IL 2 GIUGNO, LA REPUBBLICA, LA LIBERTA’ E…. GEORGE FLOYD

martedì 02nd, giugno 2020 / 14:32
IL 2 GIUGNO, LA REPUBBLICA, LA LIBERTA’ E…. GEORGE FLOYD
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Nel giorno della ricorrenza della nascita della repubblica Italiana un  pensiero va a George Floyd l’afroamericano morto soffocato dal ginocchio di un agente di polizia mentre  lo teneva immobilizzato. Can’t breathe” le sue ultime parole.

 Nel giorno in cui si festeggiano nella nostra nazione colta, raffinata, intellettualmente riflessiva, tollerante permissiva e perbenista  tutti quei principi costituzionali che ci garantiscono le nostre libertà plurime come quella di parola, pensiero, stampa, associazione politica ecredo  religioso, continuiamo inermi ad ascoltare storie sul massacro di uomini e donne che hanno, secondo il giudizio di alcuni (generalmente i loro assassini), delle colpe da espiare.

Ascoltando nel dettaglio le dichiarazioni degli aguzzini viene fuori infatti che le vittime hanno senza ombra di dubbio mancato in qualcosa nei confronti dei loro carnefici, come per esempio quella moglie che ha alzato troppo la voce o si è ribellata ad una richiesta del marito; quella ragazza che indossava una gonna troppo corta tanto da lasciar intendere che…; quei neri sul gommone che stavano entrando illegalmente in acque territoriali sorvegliate; poi gli stranieri, i poveri, gli zingari, i musulmani,  Floyd che aveva una banconota falsa, i concittadini troppo fidelizzati ad una fazione politica piuttosto che ad un’altra.

Insomma ognuno ha il suo conto da pagare, una pena da scontare. E talvolta qualcuno gliela fa scontare prima della sentenza di un tribunale, come è successo a George Floyd a Minneapolis. Ma anche a Federico Aldrovandi a Ferrara. Italia. Stessa modalità, stesso ginocchio sulla schiena o sul collo…

In fondo la loro sorte non è stata altro che la conseguenza delle loro ripetute mancanze nei confronti di un’autorità prestabilita. Di un’autorità pre-confezionata, non si sa bene da chi o da che cosa, ma che comunque qualche mente illuminata sente di possedere prendendosi la libertà di uccidere.

Poi il fatto che la  vita di sua maestà l’autorità sia una vita schifosa, che egli faccia un lavoro che odia dal profondo, che sia infinitamente infelice, solo, amareggiato, triste, trascurato, che non abbia né amici con cui farsi una birra o una bella vacanza, né una passione sulla quale riversare del tempo, un sogno da realizzare neanche nell’ultimo cassetto della sua sudicia soffitta,  che non abbia qualcuno da amare davvero o da far sorridere, che non riesca a dire la verità neanche a se stesso, e magari sia portato a riversare tutto il suo non essere verso il debole, il nero, il diversamente religioso, il gay, di chi sta a portata di schiaffo perché più vulnerabile e indifeso,  no tutto questo non c’entra niente.

O forse .

George Floyd in the day of the birth of the Italian Republic I SAY YOUR NAME.

Paola Margheriti

 

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