DONNA, NERA, FEMMINISTA E COMUNISTA: LA LEZIONE ANTIRAZZISTA DI ANGELA DAVIS ICONA DEGLI ANNI ’70
“E’ ora di costruire un movimento globale contro il razzismo, dagli Usa all’Italia”. A sostenere questa tesi è Angela Davis. Un’icona delle lotte contro il razzismo e per la giustizia sociale negli Stati Uniti. Il suo cesto di capelli “afro” e quella faccia nera, bella, diventarono un simbolo nei primi anni ’70, come l’immagine di Che Guevara, come il pugno nero guantato di Tommy Smith e John Carlos a Città del Messico, come Muhammad Alì… E come Martin Luther King e Malcom X. Aveva meno di 30 anni quando nel 1971 Angela Davis fu arrestata in California per il presunto coinvolgimento nel rapimento di un giudice durante un processo contro tre attivisti delle Pantere Nere.
All’epoca Angela Davis era docente universitaria, ma anche comunista, femminista radicale e attivista per i diritti civili in particolare a favore dei neri. Venne accusata di rapimento, cospirazione e omicidio e inserita nella lista dei ricercati più pericolosi degli Stati Uniti. Poteva esserle inflitta anche la pena di morte, dal momento che secondo la legge californiana la sanzione prevista per chi è complice di un reato è pari a quella di chi lo commette. Angela Davis diventò, come dicevamo, un’icona e tutto il mondo progressista si spese per la sua liberazione: i Rolling Stones le dedicarono la canzone “Sweet Black Angel”, John Lennon e Yoko Ono scrissero per lei “Angela”. In Italia fu, curiosamente, il Quartetto Cetra a intitolarle un brano, “Angela”.
Dopo un lungo processo la Davis venne assolta per insufficienza di prove e scarcerata il 4 giugno 1972. “Se oggi sono libera lo devo alla straordinaria ondata di solidarietà internazionale che sprigionò il mio arresto, devo la mia libertà anche all’Italia, al suo sostegno”, ha dichiarato in una intervista nei giorni scorsi.
E infatti in Italia nel 1971 l’Udi, Unione donne italiane, picchettò ogni fabbrica di Roma in cui la forza lavoro era prevalentemente femminile consegnando a ciascuna operaia una cartolina. Su un lato c’era una fotografia di una donna nera con i capelli afro, sull’altro un indirizzo: onorevole Moro, ministro degli Esteri. Le volontarie andarono in diverse fabbriche romane e riuscirono a distribuire e a far spedire alle lavoratrici novemila cartoline. Ci furono manifestazioni, meeting, sit-in ovunque. Anche in questa zona, a Chiusi, a Chianciano…
Secondo Angela Davis che oggi ha 76 anni ma non ha arretrato di un millimetro, “in una società razzista non basta non essere razzisti, bisogna essere antirazzisti e antisessisti”.
Sono 50 anni che è in prima linea contro il razzismo, contro le discriminazioni, per l’uguaglianza sociale. E la sua è una di quelle facce che non tramontano mai. E’ e resta un poster indelebile, che nessuno potrà mai staccare dalle camerette di chi aveva vent’anni nel ’71 o giù di lì… Ma di quel cesto di capelli e di quel bel volto nero si ricordano anche le donne che di anni nel ’71 ne avevano qualcuno in più di venti e oggi magari ne hanno 85 o 90…
“La nostra compagna nera”, come la chiamavano allora, è ancora in trincea, ancora in prima linea contro il razzismo violento della polizia americana, contro quello subdolo dei bempensanti, contro l’oppressione della donna dovunque e comunque essa si manifesti, contro il modello sociale capitalistico.
Dopo i fatti di Minneapolis e quelli che ne sono seguiti, con le manifestazioni in tutto il mondo, le statue degli schiavisti, dei negrieri, dei colonialisti abbattute o imbrattate, con le donne picchiate in strada, la voce di Angela Davis e quella sua capigliatura tornano ad essere simbolo e richiamo alla giusta rivolta morale e civile.
E proprio oggi arriva la notizia che Alexandria Ocasio Cortez ha vinto le primarie democratiche per il seggio di New York al congresso Usa… Anche lei è “colored”, progressista e piuttosto radicale. Buon segno. Ci piacciono le donne come Angela Davis e Alexandria Ocasio Cortez. E’ che da noi, purtroppo, oggi non ce ne sono molte come loro sulla piazza…
m.l.
