CITTA’ DELLA PIEVE, RISINI CONFONDE IL SACRO COL PROFANO E FESTEGGIA LA LIBERAZIONE DELLA CITTA’ IN PROCESSIONE…

sabato 20th, giugno 2020 / 15:02
CITTA’ DELLA PIEVE, RISINI CONFONDE IL SACRO COL PROFANO E FESTEGGIA LA LIBERAZIONE DELLA CITTA’ IN PROCESSIONE…
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CITTA’ DELLA PIEVE –   Ieri era il 19 giugno. E a Città della Pieve il 19 giugno è una data molto speciale. E’ infatti la festa dei santi patroni Gervasio e Protasio. E anche la ricorrenza della Liberazione della città dal nazifascismo, avvenuta nel ’44.

Ora, anche il fatto che la città sia stata liberata nel giorno della festa patronale ha il sapore del “miracolo”.  Di sicuro è una coincidenza suggestiva, soprattutto per chi è antifascista e democratico, ma anche credente. Non fu un passaggio indolore, quello della liberazione: ci fu battaglia a Città della Pieve, nel centro storico e nelle campagne circostanti (a San Bartolomeo, vicino a Ponticelli per esempio), ci furono morti e feriti, macerie. E per altri 7 giorni le cannonate e le mitragliatrici continuarono a fare vittime nella valle verso Chiusi e nella città di Porsenna che fu teatro di una sanguinosa battaglia corpo a corpo. Poi il fronte si spostò verso il Trasimeno sulle colline di Villastrada, Gioiella, Pozzuolo poi a Castiglione del Lago e Montepulciano. Da Città della Pieve ormai liberata si vedevano il fumo e i bagliori delle granate e si sentivano i colpi di mortaio, gli spari, le esplosioni..

Ieri, Città della Pieve ha celebrato i suoi santi patroni, con la classica processione solenne alla presenza del’arcivescovo di Perugia e Città della Pieve Cardinale Gualtiero Bassetti. 

Il sindaco, che ha sfilato in prima fila con la fascia tricolore e il gonfalone del Comune a fianco, in un discorso tenuto davanti al monumento ai caduti (della Prima Guerra Mondiale) e al “Santuario” ha ricordato anche la Liberazione della città e il prezzo che costò. Ma lo fa fatto solo nell’ambito di una celebrazione religiosa. Che solo per una “coincidenza” (o miracolo a seconda di come uno la pensi) appunto coincide…

A Città della Pieve c’è un’altra stele che ricorda i morti civili e i caduti militari nella guerra di liberazione, apposta nel 1954 a Palazzo Orca, a dieci anni dalla Liberazione.  Forse sarebbe stato più appropriato farlo lì davanti, il discorso del sindaco.

E invece, come avviene un po’ ovunque, ieri a Città della Pieve il sindaco che rappresenta il potere locale laico ha confuso le carte, e ha celebrato una ricorrenza civile partecipando ad un rito religioso. Aggiungendo poco altro. 

In sostanza si è messo in saccoccia la laicità dello Stato e ha affermato, magari non volendo, la supremazia della festa religiosa su quella istituzionale, laica e civile. Le due cose dovrebbero essere distinte e rimanere distinte. Già partecipare ad una processione religiosa con la fascia di sindaco è una forzatura (da queste colonne lo facemmo notare anche al sindaco di Chiusi Bettollini, che però la Liberazione della città l’ha sempre celebrata con cerimonia istituzionale laica, per fortuna), fare addirittura un discorso commemorativo, dentro ad una processione davanti a preti, vescovi e cardinali e senza le rappresentanze politiche e istituzionali è quantomeno un segnale di scarsa chiarezza sui due mondi.

Perché il rischio è quello che passi un messaggio e un’immagine di sudditanza o di subalternità dell’autorità civile rispetto a quella religiosa. Non a caso il gruppo di opposizione non ha gradito la modalità scelta da Risini per celebrare la Liberazione. Avrebbe preferito una manifestazione diversa, con tutte le rappresentanze istituzionali. Che però non c’è stata.

Per fortuna di Città della Pieve, il vescovo è il card. Bassetti, che è sì il presidente della Cei, quindi figura di primissimo piano della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, ma è anche figura attenta al resto del mondo e alle sensibilità laiche e civili, a quelle del mondo del lavoro e  vicinissima a Papa Bergoglio. Per certi versi, in molte occasioni si è dimostrato più laico di tanti sindaci. E forse ieri c’è rimasto male pure lui che sa distinguere…

Può sembrare un dettaglio ininfluente e banale, ma la laicità dello Stato è un valore non negoziabile. E i sindaci in processione sarebbe meglio non ci andassero. O ci andassero come cittadini, tra i fedeli, non il prima fila con la fascia tricolore e il gonfalone.

m.l.

 

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