RAID AEREO ROMA-TOKIO, CENTO ANNI FA L’IMPRESA DEL MOTORISTA PIEVESE GINO CAPPANNINI. GIUSTO CELEBRARE LE GESTA DI UN FASCISTA?
CITTA’ DELLA PIEVE – C’è un tratto della circonvallazione del centro storico pievese dedicato a Gino Cappannini. E proprio ieri, 31 maggio 2020 ricorreva il centenario di un’impresa memorabile compiuta dal suddetto Cappannini. Non un’impresa qualsiasi, ma una delle primissime transvolate oceaniche della storia dell’aeronautica mondiale: il Raid Roma-Tokio. Con partenza da Centocelle il 14 febbraio e arrivo nella capitale nipponica il 31 maggio del 1920. Sette anni prima della famosa transvolata atlantica in solitaria e senza scalo di Charles Lindbergh. Anche quella fatta in maggio.
L’dea del Raid Roma-Tokio venne a Gabriele D’Annunzio e al poeta giapponese Shimoi che si era arruolato negli “arditi” dell’esercito italiano durante la Grande Guerra. Degli 11 velivoli partiti da Roma solo uno raggiunse Tokio. Quello del pilota Arturo Ferrarin con il motorista Gino Cappannini. Pievese.
Un altro equipaggio, quello del pilota Guido Masiero e del motorista Roberto Maretto, giunse nella capitale del Sol Levante, ma affrontò la tratta tra Delhi e Calcutta in treno e il tragitto Canton-Shanghai in nave. Uno degli 11 velivoli precipitò e i due componenti l’equipaggio morirono. Il Raid, per un totale di 16 mila chilometri, fu compiuto in 112 ore effettive di volo.
Per quell’epoca, ancora agli albori dell’aeronautica, un’impresa che fu salutata come un enorme passo in avanti verso il progresso. Erano del resto gli anni del futurismo in un mondo che era appena uscito dalla guerra mondiale e dell’epidemia della “spagnola” che fece più morti del conflitto.
A Tokio Ferrarin, Cappannini, ma anche Masiero e Moretto furono salutati con tutti gli onori e festeggiamenti che durarono oltre un mese. Gli aviatori italiani furono ricevuti anche dal principe imperiale Hiro Hito che poi diventerà Imperatore del Giappone.
Nel 1920 il Fascismo non era ancora nato. Si era in pieno “Biennio rosso”. Lotte, scioperi, durissimo scontro sociale. E’più tardi, tra la fine degli anni ’20 e i primi anni ’30, molto dopo quell’impresa memorabile (quella non fu un’impresa del regime) che Gino Cappannini, diventò il motorista di fiducia di Italo Balbo.
E con il “quadriumviro” del Fascismo partecipò ad altre transvolate leggendarie come la Crociera Italia-Brasile del 1931 e la Crociera nord Atlantica del decennale della regia Aeronautica da Orbetello a Chicago nel 1933.
Gino Cappannini e Italo Balbo morirono insieme, nell’estate del ’40. Vittime, pare, del “fuoco amico” della contraerea italiana. Il 28 giugno 1940, appena dopo l’entrata in guerra dell’Italia, a Tobruk in Libia., l’aereo pilotato da Italo Balbo, con Cappannini motorista venne abbattuto dalle mitragliatrici italiane che non avevano riconosciuto il velivolo, scambiandolo per aereo nemico. Oltre a Balbo e Cappannini perirono nell’occasione altri 7 membri dell’equipaggio: Ottavio Frailich, Giuseppe Berti, Claudio Brunelli, Cino Florio e Lino Balbo, Enrico Caretti e Nello Quilici (padre di Folco Quilici). A Cappannini, sepolto ad Orbetello insieme a Balbo, è intitolata anche la strada che porta all’aeroporto di Fiumicino a Roma.
L’emergenza coronavirus ha impedito di celebrare a Città della Pieve il centenario dell’impresa del concittadino Gino Cappannini. Ma la figura del motorista avventuroso è stata più volte ricordata anche negli anni passati. Non senza qualche “mugugno”, per il fatto che l’aviatore pievese, dopo la prima impresa del raid Roma-Tokio, fu molto vicino ad uno dei massimi e più discussi esponenti del fascismo dei primordi e si avvicinò e fu organico al regime dalla Marcia su Roma fino alla morte avvenuta, come abbiano detto, nel 1940.
Celebrare le gesta di un fascista a molti pievesi è sempre sembrato sconveniente. E in linea di principio lo è. Ma la storia è storia. E le imprese eroiche restano imprese eroiche. Soprattutto se fatte in tempi civili e per scopi civili.
Va detto poi che Italo Balbo fu anche un gerarca sui generis. Più a destra di altri, ma forse il meno servile e meno allineato dei gerarchi del Duce. Il 29 giugno Mussolini dichiarò: «un bell’alpino, un grande aviatore, un autentico rivoluzionario. Il solo che sarebbe stato capace di uccidermi». Badoglio, che era con lui quando apprese della notizia, disse che il Duce non mostrò «il minimo turbamento». Galeazzo Ciano annotò sul suo diario che «Balbo non meritava questa fine: era esuberante, irrequieto, amava la vita in ogni sua manifestazione. Non aveva voluto la guerra e l’aveva osteggiata fino all’ultimo. […] Il ricordo di Balbo rimarrà a lungo tra gli italiani, perché era, soprattutto, un italiano con i grandi difetti e le grandi qualità della nostra razza.» .
C’è chi, sottotraccia, ha ipotizzato che Balbo fu sacrificato. Fatto fuori perché non allineato e dunque pericoloso. Un po’ come Camilo Cienfuegos a Cuba dopo la revolucion castrista.