Ho ancora un bel manifesto da qualche parte in casa con il suo ritratto e sotto la scritta ”Freedom for Angela Ddavis”.Quegli anni erano anni di fuoco dove l’impegno politico si manifestava con le marce di solidarietà e soprattutto con i dibattiti e le analisi dentro i partiti della sinistra.Non solo in Italia ma in tutto il mondo.Anni eccezionali di fronte alla pochezza ed al contenuto della politica di questi anni che viviamo che sono e rimangono gli anni della globalizzazione dei mercati e della marcatura a fuoco che attua il capitalismo dentro la nostra società con riflessi spaventosi nelle società del terzo e quarto mondo.Tu chiudi il tuo post dicendo che ”non ce ne siano molte come loro sulla piazza”.Vero, ma se così è lo si deve al fatto che il sistema economico e produttivo produca anche la cultura per la quale vengano offuscati i diritti e le condizioni degli nuomini e delle donne,limati a poco a poco fino a creare quelle condizioni per le quali non vi sia una risposta sociale che possa cambiare le cose,una incazzatura ma che invce si creino le condizioni per le quali la protesta sfoci in un ambito individuale, personale, nelle relazioni personali di altri uomini e donne che sono e vivono vicini a noi, oppure che producano solo reazioni di malessere individuale ed anche di produzione di morbosità psicologiche fino al
disadattamento.La protesta individuale non ha mai pagato, non cambia nulla e lo si sà, ed è per questo che le prerogative di quel sistema del quale anche i partiti della sinistra si rifiutano di mettere in discussione se non con blande parole ed altrettanto blandi metodi che non poggiano più su teorie ed analisi pertinenti,nulla fanno produrre al disagio sociale, alle protuberanze di povertà e di miseria. In sostanza quando manca a chi dovrebbe averne ”la teoria”, si assiste solo al divenire di uomini e di donne che pagano prezzi enormi alle loro vite disastrate,alle famiglie che crescono con convinzioni ed idee fatue,a cui anche il consumo e la sua natura producono idee che il superfluo diventi necessario.E’ cosi che si arginano i diritti veri delle persone,specialmente di quelle povere. E così assistiamo al dilagare di quella che una volta veniva chiamata”controrivoluzione”.E siccome ascoltiamo perennemente e continuamente nel complesso mediatico apologeti della bontà e della inevitabilità del capitalismo,a questi ho sempre risposto scoprendo l’acqua calda certamente, ma è un acqua calda che volutamente tali apologeti non tengono presente nelle loro convinzioni, che è quella che ” la gente riesce a pensare a seconda del modo in cui si procura da vivere”.Si chiama ”materialismo storico” ed è la base di quell’idea e di quella filosofia che manca alle persone, per cui -appunto come dicevamo- di donne come Angela Davis non ne nascono e non diventano più produttrici di idee nuove.E che cos’è questa, se non in tempi di globalizzazione, la strategia globale controrivoluzionaria del capitale e dei suoi meccanismi che lo riproducono? Parole che sembrano grosse? Inadeguate? Lontane miglia e miglia dalla situazione di oggi e della politica che subiamo? Chi lo pensa non ha fatto i conti con la realtà,che è si certamente complessa, ma tale complessità è procurata da una consapevole strategia per la quale il capitale nei suoi meccanismi crea inevitabilmente tutte quelle condizioni per assicurarsi il dominio del mondo ed anche delle idee delle persone.Fatto questo, dorme fra due guanciali,anzi dormono fra due guanciali gli apologeti consapevoli che dicevamo prima, e sono coloro che sentiamo tutte le sere irradiare dal complesso mediatico le idee ed i propositi per le quali ” il capitalismo e la democrazia possono convivere alla fine” producendo regolati bisogni, regolato reddito, regolato sviluppo.Allora tutti quanti cerchino di spiegare le ragioni per le quali funzionando tutto il globo con il sistema capitalistico,cresca la popolazione, aumentino di pari passo i nuovi esclusi, aumentino le povertà e diminuiscano le risorse.La risposta che questi signori danno sempre alla fine è quella che la ”democrazia non sarà la condizione perfetta ma che sia sempre migliore dello stato autoritario”. Io dico che dicendo questo, con il concetto ”di democrazia” veicolato in questo modo ci hanno fottuto,impedendoci di arrivare a quella vera di democrazie,dove la politica amministrata è fatta e condotta dalla gente che partecipa veramente. Nella nazione che per eccellenza è a capitalismo avanzato e cioè gli USA il 25%-30% della popolazione va al voto e determina le sorti dei governi. Se si ragionasse su queste cose vedremmo che in tante nostre concezioni, il concetto di democrazia è stato applicato ad hoc per reggere politicamente e produrre l’ingiustizia, non tanto al nostro ninterno ma verso il terzo mondo e le sue situazioni di miseria e di sottosviluppo.Ed allora dove è la democrazia? Serve a chi ne usufruisce in un sistema dei soldi, per i quali chi li possiede ha la democrazia e chi non li possiede la democrazia non ce l’ha.Il capitalismo funziona in maniera uguale dappertutto, qui da noi ed al di fuori.