TOSCANA, PARTE LO SCREENING DI MASSA: 400 MILA TEST PER MAPPARE IL CONTAGIO. INCHIESTE SULLE RSA
LE DIFFERENZE CON IL MODELLO LOMBARDO CHE HA MOSTRATO CREPE MOSTRUOSE…
La notizia l’ha data ieri il consigliere regionale Stefano Scaramelli. E già questo di per sé è una buona notizia perché vuol dire che Scaramelli sta meglio e sta superando il contagio da coronavirus. Auguri a lui e ai suo familiari. Ma è una buona notizia anche la notizia stessa. Ovvero l’annuncio che “la Regione Toscana darà il via al più grande screening di massa mai fatto nella sua storia“, per tracciare una mappa del contagio la più vicina possibile alla realtà. Già ieri, in altro articolo riferivamo dell’indagine a campione avviata da una equipe dell’Università di Siena con 3.000 test sierologici, dalla quale emergerebbe – già dai primi risultati – come i contagiati in Toscana potrebbero essere almeno 50 mila e non solo i 7.400 accertati fino ad ora. Ciò abbasserebbe enormemente la percentuale degli ospedalizzati e dei deceduti rispetto al totale dei casi positivi.
Insomma se le cose stessero effettivamente come ipotizza l’equipe senese, a Chiusi (comune più colpito dopo Siena nella provincia) per esempio i casi effettivi ad oggi sarebbero tra i 150 e i 180 non 40, quanti sono invece i casi accertati. Ovvero il 2,1% della popolazione, non lo 0,5 scarso. Ma i contagiati che hanno avuto bisogno del ricovero resterebbero i soliti 5-6 e i morti 2. I decessi non sarebbero il 5% dei contagiati (2 su 40), ma l’1,1%. C’è una certa differenza.
Lo screening di massa verrà effettuato tramite test sierologici che verranno eseguiti non solo dalle Asl, ma anche da 61 laboratori privati che hanno dato la disponibilità, ma ad integrazione del lavoro svolto dal Sistema sanitario regionale e a convenzione e sotto il controllo delle Asl e della Regione.
In una prima fase – spiega Scaramelli – è stata data priorità ai lavoratori della sanità pubblica e privata, agli ospiti delle Rsa, gli operatori delle stesse, alle forze dell’ordine, ai volontari e alle badanti. Adesso questa opportunità verrà concessa ad un secondo blocco di cittadini e lavoratori, quelli impiegati nei servizi essenziali rimasti aperti e data priorità ai lavoratori maggiormente esposti al contatto con altre persone, come gli addetti della piccola e grande distribuzione alimentare, delle aziende che si occupano della raccolta dei rifiuti, dei dipendenti pubblici che hanno contatto con l’utenza, degli operatori degli uffici postali, bancari, operatori di servizi a domicilio, riders, personale che si occupa di consegne a domicilio, giornalisti, edicolanti, operatori del trasporto pubblico, delle pompe funebri, i tassisti, chi lavora nella logistica, il personale dei consolati e quello portuale. A questi si aggiungeranno la polizia comunale e provinciale e i lavoratori del distretto della carta.
La Regione fornirà ai laboratori privati che ritengono di aderire a questa iniziativa almeno 250.000 test sierologici a fronte della loro disponibilità ad effettuare almeno 10.000 test al giorno. Oltre a questa attività su commissione del SSR i laboratori privati potranno effettuare altri esami sierologici in forma privata al costo calmierato di circa 25 euro.
Nel contempo i dati dello studio verranno raccolti dalla Regione stessa e caricati su una applicazione per studiare la diffusione del virus e la relativa localizzazione suddiviso per categorie di lavoratori. Dati e informazioni che integrate con quelle derivanti dai tamponi servirà per mappare sempre con maggiore dettaglio la diffusione del virus e favorire la ripartenza economica.
Le Asl hanno già contattato i propri dipendenti per informarli circa lo screening. La stessa cosa sembra intenzionata a farla anche l’Umbria.
Intanto la Toscana ha aumentato fortemente il numero dei tamponi: erano 1.200 i tamponi che mediamente sono stati eseguiti nei primi 10 giorni di marzo, sono arrivati a 3.400 in media quelli degli ultimi 15 giorni. Il tasso grezzo di tamponi eseguiti nella regione è di 2,17 ogni 100 abitanti, dato sovrapponibile a quello dell’Emilia Romagna; tra le regioni più colpite, solo il Veneto mostra un tasso superiore (4,14 per 100 abitanti) a quello toscano.
Come è facile intuire, il maggior numero di casi di contagio intercettati è strettamente dipendente dall’aumentata efficienza nella somministrazione dei tamponi (più cittadini vengono controllati, più casi di contagio possono emergere) e dall’aumento del numero di laboratori in grado di analizzarli (inizialmente 3, diventati rapidamente 13, a cui se ne aggiungeranno altri 2 nei prossimi giorni).
I casi positivi diagnosticati in Toscana al 13 aprile 2020 erano 7.390, classificando la regione come la quarta più colpita in Italia. Negli ultimi 15 giorni la media giornaliera è stata di circa 215 positivi. Ad oggi la Toscana ha cumulato 198 casi positivi ogni 100.000 abitanti, contro i 264 della media italiana, dato quest’ultimo fortemente condizionato dalla Lombardia (738 x 100.000 abitanti).
