SI PROFILA UN’ESTATE AUTARCHICA, SFRUTTIAMOLA FACENDO I TURISTI A CASA NOSTRA
CHIUSI – Da lunedì 18 riapriranno altre attività rimaste finora chiuse dal lockdown. Forse si potrà varcare il confine tra Toscana e Umbria. Forse, perché il Governo ancora non ha chiarito, ma la notizia trapela da ambienti governativi. Se non sarà il 18, potrebbe essere il 25.
Lunedì 11 intanto ha riaperto a Chiusi Scalo anche uno dei negozi gestiti da cinesi. Erano stati i primi a chiudere intorno al 20 febbraio. E’ segno che la morsa si sta effettivamente allentando. E se parchi e Sentiero della Bonifica sono ancora off limits (riapriranno anche quelli il 18), in questi giorni c’è molta gente in giro nelle strade di campagna. Più che in paese.
Si cammina, si passeggia, si corre, si pedala per riassaporare, anche se ancora parzialmente, il gusto della libertà, dell’aria aperta, della ritrovata possibilità di muoversi dopo 60 giorni di clausura forzata dentro casa. La strada di Ficomontano, ad esempio, quella che sale sulla collina a ovest di Chiusi Scalo e guarda in faccia il Monte Cetona, è una bella strada per camminare. Assolata, panoramica, immersa nel verde… c’è odore di ginestra e di papaveri e di erba tagliata da poco. Se fai tutto il giro dalla zona Boncia Bassa (dove è la Coop per intenderci) e sali, poi riscendi fino alla Fonte del Porto e poi di nuovo in centro arrivi a 4 km circa. Sabato, domenica, ma anche nei giorni infrasettimanali, c’è più gente lassù che da qualsiasi altra parte. E’ bello vedere ragazzi anche di solito stanno seduti sui muretti col cellulare in mano, guardare il panorama e il tramonto. Mamme e figlie che sudano insieme in tenuta da palestra, magari con meno attenzione di prima alle griffe e all’accostamento dei colori… Insomma si respira una bella aria a Ficomontano.
Sembra di essere tornati alle domeniche dell’Austerity, del ’73. Chi ha una certa età se le ricorderà. Anche allora, causa crisi petrolifera, il governo vietò gli spostamenti in auto. La domenica tutti a piedi. O in bici, pattini, monopattini. Al massimo a cavallo. E quelle domeniche senza macchine del ’73 si andava da Chiusi a Cetona e viceversa pedalando, o magari a Castiglione del Lago. I più allenati salivano a Città ella Pieve o a Montepulciano.
Ma si riscoprì anche il gusto di passeggiare insieme, a gruppi, per il paese alla ricerca di angoli suggestivi, di siti archeologici… insomma l’austerity ci aiutò tutti, giovani e meno giovani, a conoscere meglio le nostre città. Si faceva turismo a km zero. Quel turismo di prossimità, di cui parlavamo qualche giorno fa, anche come una delle possibili strade per l’estate che si avvicina, per non gettare a mare una stagione e cercare di sfruttare le possibilità che l’emergenza covid ci lascia.
E invece di lasciare la cosa alla spontaneità, alla sensibilità dei singoli camminatori, si potrebbero organizzare escursioni, visite guidate per gruppi: ai musei, alle tombe etrusche, alle cattedrali e chiese sia urbane che di campagna…
Chi dovrebbe organizzarle? Potrebbero farlo i Comuni, le associazioni dei Comuni, le Pro Loco con gli uffici turistici, o anche delle associazioni culturali.
Quanti pievesi o poliziani o castiglionesi conoscono a fondo i tesori di Chiusi? e quanti chiusini o sarteanesi hanno mai visitato la Reggia e la Rocca di Ascanio della Corgna a Castiglione del Lago o i dipinti del Perugino a Città della Pieve?
Tutti hanno visto almeno una volta il Tempio di San Biagio a Montepulciano probabilmente, ma quanti conoscono la Pinacoteca Crociani e altri palazzi poliziani che sono vere e proprie perle del Rinascimento?
Si potrebbero organizzare dei piccoli tour giornalieri, con cadenza fissa e con l’utilizzo di un mezzo di trasporto (un pulmino a 9 o 16 posti). Ad esempio: il lunedì visita a Città della Pieve, il martedì a Chiusi, il mercoledì a Cetona, il giovedì a Montepulciano… e così via…
Il tour potrebbe essere di taglio storico-archelogico, ma anche artistico, o ambientale o enogastronomico. Potrebbe esservi inserita la possibilità di un pranzo (magari secondo modalità e soluzioni diverse, dal panino alla degustazione gourmet) a prezzo differenziato e secondo le norme di sicurezza.
