LE RADICI LONTANE DELL’ASSASSINIO DELL’AMBASCIATORE E DEL CARABINIERE ITALIANI IN CONGO

giovedì 25th, febbraio 2021 / 17:14
LE RADICI LONTANE DELL’ASSASSINIO DELL’AMBASCIATORE E DEL CARABINIERE ITALIANI IN CONGO
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“Pochi minuti alla mezzanotte. Il segnale radio del Dc 6 Albertina si perde nella giungla. Lo schianto del quadrimotore avviene a qualche chilometro dalla pista dell’aeroporto di Ndola, una città nell’allora Rhodesia Settentrionale (oggi Zambia). È il 18 settembre 1961. A bordo, insieme ad altre 15 persone, c’è il segretario generale delle Nazioni Unite, lo svedese Dag Hammarskjöld. Ancora oggi ci chiediamo se sia stata una fatalità o un attentato, in piena guerra fredda, mentre il diplomatico svedese era impegnato a trovare una via di pace tra il nuovo Congo indipendente e il Katanga secessionista sostenuto dalla compagnia mineraria belga Union minière du Haut Katanga e dai suoi mercenari”. Così scriveva la rivista Internazionale il 29 settembre 2020. Ravi Somaiva, ex corrispondente del New York Times e autore di un libro sulla morte di Hammarskjold, non ha dubbi: “Adesso non abbiamo solo le prove di un crimine, ma anche la dimostrazione sorprendente degli sforzi enormi che continuano a essere fatti perché quel crimine resti sepolto nella storia”.

Pochi mesi prima, nel gennaio 1961, in Katanga era stato assassinato Patrice Lumumba, primo presidente della Repubblica Democratica del Congo, appena affrancata dalla colonizzaziuone Belga..

Fu proprio Lumumba a tenere lo storico discorso sull’Indipendenza del Congo sfidando l’ex potenza coloniale con la decisione di africanizzare l’esercito. Il Belgio rispose inviando truppe in Katanga (la regione mineraria) e sostenendo la secessione di questa regione guidata da Moise Tschombe… La politica di Lumumba era antisecessionista, anticolonialista, antimperialista, filocomunista e mirava a diminuire il potere e l’influenza delle tribù e a una maggiore giustizia sociale e autonomia del paese. Insieme a Kwame Nkrumah in Ghana, Leopoold Sedàr Sengor in Senegal, Julius Nyerere in Tanzania, fu uno dei padri della decolonizzazione, ma durò poco. Dopo il colpo di Stato del colonnello Mobutu, nel dicembre del ’60, sei mesi dopo l’indipendenza venne arrestato insieme a ad un ministro e al presidente del senato  e poi trasferito ad Elisabethville (oggi Lumumbashi). Lì i tre furono giustiziati il 17 gennaio del 1961 alla presenza di Tschombe e altri dirigenti secessionisti. I resti furono fatti a pezzi e distrutti nell’acido. Lumumba aveva chiesto l’intervento dell’Onu per fermare a secessione del Katanga, ma l’Onu non rispose, limitandosi a missioni di supporto per il recupero di civili…

Otto mesi dopo l’indipendenza, l’11 novembre novembre 1961, in una di queste missioni, 13 paracadutisti dell’Areonautica militare Italiana furono attaccati e uccisi a Kindu, da miliziani congolesi ammutinati

Oggi si sa che la Cia  aiutò finanziariamente gli avversari di Lumumba e fornì armi a Mobutu, come i belgi ai secessionisti di Tschombe.  Anche il governo belga riconobbe nel 2002 la propria responsabilità nella morte di Lumumba: “Alla luce dei criteri applicati oggi, alcuni membri del Governo di allora ed alcuni personaggi belgi dell’epoca portano una indiscutibile responsabilità nella morte di Patrice Lumumba. Il Governo considera perciò appropriato porgere alla famiglia di Patrice Lumumba e al popolo congolese il proprio profondo e sincero rincrescimento e le proprie scuse per il dolore che è stato loro inflitto da quell’apatia e da quella fredda neutralità”. 

Erano in missione Onu, come i 13 paracadutisti del 1961, l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista congolese, Mustapha Milambo, rimasti stati uccisi tre giorni fa in un agguato mentre viaggiavano a bordo di un’auto Onu in una regione della Repubblica democratica del Congo, il Nord Kivu, da anni teatro di violenti scontri tra decine di milizie che si contendono il controllo del territorio e delle sue risorse naturali. L’autopsia ha dimostrato che i tre sono morti i seguito ad un conflitto a fuoco. Probabilmente hanno cercato di difendersi per evitare il sequestro.

Nel 2002 in quella zona rimase ucciso più o meno con le stesse modalità, anche Don Romano, parroco congolese di Chiusi Scalo che era da poco tornato al suo Paese. Al sacerdote martire è dedicato il parco giochi di Piazza XXVI Giugno di Chiusi Scalo.

La storia si ripete ciclicamente ed ha radici antiche. Quelle radici si chiamano coltan, diamanti, oro, cobalto, petrolio.

Il Congo è uno dei paesi più ricchi del mondo dal punto di vista minerario, ma figura al  190° posto su 193 nella classifica del Pil mondiale e al 175° posto dello Human development index dell’Onu.

Poi certo, ad uccidere sono spesso bande paramilitari e mercenari in perenne guerra tra di loro, ma in Occidente c’è chi non ha mai digerito la decolonizzazione e dal 1960 non ha mai smesso di soffiare sul fuoco delle guerre tribali per continuare a lucrare sulle risorse e sulla povertà dell’Africa. L’assassinio dell’ambasciatore Attanasio, del carabiniere Iacovacci e dell’autista Milambo ce lo ha solo ricordato.

m.l.

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