme al restauro del film stesso, perchè è una storia interessantissima che lascia trasparire quali fossero le motivazioni e le relazioni che sfociavano poi nel razzismo anche dopo la liberazione dell’italia e che ebbero un forte condizionamento nella stessa vita dell’Ing.Lodovico Longo.Una parte di detto film è visibile oggi su Youtube se si clicca ”Harlem di Carmine Gallone ” dove nella fase finale si vede mio zio che combatte nel Madison Square Garden ricostruito a Cinecittà negli anni ’40 contro Massimo Girotti. L’Ing.Lodovico Longo fu allievo dei professori universitari della famosa e conosciuta ” Scuola di Via Panisperna” come Segre, Amaldi, Majorana, Fermi,di cui conservo le pubblicazioni dove studiò per laurearsi e qualche suo appunto di matematica pura,cosa che per me è pari alla lingua araba ma che conservo con grande soddisfazione e scrupolosità.Fra l’altro ad una sua vecchia zia insegnante di matematica Carlotta Longo dell’Università di Padova agli anni 30 del 900 in un Liceo Romano fu assegnato un riconoscimento di carattere internazionale per una teoria che prende il suo stesso nome riguardante la legge nella teoria elettrostatica elementare che trovò applicazione nella formulazione della Teoria della Relatività di Einstein.Lo stesso Lodovico Longo prese parte allo studio per il restauro della statua di Lacoonte di Michelangelo Buonarroti oggi conservata nei Musei Vaticani come si legge dal ringraziamento di Ernesto Vergara Caffarelli e parzialmente lavorò al progetto di costruzione del piroscafo Andrea Doria della compagnia Ansaldo oggi giacente a 75 metri metri nell’Atlantico al largo di Nantucket dal 1956,speronata dalla Stockholm.Una vita intensa comunque,non solo di studioso e grande matematico proveniente quindi per tradizione da famiglia di studiosi della alta matematica,ma anche di grande sportivo poichè arrivo a combattere sul ring per il campinato Italiano di Box dove fu battuto dal boxeur Paesani nell’ultimo incontro dove questo divenne campione italiano. Ma torniamo al post in cui si parla del Congo e della morte del povero nostro ambasciatore e del carabiniere.Provo a fare una riflessione davanti a tanto sconcerto delle autorità e soprattutto del complesso mediatico sul commento dei fatti che hanno portato a questa assurda fine dei nostri connazionali, e la prima cosa che mi salta in mente è quella della mancata assistenza e della leggerezza con la quale si portino avanti talvolta certe iniziative.La critica mediatica -ma non mi sorprende affatto in questa Italia asservita alla politica più becera e parziale che sentiamo rimbalzare ogni sera in tutti i canali TV-non si è mai curata di riflettere in primo luogo su come si possa lavorare in zone ad altissimo rischio dove migliaia di uomini, di eserciti contrapposti si affrontano per la supremazia dei territori e dove bande di predoni di ogni ordine e grado armati fino ai denti cercano in ogni modo di profittare del caos creato dall’interesse alla predazione dei territori.Ed anche in queste sere davanti ai telegiornali ascoltiamo le supposizioni che ci vengono fatte anche al fine di non rovesciare il discredito sopra chi invece se lo meriterebbe, e questo è anche un modo per allontanarte il pensiero della gente della politica su come viene gestito lo stato.Si può andare percorrendo strade pericolosissime infestati da eserciti che si affrontano senza esclusione di colpi e bande rivali, predoni, accompagnati solo da un carabiniere? Perchè questa è la prima riflessione che ne viene fuori e che mostra con quanta approssimazione vengono gestiti i movimenti di persone, in quest caso soprattutto diplomatici- i loro spostamenti.In tali mancanze si inseriscono tutti quegli aspetti che lasciano spazio alla concreta organizzazione di coloro che ne vogliano profittare, che non sono singole persone armate ma gruppi della guerriglia assoldate e tenute per la cavezza da organizzazioni che hanno dei nomi precisi e che dipendono dai finanziamenti di Stati,perchè sono gli Statai i terminali di questa pappatoia e che sovraintendono alla concorrenza che si sviluppa sulla tale pappatoia che avviene sulle ricchezze a suon di kalashnikov AK 47 ed armi pesanti per non essere escluse