La storia è piena di buchi neri e di circostanze misteriose. Ma anche di eroi o martiri che erano solo dei bravi meccanici.
m.l.
Nella foto: Gino Cappanni (primo a destra, dietro) con Arturo Ferrarin e gli altri aviatoridel raid Roma-Tokio del 1920
Qualche anno fa ricordo che ci fu una discreta polemica sulle colonne di questo giornale sull’opportunità a o meno di celebrare tale personaggio pievese, sulla quale anch’io- se ben ricordo feci un intervento-.E’ passato un po’ di tempo e sinceramente non ricordo se mi schierai nel dibattito e nel caso da quale parte mi schierai.Certamente per un paese come Città della Pieve quello della scomparsa di Cappannini fu un evento storico e luttuoso visto in quali frangenti temporali avvenne e soprattutto le critiche che poi seguirono alla morte di Italo Balbo, quadrunviro del regime fascista,che certe voci indicavano come fosse stato un attentato voluto dai servizi segreti del regime.Ma credo che questo possa essere uno di quei dilemmi che la Storia non svelerà mai.Personalmente propendo per l’incidente.Certa è una cosa ed è che quella che se uno come Balbo abbia scelto un motorista come Cappannini ad operare nella meccanica del suo aereo,ad ”odor di naso ed anche del vero” anche Cappannini- come era successo a milioni di italiani- ritengo che qualche simpatia per il regime l’avesse mostrata,ma questo sinceramente non vuol precludere e significare nulla di sconveniente sia nei riguardi della persona sia della sua omorata memoria di transvolatore oceanico,anche perchè appunto come lui ce n’eran a milioni, anzi, era la maggioranza della popolazione che mostrava aderenza all’etica del regime.Dico questo perchè mi ricordo che durante il richiamo che ci fu nel considerare Cappannini aderente all’etica fascista, vi fu qualcuno che rispose dalle colonne del tuo giornale che non era stato mai fascista.Ma è bene parlare delle cose che si conoscono e farle supportare da elementi probatori ed io in questo senso non ho nessuno di tali elementi ma anche se li avessi avuti ,non avrei considerato di certo inopportuno che un Comune retto all’epoca da una giunta di sinistra o sedicente tale, avesse creduto utile il celebrare Cappannini.Ho fatto questo intervento per dire un altra cosa ed è quella che pochi sanno- e lo dico per la gioia dei filatelici e di coloro che non hanno perso l’interesse in tale materia che oggi sembra dimenticata- che a Cappannini come agli altri componenti della squadriglia aerea di Balbo fu dedicato un francobollo dalle poste del regime.Tale francobollo denominato ”Trittico” che possiedo, mi ero riservato di esporlo alla programmata celebrazione del motorista come da accordi già presi con l’assessore alla cultura ma il Coronavirus ha fatto il resto ed il francobollo è rimasto custodito nella collezione.Tale francobollo fa parte di quello che è chiamato ”Trittico” e cioè stampato in tre componenti nelle quali sono evidenziate la bandiera italiana con la croce savoiarda a sinistra, al centro il ritratto di vittorio emanuele III, a destra la squadriglia erea.Tale trittico è una vera e propria rarità filatelica i cui prezzi sono saliti alle stelle nelle aste internazionali ma la filatelia è una materia strana che spesso diventa un ricettacolo di furbi e di meno furbi che in certe occasioni fanno lievitare i prezzi d’asta ed in certe altre occasioni considerano i francobolli al pari della carta igienica.A seconda di ciò che loro convenga ed il mercato si adegua.Dagli anni 20 del 900 in poi alla stessa Filatelia venne dato un crescente spazio nele commemorazioni dei voli transpolari e di navigazione aerea del globo da parte dei piloti italiani.Così come fu dato alla stampa quella del volo roma-Tokyo, lo fu anche quella riguardante il volo New York e ritorno via Reikijavik e se non vado errato ci furono delle emissioni speciali- oggi quasi esemplari unici- battuti alle aste internazionali di Sotheby’s oltre i 50.000 dollari. Vi fu anche la commemorazione dell’impresa di Umberto Nobile con il dirigibile Italia dove viene raffigurata la celebre ”tenda rossa” sul Pak.Di tutti questi francobolli sarebbe bello poter realizzare una mostra dove figurino pezzi rari e rarissimi ambiti dai filatelici più ”pazzi” per queste imprese, pezzi quasi unici insieme alle buste viaggiate delle corrispondenze scambiate fra privati soprattutto nell’800, per non parlare poi dell’Erinnofilia che è tutto un ”mondo” diverso ma ugualmente introducente alla conoscenza soprattutto storica di come era la nostra italia nelle epoche passate. Oggi tutta questa materia insieme alla numismatica attraversa un periodo di forte decadenza, ma come tutte le cose spero che ci saranno momenti futuri attraverso i quali la conoscenza degli avvenimenti possa essere fatta anche attraverso gli epitaffi dei francobolli,cartoline, monete,giornali, che rappresentano il nostro passato e la nostra storia;perchè tutti noi, anche quelli più giovani, veniamo da lì.
Carlo, l’avistore Capoannini non ebbe solo simpatie per il fascismo, ma fu il motorista di fuducia di Balbo (come è scritto nell’articolo) e dunque fu un aviatore organico al regime, morto in guerra, pochi giorni dopo l’entrata dellItalia nel conflitto, abbattuto dal fuoco amico sull’aereo di Balbo. Che a quel punto, forse era meno organico di lui…