Sarebbe anche questa, come l’idea degli spettacoli “a domicilio” per evitare un lockdown culturale prolungato a tutta l’estate, una soluzione di sopravvivenza, un tentativo di uscire dall’emergenza facendo i turisti a casa nostra. O intorno a casa nostra. Per dare un po’ di respiro a chi vive di turismo (i musei, ma anche le cantine, i ristoranti) e per uscirne arricchiti, più informati, più consapevoli del patrimonio che abbiamo sotto i piedi e tra le mani o a un tiro di schioppo.
Tutto ciò per dire che anche una situazione di emergenza e di restrizioni può offrire delle opportunità che altrimenti lasceremmo, tutti, in secondo piano. Un’occasione per fare tesoro, anche come conoscenza, delle risorse e dei gioielli che abbiamo. Per apprezzarli come mai abbiamo fatto fino ad ora…
Il ragionamento vale anche per certi spazi dell’anima: luoghi da cui si vede un tramonto mozzafiato, un’alba che nemmeno nei film: dalla vetta del Cetona ai vasconi di San Casciano, dalla chiesetta di Vitaleta in Valdorcia a Monticchiello, dalle colline di Panicale a Mongiovino, dai laghi di Chiusi e Montepulciano alle gole dell’Orcia o alle Tane del diavolo sul Chiani, da Castiglioncello del Trinoro a Fontevetriana o Pietraporciana dove stavano i partigiani nel ’44… Ci si può andare in auto, ma anche a piedi, i bici, a cavallo chi può…
Se deve essere un’estate autarchica, vissuta tra le mura di casa o poco oltre, allora sfruttiamo l’occasione per conoscere bene, a fondo queste terre, il loro passato e il loro presente.. Scopriremo cose impensabili. Inusitate. Storie millenarie o recenti, storie sentite raccontare da nonni o amici più anziani. Ma scritte anche su libri, riviste, giornali e mai approfondite, perché non si fa mai caso a ciò che è troppo vicino…
Ecco, noi come primapagina siamo disponibili, per quanto possibile, a dare una mano in tal senso. L’idea la giriamo alle pro loco, ai comuni, alle associazioni e rimaniamo – come si suol dire – in attesa di cortese riscontro.
m.l.
“Chi dovrebbe organizzarle? Potrebbero farlo i Comuni, le associazioni dei Comuni, le Pro Loco con gli uffici turistici, o anche delle associazioni culturali.”
Sicuramente, signor Lorenzoni, ha scritto queste righe in buona fede senza star tanto a pensare al significato delle Sue parole.
Perchè vede il compito di organizzare quelle visite per gruppi di cui parla (gruppi che saranno, proprio a causa del virus, vietati), non dovrebbe essere delle associazioni o delle proloco o dei Comuni come Lei suggerisce perchè vede, tale compito dovrebbe spettare, a chi lo fa di mestiere. E con mestiere parlo dei tour operator, delle guide turistiche, delle guide ambientali ossia di tutte quelle figure abilitate a svolgere tale lavoro. Quel lavoro che purtroppo, in questi mesi, hanno perso e che non potranno recuperare fino al prossimo anno perchè le guide turistiche lavorano perlopiù in primavera e in autunno con le scuole e con i gruppi organizzati.
Quindi, colgo con piacere la Sua proposta di tornare a visitare i nostri luoghi che sono poi le nostre radici ma sarebbe preferibile che le persone lo facessero affidandosi a chi la “guida” la fa di mestiere e non per diletto. Fosse anche solo per far sentire loro la nostra vicinanza in un momento così difficile.
E non Le nego che mi intristisce il solito atteggiamento che considera il mondo della cultura come anche quello del turismo come un qualcosa che possa essere svolto da tutti perchè in realtà non è così.
Perchè ci sono archeologi, storici dell’arte, operatori museali, guide turistiche (e l’elenco potrebbe continuare all’infinito) che fanno tutte le cose che Lei ha elencato per passione in primis ma anche per professione.
Quindi smettiamo una volta per tutte di considerare il mondo della Cultura come un qualcosa che può fare il volontariato di turno e le proloco e le associazioni varie magari lasciamole per altre attività. Attività peraltro lodevoli e degne della mia più profonda stima.