dalla predazione che da anni non è mai terminata, coinvolgendo anche gli stessi comandi delle truppe Onu.Una domanda sorge spontanea. Ma vi sembra normale in tale situazione che un diplomatico -non un arrotino qualsiasi non sminuendo la categoria degli degli arrotini- si rechi con la viabilità che segna il transito in mezzo a zone pericolosissime solo scortato da un carabiniere ? Sarei irriguardoso pur non conoscendo personalmente i modi di agire dell’Ambasciatore del quale non ho dubbi che avesse agito animato dalla massima prudenza, ma comunque al quale non sia stata fornita una sufficiente e sicura scorta.Adesso stiamo assistendo all’emergere di congetture che recitano che sicuramente tutto questo possa essere stato organizzato da parte di chi conosceva i programmi di spostamento dell’ambasciatore in quella giornata.Cosa credibile e doverosa di indagine da parte della Magistratura, ma come si vede si agisce solo quando le cose si manifestano e spesso queste cose sono tragedie totali per chi ne è vittima e per i loro congiunti.Ma nessuno del complesso mediatico si è mai sognato di criticare i caschi Blu che spesso si prestano ad azioni di rappresaglia conto villaggi di donne e bambini uccidendo a caso chi gli capiti a tiro? Restate meravigliati di tali parole? Andatevia leggere le cronache se non ci credete, oppure ritenete che per un senso di non opportunità sempre politica però non sia dignitoso e decoroso far venire alla luce certi fatti ? Pensate che sia una invenzione della stampa questa? Ebbene, nel 1999 più di 240 caschi blu dell’Onu dettero l’assalto per vendicare la morte di nove caschi blu del Bangladesh periti in uno scontro con i guerriglieri di bande insediatesi nel territorio del Congo e massacrarono donne e bambini in molti villaggi, sparando alla rinfusa, solo per sete di vendetta.Se non sbaglio tale scandalo portò il capo delle forze Onu in Congo a doversi dimettere dall’incarico presentandosi a Kofi Annan col capo cosparso di cenere,e Kofi Annan se vi ricordate era il Segretario Generale delle Nazioni Unite.Per non parlare poi dei casi di stupro di donne a scopo di raptus sessuale fatto dagli stessi caschi blu in diverse occasioni.Di tutta questa macchina dell’orrore se ne guardano bene dal parlarne i nostri LIBERI media del mondo occidentale.Provate a capirne il perchè e se tale perchè risieda nelle ragioni che effettivamente, culturalmente e politicamente risiedano ancor oggi in quel ”Peace Keeping” che vedremo presto riabilitato, continuato e di certo rafforzato dalla Presidenza Biden alla quale si scappellano i nostri governi.Il tempo che hanno perso nei luoghi di tensione dove non si son avute guerre dirette ma solo guerre guerreggiate, vedrete a breve che sarà recuperato.Ma la gente purtroppo per lei ed anche per l’italia ha la memoria corta.Così non è per altri paesi europei, dove il tasso di servilismo atlantico esiste sempre ma in misura molto minore da segnare comunque in maniera più forte l’autonomia decisionale di diversi stati da tutto questo.Noi con il nostro passato ed anche col nostro presente non siamo mai stati nè saremo fra quelli.Di sicuro. A dimostrazione di ciò che dico avete sentito mai notizie di sangue e quindi estreme che riguardino militari in territorio straniero di altri paesi europei ? No davvero, noi siamo quelli del sangue versato a Nassirya,a Kindu, a Kirkuk in iraq, fino ad andare a ritroso nelle guerre d’indocina,dove di nascosto operavano anche bande militari italiane legate purtroppo sempre al fascismo italiano anche dopo la guerra di liberazione,cosa questa conosciuta da pochissimi ma documentata con nomi e cognomi.Sarebbe troppo bello e troppo giusto se alla fine semprepiù italiani si rendessero conto da chi siano stati governati nelle decadi passate e di quale colore sia stata quell’acqua che ci hanno detto che sia stata ” democratica” alla quale noi oggi crediamo e come tutto questo abbia contribuito alla fine anche alle tragedie odierne che abbiamo visto dipanarsi in questi giorni.Siamo un paese che in queste occasioni piange e si dispera e lascia librarsi palloncini davanti alle bare,con tanti bei discorsi, ma che fa solo questo.Così diventa difficile cambiare storia….