LASSÙ QUALCUNO CI VUOLE MALE
Dal 17 agosto mascherine all’aperto e al coperto a partire dalle 18, e discoteche chiuse. La pubblicazione dell’ordinanza ha infiammato gli animi con la solita scarica demenziale. Lassù qualcuno ci vuole male, è il grido di battaglia. Come lo sciacquone di un gabinetto che perde, i social vomitano polemica a getto continuo.
Ma perchè prima delle 18 no e dopo le 18 sì; ma Zangrillo dice, ma Tarro sostiene; informatevi prima di parlare; io già non respiro di mio la mascherina non me la metto; chi decide a quale scienza dare credito; bisogna dare tutte le spiegazioni (già,non resti una virgola incompresa) perchè così pare che il virus esca alle 18 con noi; non mi piegherò mai io voglio respirare a pieni polmoni; il governo ha fatto un ottimo lavoro: ha ridotto metà degli italiani a pecore sottomesse e tremanti (scrive così il tizio, tremanti); mascherine all’aperto ma siete pazzi? Ma come, la piazza sì e la via Tal dei Tali,no? (l’ordinanza parla di piazze, strade, vie. Luoghi pubblici in genere).
Ma anche prima della comunicazione del Governo, l’eleganza espressiva (e grammaticale) dilagava spensierata insieme alla certezza del virus che non c’è. Da Facebook con ardore:
Non esiste alcuna emergenza sanitaria e non potrà mai esistere. Che cazzo rompete i coglioni ancora col coviddi, per 5 morti inventati al giorno? Ma facciamo finita con le cazzate!
Ci sono 2 video in rete che menzionano tutti fatti avvenuti negli ultimi 10 anni che anche io ne ero al corrente e so che sono vere perche’ ho fatto le mie ricerche ed approfondimenti.
Qui si va di palla in frasca! State giocando ad associazioni di parole? I MORTI ci sono stati, dovuti alle cure sbagliate, e ai vaccini somministrati a Bergamo e Brescia […]
Son 6 mesi che non mi lavo le mani e diversi anni che il mio medico non mi vede. Che devo fare di più?
Al bar come sui social, l’impunità di gregge (scambiata per libertà di espressione) autorizza tutti a sentenziare e predicare senza dati e senza fonti, a parte i video dei giornalisti Roberto Quaglia del 10 marzo e Francesco Amodeo, oppure ancora Jennifer Capuozzo, professione casalinga, esperta di virus e mascherine. Quello che dovrebbe far tremare non è la diversità di posizioni diciamo, chè la democrazia e la libertà di pensiero la prevedono, ma la sicumera con cui si divulgano i risultati di “anni di approfondimento” in Rete. I novelli Messia della verità non improvvisano, attingono ad archivi di esperti che dicono la verità, e siccome nessuno vuole pubblicarla la verità, ecco che gli illustri esponenti della scienza e della stampa sono ostracizzati dai mezzi di comunicazione di massa (tremante e sottomessa).
Penso dunque sono lascia il posto a so, imbecillicretinidovetemorire, dunque sono. Eppure, Cartesio porello in Rete c’è. Volendo.
Chiariamoci. In un momento storico assolutamente inedito, i dubbi ce li abbiamo tutti, ma abbiamo ( o dovremmo avere) anche la consapevolezza che alcune verità nascoste, ammesso che ci siano, le scopriranno, forse, i nostri più lontani discendenti. E che tra il dubbio e la polemica corrono chilometri di campi semantici che non si incontreranno mai.
Mettiamo “Le 31 coincidenze del Covid-19”, libro auto-pubblicato di Francesco Amodeo (fra i Guru citati da quelli che il virus non esiste). Sono, appunto, coincidenze. Detto questo, lunga vita a inchieste, voci fuori dal coro, domande, perplessità. Sono il pane quotidiano del pensiero critico, alimento base di un desiderio di ricerca e scoperta, ma hanno il compito di insinuare appunto il dubbio, non di divulgare una verità altra e assoluta. Il sale della conoscenza ( e del progresso) è il dubbio, non la certezza. Vanno lette, insomma, cum grano salis.
La differenza non è tra chi crede e chi non crede nell’esistenza del Covid-19 ma tra chi ha l’umiltà del dubbio e chi, invece, la tracotanza della certezza.
Le tre regole anti-contagio non ammazzeranno nessuno. Si possono applicare. Così, nel dubbio. E magari si potrebbe impiegare il tempo della polemica nello sviluppo di pensieri critici e costruttivi. A berciare e distruggere son bravi tutti
Covid, mascherine, norme anti-contagio
Credo che il perché di tanta sottovalutazione sia derivato dalla mancanza di esperienza diretta. Infatti in provincia di Bergamo dove ognuno ha perso un caro, simili amenità, del tipo il Covid (per i palati fini “la Covid” in quanto malattia) non esiste, non hanno vita facile. Intanto però le terapie intensive si stanno lentamente ripopolando. Sono troppo pochi coloro che apprendono dalle esperienze altrui e sovente campano anche male perché troppo sensibili.