Un Saluto
Nessun intento di sminuire il ruolo di chi certe cose le fa per mestiere. Ovvio che parlando di visite guidate, organizzate da Pro loco o comuni o associaziooni, la guida deve essere intesa come figura professionale abilitata. Mi risulta che già avvenga così, o almeno avveniva prima dell’emergenza coronavirus. Cioè che alcune pro loco già utilizzano guide professionali per i tour cittadini… Anzi dico di più, l’idea dell’articolo, laddove si dice che potrebbe dare respiro ecc.. va intesa proprio come “respiro” e opportunità anche a chi per lavoro accompagna i turisti, che siano tedeschi, olandesi, fiorentini o sarteanesi. Se non era chiaro, adesso credo che lo sia.
Effettivamente dal modo in cui l’articolo è stato scritto no, non era poi così chiaro il Suo intento. Ma la mia non è un’accusa a quanto da Lei scritto quanto piuttosto un’accusa al modo in cui in Italia troppo spesso si guarda alla Cultura come un qualcosa che possa essere portata avanti con il volontariato. Mi auguro quindi che ciò che Lei dice si avveri perché, anche prima del Corona Virus, Le posso assicurare che spesso le cose non avvenivano nel modo da Lei descritto. Un Saluto.
In effetti nel male ci poteva andare molto peggio, nel senso che fortunatamente viviamo in un luogo dove arte, natura e gastronomia non mancano. Idee per trascorrere belle giornate se ne possono trovare a decine basta solo avere la voglia e la forza di ripartire. Il comune, le associazioni di terziaeri e contrade , la proloco potrebbero proporre e noi cittadini partecipare. Chissà, magari dopo il 18 qualcosa si muoverà. STAY TUNED!
Sono d’accordo con quanto scrive Elena Fè, ma vorrei porle una domanda ed è quella del perchè secondo lei si intenda sempre il volontariato la panacea di ogni questione, sia il volontariato assistenziale ai bisognosi, sia quello più prettamente culturale impiegando persone magari amanti delle varie discipline che vanno a ricoprire, ma amanti solo a livello personale su cui poi si appoggiano gli enti pubblici per perseguire scopi appunto PUBBLICI. Non dovrebbe essere secondo lei l’ora di poter suonare la sveglia che lo Stato nelle sue diramazioni di poter promuovere la cultura non possa creare strutture ufficiali od incrementare quelle che già esistono ma sotto un aspetto diciamo ”ufficiale” e che non deleghi ad istituzioni assistenziali e/o private che sono costituite in forma associativa tutto il carico della sua improvvisata manchevolezza ? In pratica perchè ci si debba rivolgere all’associazionismo per ottempèerare i bisogni urgenti e non rimandabili della salute ed anche della cultura alle quali non stà provvedendo lo stato? Tutto questo comporta anche delle distorsioni sia nei piccoli paesi sia nei grandi in cui si tende a privilegiare le strutture funzionanti in base a criteri di assoluta non trasparenza e di assoluta discrezionalità discriminando le persone a seconda di ciò che richiedono. Perchè poi a questo si finisce alla fine al contrario dei discorsi che si fanno sempre e che portano a ragionare in maniera distorta ritenendo ”meno male che ci sia quell’associazione o quell’altra che riempiono gli spazi e le necessità sennò come si farebbe”? Le sembra un discorso giusto o no che questo debba passare nell’amministrazione pubblica e che questa si organizzi tenendo presente tutto questo ?
A me risulta che molte pro loco, uffici turistici o comuni utilizzano le guide professionali, anche perché diversamente non si può fare. Ed è giusto così. Se qualcuno non lo fa deroga alle norme e quindi non è in regola. In ogni caso questo aspetto pur importante, mi sembra secondario rispetto all’impianto della proposta contenuta nell’articolo (perché attiene alla fase delle fattibilità, non alla validità della proposta stessa). Mi piacerebbe sentire e leggere commenti nel merito, piuttosto che sui dettagli. Cioè vorrei capire da chi ne sa di più, se un’idea del genere può essere percorribile, se ha senso, se può funzionare, almeno come soluzione di emergenza o di sussistenza…
I dettagli, signor Lorenzoni, sono sempre importanti perché fanno la differenza. E ho espresso il mio pensiero proprio perché il turismo e la cultura in generale sono il mio lavoro quindi il mio parere è quello di una persona “che ne sa qualcosa di più” come Lei definisce coloro che dovrebbero esprimersi in merito a ciò.
