SHARENTING. GENITORI CHE PUBBLICANO LE FOTO DEI FIGLI. COSA NE PENSANO GLI INTERESSATI

mercoledì 13th, maggio 2020 / 15:03
SHARENTING. GENITORI CHE PUBBLICANO LE FOTO DEI FIGLI. COSA NE PENSANO GLI INTERESSATI
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Sharenting è l’anglicismo utilizzato per definire l’uso dei genitori di postare fotografie dei propri figli sui social. Il termine deriva dalla fusione delle parole inglesi share (condividere) e parenting (fare il genitore).

Nel lontano 1989 Woody Allen rappresentò un concetto simile nell’episodio di Edipo Relitto, incluso nel film collettivo New York Stories, con la gigantografia della terribile madre sovrastante la città di New York, che racconta al mondo particolari privati della vita del figlio.

Lo sharenting è un argomento spinoso, nella maggior parte dei casi tirato in ballo per questioni  legali o giuridiche, oppure legate ai pericoli in cui si incorre nel postare foto di minori online. Nel 2016, per fare un esempio di cui ci siamo occupati su questi schermi, la polizia postale espresse preoccupazione per una tale sfida di orgogliose supermamme che circolava sui social. Il pericolo più grande, in questo caso – sosteneva la nota della Polizia Postale- è quello dell’associazione del minore all’identità del genitore, o di altri familiari presenti nelle foto, e la conseguente ricerca ed individuazione di dati personali per mettere in campo azioni illecite e fraudolente”.

In questo caso. Ma le insidie del web vanno oltre il furto dei dati personali dei genitori, estendendo i tentacoli alle reti di pedofilia e pornografia. Proprio la polizia postale informa che circa la metà del materiale rinvenuto nei siti pedopornografici proviene dai social di genitori desiderosi di condividere un attimo di gioia del loro bambino.

Gli attimi di gioia però proliferano , forse perchè una buona percentuale di genitori è ancora poco, o non del tutto, consapevole  delle conseguenze di esporre i figli in vetrina.

Alcune statistiche del 2017 riportano che negli Stati Uniti il 92% dei bambini sotto i due anni ha già fatto la sua comparsa sui Social. Un terzo debutta online anche prima di aver compiuto un anno. Alcuni, alla loro prima ecografia, sono già le star dei profili di mamma e papà.

In Gran Bretagna, uno studio dell’azienda Nominet  – che si occupa della sicurezza in rete del dominio .uk- rileva una media di 300 foto all’anno per una stima totale di 1.500 entro il quinto anno di età, mentre i dati Agcom (Italia) del 2018 registrano che il 96% dei profili social pubblica foto e video dei propri pargoli. Di questi, il 42% ha il profilo aperto a tutti. E infatti, il 45% degli intervistati ritiene che pubblicare immagini dei propri figli sui social network sia normale, il 28,2% pericoloso, e il 26,7% inopportuno perchè diffondono informazioni che potrebbero risultare sgradite ai figli.

E veniamo al dunque.

PICCOLI PARGOLI CRESCONO

A giudicare dal numero crescente di casi in cui i giudici condannano i genitori a rimuovere le immagini dei figli minorenni dalla Rete, gli ignari fotomodelli degli attimi di gioia non sembrano apprezzare una presenza sui social non autorizzata. Nel 2017, per dirne una, fece notizia una sentenza del Tribunale di Roma che non solo condannava una madre a togliere dal web tutte le foto del figlio sedicenne ma, nel caso di mancato rispetto della sentenza, imponeva anche una multa di 10mila euro da versare al figlio.

Anche i pochi (finora) studi condotti in merito ai risvolti psicologici, su cosa pensano cioè i figli dello sharenting, sembrano confermare un disagio, già nella pre-adolescenza, nel ritrovarsi soggetti digitali(zzati) loro malgrado e/o senza richiesta di consenso da parte dei genitori, pur comprendendone le buone intenzioni.

Un’esplorazione psicologica è stata effettuata da un gruppo di ricercatori dell’Università di Antwerp, in Belgio, che ha intervistato un numero di focus group di adolescenti tra i 12 e i 14 anni. L’indagine ha rilevato che molti adolescenti esprimono preoccupazione per i rischi cui i genitori li espongono, entrando nel merito del timore di cadere nella trappola di  Bullismo o Cyberbullismo, altri  per eventuali conseguenze a lungo termine di foto imbarazzanti sul web, tipo quando potenziali datori di lavoro andranno a spulciare i profili social per acquisire maggiori informazioni sui candidati.

In uno studio successivo, i ricercatori si sono invece focalizzati sulla valutazione dello sharenting, attraverso un questionario sottoposto a 817 adolescenti. La disapprovazione è emersa quasi unanime così come la motivazione di imbarazzo e inutilità. La ricerca ha inoltre evidenziato che i ragazzi più propensi a condividere un alto numero di informazioni personali tendono a dare una valutazione più clemente e ad avere meno preoccupazioni rispetto a temi come rischio e privacy.

Altri ancora individuano una contraddizione tra l’immagine che cercano di costruire online e quella dipinta dai genitori, che potrebbe creare situazioni imbarazzanti soprattutto con fotografie che li ritraggono in pose o situazioni buffe. Per evitare il conflitto, molti adolescenti sostengono che i genitori dovrebbero rispettare alcune regole, come il tipo di post da condividere, quando e con chi. Ma più di ogni altra cosa, ritengono che i genitori dovrebbero chiedere il permesso prima di pubblicare dati o immagini dei figli.

A questo proposito, Claire McCarthy, pediatra di base al Boston Chidlrens’ Hospital e professore associato alla Scuola di Medicina di Harvard, consiglia ai genitori di porsi 5 domande prima di pubblicare informazioni sui propri figli:

1.Per quale motivo vuoi condividere il post? La cosa non riguarda te ma i tuoi figli. Hai una ragione più che valida per condividerla con il mondo?

 2.Se fossero informazioni su di te, ti piacerebbe che fossero rese pubbliche? Difficile valutare. Per renderla più semplice: a te farebbe piacere se i tuoi genitori mettessero in vetrina una tua foto seduta nuda sul vasino? Se la risposta è no, non pubblicare

3.Potrebbe essere imbarazzante per tuo figlio? Sicuro come la morte. I genitori sono nati per mettere in imbarazzo i figli. Ma una cosa è raccontare a famigliari o amici stretti, altra è raccontare al mondo. Ti pare?

4.C’è qualcuno sul pianeta che non dovrebbe mai vedere, nè ora nè in futuro, quello che stai per pubblicare? Se la risposta è sì, non pubblicare. Può sembrare drastico ma è abitudine frequente per datori di lavoro, docenti universitari o magari papabili fidanzati/e, cercare informazioni su Internet. Se quello che vorresti pubblicare potrebbe ritorcersi contro tuo figlio, evita

5.Sicuro/a che non danneggi l’identità digitale? Ok, forse non è un post imbarazzante, ma come raffigura tuo figlio? Cuore di mamma è intelligente, educato, affidable, gentile e di successo, vero? Bene. Quello che stai per postare contribuisce a quest’immagine o la intralcia?

Elda Cannarsa

 

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