I RISCHI DEL DIGITALE (2). LA DARK SIDE DELLA RETE

lunedì 16th, novembre 2020 / 10:35
I RISCHI DEL DIGITALE (2). LA DARK SIDE DELLA RETE
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Se siete rimasti connessi, allacciatevi alla seconda parte dei rischi del digitale durante il lockdown. 

Aumento di pedopornografia, criminalità, spaccio di droghe e farmaci. Lancia l’allarme l’Eurispes con un rapporto sulla crescita di criminalità e mercato nero del web durante i mesi del lockdown. Ma i rischi non si limitano ai tempi dell’isolamento. Anzi. Aprono le porte di un mondo buio e complesso che presenta non pochi rischi per la sicurezza individuale e delle comunità. Le uniche armi, sostengono gli esperti, sono la consapevolezza del rischio e un’educazione digitale collettiva.

Conosciuto come digital love, lo scambio di relazioni sentimentali e sessuali online non è una novità, ma ha conosciuto amplificazioni senza precedenti durante la fase dell’isolamento. Le vittime più colpite sono i minori, che hanno trascorso più tempo online, sono più fragili a causa della giovane età, più esposti alle insidie della Rete, più vulnerabili all’adescamento, più soggetti alla pornografia non consensuale perchè ingenui o inconsapevoli.

Alla pedopornografia tradizionale, spiega Roberto De Vita, presidente dell’Osservatorio Cybersecurity Eurispes, si è aggiunta quella dinamica, ovvero l’instaurazione attraverso malware (software che danneggia un sistema o le informazioni che questo gestisce), di una relazione continuativa con il minore (estorta o consapevole) al fine di acquisire immagini a contenuto sessuale che vengono poi immesse nel mercato della pedopornografia. In crescente aumento anche il sexting online tanto negli adulti quanto nei minori che, per le ragioni citate, sono i più bersagliati. L’FBI, ha registrato un aumento allarmante dell’estorsione sessuale, pratica che consiste nel rubare ai minori immagini che verranno utilizzate per ricattare i minori stessi allo scopo di acquisire ulteriori immagini da destinare al mercato.

La limitazione degli spostamenti e la difficoltà di reperire droghe nei luoghi fisici ha dirottato quasi l’intero mercato tossico sul web. Transazioni e negoziazioni avvengono in Rete, le consegne in spazi fisici concordati. Le reti più utilizzate per i traffici sono le darknet (Rete scura), ovvero Reti che appartengono al web invisibile, i cui risultati non appaiono nei motori di ricerca tradizionali tipo Google.

Sono spazi virtuali chiusi, cui si accede solo con strumenti digitali appositi; l’identità degli utenti è protetta dall’anonimato, inaccessibile anche a governi e corporazioni.  Sono caratterizzate dalla resilienza, appaiono e scompaiono in base alle individuazioni da parte delle autorità, ma riescono a mantenere sempre attivo il mercato. Durante l’isolamento hanno registrato un notevole aumento ma sono sempre esistite seppure in misura più contenuta.

Una delle darknet più note è Silkroad, conosciuta a suo tempo come il mercato nero del web, fondata dallo statunitense Ross Ulbricht, arrestato dall’FBI nel 2013 e condannato all’ergastolo. Silkroad gestiva un voluminoso e proficuo traffico di droga, pirateria informatica e riciclaggio di denaro illecito.

La clausura da Covid ha visto anche un’impennata delle vendite dei farmaci. Nella maggior parte dei casi si tratta di prodotti contraffatti, contenenti sostanze nocive, o con potenziali psicotropi. Spesso sono farmaci non in vendita nel territorio nazionale e vengono acquistati online per aggirare confini geografici o normative. Il picco delle vendite potrebbe essere dovuto anche alla circolazione di notizie false su improbabili effetti curativi di vari farmaci.

In linea di massima, più che attrarre il singolo criminale, la necessità di muoversi quasi esclusivamente all’interno del Cyberspace ha aperto nuovi sbocchi alle organizzazioni criminali. La criminalità cibernetica è già attiva e strutturata da tempo, ma il campo si è esteso alle organizzazioni criminali tradizionali alla ricerca di nuovi settori per compensare le attività danneggiate dall’emergenza.

Giocoforza, in uno spettro più globale, l’ecosistema digitale è diventato il principale terreno di confronto tra gli Stati. Sovranità politica, economica, protezione degli individui, strategia militare, si sono spostate nel Cyberspace o Quinto Dominio, come è stato recentemente definito. I primi quattro sono, nell’ordine, terra, acqua, aria, spazio. Un dominio sconfinato, senza delimitazioni territoriali, con problematiche di giurisdizione, protezione, interessi di non semplice gestione e con un altissimo grado di vulnerabilità.

Se è vero che i paesi sono normalmente esposti ad attacchi cibernetici più sofisticati di quelli ordinari, è anche vero che la trasposizione degli affari di Stato nel Cyberspace richiederà nuove dinamiche, conoscenza e competenze per fronteggiare una dimensione semisconosciuta che presenta livelli di alta e crescente complessità.

Ma si fa imprescindibile, secondo gli esperti, il riconoscimento del rischio come realtà oggettiva che può investire chiunque, dall’utente incauto all’internauta, dalle istituzioni allo Stato. La consapevolezza del rischio è il primo passo verso un’educazione digitale collettiva che deve avvenire in un clima di collaborazione stretta tra pubblico, privato e ricerca.

Elda Cannarsa

Foto: Linea EDP

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