Concordo assolutamente su quanto da Lei espresso ma Le dico purtroppo, che quasi sempre le cose, in Italia vanno così. La politica in senso lato ma anche la visione che i cittadini hanno del mondo della Cultura è proprio quella che può essere svolta da tutti e preferibilmente a gratis. È un mondo, quello della Cultura, verso il quale nessun Governo ha mai veramente creduto. Tante belle parole, molte inaugurazioni, mille progetti ma poi quando si deve scegliere se assumere uno storico dell’arte o affidare il servizio ad un appassionato di storia dell’arte chissà perché si preferisce sempre il secondo. E la storia è sempre la stessa “i soldi non ci sono non possiamo fare altrimenti adesso facciamo così poi vediamo come andrà” e se poi i soldi saltano fuori sono così pochi che praticamente, senza accorgertene, ti ritrovi a fare volontariato pur lavorando. La nostra unica fortuna è che amiamo così tanto il nostro lavoro che non ci pagheremo di certo le bollette ma sentirsi ringraziare da un turista perché gli abbiamo regalato una bella giornata o perché gli abbiamo permesso di innamorarsi dei nostri territori o di conoscere qualcosa che non conoscevano bhe, come ho detto non ci paghi le bollette ma almeno fanno sentire il tuo lavoro “prezioso”.
Quindi per concludere nel mio “mondo” so che non potrà mai cambiare nulla e vivere così non Le nego che sia faticoso ma noi, in direzione ostinata e contraria, continueremo sempre ad amare il nostro lavoro. Non potremmo fare altrimenti.
Un Saluto.
Concordo con quello che dici. Apprezzo enormemente la dedizione. E credo anch’io che servirebbe una svolta e un maggiore impegno “colà dove si puote”… Ma credo anche che ognuno nel suo piccolo, già in questa estate anomala e complicata, possa dare qualche segnale. Cose che non cambieranno la vita a nessuno, probabilmente, dal punto di vista economico, ma che possano farci sentire vivi, partecipi, informati e possano aiutare anche a pagare qualche bolletta,,
Posso insistere nel chiedere ad Elena Fè una risposta alla mia domanda? Grazie.In pratica vorrei che mi si rispondesse sul perchè da parte della struttura pubblica ci si appoggi inevitabilmete sul volontariato e non si perori tendenzialmente la struttura professionale che esprima contenuto culturale consapevole,duraturo e di livello.E’ una riflessione questa che spinge ad una altra politica oppure no? Questo vorrei sapere se possa uscire da suo modo di pensare: la spiegazione di tale perchè. Chiedo troppo ?
Carlo, non è così. Non è vero che la struttura pubblica si appoggia solo sul volontariato. Si appoggia, spesso, sulle Pro Loco, che a loro volta si avvalgono di figure professionali. Perché è così che devono fare. Ci saranno anche delle eccezioni, ma la regola è questa… In questo territorio per lo meno è così che funziona: da Chiusi a Montepulciano, da Città della Pieve a Cortona, da C. Lago a Pienza… In alcune realtà vige pure il “biglietto unico” per musei e strutture diverse e a diversa gestione e ciò contribuisce all’utilizzo condiviso di figure professionali per le visite guidate e altre specifiche mansioni…
Signor Sacco, non posso certo io trovare le risposte o le soluzioni dei mali che affliggono il settore in cui lavoro. Per esperienza personale Le posso solo dire che le Amministrazioni Pubbliche fanno spesso i doppi se non tripli salti mortali per poter affidare i propri servizi a figure professionali riconosciute ma purtroppo le disponibilità economiche spesso non riescono a sostenere l’intero costo e così si trovano costretti a trovare soluzioni alternative. Ed è qui che dovrebbe intervenire lo Stato con delle politiche sane intelligenti e colte che possano aiutare e sostenere quei piccoli, piccolissimi Comuni che purtroppo lasciati soli non possono e mai potranno risolvere il “problema”. Deve cambiare il modo di far politica e soprattutto deve cambiare il modo in cui viene deciso cosa è prioritario per il nostro Paese.
Più di questo, mi spiace, non posso dirLe. Posso però dirLe che vorrei tanto essere governata da politici seri, capaci e competenti. Che poi è quello che viene chiesto a me ogni qualvolta mi trovo difronte ad un turista. Con l’unica differenza che la mia competenza è pagata centinaia di migliaia di euro in meno!
Un Saluto.
Ps. Ovviamente, appena potremo riaprire, Vi aspettiamo tutti nei nostri “Piccoli Musei”.
