LA VALNESTORE NON E’ UNA “VALLE DEI FUOCHI”. IL TRIBUNALE DI PERUGIA: “NON C’E’ ALCUN NESSO TRA PATOLOGIE E PRESUNTI INTERRAMENTI”

sabato 30th, maggio 2020 / 19:29
LA VALNESTORE NON E’ UNA “VALLE DEI FUOCHI”. IL TRIBUNALE DI PERUGIA: “NON C’E’ ALCUN NESSO TRA PATOLOGIE E PRESUNTI INTERRAMENTI”
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TAVERNELLE – Terra dei fuochi in Valnestore? The end. La vicenda cavalcata per anni da comitati e anche partiti politici è si chiude con un nulla di fatto. O meglio con il classico “il fatto non sussiste”

Il Tribunale di Perugia lo ha scritto nero su bianco, con la sentenza di alcuni giorni fa che dichiara: “Non luogo a procedere, per il presunto reato di inquinamento della valle di Pietrafitta ad opera dell’Enel”. Questa la decisione a cui è giunta il giudice per le indagini preliminari Natalia Giubilei, decretando che non vi è possibilità di stabilire il nesso di causalità, cioè la connessione, tra patologie insorte e decessi avvenuti nell’area, con il deposito di materiali inquinanti. Quindi le paure agitate dalla Lega e da altri soggetti non hanno quantomeno trovato riscontri oggettivi.

Una decisione del Tribunale sembra peraltro in linea  con le tabelle pubblicate dalla ASL oltre un anno fa. Uno studio di rilevanza regionale, attraverso il quale si poteva constatare facilmente che l’incidenza tumorale in relazione alle popolazioni nella Val Nestore era insignificante. Così marginale, che nemmeno veniva presa in considerazione, tanto era bassa la sua rilevanza. Addirittura risultava decisamente inferiore rispetto ad altre aree dell’Umbria, anche a minore presenza industriale. Il nome Val Nestore in quello studio fatto dall’Autorità istituzionale sanitaria, nemmeno compariva.

Rimangono comunque aperti i due fascicoli a carico di Enel, per omessa bonifica e per il mancato smaltimento degli olii dei macchinari.

Anche la stampa regionale ha spesso inzuppato il pane nella vicenda, con pagine e pagine di inchiostro e titoli angoscianti. La Valnestore descritta cone la “valle dei fuochi” con chiaro riferimento alle zone della Campania inquinate dalla Camorra. Comitati, assemblee  roventi, campagne elettorali locali “inquinate” da un clima di sospetto e, appunto, di paura sparsa a piene mani per aizzare la gente. Esposti, denunce… Adesso la sentenza spazza via illazioni e sospetti. Ma quegli stessi giornali della sentenza non parlano.E’ un classico, quando la stampa si presta a campagne più politiche che di informazione.

Va detto che al di là degli esposti su presunti interramenti di chissà quali sostanze tossiche, mai nessun dato scientifico era stato fornito all’opinione pubblica e alle autorità. Il Comitato si era anche opposto all’archiviazione del procedimento. La sua linea ruotava intorno alla contestazione dei dati forniti dall’USL e da ARPA. Chiedeva che a fare i rilievi fosse nominato un fantomatico studio indipendente che avrebbe garantito una terzietà di giudizio. Questo perché delle Istituzioni preposte, quelli del comitato non si fidavano. Dichiaratamente.

Sulla sentenza di archiviazione è intervenuta la consigliera regionale Simona Meloni (PD) queste le sue parole: “Direi che a leggere i dati e la sentenza ufficiale il territorio dopo gli ultimi anni di paure, recriminazioni e lasciamelo dire, non poche strumentalizzazioni, può tornare a sperare. E soprattutto a programmare progetti nella vecchia centrale e riorganizzare attività per lo sviluppo vero della Valnestore. Sono stati anni bui e difficili anche per le amministrazioni comunali che però hanno dato dimostrazione di lavorare in silenzio con responsabilità”.

Renato Casaioli

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