La circolazione del virus in Toscana si presenta fortemente differenziata: l’area corrispondente all’Asl nord ovest è senza dubbio la zona più colpita, con 238 casi per 100.000 abitanti (le province di Massa e Lucca in particolar modo, rispettivamente con 444 e 273 casi circa per 100.000 abitanti); segue la zona corrispondente all’Asl centro, con 194,8 casi per 100.000 abitanti (in cui Firenze è la provincia più colpita, con 224 casi circa per 100.000 abitanti); infine la zona corrispondente all’Asl sudest, con 143,5 per 100.000 abitanti.
In altre parole, la zona Asl nord ovest pare in linea con le regioni del nord Italia (Lombardia, Emilia, etc.), mentre l’andamento della sud est (Siena-Arezzo-Grosseto) è simile alle regioni del centro-sud della penisola.
Gli isolamenti domiciliari predisposti nella nostra regione ed effettuati dal sistema territoriale dei Dipartimenti di Prevenzione sono 5.040 e sono cresciuti stabilmente di 200 casi al giorno negli ultimi 15 giorni. La Regione Toscana,attraverso un accordo con i gestori di hotel e agriturismi, è riuscita a mettere a disposizione circa 2.000 posti per coloro che fossero impossibilitati a fare l’isolamento al proprio domicilio.
I decessi, ad oggi sono 518. La letalità (numero di deceduti su casi positivi totali) è del 6,9% contro il 18% circa della Lombardia, il 13% dell’Emilia e della media italiana. In questo caso le differenze sono più marcate tra le 3 Asl, con la nord ovest all’ 8,1, la centro a 7% e la sud est 3,8%.
In condizioni “normali” gli ospedali toscani dispongono complessivamente di 322 posti letto di terapia intensiva. Per l’emergenza Coronavirus il sistema ha ampliato il numero di letti in intensiva fino a garantirne 394 dedicati ai pazienti Covid-19, continuando a gestire separatamente i pazienti critici “ordinari”. In caso di necessità, questa risorsa può essere ulteriormente aumentata con l’attivazione di altri 80 posti letto intensivi entro 48 ore. I posti letto di area medica a disposizione per pazienti Covid-19 sono 1.504, oltre a 34 sub-intensivi, con la possibile espansione di ulteriori 156 letti entro 48 ore.
Intanto anche in Toscana, come in Lombardia e in altre regioni (anche se con numeri diversi) sta emergendo il dramma delle Rsa (residenze assistite per anziani): a San Godenzo, Pelago e Dicomano in provincia di Firenze, poi a Prato e Comeana e poi ancora a Bucine in provincia di Arezzo. E Gallicano in Lucchesia, a Piombino e Livorno, in Versilia, a Empoli, e Fucecchio, a Pescia, a Serravezza e Gambassi e anche a Sarteano ci sono stato decessi per Covid 19.
E come in Lombardia sono scattate anche in Toscana le inchieste giudiziarie. Troppi morti. L’ultimo decesso nella casa di riposo di Gambassi Terme.La Regione Toscana ha iniziato a commissariare le gestioni di Rsa non in grado di affrontare la lunga fase di emergenza. La prima è stata quella di Comeana. Al momento si sono mosse due procure, quella di Prato e quella di Lucca, presto anche altre in Toscana potrebbero aprire fascicoli dedicati ai decessi. Si cercherà di appurare se ci sono state negligenze, sottovalutazioni, errori nella conduzione delle Rsa e nell’approntare le misure di contenimento. Con alcuni operatori delle case di riposo che denunciano mancate risposte alle segnalazioni di casi sospetti e alle richieste di materiale di protezione da parte di chi doveva fornirlo. E nel frattempo ci si domanda quanti ospiti delle Rsa siano morti senza che sia stata accertato il contagio da covid 19, con il decesso rubricato come causato da polmonite o altre malattie pregresse, già da primi di gennaio…
In Toscana nelle Rsa le morti per covid sono almeno un centinaio, cifra ancora lontana da quella della Lombardia, ma comunque elevata. Con un totale di decessi nelle strutture oltre la media degli anni precedenti. In Lombardia è partita la campagna mediatica e politica per il commissariamento della sanità e della Regione. In Toscana per ora si parla solo di commissariamento di qualche Rsa. Anche qui la differenza non è da poco. E se il “modello lombardo” sta mostrando crepe mostruose, dovute allo smantellamento della sanità pubblica e ad una generale sottovalutazione iniziale del rischio, poi forse ance ad una gestione non ottimale delle risorse nella fase dell’emergenza, in Toscana e in Umbria, una regione ancora “rossa” e una passata recentemente dai “rossi” alla Lega, la gestione complessiva dell’epidemia è stata migliore e i risultati anche.
In Toscana e Umbria siamo ancora nella fase uno, ma la fase due sembra più vicina che al nord. Lo dicono i numeri. Non è il caso di fare processi politici adesso, in piena emergenza. Ma come scrisse Pier Paolo Pasolini nel ’74 della Dc che a suo giudizio andava messa sotto processo, anche la classe politica lombarda dovrà rispondere prima o poi delle sue azioni e omissioni. Ci sarà tempo e modo, ma potrebbe essere una Norimberga.
m.l.