A parte che la domanda l’avevo fatta a Elena Fè ed avrei desiderato che lei mi rispondesse, ma non voglio entrare in polemica per queste cose, lungi da me farlo,e non voglio neanche dire che funzioni tutto così come dico io ( ”Carlo non funziona così’), ma te l’ha appena detto proprio Elena Fè mi sembra se ho capito bene che spesso l’Ente pubblico per la famosa questione per la quale ”bambole non c’è una lira” si avvalga nella maggior parte dei casi dell’associazionismo e delle persone che individualmente hanno passioni e cultura tali da dedicarsi da una vita a perorare interessi culturali, soprattutto per puro piacere e passione e non per soldi..Nella pratica i corpi intermedi delle Pro-Loco come funzionano salvo le figure professionali che s’incaricano di guidare i flussi turistici ? Per esempio evocato a caso: non lo sò adesso cosa succede perchè non ho avuto occasione in tempi più o meno recenti di fruirne, ma per la visita alle tombe etrusche per esempio occorre sempre andare al Museo e chiedere di essere accompagnati ? Il cartello al bivio prima di Giovancorso per esempio che indica le Tombe etrusche c’è sempre?Ma un turista che arriva a Chiusi in macchina e che vuole andare a visitare le tombe cosa gli viene detto quando arriva lì e le trova chiuse di rivolgersi al Museo? Se è ancora così non lo sò ma la misura che è andata avanti per decenni in questo paese è quella di fare le cose in tal modo e non rendersi conto di ciò che comportino è stata questa. L’investimento in cultura di cui si parla si fà in un solo modo oggi: individuando le persone capaci, scegliendole con criteri di competenza e non perchè funzionali alla distribuzione dei pani e dei pesci(ci siamo intesi o no?) e riuscire tramite queste figure a pianificare interventi rivolti alla fruizione di tali beni culturali.In pratica occorre la volontà politica di metterci i soldi senza disperderli in mille rivoli per fare aggregare anziani che si ritrovano a giuocare a carte e basta o pocopiù, tanto per dirne una,ma ce ne sarebbero anche tante altre.Credo che ci si posssa intendere dicendo così o no? Sono serbatoi di voti? Si, ed allora cosa si pretende?Perchè questo è, e non altra cosa e chi dice il contrario sà di dire cose non vere.Senza lilleri non si lallera.Ed allora non rifacciamoci sempre la stessa domanda sul perchè gli altri paesi circonvicini decollano e Chiusi che sotto certi aspetti avrebbe anche più materia da mettere al fuoco non decolla? A Napoli dicono che ” o’ pesce feta da a capa”.La potete girare in mille modi, ma alla fine è così.
Per Elena Fè.Chiedo scusa ma mi era sfuggita nella trafila degli interventi la sua risposta ed ho scritto l’intervento domandandole certe cose che sò bene non dipendono da lei di sicuro e la condizione sua -come di tanti altri- è quella purtroppo e sottolineo purtroppo ancora per un tempo indefinito di veder continuare questa trafila.Però le responsabilità di questo non sono solo delle Stato perchè è invalsa la tendenza a scaricare sempre le colpe sullo Stato e perdipiù sui Governi, che di colpe per questa situazione le hanno di certo abbastanza, ma credo si tratti anche da parte dei Comuni per seguire una politica, e sottoloineo POLITICA come ho identificato nel mio intervento precedente, di assicurarsi il consenso impiegando risorse economiche verso un associazionismo che spesso è sterile o giù di lì che può comprendere degli aspetti e delle condizioni che perorano solo un aspetto ludico dello stare insieme delle persone o pochi altri,mentre proprio con quei soldi potrebbero iniziare a costruire strutture produttive dal punto di vista della pianificazione organizzativa e prettamente culturale di eventi partecipati su una raggiera di iniziative polifunzionali,anche e sempre con l’aiuto esterno di associazionismo che non sarebbe nè redditizio nè giusto escludere ma invece col coinvolgimento mirato di addetti ai lavori di provata esperienza e remunerandoli quanto possa essere giusto.L’amore per l’arte e la grande volontà in fondo in un mondo così come è costituito arrivano a poco e spesso non escono dalla sfera individuale.Contano i soldi, anche e purtroppo sulla fabbrica della cultura. Lei dice che le risorse sono poche e non ho dubbi su questo,lo sò e le credo benissimo,ma anche se su quelle poche(intese come fruibilità di finanziamenti) la politica mette direttamente la sua rampata di decisionismo sui bilanci e sulle priorità e facendo questo fà una determinata e precisa scelta politica perchè l’unica cosa alla quale pensa sono i consensi,allora cara signora Elena Fè,difficilmente andremo da qualche parte, poi specialmente a pensare ai tempi che ci saranno domani….E dovrebbe essere l’oggi che possa pensare al domani, ma se questo non avviene le possibilità non sono tante e chi dice che in italia di cultura ci potremmo campare,si accorgerà -non voglio fare la cassandra e spero che così non sia -che in italia di sottocultura dovuta e promossa da quella politica di sottoculture,ci moriremo.Ma stavolta tutti.Non solo gli addetti.